Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
La zuppa di lenticchie è buonissima
Anche io la preparo
Stasera per cena ho preparato sorgo con ortiche e funghi porcini !
Buonooooooooo
stella
Io sono scorpione...... ma sinceramente non rispecchia il mio carattere !!
Il mio ascendente è vergine e mi ci ritrovo di più
Francesca
Bellissimo il tuo racconto...
Nina
Domani vado a fare un giro al mare anche io...in giornata a Cesenatico! C è un ristorantino sul lungo canale dove cucinano del buonissimo pesce.
Spero di staccare un po' la spina!
Didi
Ho visto che Speranza ti ha spiegato per il tape. Sono cerotti privi di farmaci, sfruttando la loro elasticità si possono applicare sull' ematoma per drenarlo più velocemente...Va applicato da un fisioterapista
E, se non lo sapesse, e' consigliabile quello giapponese per il contenuto in polifenoli
http://www.senosalvo.com/te_verde_e_il_cancro.htm
Woww ce l'ho fatta a leggere tutto .
Brava Daniela, adoro il farro e deve essere proprio buono il tuo pane, conosco quello di Castelvetrano e mi piaceva tanto
Alessandra hai proprio scatenato il blog ed io sono una scorpioncina, sono la sola?
Francesca fiduciaria che brava, mi è piaciuto molto il tuo racconto, mi ha tenuta con il fiato sospeso fino alla fine
E bravissima anche tu Didi, dolcissimo il tuo racconto
Adesso è l'ora della nanna..buonanotte Rfs
DIDI
Bellissimi i vostri racconti
Ragazze e DOTT. Catania buonanotte e sogni d'oro
https://www.medicitalia.it/eventi/senologia/1115-quando-il-virtuale-si-confronta-con-il-reale.html
Confermata la stupenda sala (vale la pena di andare a Roma solo per vederla) dell'Oratorio del gonfalone in via del Gonfalone .
Zona molto bella di Roma . ( Campo dei Fiori, Piazza Navona....)
L'aula puo' contenere 180 posti a sedere.
Alle 14 appuntamento alla fontana della scalinata di Trinita' dei Monti per foto di gruppo , sperando che siano aperte le uscite della metropolitana Spagna e Barberini
Trasferimento a piedi alla sede del convegno (circa 2 km) attraversando i posti tra i piu' suggestivi di Roma
Inizio ore 15 ...seguira' programma dettagliato.
Intorno alle 19 (tutto da confermare) aperitivo
https://www.google.com/search?q=mappa+via+gonfalone+roma&rls=com.microsoft:en-US:IE-Address&ie=UTF-8&oe=UTF-8&sourceid=ie7&rlz=1I7ADSA_itIT490&gws_rd=ssl
1) Nina
2) Salvo Catania
3) Maddy 4) Marito
5) Faby 6) Mamma
7) Speranza
8) Fernando Bellizzi
9) Angy 73 10) Marito 11) figlia
12) Ninni 13) Marito
14) Creamy 15) Marito
16) Ely
17) Claudina 2
18) Ardesia
19) Wonder
20) Stella
21) Valter Vita (staff Medicitalia)
22) Cle73 23) Marito
24) Nussi
25) Lori
26) Nella
27) Alexa 28) Mamma
29) Francesca 30) Alessio ?
31) Amica 69 . 32) Marito
33) Angel 1983
34) Dada 35) Marito
36) Luky 46. 37) Compagno
38) Luna 79
39) Marcella
40) Alessandra
41) Beatrice Duranti
42) Viviana
43) Jenny
.
.
P.S.
https://www.youtube.com/watch?v=WqTgrRd4bDs
DIDI
Anne apre gli occhi, si guarda attorno, vede la solita camera che negli ultimi mesi è stata la sua dimora a tutti gli effetti
Si alza e percorre pochi passi per arrivare alla grande finestra, neve , una distesa immensa di neve, tutto quel candore le procura disagio, le acuisce il freddo che già sente in tutto il corpo
Riaffiorano i ricordi la malattia, lunga, le cure infinite, tutto in silenzio e in solitudine, chi era al suo fianco in salute ora non c'è più
Anne si chiede improvvisamente "ma sono guarita?"
Non lo sa e non le interessa saperlo perché ora sa, finalmente, che cosa vuole
Prepara i bagagli, telefona e parte
Apre gli occhi improvvisamente, non si ricorda quanto tempo è passato, ma vede in lontananza una casa, bianca, e sa che quella sarà la sua casa per sempre lì in Africa dove il verde è talmente brillante da annebbiare gli occhi
È mattina si alza e corre fuori con la paura di aver vissuto un sogno e invece no, la assalgono i profumi inebrianti che solo lì in Africa si sentono e finalmente si sente felice come non ricordava di esserlo mai stata
Piano piano sale su una collinetta dove il suo sguardo non trova confine, lontano due leoni in silenzio si stanno guardano, uno sguardo d'amore e sa che anche lei troverà quell'amore che tutto da e nulla chiede
Si la nuova vita sta iniziando, perfetta come Anne aveva sempre sognato
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DADA
Uscì sul terrazzo, stiracchiandosi alla luce dei 2 soli all'orizzonte.
Si specchiò nel cielo su cui camminava e sorrise all'idea della giornata di 120 ore che l'aspettava!
Relax...massagi profumati e musica! Aveva le prove a teatro!
I suoi 2 cuori sobbalzarono perchè avrebbe ricevuto anche la visita delle sue amiche più care e già assaporava il suono delle loro risate. Gioia pura.
Si nutrì di amore ed aria profumata che rigenerò il suo corpo e s'incamminò nella luce.
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ARDESIA
Dal parrucchiere:
Imma: Eccola qua...pure qui doveva portarsi la mamma? Poverina, pure lei ne soffrirà, diamine!
Parrucchiera: Zac...zac...zaaacc...Ecco qui! Come ti vedi? Guardati allo specchio cara
Giada: mmmmmhh...insomma....mi viene da piangere...
Imma: e no cacchio, devi ancora cominciare figuriamoci quando avrà finito!!!
Parrucchiera: Zac....zac...ecco qui, finito! Sei un amore, vedrai ti abituerai presto e poi con la tua parrucchetta bella nessuno si accorgerà di nulla, cara, fidati!
Giada: se lo dici tu....(e intanto gli occhi le si velano di lacrime)
Imma: WOW! somigli tanto allo zio adesso (cavolo, se mi sentisse...le sto praticamente dicendo che sembra un uomo!! Pure pelato!)
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In sala chemio:
Giada: tienimi la mano tesoro, stai con me, lo so che mi puoi sentire, non mi lasciare sola ti prego!
Imma: ecchecavolo zia, come faccio a tenerti la mano, hai il cellulare da una parte e i fazzolettini nell'altra...e molla la presa, dai, sto qui non ti preoccupare...ecco, brava....cavolo! Sei più fredda di una morta! (ed io ne so qualcosa di come si è freddi)
Giada: ecco, lo sapevo, chissà dove sta adesso, nemmeno lei mi può aiutare (abbassa il capo delusa)
Imma: ziaaaaaaa! Sto qui!!! Sei sempre stata mezza sorda, adesso mi rendo conto però che è difficile come situazione...che faccio? Ti svelo la mia presenza come? Ah! Ecco! Ti faccio inviare un messaggio su whatsapp da qualcuno che ti tiri su, ecco...ecco fatto!
Giada: bip bip! Ehi, un messaggino...ma che...ma cosa...ma dico io! sto qui a farmi scorrere nelle vene questo liquido rosso che fa paura solo a vederlo, mi sembra di aver fatto 10 piani di scale a piedi, e Laura mi scrive "sei una guerriera!!!" con tanto di punti esclamativi e faccine e braccia forzute? Io non sono una guerriera!! Sono solo sfigata! Una sfortunata...solo un poco sfigata...no dai...posso farcela...ma si, guarirò...
Imma: ok come non detto, il messaggino è stato un flop...menomale che la zietta si riprende da sola, non sarà una guerriera, ma è abituata a rialzarsi da sola. Però non la mollerò...in fondo sono diventata un angelo mica senza motivo, qualcosa devo pur fare anche per lei e lo farò!
Questo raccontino in due "atti" mi è servito a vedermi da fuori e ad immaginare come il mio angelo potrebbe avermi visto (e mi vede) tutt'ora. In realtà a volte mi rendo conto da sola che sono ridicola, quindi sdrammatizzo, anche se poi l'umore nero torna a far capolino. E vabbè, è così che deve andare.
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Stella
L' aiuto
(Ogni riferimento a fatti e persone NON è puramente casuale )
Quando Perseo diede ad Andromeda il suo regalo di Natale lei rimase piacevolmente colpita: un viaggio per tutti e tre in Lapponia ad ammirare l'aurora boreale!
La loro bimba era appena nata ma non volevano rinunciare alla loro passione per i viaggi. "La abitueremo fina da piccola a vedere posti nuovi" pensarono.
Arrivati lì, il cielo era limpido e pulito e ammirarono tantissime stelle. Andromeda cercò di seguire una luce che si era formata nel cielo ma si trovò improvvisamente in mezzo alla foresta innevata, al buio.
Faceva tantissimo freddo, urlava il nome di Perseo ma si era allontanata troppo e non riusciva più a trovare la strada giusta. Si era persa. Era impaurita, in lontananza sentiva i lupi ululare e proprio dietro un albero ne scorge uno pronto ad attaccarla.
Il lupo la azzanna, Andromeda è a terra sanguinante. Improvvisamente il predatore sente il rumore di una slitta che si avvicina e si nasconde dietro un abete.
La slitta è trainata da tante renne e da una simpatica cagnetta, alla guida c'è Babbo Natale con tutti gli aiutanti al seguito, belli e sorridenti.
- "Forza Sali su!" dice Babbo Natale ad Andromeda.
- "Ma io non ti conosco, come faccio a fidarmi? Babbo Natale non esiste! E poi cos'è quella collana che luccica a forma di bisturi?!"
- "La collana, è una storia lunga...ti devi fidare e basta. Puoi anche scegliere di rimanere qua nella foresta, da sola, al buio e al freddo e col lupo dietro l'abete. Oppure puoi salire a bordo."
- "Cosa c'è in quel baule? E' una spada? Perché non me la dai così posso difendermi dal lupo?"
- "Questa non è una semplice spada, non te la posso dare perché non saresti in grado di usarla. Io e miei aiutanti ti insegneremo come fare. Forse un giorno la userai ma prima di tutto devi credere in te stessa, ti puoi salvare, se ci credi.
- "Mi posso salvare? Sto morendo dissanguata, non vedi? Come fai a dirmi che posso salvarmi? Ho le ore contate. E mia figlia e mio marito mi staranno cercando e saranno preoccupatissimi!"
- "Sta a te la scelta..."
...e nel mentre che le dice questa frase, gli aiutanti prendono la mano di Andromeda e la tirano sopra la slitta. Un aiutante la avvolge subito in una coperta per riscaldarla, un altro le prepara un tè caldo, un altro ancora le fa assaggiare una torta buonissima senza zucchero e con farina integrale. Un altro la fa ridere a crepapelle e un altro ancora la abbraccia stretta e le accarezza i capelli come piace a lei. In fondo alla slitta si trovano degli aiutanti col sedere al contrario e che dondolano; sono un po' tristi ma vengono subito spronati dai colleghi a ritrovare il sorriso e a far cessare il dondolio.
Babbo Natale, i suoi aiutanti e Andromeda vanno a distribuire i doni, soprattutto alle persone bisognose.
Il viaggio sulla slitta è lungo ma Andromeda si sente bene, la ferita piano piano smette di sanguinare e si forma una cicatrice.
Pensa che fare del bene e aiutare gli altri sia una delle cose più belle che le siano mai capitate. Ha ricevuto tanto amore in questo viaggio fantastico.
Babbo Natale la riaccompagna dalla sua famiglia e, prima di salutarla e sparire nel cielo illuminato dall'aurora, lei lo ringrazia:
- "Grazie per avermi fatto capire come è meglio vivere senza sprecare il mio tempo. Quando doni amore ricevi amore! Babbo Natale esiste allora... a me hanno sempre detto che non esisteva".
- " Esiste, se ci vuoi credere."
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Intanto ha risposto Babbo Natale
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PATRI
Un' avventura spaziale
Antares era una creatura spaziale che viveva nella sua casa astronave, sul pianeta Verde. Trascorreva le sue giornate in compagnia degli abitanti del piccolo pianeta, passeggiava spensierata per le grandi foreste di alberi trasparenti che sembravano fatti di cristallo verde. Una notte, approfittando del buio tenebroso che avvolgeva il pianeta Verde, un pirata di nome k tentò di assalire la casa astronave dove Antares dormiva serena. Lei si svegliò di soprassalto e spinse al massimo i motori incalzata dall' inquietante presenza della navicella pirata. Sudando e gemendo, inseguita e inseguitore correvano senza meta nello spazio infinito. Ad un tratto davanti a loro apparve la macchia di un buco nero. Antares non potè evitarlo e ci finì dentro sempre tallonata dalla navicella del pirata K. La creatura spaziale sapeva, perché gli scienziati continuavano a ripeterlo, che quando ci si infila in un buco nero, si finiva in un altro mondo, tutto differente, pieno di incognite e in cui chissà cosa poteva capitare. Intorno solo oscurità profonda, poi all'improvviso Antares si ritrovò catapultata nel nuovo cosmo. Era tutto cupo, qua e là svolazzavano asteroidi particolari tutti a forma di punto interrogativo. Antares era sempre più spaventata e cercava disperatamente delle soluzioni per liberarsi quanto prima del pirata K che non voleva saperne di mollarla. Nel tentativo di sfuggirgli decise di atterrare sul pianeta più vicino. Appena sbarcata conobbe alcuni abitanti di quel mondo ignoto, ma solo uno catturò la sua attenzione e conquistò la sua fiducia. Stranamente parlavano la stessa lingua e si intesero subito perfettamente. Antares lo scongiurò di aiutarla ad uscire dal buco nero. Salvox, questo era il nome dell'abitante, la rassicurò e si mise ai comandi di una portentosa scialuppa cosmica che bloccò subito la navicella pirata con il fuoco incrociato dei suoi cannoni a energia e scortò la casa astronave di Antares verso l' uscita dal buco nero. Grazie all' intervento risolutivo di Salvox, il pirata K era finalmente scomparso e Antares era salva. Tornò a velocità supersonica sul pianeta Verde e tuttora è là.
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Amica 69
Eppure aveva sentito un rumore...
Ma no, sarà sempre la solita porta del terrazzo che cigola da anni...
Eppure sembrava un rumore diverso, veniva da lì, ma somigliava più ad una porta aperta e richiusa.
Ma no, ma no, sempre le sue solite paure!
"Basta Althea, la casa è sicura, lo sai! Hai controllato più e più volte, è tutto a posto, sei al sicuro! È che sei sola in casa, sotto la doccia e la tua fantasia si sta focalizzando su scene alla Psycho, smettila!!"
Eppure...
Uscì dalla doccia, si asciugò si mise qualcosa di comodo, giù nel salone la aspettava un bel divano accogliente.
Ma mentre stava per uscire dalla camera, ecco che lo vide! Non era il solito rumore della porta! Era entrato qualcuno in casa sua! Si stava aggirando nel corridoio, lentamente, come se non sapesse esattamente dove andare...
Era un essere schifoso, non aveva sembianze umane, una specie di grosso grumo nerastro che strisciava lungo il corridoio. Dietro di lui una marmaglia di esseri simili, ma più piccoli. Man mano che il gruppo avanzava, gli ambienti intorno perdevano la propria luce, il corridoio era già quasi tutto in ombra e gli esserini più piccoli si stavano appropriando dei locali adiacenti.
La camera di Althea era al lato opposto, aprendo completamente la porta se lo sarebbe trovato davanti ed allora cosa avrebbe fatto?? No no, non poteva farcela ad affrontarlo, richiuse piano la porta, e vi si appoggiò senza più forze, terrorizzata, immobile, rassegnata al proprio destino e perse i sensi.
Quando si destò, pensò che fosse stato solo un orribile incubo, aprì un piccolo spiraglio e guardò..
Era tutto vero! Non era un incubo! Quell'essere era in casa sua e stava invadendola con la sua oscurità letale! Eh no! Non glielo avrebbe permesso! Ma come poteva fare!?! Ad un tratto sentì un fischio provenire dall'esterno, andò alla finestra della sua camera e lì vide un gruppo di figure vestite di bianco, capeggiate da un Grande Saggio, con occhi magnetici e con un annaffiatoio in mano. Dietro di loro, c'era la sua famiglia ed altre figure in camice. Il Grande Saggio con voce perentoria, le gridò: "Althea, prima cerchi di indebolire il mostro, poi con i miei colleghi, entreremo e lo faremo fuori! Usi questo!"
E le tirò un flacone erogatore rosso e bianco.
Althea spalancò la porta, guardò in faccia quel mostro schifoso, azionò l'erogatore e lo lanciò verso lui ed il suo piccolo esercito. Richiuse subito la porta e si mise a pregare. Recitò il rosario più e più volte...
Poi si decise a guardare...
Stava funzionando!!! La bestiaccia si era rimpicciolita tantissimo, era moribonda e i piccoli mostriciattoli erano quasi tutti scomparsi, nelle stanze adiacenti stava tornando la luce. Althea si affacciò alla finestra e gridò: "Ha funzionato!"
Allora le persone in camice, armate di lame luccicanti al sole, aprirono un varco ed entrarono in casa. Stremata dall'emozione, Althea perse di nuovo i sensi...
Si svegliò con le carezze di suo marito ed i leccotti del suo amato cucciolotto, sua sorella e sua mamma erano lì vicino emozionate e sorridenti. Ad un tratto si fece avanti il Grande Saggio, con un flaconcino in mano di un ricostituente chiamato Proactive ed un voucher di viaggio, glieli dette e le disse di seguirlo.
Althea uscì di camera e vide che nel corridoio non c'era più traccia dell'essere mostruoso, né dei suoi piccoli simili, era tornata la luce ovunque. Scese le scale assieme al Grande Saggio, seguita dalla sua famiglia, ed uscì di casa. Fuori vide un bus, dipinto con tutti i colori dell'arcobaleno, con stampato RFS sulle fiancate; dentro c'erano tutte le figure che erano poc'anzi vestite di bianco, adesso erano tutte "in borghese", sorridenti e ciarliere e la stavano aspettando. Sì, perché dopo quella brutta esperienza, il Grande Saggio, d'accordo con la sua famiglia, le aveva procurato un biglietto con destinazione Resilience, un bel paese lì vicino, con terme rilassanti e paesaggi da sogno, se lo era meritato! Quell'uomo dagli occhi magnetici le indicò il posto riservato a lei in fondo al bus, fra una ragazza con una tisaniera in mano ed una con la maglietta della Juventus ed un cappello da alpino, recuperò l'annaffiatoio, si accomodò vicino alla conducente Mafalda e tutti insieme partirono, felici come bambini in gita.
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Speranza
Santuzza era siciliana, scura come un tizzone, con due occhi neri che se non smettevi di fissarli ci cadevi dentro. Era figlia di una terra di sentimenti, passioni ataviche, rossa, calda, una terra arsa da un sole che sapeva riscaldare, ma anche soffocare.
Santuzza era figlia unica. Non era brutta, ma nemmeno si poteva dire bella. Era alta e magra, una pertica, ma ogni notte sognava di svegliarsi e scoprirsi sbocciata come una rosa a maggio. Ogni sera, prima di andare a letto, si specchiava , controllava che le sue minne fossero cresciute e i suoi fianchi curvassero come quelle strade tortuose che si inerpicavano su per la collina dove il paese in cui era nata e cresciuta sonnecchiava.
Non era andata a scuola, perché suo padre diceva che la donna si doveva occupare della casa e della famiglia. Gli studi, i libri, roba per i figli maschi. Santuzza così passava le sue giornate a lucidare l'argenteria di famiglia, a ricamare, a cucinare seguendo l'esempio delle altre due donne di casa, sua mamma, e sua zia, la sorella di suo padre, zitella. Le sue uniche uscite erano la domenica mattina per andare alla Matrice.
Santuzza sognava un principe che la sposasse e la portasse via da quella casa , da quel padre violento e da una madre indifferente che parlava senza emettere suoni. Solo la zia zitella pareva, a volte, capirla, perché i suoi occhi sembravano inumidirsi guardandola. Forse si rivedeva in quell'esserino senza forma che sognava di diventare una rosa.
Conobbe Rosario una sera a cena. Le avevano messo il vestito della domenica, impreziosita con i gioielli di famiglia e profumata con acqua di colonia. Rosario era un ragazzo non troppo alto, ma nerboruto. Parlava poco, ma aveva uno sguardo sicuro e fiero. Santuzza ancora non lo sapeva , ma Rosario sarebbe diventato, da lì a poco, suo marito. D' un tratto la rosa sfiorì, insieme al profumo e al principe che l'avrebbe colta e fatta sua. Il matrimonio fu una grande festa, una festa per tutto il paese. Si festeggiò per giorni. Tutti ridevano, si congratulavano, si baciavano, lei inerme, passiva, ma dentro un mare arrabbiato le agitava il cuore. La prima notte e le notti a seguire non fecero "all'ammore". Fu, come dire, più la monta di una puledra selvaggia. Imparò presto a chiudere gli occhi e a correre libera tra girasoli e campi di papaveri. I figli non arrivarono, nonostante le cavalcate notturne e questo a Rosario non piaceva. "Ma cu minchia maritai? Manco nu figliu sapi fari!" Le gridava in faccia, umiliandola, nel suo essere donna. Rosario, ormai, non la toccava più, la sera non rincasava e il giorno la evitava. Santuzza per lui non c'era più, forse non c'era mai stata.
Una notte, Santuzza si guardò le minne, come faceva ogni sera ormai da anni e le parvero grandi. Gioì, ma subito un pensiero torvo le aggrottò la fronte e un velo scuro le scese sul viso.
La verità fu come l'eruzione dell'Etna, improvvisa, violenta, distruttiva. Le parole del dottore come lava bruciavano, incenerivano ogni pezzo di quel suo corpo malato. È stata sempre tradita da tutti, dal padre, dalla madre, dalla zia, ma stavolta era la vita a tirarle lo sgambetto.
Fu operata d'urgenza. Si svegliò sola in una piccola fredda stanza di ospedale. Non ricordava più nulla, non voleva ricordare nulla. Un signore in camice bianco con due occhietti piccoli dietro un paio di occhiali un po' sbilenchi le disse "Signora lei è fortunata, aveva un brutto male, ma siamo arrivati in tempo!". Poi dopo una breve pausa proseguì "Starà in ospedale per altri due giorni e poi potrà tornare a casa dalla sua famiglia. Dovrà seguire una terapia, prendere delle pillole, ma starà bene e, con un po' di fede, tra qualche anno, potrà provare ad avere dei figli".
Il terzo giorno, si alzò, si rivestì e lasciò l'ospedale. Aveva una piccola valigia con sé, lo stretto necessario e pochi soldi donati dalla zia che teneva con sé per le emergenze. S'incamminò, ma in direzione opposta a quella prevista, verso il porto, non si voltò mai più indietro, ma qualcuno giurò di averla vista sorridere.
TITINA
Sonia arrivava da un anno particolarmente difficile che le aveva portato via parecchio ma non si è arresa così ha continuato sulla strada intrapresa qualche anno prima anche se più volte e' stata sul punto di mollare tutto. Invece in un bellissimo giorno di primavera raggiunge il sogno della laurea che dedica ai suoi cari scomparsi. Questa bellissima giornata verrà però rovinata in un attimo proprio il primo giorno dell'estate quando il primario di radiologia le conferma quello che ormai lei sapeva di avere un ospite sgradevole così viene operata e deve seguire le cure senza sapere che il peggio deve ancora arrivare. Dopo qualche mese dall'intervento e dall'inizio delle cure cade in un male peggiore quello della depressione che la spinge in un baratro che la porta a un passo dal porre fine alla sua esistenza ma per fortuna si riprende e rinizia a vivere felice per aver sconfitto due grandi mali.
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Patty
Era già vuota la strada che stava percorrendo per andare a prendere Fernanda alla scuola di danza. Strano, erano le quattro del pomeriggio, ma pareva fosse più tardi. Le si agitavano dentro pensieri, emozioni, che il rumore dei passi sull'acciottolato rimandava amplificati, dilatati, perché la testa e il cuore erano troppo piccoli per contenere adeguatamente un carico emozionale di così vasta portata. E allora procedeva più spedita, con l'intima speranza di rendere più leggero tutto ciò che le passava per la testa, attimi, attimi fugaci pesanti come macigni. Era stanca, stanca del peso di quei pensieri. Stava passando proprio in quel momento sul ponte che congiungeva le due sponde, l'acqua era cheta, e ad un tratto immagino' che sarebbe stato bello rovesciare in acqua tutti quei pensieri, magari aiutata da un autocarro, di quelli che hanno quei congegni per far ribaltare all'indietro la parte posteriore e consentire lo svuotamento del carico. Ma non c'era autocarro davanti a lei dove trasferire pensieri ed emozioni. L'acqua del fiume sarebbe rimasta calma, piatta, e lei non avrebbe assistito a tonfo alcuno. Nulla. Il nulla. Continuava a camminare ancora più spedita, le facevano quasi paura tutto quel silenzio e la strada vuota. Si sarebbe riposata alla scuola di danza, che in quel momento le pareva un'oasi nel deserto, avrebbe anche chiesto un bicchiere d'acqua, non c'erano bar lungo la strada, e magari avrebbe fatto ancora in tempo a vedere volteggiare nella sala la sua piccola in quel tutù bianco che la rendeva una nuvoletta. Quanti sacrifici per permettere a Fernanda di frequentare la scuola di danza! La piccola ci teneva tanto e sempre aveva detto alla mamma che voleva diventare una ballerina. E i sogni della piccola andavano accarezzati, coccolati, fatti crescere, con la certezza che un buon inizio sarebbe stato viatico ad un futuro tutto da disegnare, ma che già si profilava radioso, splendente. Bisognava solo avere la forza di continuare e non farsi cogliere impreparati dai pensieri nefasti che sarebbero subentrati ad ogni piè sospinto, nuvolaglie minacciose di interruzioni brusche e di improvvisi stop a percorsi già intrapresi. Ma no! Tutto sarebbe andato per il meglio, lei avrebbe finito le cure, Fernanda avrebbe terminato la scuola di danza. Inutile arrovellarsi in mille pensieri che erano solo vacui e fuorvianti, oltre a rappresentare una dispendiosa perdita di energia. Mentale. E lei aveva bisogno di esserci, con tutta sé stessa, con tutte le sue energie. Arrivò a scuola. Fernanda, leggiadra e spensierata, sorridendole come un sole che all'improvviso fa capolino coi suoi raggi, le corse incontro e la prese per mano. Entrarono nella sala da ballo ormai tutta per loro, gli altri allievi da poco erano andati via. Si strinsero, forte, l'una all'altra. Poi un po' più lontane. Poi di nuovo vicine. Andirivieni. Si dileguarono i pensieri in unico passo di danza e volteggiando al di sopra delle paure, tenui e delicati iniziavano ad accendersi i sogni.
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SISSI
Come vi ho scritto prima durante il ricovero ho avuto modo di scrivere una piccola storia...
Emma e Lucia si conoscono da quando hanno tre anni; hanno frequentato lo stesso asilo nella classe gialla, le elementari nella sez.C le medie e persino le superiori.
Emma e Lucia sono amiche per la pelle, molto simili fisicamente, tant' è che spesso le scambiano per sorelle. Simili anche nel carattere, sensibili, gentili e ottime ascoltatrici. Amano la pallavolo, gli stessi cantanti e si vestono in egual modo. Sono inseparabili. Crescendo le due amiche continuano a telefonarsi quotidianamente, raccontandosi nei minimi particolari. Lavorano, si sposano hanno dei figli, cambiano città, ma non smettono mai di telefonarsi, tutti i giorni,più volte al giorno. Improvvisamente un giorno Emma smette di chiamare l'amica d'infanzia. Emma quel giorno ,dopo un'ecografia al seno di controllo scopre di essere malata, devo affrontare un intervento importante. Emma si chiude in se stessa, non vuole che nessuno sappia ,ha paura del giudizio degli altri, ha paura di far pena, ha paura di non sopravvivere.
Lucia capisce che è successo qualcosa,contatta la mamma di Emma e scopre l'amara verita'.
Il giorno dell'intervento, andato bene, al suo risveglio, Emma trova ai piedi del suo letto l'amica Lucia. I loro occhi si incontrano, basta uno sguardo e le sue amiche si ritrovano. Le lacrime scendono spontanee, lacrime di gioia e felicità. Emma e Lucia insieme per abbracciare la nuova vita.
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FRANCESCA
Si ricordava soltanto una musica in lontananza , e una luce, che gli faceva venire voglia di aprire gli occhi, ma come quando hai troppo sonno e anche se sai che è ora di svegliarti ricadi in questo sonno.. eppure questa VITA lo stava chiamando .... e sentiva queste piccole goccioline che gli scivolavano addosso per svegliarlo e dissetarlo, non c'era freddo perché quel raggio di luce stava illuminando lui, proprio lui ed era come se richiamasse potentemente la luce che aveva dentro, una luce diversa, potente, forte, dorata, che lo riempiva tutto e chiedeva solo di essere risvegliata e portata fuori ...
Poco più in là la luce colpì un piccolo insettino che si stava nascondendo, e , per la verità non doveva nemmeno uscire con la luce del sole., lo sapeva e tutti , la mamma, il papà , i nonni, gli avi, tutti da sempre non uscivano il giorno....
Si sa i piccoli scarafaggi vivono la notte.
Non doveva nemmeno essere lì , in quel luogo, così lontano e diverso da dove viveva.
Ma come....come c'era finito, lì, in piena luce?
Quale ordine universale aveva stravolto la sua vita di piccolo insetto fatta di nottate piene di vita e di giornate fatte per nascondersi proprio da quella luce potente che lo aveva sempre indispettito e fatto spaventare... ora sembrava invece tutto alla rovescia, la notte fermo immobile, a tendere le sue piccole antennine e il giorno a godersi quella stupefacente luce, la notte a impazzire di qua e di là, su e giù, e il momento dell'alba che finalmente lo liberava da tutte quelle assurde paure che i piccoli insettini come lui non dovrebbero mai provare..
d'un tratto qualcosa di potente lo colpì...
Il tremore della terra sotto le sue sottili zampette lo scaravoltò, lui si richiuse e facendo una specie di capriola si ritrovò comunque in piedi, come era molto bravo a fare nelle situazioni di pericolo,
cercò di aprire gli occhietti quasi ciechi abituati solo al buio della notte, ma sempre meno, soprattutto udì un suono che sembrava provenire dalle viscere della terra... ma non era un suono, era un rumore, no...era un verso, un verso che gli umani avrebbero chiamato BARRITO....
la curiosità fu più forte di qualsiasi paura e si nascose dietro ad una foglia, con le sue fessure sempre più aperte.....e quello che vide aveva dell'incredibile...
un enorme, gigantesco essere, dal colore grigio perla, quattro colossi che lo reggevano in piedi e un lunghissimo collo. No...guardando più attentamente non era un collo , era come un tubo....gli umani lo avrebbero chiamato proboscide, e orecchie grandi, anzi grandiose, forse potevano anche volare, e dietro questo possente animale , altri animali uguali a lui, l'elefante....
anzi l'elefantessa, la capobranco ...
A un certo punto, l'elefantessa si fermò.... gli occhi della capobranco si posarono su qualcosa di lucente, più splendente di una perla, più raggiante della luce del sole, che lo abbagliava, gli feriva le piccole fessurine, ma non riusciva, non poteva staccare i suoi occhietti da quella cosa, tanta era la bellezza...ancor più perché questo era il MOMENTO in cui LUI aveva deciso....
aveva deciso di vincere quel sonno e finalmente a VIVERE, ad aprirsi a quella quella pioggia e finalmente farsi lavare e farla scorrere e scorrere per renderlo ancor più splendente, a godere della luce del sole e del solletico dei piccoli insetti, api e farfalle che succhiavano il suo profumato e squisito nettare, e proprio in quel momento aveva iniziato a schiudersi, prima un petalo e poi un altro e l'altro ancora e intanto la pioggia lo bagnava e lui si dissetava come se non avesse bevuto da anni e anni, e riconobbe quella musica...
era il tintinnio delle gocce che cadevano sulle foglie per poi scivolare sul terreno e la luce del giorno che nasce incontrò finalmente la luce dorata...
L'elefantessa, lo scarafaggio e il fiore...[list]
Illuminati dalla potente, vitale, meravigliosa luce.....
Le tue parole mi hanno aiutato..
sono contenta
Buongiorno famiglia RFS,
la sera dopo che vi ho letto, crollo e non riesco mai a scrivere
Intanto beviamoci il solito caffè schiumoso o thè fumante
Tantissime congratulazioni a Titina per l'obiettivo raggiunto. Sinceramente me l'aspettavo, ero certa che ce l'avresti fatta alla grande Adesso a tutta vita !!!
Star 76 la bistecca ha effetto ...
Tantissimi complimenti a Sissi e Francesca per le loro bellissime storie
Ely ❤️ Lodi a Pelè
Daniela ❤️ finalmente hai fatto la puntura
Un abbraccione a Chiaretta Violetta
Didi ❤️ Contenta di leggere che la caviglia va meglio Emozionante la storia del vecchio peloso
Claudina Lucy46 Francesca
Anch'io vergine... pignola, precisina ...
Fili colorati per il nostro topone Andrea che oggi ha visita con il chirurgo
Fili colorati per Ardesia che farà la tac
Fili colorati per Marilù che dovrebbe ritirare l'istologico
Fili colorati per la mamma di Michi 2 che dopo l'emocromo, che ci auguriamo sia ok, avrà la seconda rossa.
Un pensiero per tutte le altre RFS impegnate in visite, terapie o attese
Buona giornata famiglia RFS ❤️
Buongiorno a tutte... E un augurio a chi deve iniziare terapie, fare esami, interventi e ritirare referti...
Oggi io ritirerò istologico dell'intervento.. Dita incrociate. Un saluto a tutte.
Buon giorno... Caffè per tutti
Buongiorno a tutti
patri e luna ambedue mattiniere e carinissime ad offrirci il caffè
Ed infatti avete un avatar molto simile!
Stella stellina con te a ritirare l'istologico ed insieme a tutte le amiche che hanno esami, terapie o esiti.
Per me stamattina controllo emocromo e valori tiroidei e già che sono lì, farò il lavaggio del port
Un abbraccio a tutti