Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Ciao Claudina, io mi sento esattamente come te. Le stesse cose che hai scritto tu avrei potuto scriverle io. La differenza forse sta solo nell'intensita' della percezione di come ci sentiamo. Mi spiego meglio. Nel leggerti io ho ritrovato me stessa a qualche anno dalle cure. Quello che provi e che percepisci l'ho provato anche io. E lo provo ancora. L'unica differenza sta nel "tempo che passa". Io a distanza ora di tre anni e mezzo provo queste cose che tu ora hai descritto, ma in modo meno intenso e meno traumatico, il che mi fa ragionevolmente presumere che anche tu col passar del tempo possa avere queste percezioni in modo meno marcato. Il problema è che siamo cambiate e forse solo col passar del tempo riusciamo a non sentire troppo lo stridore fra come siamo ora e come eravamo prima. In più aggiungi che il tempo esteriore, quello cioè al quale tutti giocoforza dobbiamo adeguarci, scorre molto più rapido di un tempo interiore che non vuole orologi, diktat, scansioni temporali da osservare e rispettare. Il risultato è che siamo in continuo affanno anche nel far sì che il nostro tempo interiore possa adeguarsi a quello esteriore. E quindi è una corsa continua, fatta di cadute, inciampi, momenti no. Non ti crucciare se non ritrovi in te la Claudia di un tempo. È difficile accettarlo ma ora sei un'altra persona, sono un'altra persona, e le persone nuove che siamo diventate, che stiamo diventando, con sforzo, sacrificio e dolore, ce le dobbiamo addomesticare, farcele amiche. Vedrai il tempo ti farà sentire in modo meno evidente queste sensazioni che ora risuonano in te come note un po' stonate. Datti tempo Claudina, permettiti di ascoltarti, di far nascere dentro di te la nuova te. Senza paura. Vedrai tutto verrà naturale. Ascoltati. Ti abbraccio.
Patty
Che belle parole hai centrato in pieno la situazione
Devo abituarmi a questa nuova me forse perché lo conosciuta ora è mi ha spaventata più il tempo passa e più il cambiamento si fa sentire anche nelle piccole cose nel modo di affrontarle oggi decisamente diverso da prima.
Parlarne con voi mi ha aiutato spero di riuscire ad accettarmi sia fuori che dentro
Se guardò indietro in quest ultimo anno ho corso talmente forte per curami che non mi ero resa conto adesso fermandomi vedo tutto capisco tutto e ho realizzato tutto :il k , la chemio, gli esami terribili,le cure devastanti e in ultimo il cambiamento
Adesso è il momento di metabolizzare ma ci vuole ancora tempo forse a me un po' di più io sono debole a volte anche immatura ho sempre bisogno di qualcuno che mi aiuti anche se durante le cure ho fatto tutto da sola ma adesso c è qualcosa in me di triste
A settembre compio 40 anni ma nei miei occhi ne leggo 70
Attivita' fisica moderata seguendo i segnali del corpo (piu' preciso del cardiofrequenzimetro) vale la pena praticarla anche durante (ovviamente non il giorno stesso) I cicli della chemioterapia.
Invece di farsi venire l'ansia e se non capisce il perche', non fa prima a chiedere il perche' a chi gliele prescrive ?
Di che parlate nell'incontro di controllo ?
Del reddito di cittadinanza ?
Dottore lei che dice?
Marilu' e' relativamente nuova , ma cosa penso l'avro' scritto un centinaio di volte e Lei l'ha letto di sicuro, che se c'e' un modo per complicarsi la vita e' quello di paraganore il vostro caso clinico con quello degli altri anche se si rassomigliano. Ma di certo non sono MAI uguali, se non altro perche' diverse sono le variabili che riguardano il rischio personale
Il follow up va' sempre personalizzato ed e' fuorviante chiedere "cosa fate voi ?"
Non rimane che una unica alternativa :
1) AFFIDARSI e FIDARSI !
e
2) se non ci si fida..... SI CAMBIA L'ONCOLOGO CHE VI SEGUE !
Mi pare semplice no ?
"Buonasera, a seguito di un seppur lieve sospetto paget, il senologo chirurgo ha preferito eseguire biopsia... ma in uno dei momenti in cui il capezzolo era "pulito". (Da due anni e mezzo, dopo l'allattamentio, si forma periodicamente una crosticina ma piuttosto morbida , ed ho sempre sensazione di sensibilita'/prurito e il relativo seno dolente al tatto. Ora , oltre che per il risultato sono in ansia doppiamente.... sara' stata inutile la chirurgia, cioe' in una fase senza sintomatologia si puo' escludere comunque un paget? E, soprattutto, e' dannoso per il capezzolo un intervento fatto solo "per scrupolo"? (Ho due punti, ma mi fa paura aver "sciupato" un punto cosi' delicato) Grazie se potra' cortesemente rispondermi e spero placare I miei timori. Cordiali saluti."
Ps. Non ho familiarita' per tumori seno / ovaie (Sole, 39 anni).
Sole
POSSIAMO TRANQUILLIZZARLA QUASI CON CERTEZZA da quanto descrive, anche se in questa Scienza la certezza assoluta non esiste.
1) Prima preoccupazione : se la biopsia e' stata praticata quando il quadro clinico, come scrive lei , era "pulito" puo' star ceerta che non si tratta di un Paget , ma solo di una lesione dermatologica.
Il Paget non ha pause di quiescenza !
L'eczema presenta una storia intermittente, con evoluzione molto rapida, mentre il Paget presenta una storia continua con evoluzione lenta, ma costante della progressione
2) Preoccupazione legata agli esiti della biopsia :
se non le hanno asportato tutto il capezzolo e suppongo di no, la piccola biopsia che si fa con un cuneo sul capezzolo guarisce in pochi giorni senza lasciare tracce.
DIDI
Anne apre gli occhi, si guarda attorno, vede la solita camera che negli ultimi mesi è stata la sua dimora a tutti gli effetti
Si alza e percorre pochi passi per arrivare alla grande finestra, neve , una distesa immensa di neve, tutto quel candore le procura disagio, le acuisce il freddo che già sente in tutto il corpo
Riaffiorano i ricordi la malattia, lunga, le cure infinite, tutto in silenzio e in solitudine, chi era al suo fianco in salute ora non c'è più
Anne si chiede improvvisamente "ma sono guarita?"
Non lo sa e non le interessa saperlo perché ora sa, finalmente, che cosa vuole
Prepara i bagagli, telefona e parte
Apre gli occhi improvvisamente, non si ricorda quanto tempo è passato, ma vede in lontananza una casa, bianca, e sa che quella sarà la sua casa per sempre lì in Africa dove il verde è talmente brillante da annebbiare gli occhi
È mattina si alza e corre fuori con la paura di aver vissuto un sogno e invece no, la assalgono i profumi inebrianti che solo lì in Africa si sentono e finalmente si sente felice come non ricordava di esserlo mai stata
Piano piano sale su una collinetta dove il suo sguardo non trova confine, lontano due leoni in silenzio si stanno guardano, uno sguardo d'amore e sa che anche lei troverà quell'amore che tutto da e nulla chiede
Si la nuova vita sta iniziando, perfetta come Anne aveva sempre sognato
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DADA
Uscì sul terrazzo, stiracchiandosi alla luce dei 2 soli all'orizzonte.
Si specchiò nel cielo su cui camminava e sorrise all'idea della giornata di 120 ore che l'aspettava!
Relax...massagi profumati e musica! Aveva le prove a teatro!
I suoi 2 cuori sobbalzarono perchè avrebbe ricevuto anche la visita delle sue amiche più care e già assaporava il suono delle loro risate. Gioia pura.
Si nutrì di amore ed aria profumata che rigenerò il suo corpo e s'incamminò nella luce.
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ARDESIA
Dal parrucchiere:
Imma: Eccola qua...pure qui doveva portarsi la mamma? Poverina, pure lei ne soffrirà, diamine!
Parrucchiera: Zac...zac...zaaacc...Ecco qui! Come ti vedi? Guardati allo specchio cara
Giada: mmmmmhh...insomma....mi viene da piangere...
Imma: e no cacchio, devi ancora cominciare figuriamoci quando avrà finito!!!
Parrucchiera: Zac....zac...ecco qui, finito! Sei un amore, vedrai ti abituerai presto e poi con la tua parrucchetta bella nessuno si accorgerà di nulla, cara, fidati!
Giada: se lo dici tu....(e intanto gli occhi le si velano di lacrime)
Imma: WOW! somigli tanto allo zio adesso (cavolo, se mi sentisse...le sto praticamente dicendo che sembra un uomo!! Pure pelato!)
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In sala chemio:
Giada: tienimi la mano tesoro, stai con me, lo so che mi puoi sentire, non mi lasciare sola ti prego!
Imma: ecchecavolo zia, come faccio a tenerti la mano, hai il cellulare da una parte e i fazzolettini nell'altra...e molla la presa, dai, sto qui non ti preoccupare...ecco, brava....cavolo! Sei più fredda di una morta! (ed io ne so qualcosa di come si è freddi)
Giada: ecco, lo sapevo, chissà dove sta adesso, nemmeno lei mi può aiutare (abbassa il capo delusa)
Imma: ziaaaaaaa! Sto qui!!! Sei sempre stata mezza sorda, adesso mi rendo conto però che è difficile come situazione...che faccio? Ti svelo la mia presenza come? Ah! Ecco! Ti faccio inviare un messaggio su whatsapp da qualcuno che ti tiri su, ecco...ecco fatto!
Giada: bip bip! Ehi, un messaggino...ma che...ma cosa...ma dico io! sto qui a farmi scorrere nelle vene questo liquido rosso che fa paura solo a vederlo, mi sembra di aver fatto 10 piani di scale a piedi, e Laura mi scrive "sei una guerriera!!!" con tanto di punti esclamativi e faccine e braccia forzute? Io non sono una guerriera!! Sono solo sfigata! Una sfortunata...solo un poco sfigata...no dai...posso farcela...ma si, guarirò...
Imma: ok come non detto, il messaggino è stato un flop...menomale che la zietta si riprende da sola, non sarà una guerriera, ma è abituata a rialzarsi da sola. Però non la mollerò...in fondo sono diventata un angelo mica senza motivo, qualcosa devo pur fare anche per lei e lo farò!
Questo raccontino in due "atti" mi è servito a vedermi da fuori e ad immaginare come il mio angelo potrebbe avermi visto (e mi vede) tutt'ora. In realtà a volte mi rendo conto da sola che sono ridicola, quindi sdrammatizzo, anche se poi l'umore nero torna a far capolino. E vabbè, è così che deve andare.
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Stella
L' aiuto
(Ogni riferimento a fatti e persone NON è puramente casuale )
Quando Perseo diede ad Andromeda il suo regalo di Natale lei rimase piacevolmente colpita: un viaggio per tutti e tre in Lapponia ad ammirare l'aurora boreale!
La loro bimba era appena nata ma non volevano rinunciare alla loro passione per i viaggi. "La abitueremo fina da piccola a vedere posti nuovi" pensarono.
Arrivati lì, il cielo era limpido e pulito e ammirarono tantissime stelle. Andromeda cercò di seguire una luce che si era formata nel cielo ma si trovò improvvisamente in mezzo alla foresta innevata, al buio.
Faceva tantissimo freddo, urlava il nome di Perseo ma si era allontanata troppo e non riusciva più a trovare la strada giusta. Si era persa. Era impaurita, in lontananza sentiva i lupi ululare e proprio dietro un albero ne scorge uno pronto ad attaccarla.
Il lupo la azzanna, Andromeda è a terra sanguinante. Improvvisamente il predatore sente il rumore di una slitta che si avvicina e si nasconde dietro un abete.
La slitta è trainata da tante renne e da una simpatica cagnetta, alla guida c'è Babbo Natale con tutti gli aiutanti al seguito, belli e sorridenti.
- "Forza Sali su!" dice Babbo Natale ad Andromeda.
- "Ma io non ti conosco, come faccio a fidarmi? Babbo Natale non esiste! E poi cos'è quella collana che luccica a forma di bisturi?!"
- "La collana, è una storia lunga...ti devi fidare e basta. Puoi anche scegliere di rimanere qua nella foresta, da sola, al buio e al freddo e col lupo dietro l'abete. Oppure puoi salire a bordo."
- "Cosa c'è in quel baule? E' una spada? Perché non me la dai così posso difendermi dal lupo?"
- "Questa non è una semplice spada, non te la posso dare perché non saresti in grado di usarla. Io e miei aiutanti ti insegneremo come fare. Forse un giorno la userai ma prima di tutto devi credere in te stessa, ti puoi salvare, se ci credi.
- "Mi posso salvare? Sto morendo dissanguata, non vedi? Come fai a dirmi che posso salvarmi? Ho le ore contate. E mia figlia e mio marito mi staranno cercando e saranno preoccupatissimi!"
- "Sta a te la scelta..."
...e nel mentre che le dice questa frase, gli aiutanti prendono la mano di Andromeda e la tirano sopra la slitta. Un aiutante la avvolge subito in una coperta per riscaldarla, un altro le prepara un tè caldo, un altro ancora le fa assaggiare una torta buonissima senza zucchero e con farina integrale. Un altro la fa ridere a crepapelle e un altro ancora la abbraccia stretta e le accarezza i capelli come piace a lei. In fondo alla slitta si trovano degli aiutanti col sedere al contrario e che dondolano; sono un po' tristi ma vengono subito spronati dai colleghi a ritrovare il sorriso e a far cessare il dondolio.
Babbo Natale, i suoi aiutanti e Andromeda vanno a distribuire i doni, soprattutto alle persone bisognose.
Il viaggio sulla slitta è lungo ma Andromeda si sente bene, la ferita piano piano smette di sanguinare e si forma una cicatrice.
Pensa che fare del bene e aiutare gli altri sia una delle cose più belle che le siano mai capitate. Ha ricevuto tanto amore in questo viaggio fantastico.
Babbo Natale la riaccompagna dalla sua famiglia e, prima di salutarla e sparire nel cielo illuminato dall'aurora, lei lo ringrazia:
- "Grazie per avermi fatto capire come è meglio vivere senza sprecare il mio tempo. Quando doni amore ricevi amore! Babbo Natale esiste allora... a me hanno sempre detto che non esisteva".
- " Esiste, se ci vuoi credere."
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Intanto ha risposto Babbo Natale
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PATRI
Un' avventura spaziale
Antares era una creatura spaziale che viveva nella sua casa astronave, sul pianeta Verde. Trascorreva le sue giornate in compagnia degli abitanti del piccolo pianeta, passeggiava spensierata per le grandi foreste di alberi trasparenti che sembravano fatti di cristallo verde. Una notte, approfittando del buio tenebroso che avvolgeva il pianeta Verde, un pirata di nome k tentò di assalire la casa astronave dove Antares dormiva serena. Lei si svegliò di soprassalto e spinse al massimo i motori incalzata dall' inquietante presenza della navicella pirata. Sudando e gemendo, inseguita e inseguitore correvano senza meta nello spazio infinito. Ad un tratto davanti a loro apparve la macchia di un buco nero. Antares non potè evitarlo e ci finì dentro sempre tallonata dalla navicella del pirata K. La creatura spaziale sapeva, perché gli scienziati continuavano a ripeterlo, che quando ci si infila in un buco nero, si finiva in un altro mondo, tutto differente, pieno di incognite e in cui chissà cosa poteva capitare. Intorno solo oscurità profonda, poi all'improvviso Antares si ritrovò catapultata nel nuovo cosmo. Era tutto cupo, qua e là svolazzavano asteroidi particolari tutti a forma di punto interrogativo. Antares era sempre più spaventata e cercava disperatamente delle soluzioni per liberarsi quanto prima del pirata K che non voleva saperne di mollarla. Nel tentativo di sfuggirgli decise di atterrare sul pianeta più vicino. Appena sbarcata conobbe alcuni abitanti di quel mondo ignoto, ma solo uno catturò la sua attenzione e conquistò la sua fiducia. Stranamente parlavano la stessa lingua e si intesero subito perfettamente. Antares lo scongiurò di aiutarla ad uscire dal buco nero. Salvox, questo era il nome dell'abitante, la rassicurò e si mise ai comandi di una portentosa scialuppa cosmica che bloccò subito la navicella pirata con il fuoco incrociato dei suoi cannoni a energia e scortò la casa astronave di Antares verso l' uscita dal buco nero. Grazie all' intervento risolutivo di Salvox, il pirata K era finalmente scomparso e Antares era salva. Tornò a velocità supersonica sul pianeta Verde e tuttora è là.
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Amica 69
Eppure aveva sentito un rumore...
Ma no, sarà sempre la solita porta del terrazzo che cigola da anni...
Eppure sembrava un rumore diverso, veniva da lì, ma somigliava più ad una porta aperta e richiusa.
Ma no, ma no, sempre le sue solite paure!
"Basta Althea, la casa è sicura, lo sai! Hai controllato più e più volte, è tutto a posto, sei al sicuro! È che sei sola in casa, sotto la doccia e la tua fantasia si sta focalizzando su scene alla Psycho, smettila!!"
Eppure...
Uscì dalla doccia, si asciugò si mise qualcosa di comodo, giù nel salone la aspettava un bel divano accogliente.
Ma mentre stava per uscire dalla camera, ecco che lo vide! Non era il solito rumore della porta! Era entrato qualcuno in casa sua! Si stava aggirando nel corridoio, lentamente, come se non sapesse esattamente dove andare...
Era un essere schifoso, non aveva sembianze umane, una specie di grosso grumo nerastro che strisciava lungo il corridoio. Dietro di lui una marmaglia di esseri simili, ma più piccoli. Man mano che il gruppo avanzava, gli ambienti intorno perdevano la propria luce, il corridoio era già quasi tutto in ombra e gli esserini più piccoli si stavano appropriando dei locali adiacenti.
La camera di Althea era al lato opposto, aprendo completamente la porta se lo sarebbe trovato davanti ed allora cosa avrebbe fatto?? No no, non poteva farcela ad affrontarlo, richiuse piano la porta, e vi si appoggiò senza più forze, terrorizzata, immobile, rassegnata al proprio destino e perse i sensi.
Quando si destò, pensò che fosse stato solo un orribile incubo, aprì un piccolo spiraglio e guardò..
Era tutto vero! Non era un incubo! Quell'essere era in casa sua e stava invadendola con la sua oscurità letale! Eh no! Non glielo avrebbe permesso! Ma come poteva fare!?! Ad un tratto sentì un fischio provenire dall'esterno, andò alla finestra della sua camera e lì vide un gruppo di figure vestite di bianco, capeggiate da un Grande Saggio, con occhi magnetici e con un annaffiatoio in mano. Dietro di loro, c'era la sua famiglia ed altre figure in camice. Il Grande Saggio con voce perentoria, le gridò: "Althea, prima cerchi di indebolire il mostro, poi con i miei colleghi, entreremo e lo faremo fuori! Usi questo!"
E le tirò un flacone erogatore rosso e bianco.
Althea spalancò la porta, guardò in faccia quel mostro schifoso, azionò l'erogatore e lo lanciò verso lui ed il suo piccolo esercito. Richiuse subito la porta e si mise a pregare. Recitò il rosario più e più volte...
Poi si decise a guardare...
Stava funzionando!!! La bestiaccia si era rimpicciolita tantissimo, era moribonda e i piccoli mostriciattoli erano quasi tutti scomparsi, nelle stanze adiacenti stava tornando la luce. Althea si affacciò alla finestra e gridò: "Ha funzionato!"
Allora le persone in camice, armate di lame luccicanti al sole, aprirono un varco ed entrarono in casa. Stremata dall'emozione, Althea perse di nuovo i sensi...
Si svegliò con le carezze di suo marito ed i leccotti del suo amato cucciolotto, sua sorella e sua mamma erano lì vicino emozionate e sorridenti. Ad un tratto si fece avanti il Grande Saggio, con un flaconcino in mano di un ricostituente chiamato Proactive ed un voucher di viaggio, glieli dette e le disse di seguirlo.
Althea uscì di camera e vide che nel corridoio non c'era più traccia dell'essere mostruoso, né dei suoi piccoli simili, era tornata la luce ovunque. Scese le scale assieme al Grande Saggio, seguita dalla sua famiglia, ed uscì di casa. Fuori vide un bus, dipinto con tutti i colori dell'arcobaleno, con stampato RFS sulle fiancate; dentro c'erano tutte le figure che erano poc'anzi vestite di bianco, adesso erano tutte "in borghese", sorridenti e ciarliere e la stavano aspettando. Sì, perché dopo quella brutta esperienza, il Grande Saggio, d'accordo con la sua famiglia, le aveva procurato un biglietto con destinazione Resilience, un bel paese lì vicino, con terme rilassanti e paesaggi da sogno, se lo era meritato! Quell'uomo dagli occhi magnetici le indicò il posto riservato a lei in fondo al bus, fra una ragazza con una tisaniera in mano ed una con la maglietta della Juventus ed un cappello da alpino, recuperò l'annaffiatoio, si accomodò vicino alla conducente Mafalda e tutti insieme partirono, felici come bambini in gita.
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Speranza
Santuzza era siciliana, scura come un tizzone, con due occhi neri che se non smettevi di fissarli ci cadevi dentro. Era figlia di una terra di sentimenti, passioni ataviche, rossa, calda, una terra arsa da un sole che sapeva riscaldare, ma anche soffocare.
Santuzza era figlia unica. Non era brutta, ma nemmeno si poteva dire bella. Era alta e magra, una pertica, ma ogni notte sognava di svegliarsi e scoprirsi sbocciata come una rosa a maggio. Ogni sera, prima di andare a letto, si specchiava , controllava che le sue minne fossero cresciute e i suoi fianchi curvassero come quelle strade tortuose che si inerpicavano su per la collina dove il paese in cui era nata e cresciuta sonnecchiava.
Non era andata a scuola, perché suo padre diceva che la donna si doveva occupare della casa e della famiglia. Gli studi, i libri, roba per i figli maschi. Santuzza così passava le sue giornate a lucidare l'argenteria di famiglia, a ricamare, a cucinare seguendo l'esempio delle altre due donne di casa, sua mamma, e sua zia, la sorella di suo padre, zitella. Le sue uniche uscite erano la domenica mattina per andare alla Matrice.
Santuzza sognava un principe che la sposasse e la portasse via da quella casa , da quel padre violento e da una madre indifferente che parlava senza emettere suoni. Solo la zia zitella pareva, a volte, capirla, perché i suoi occhi sembravano inumidirsi guardandola. Forse si rivedeva in quell'esserino senza forma che sognava di diventare una rosa.
Conobbe Rosario una sera a cena. Le avevano messo il vestito della domenica, impreziosita con i gioielli di famiglia e profumata con acqua di colonia. Rosario era un ragazzo non troppo alto, ma nerboruto. Parlava poco, ma aveva uno sguardo sicuro e fiero. Santuzza ancora non lo sapeva , ma Rosario sarebbe diventato, da lì a poco, suo marito. D' un tratto la rosa sfiorì, insieme al profumo e al principe che l'avrebbe colta e fatta sua. Il matrimonio fu una grande festa, una festa per tutto il paese. Si festeggiò per giorni. Tutti ridevano, si congratulavano, si baciavano, lei inerme, passiva, ma dentro un mare arrabbiato le agitava il cuore. La prima notte e le notti a seguire non fecero "all'ammore". Fu, come dire, più la monta di una puledra selvaggia. Imparò presto a chiudere gli occhi e a correre libera tra girasoli e campi di papaveri. I figli non arrivarono, nonostante le cavalcate notturne e questo a Rosario non piaceva. "Ma cu minchia maritai? Manco nu figliu sapi fari!" Le gridava in faccia, umiliandola, nel suo essere donna. Rosario, ormai, non la toccava più, la sera non rincasava e il giorno la evitava. Santuzza per lui non c'era più, forse non c'era mai stata.
Una notte, Santuzza si guardò le minne, come faceva ogni sera ormai da anni e le parvero grandi. Gioì, ma subito un pensiero torvo le aggrottò la fronte e un velo scuro le scese sul viso.
La verità fu come l'eruzione dell'Etna, improvvisa, violenta, distruttiva. Le parole del dottore come lava bruciavano, incenerivano ogni pezzo di quel suo corpo malato. È stata sempre tradita da tutti, dal padre, dalla madre, dalla zia, ma stavolta era la vita a tirarle lo sgambetto.
Fu operata d'urgenza. Si svegliò sola in una piccola fredda stanza di ospedale. Non ricordava più nulla, non voleva ricordare nulla. Un signore in camice bianco con due occhietti piccoli dietro un paio di occhiali un po' sbilenchi le disse "Signora lei è fortunata, aveva un brutto male, ma siamo arrivati in tempo!". Poi dopo una breve pausa proseguì "Starà in ospedale per altri due giorni e poi potrà tornare a casa dalla sua famiglia. Dovrà seguire una terapia, prendere delle pillole, ma starà bene e, con un po' di fede, tra qualche anno, potrà provare ad avere dei figli".
Il terzo giorno, si alzò, si rivestì e lasciò l'ospedale. Aveva una piccola valigia con sé, lo stretto necessario e pochi soldi donati dalla zia che teneva con sé per le emergenze. S'incamminò, ma in direzione opposta a quella prevista, verso il porto, non si voltò mai più indietro, ma qualcuno giurò di averla vista sorridere.
TITINA
Sonia arrivava da un anno particolarmente difficile che le aveva portato via parecchio ma non si è arresa così ha continuato sulla strada intrapresa qualche anno prima anche se più volte e' stata sul punto di mollare tutto. Invece in un bellissimo giorno di primavera raggiunge il sogno della laurea che dedica ai suoi cari scomparsi. Questa bellissima giornata verrà però rovinata in un attimo proprio il primo giorno dell'estate quando il primario di radiologia le conferma quello che ormai lei sapeva di avere un ospite sgradevole così viene operata e deve seguire le cure senza sapere che il peggio deve ancora arrivare. Dopo qualche mese dall'intervento e dall'inizio delle cure cade in un male peggiore quello della depressione che la spinge in un baratro che la porta a un passo dal porre fine alla sua esistenza ma per fortuna si riprende e rinizia a vivere felice per aver sconfitto due grandi mali.
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Patty
Era già vuota la strada che stava percorrendo per andare a prendere Fernanda alla scuola di danza. Strano, erano le quattro del pomeriggio, ma pareva fosse più tardi. Le si agitavano dentro pensieri, emozioni, che il rumore dei passi sull'acciottolato rimandava amplificati, dilatati, perché la testa e il cuore erano troppo piccoli per contenere adeguatamente un carico emozionale di così vasta portata. E allora procedeva più spedita, con l'intima speranza di rendere più leggero tutto ciò che le passava per la testa, attimi, attimi fugaci pesanti come macigni. Era stanca, stanca del peso di quei pensieri. Stava passando proprio in quel momento sul ponte che congiungeva le due sponde, l'acqua era cheta, e ad un tratto immagino' che sarebbe stato bello rovesciare in acqua tutti quei pensieri, magari aiutata da un autocarro, di quelli che hanno quei congegni per far ribaltare all'indietro la parte posteriore e consentire lo svuotamento del carico. Ma non c'era autocarro davanti a lei dove trasferire pensieri ed emozioni. L'acqua del fiume sarebbe rimasta calma, piatta, e lei non avrebbe assistito a tonfo alcuno. Nulla. Il nulla. Continuava a camminare ancora più spedita, le facevano quasi paura tutto quel silenzio e la strada vuota. Si sarebbe riposata alla scuola di danza, che in quel momento le pareva un'oasi nel deserto, avrebbe anche chiesto un bicchiere d'acqua, non c'erano bar lungo la strada, e magari avrebbe fatto ancora in tempo a vedere volteggiare nella sala la sua piccola in quel tutù bianco che la rendeva una nuvoletta. Quanti sacrifici per permettere a Fernanda di frequentare la scuola di danza! La piccola ci teneva tanto e sempre aveva detto alla mamma che voleva diventare una ballerina. E i sogni della piccola andavano accarezzati, coccolati, fatti crescere, con la certezza che un buon inizio sarebbe stato viatico ad un futuro tutto da disegnare, ma che già si profilava radioso, splendente. Bisognava solo avere la forza di continuare e non farsi cogliere impreparati dai pensieri nefasti che sarebbero subentrati ad ogni piè sospinto, nuvolaglie minacciose di interruzioni brusche e di improvvisi stop a percorsi già intrapresi. Ma no! Tutto sarebbe andato per il meglio, lei avrebbe finito le cure, Fernanda avrebbe terminato la scuola di danza. Inutile arrovellarsi in mille pensieri che erano solo vacui e fuorvianti, oltre a rappresentare una dispendiosa perdita di energia. Mentale. E lei aveva bisogno di esserci, con tutta sé stessa, con tutte le sue energie. Arrivò a scuola. Fernanda, leggiadra e spensierata, sorridendole come un sole che all'improvviso fa capolino coi suoi raggi, le corse incontro e la prese per mano. Entrarono nella sala da ballo ormai tutta per loro, gli altri allievi da poco erano andati via. Si strinsero, forte, l'una all'altra. Poi un po' più lontane. Poi di nuovo vicine. Andirivieni. Si dileguarono i pensieri in unico passo di danza e volteggiando al di sopra delle paure, tenui e delicati iniziavano ad accendersi i sogni.
https://www.medicitalia.it/eventi/senologia/1115-quando-il-virtuale-si-confronta-con-il-reale.html
Confermata la stupenda sala (vale la pena di andare a Roma solo per vederla) dell'Oratorio del gonfalone in via del Gonfalone .
Zona molto bella di Roma . ( Campo dei Fiori, Piazza Navona....)
L'aula puo' contenere 180 posti a sedere.
Inizio ore 14 circa ...seguira' programma dettagliato.
Intorno alle 19 (tutto da confermare) aperitivo
https://www.google.com/search?q=mappa+via+gonfalone+roma&rls=com.microsoft:en-US:IE-Address&ie=UTF-8&oe=UTF-8&sourceid=ie7&rlz=1I7ADSA_itIT490&gws_rd=ssl
1) Nina
2) Salvo Catania
3) Maddy 4) Marito
5) Faby 6) Mamma
7) Speranza
8) Fernando Bellizzi
9) Angy 73 10) Marito 11) figlia
12) Ninni 13) Marito
14) Creamy 15) Marito
16) Ely
17) Claudina 2
18) Ardesia
19) Wonder
20) Stella
21) Valter Vita (staff Medicitalia)
22) Cle73 23) Marito
24) Nussi
25) Lori
26) Nella
27) Alexa 28) Mamma
29) Francesca 30) Alessio ?
31) Amica 69 . 32) Marito
33) Angel 1983
34) Dada 35) Marito
36) Luky 46. 37) Compagno
38) Luna 79
39) Marcella
40) Alessandra
41) Beatrice Duranti
.
.
P.S.
https://www.youtube.com/watch?v=WqTgrRd4bDs
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https://www.youtube.com/watch?v=UmE7nrfzcCo
..............A tutte quelle persone che lottano, in silenzio, ogni giorno contro le malattie...del corpo, della mente....
In questa canzone non c'e' mai la parola AMORE (solo una volta "i profumi d'amore") eppure c'e l'essenza dell' Amore puro e vero. L' amore materno, l'amore Divino, l'amore tra amanti, l'amore per il creato, l'amore per tutti i nostri fratelli e sorelle, per quelli che stanno soffrendo, l'amore per tutte le creature del creato...
che guarisce
https://www.youtube.com/watch?v=ziZOjeGQfho&list=RDziZOjeGQfho&start_radio=1#t=18
Blog
Vedo nuovi racconti scritti non solo dalle nuove iscritte ma anche da veterane quali Dada, Didi e....
Possiamo/dobbiamo partecipare elaborando un altro racconto?
Buongiorno a tutte oggi caffè e thè fumanti li preparo io. In partenza per Roma buon risveglio a tutte buona giornata
Buon viaggio!
In culo alla balena!
In culo al baleniere!
Ritorna con la Tesi discussa e dopo Relax mentale assoluto!Andrà benone....Noi siamo tutte lì ad ascoltarTi
Che tenerezza leggerTi
Sei cucciola....ma già hai affrontato Prove difficilissime e ci hai messo tutta te stessa! È normale sentirsi così....specialmente a ridosso dei controlli.Ascolta la saggezza di Patti....l'accettazione di quello che ci è successo richiede tempi lunghissimi e la stabilità è pura chimera.Basta poco per mandarci in crisi e sarà sempre più o meno così! Ma cambierà gradualmente il Tuo modo di percepirti! Non è forza ma un adattamento inevitabile...
Non rimpiangere quello che eri, è spreco di energie.Comincia invece ad amare quello che sei...ne vale la pena....
Buongiorno ragazze..
Ho un peso nel cuore e mi sento in colpa,tra controlli dal dentista e tutto sono quasi 2 mesi che devo ancora fare la Puntura prolia..
Puntura ancora in frigo..Ho tamponato prendendo il binosto ma so che il binosto X me non funziona..
Ora il 24 maggio devo partire e magari pensavo di fare la puntura al ritorno, volevo farla domani Ma poi penso se la faccio ora è poi magari ho effetti indesiderati che faccio Non parto più??
Mi sento confusa e Antonio non sa niente della puntura altrimenti fa l inferno..
Non so cosa fare la paura mi ha paralizzato
Dott Catania lei che pensa posso farla al ritorno o così rischio di aumentare ancora la mia osteopenia?? Che di sto passo va in osteoporosi se non faccio niente
Buona giornata
Vero...è questione di feelingAnch'io Ti lovvo
Sei tosta ...
La puntura in frigo Ti aspetta...non procrastinare! Come vedi non sei serena ...