Suicidio, depressione e eccitamento
Pochi giorni fa le cronache si sono occupate di una ragazza adolescente () fuggita da casa vicino a Pisa e trovata morta nel fiume Arno. L’ipotesi più accreditata sembra quella di un suicidio, anche perché la ragazza aveva lasciato messaggi di addio, via sms alle amiche subito prima di scomparire, e sulla bacheca di Facebook il giorno stesso.
Quando ho letto la notizia della scomparsa sono andato a leggere quei messaggi, visibili a chiunque sulla pagina Facebook, proprio per vedere di che tenore erano. Purtroppo erano preoccupanti. Naturalmente la coincidenza più preoccupante era quella che fossero stati scritti subito prima di una effettiva scomparsa volontaria (in un video si vede la ragazza che scavalca il cancello di casa), ma c’era anche altro. Vediamo che cosa, in parallelo anche con un testo che racconta di un suicidio, quello della canzone punk “Walk away” dei Bad Religion.
Dice la canzone più o meno così
“Spengi la tv e sfilati i guanti della domenica, adesso darò un colpo basso alla realtà che ti rassicura: il vecchio Mr.Fletcher è passato di qui oggi, dopo 40 anni di sofferenza ha preso e ha deciso di andar via / Irreale la frenesia che gli balenava negli occhi, quando gli ho chiesto che avesse ha scosso le spalle, ha detto “figliolo aguzza gli orecchi e ascoltami bene, arriva il momento in cui uno può decidere di togliere le tende”.
E’ passato ancora un volta e tremava dal freddo, non sono certo ma direi che stava soffrendo, ha parlato del tempo e di qualche vecchio affare da sistemare, ma “Domani - ha detto – sicuramente me ne andrò via una volta per tutte”.
Andrò via, e sarà uno spettacolo, e farò in modo con ogni forza che nessuno possa dissuadermi sulla mia strada, e di bruciare tutti i ponti che mi lascerò alle spalle”.
In questa piccola canzone sul suicidio l’elemento curioso è quell’irreale urgenza negli occhi di Mr.Fletcher , un “panico fantastico” (in inglese il verso è “Fantastic the panic that shown in his eyes”), che fa trasparire insieme il dolore e uno slancio grandioso verso la morte. Come altrimenti essere determinati a morire, se non con uno slancio. Il solo pensare che alla morte, il mal di vivere, sono un movente ma non un motivo. Sono la miccia senza la bomba.
Il rischio di suicidio non aumenta con il grado di depressione, non c’è un rapporto lineare. Il suicidio in altre parole non fa venire in mente la depressione automaticamente come stato mentale di riferimento.
Stupisce ad esempio sapere che il 2% delle persone in una fase bipolare maniacale euforica si suicidano. La cosa è più chiara se si pensa che le percentuali di suicidio sono alte quando alcuni sintomi depressivi (i pensieri, l’umore) si associano a stati di agitazione psicomotoria, che creano “l’urgenza” da una parte, e dall’altra fanno vedere nella morte un “passaggio a miglior vita” o addirittura un salto verso la felicità altrimenti perduta o impossibile.
La componente “maniacale” fa quindi da sfondo, sia per la spinta che dà in senso psicomotorio (impulsivo), sia per l’intensità con cui può far vivere il dolore della perdita, della delusione, della caduta da precedenti stati di benessere. Così come la macchina che esce di strada ha un impatto che non dipende tanto dalla gomma forata, quanto dalla velocità a cui si fora la gomma.
Torniamo al caso di Martina. I messaggi sulla sua bacheca.
“C’è tempo fino a stasera woo, fino a stasera e basta. No, ‘sta cosa non ha un senso, davvero – non ho bevuto né niente. E comunque domani si vedranno le differenze….lol”
Ci sono quelle due parole corte, sarcastiche. “Woo”, e lol, acronimo di “laughing out loud”, cioè una sigla per dire “grossa risata”. Una dichiarazione di intento di morte, e una risata al pensiero di come sarà dopo. Questa visione non è di una depressione, ma di una depressione eccitata, e la componente maniacale la si vedere nel sarcasmo e nella voglia di comunicare pubblicamente le proprie emozioni.
Quando la disperazione diventa totale, il mondo non ha più senso, ma è l’eccitamento, l’urgenza, che fa percepire la luce “al di là”, e crea una differenza, una sorta di polarizzazione, che attira via dalla vita. L’urgenza crea una freccia puntata verso la morte, cosa che la depressione da sola non riesce a fare nella stessa maniera. Non a caso l’unica cura ad oggi efficace, anche se non sempre, per prevenire il suicidio non è una cura “antidepressiva” ma è una cura “antimaniacale”, il litio.
La canzone che Martina ha messo sulla bacheca “Go to hell for heaven’s sake”, il nome del gruppo è “portami l’orizzonte” parla di suicidio, è illustrata da immagini molto “forti” e da un’interpretazione enfatica del dolore e anche della vitalità che spesso chi tenta il suicidio ha dentro di sé, ma non riesce a incanalare o sente respinta. Pare che i coetanei, così ha detto un’amica in tv, prendessero in giro Martina perché ascoltava musica “strana”, diversa dagli altri. Era una musica bellissima.