Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Comunque ho accettato: carpe diem.
E dopo Pasqua ritornerò al lavoro con delle novità. Poi vi racconterò meglio.
Carpe diem sempre ...
DIDI
Anne apre gli occhi, si guarda attorno, vede la solita camera che negli ultimi mesi è stata la sua dimora a tutti gli effetti
Si alza e percorre pochi passi per arrivare alla grande finestra, neve , una distesa immensa di neve, tutto quel candore le procura disagio, le acuisce il freddo che già sente in tutto il corpo
Riaffiorano i ricordi la malattia, lunga, le cure infinite, tutto in silenzio e in solitudine, chi era al suo fianco in salute ora non c'è più
Anne si chiede improvvisamente "ma sono guarita?"
Non lo sa e non le interessa saperlo perché ora sa, finalmente, che cosa vuole
Prepara i bagagli, telefona e parte
Apre gli occhi improvvisamente, non si ricorda quanto tempo è passato, ma vede in lontananza una casa, bianca, e sa che quella sarà la sua casa per sempre lì in Africa dove il verde è talmente brillante da annebbiare gli occhi
È mattina si alza e corre fuori con la paura di aver vissuto un sogno e invece no, la assalgono i profumi inebrianti che solo lì in Africa si sentono e finalmente si sente felice come non ricordava di esserlo mai stata
Piano piano sale su una collinetta dove il suo sguardo non trova confine, lontano due leoni in silenzio si stanno guardano, uno sguardo d'amore e sa che anche lei troverà quell'amore che tutto da e nulla chiede
Si la nuova vita sta iniziando, perfetta come Anne aveva sempre sognato
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DADA
Uscì sul terrazzo, stiracchiandosi alla luce dei 2 soli all'orizzonte.
Si specchiò nel cielo su cui camminava e sorrise all'idea della giornata di 120 ore che l'aspettava!
Relax...massagi profumati e musica! Aveva le prove a teatro!
I suoi 2 cuori sobbalzarono perchè avrebbe ricevuto anche la visita delle sue amiche più care e già assaporava il suono delle loro risate. Gioia pura.
Si nutrì di amore ed aria profumata che rigenerò il suo corpo e s'incamminò nella luce.
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ARDESIA
Dal parrucchiere:
Imma: Eccola qua...pure qui doveva portarsi la mamma? Poverina, pure lei ne soffrirà, diamine!
Parrucchiera: Zac...zac...zaaacc...Ecco qui! Come ti vedi? Guardati allo specchio cara
Giada: mmmmmhh...insomma....mi viene da piangere...
Imma: e no cacchio, devi ancora cominciare figuriamoci quando avrà finito!!!
Parrucchiera: Zac....zac...ecco qui, finito! Sei un amore, vedrai ti abituerai presto e poi con la tua parrucchetta bella nessuno si accorgerà di nulla, cara, fidati!
Giada: se lo dici tu....(e intanto gli occhi le si velano di lacrime)
Imma: WOW! somigli tanto allo zio adesso (cavolo, se mi sentisse...le sto praticamente dicendo che sembra un uomo!! Pure pelato!)
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In sala chemio:
Giada: tienimi la mano tesoro, stai con me, lo so che mi puoi sentire, non mi lasciare sola ti prego!
Imma: ecchecavolo zia, come faccio a tenerti la mano, hai il cellulare da una parte e i fazzolettini nell'altra...e molla la presa, dai, sto qui non ti preoccupare...ecco, brava....cavolo! Sei più fredda di una morta! (ed io ne so qualcosa di come si è freddi)
Giada: ecco, lo sapevo, chissà dove sta adesso, nemmeno lei mi può aiutare (abbassa il capo delusa)
Imma: ziaaaaaaa! Sto qui!!! Sei sempre stata mezza sorda, adesso mi rendo conto però che è difficile come situazione...che faccio? Ti svelo la mia presenza come? Ah! Ecco! Ti faccio inviare un messaggio su whatsapp da qualcuno che ti tiri su, ecco...ecco fatto!
Giada: bip bip! Ehi, un messaggino...ma che...ma cosa...ma dico io! sto qui a farmi scorrere nelle vene questo liquido rosso che fa paura solo a vederlo, mi sembra di aver fatto 10 piani di scale a piedi, e Laura mi scrive "sei una guerriera!!!" con tanto di punti esclamativi e faccine e braccia forzute? Io non sono una guerriera!! Sono solo sfigata! Una sfortunata...solo un poco sfigata...no dai...posso farcela...ma si, guarirò...
Imma: ok come non detto, il messaggino è stato un flop...menomale che la zietta si riprende da sola, non sarà una guerriera, ma è abituata a rialzarsi da sola. Però non la mollerò...in fondo sono diventata un angelo mica senza motivo, qualcosa devo pur fare anche per lei e lo farò!
Questo raccontino in due "atti" mi è servito a vedermi da fuori e ad immaginare come il mio angelo potrebbe avermi visto (e mi vede) tutt'ora. In realtà a volte mi rendo conto da sola che sono ridicola, quindi sdrammatizzo, anche se poi l'umore nero torna a far capolino. E vabbè, è così che deve andare.
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Stella
L' aiuto
(Ogni riferimento a fatti e persone NON è puramente casuale )
Quando Perseo diede ad Andromeda il suo regalo di Natale lei rimase piacevolmente colpita: un viaggio per tutti e tre in Lapponia ad ammirare l'aurora boreale!
La loro bimba era appena nata ma non volevano rinunciare alla loro passione per i viaggi. "La abitueremo fina da piccola a vedere posti nuovi" pensarono.
Arrivati lì, il cielo era limpido e pulito e ammirarono tantissime stelle. Andromeda cercò di seguire una luce che si era formata nel cielo ma si trovò improvvisamente in mezzo alla foresta innevata, al buio.
Faceva tantissimo freddo, urlava il nome di Perseo ma si era allontanata troppo e non riusciva più a trovare la strada giusta. Si era persa. Era impaurita, in lontananza sentiva i lupi ululare e proprio dietro un albero ne scorge uno pronto ad attaccarla.
Il lupo la azzanna, Andromeda è a terra sanguinante. Improvvisamente il predatore sente il rumore di una slitta che si avvicina e si nasconde dietro un abete.
La slitta è trainata da tante renne e da una simpatica cagnetta, alla guida c'è Babbo Natale con tutti gli aiutanti al seguito, belli e sorridenti.
- "Forza Sali su!" dice Babbo Natale ad Andromeda.
- "Ma io non ti conosco, come faccio a fidarmi? Babbo Natale non esiste! E poi cos'è quella collana che luccica a forma di bisturi?!"
- "La collana, è una storia lunga...ti devi fidare e basta. Puoi anche scegliere di rimanere qua nella foresta, da sola, al buio e al freddo e col lupo dietro l'abete. Oppure puoi salire a bordo."
- "Cosa c'è in quel baule? E' una spada? Perché non me la dai così posso difendermi dal lupo?"
- "Questa non è una semplice spada, non te la posso dare perché non saresti in grado di usarla. Io e miei aiutanti ti insegneremo come fare. Forse un giorno la userai ma prima di tutto devi credere in te stessa, ti puoi salvare, se ci credi.
- "Mi posso salvare? Sto morendo dissanguata, non vedi? Come fai a dirmi che posso salvarmi? Ho le ore contate. E mia figlia e mio marito mi staranno cercando e saranno preoccupatissimi!"
- "Sta a te la scelta..."
...e nel mentre che le dice questa frase, gli aiutanti prendono la mano di Andromeda e la tirano sopra la slitta. Un aiutante la avvolge subito in una coperta per riscaldarla, un altro le prepara un tè caldo, un altro ancora le fa assaggiare una torta buonissima senza zucchero e con farina integrale. Un altro la fa ridere a crepapelle e un altro ancora la abbraccia stretta e le accarezza i capelli come piace a lei. In fondo alla slitta si trovano degli aiutanti col sedere al contrario e che dondolano; sono un po' tristi ma vengono subito spronati dai colleghi a ritrovare il sorriso e a far cessare il dondolio.
Babbo Natale, i suoi aiutanti e Andromeda vanno a distribuire i doni, soprattutto alle persone bisognose.
Il viaggio sulla slitta è lungo ma Andromeda si sente bene, la ferita piano piano smette di sanguinare e si forma una cicatrice.
Pensa che fare del bene e aiutare gli altri sia una delle cose più belle che le siano mai capitate. Ha ricevuto tanto amore in questo viaggio fantastico.
Babbo Natale la riaccompagna dalla sua famiglia e, prima di salutarla e sparire nel cielo illuminato dall'aurora, lei lo ringrazia:
- "Grazie per avermi fatto capire come è meglio vivere senza sprecare il mio tempo. Quando doni amore ricevi amore! Babbo Natale esiste allora... a me hanno sempre detto che non esisteva".
- " Esiste, se ci vuoi credere."
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Intanto ha risposto Babbo Natale
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PATRI
Un' avventura spaziale
Antares era una creatura spaziale che viveva nella sua casa astronave, sul pianeta Verde. Trascorreva le sue giornate in compagnia degli abitanti del piccolo pianeta, passeggiava spensierata per le grandi foreste di alberi trasparenti che sembravano fatti di cristallo verde. Una notte, approfittando del buio tenebroso che avvolgeva il pianeta Verde, un pirata di nome k tentò di assalire la casa astronave dove Antares dormiva serena. Lei si svegliò di soprassalto e spinse al massimo i motori incalzata dall' inquietante presenza della navicella pirata. Sudando e gemendo, inseguita e inseguitore correvano senza meta nello spazio infinito. Ad un tratto davanti a loro apparve la macchia di un buco nero. Antares non potè evitarlo e ci finì dentro sempre tallonata dalla navicella del pirata K. La creatura spaziale sapeva, perché gli scienziati continuavano a ripeterlo, che quando ci si infila in un buco nero, si finiva in un altro mondo, tutto differente, pieno di incognite e in cui chissà cosa poteva capitare. Intorno solo oscurità profonda, poi all'improvviso Antares si ritrovò catapultata nel nuovo cosmo. Era tutto cupo, qua e là svolazzavano asteroidi particolari tutti a forma di punto interrogativo. Antares era sempre più spaventata e cercava disperatamente delle soluzioni per liberarsi quanto prima del pirata K che non voleva saperne di mollarla. Nel tentativo di sfuggirgli decise di atterrare sul pianeta più vicino. Appena sbarcata conobbe alcuni abitanti di quel mondo ignoto, ma solo uno catturò la sua attenzione e conquistò la sua fiducia. Stranamente parlavano la stessa lingua e si intesero subito perfettamente. Antares lo scongiurò di aiutarla ad uscire dal buco nero. Salvox, questo era il nome dell'abitante, la rassicurò e si mise ai comandi di una portentosa scialuppa cosmica che bloccò subito la navicella pirata con il fuoco incrociato dei suoi cannoni a energia e scortò la casa astronave di Antares verso l' uscita dal buco nero. Grazie all' intervento risolutivo di Salvox, il pirata K era finalmente scomparso e Antares era salva. Tornò a velocità supersonica sul pianeta Verde e tuttora è là.
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Amica 69
Eppure aveva sentito un rumore...
Ma no, sarà sempre la solita porta del terrazzo che cigola da anni...
Eppure sembrava un rumore diverso, veniva da lì, ma somigliava più ad una porta aperta e richiusa.
Ma no, ma no, sempre le sue solite paure!
"Basta Althea, la casa è sicura, lo sai! Hai controllato più e più volte, è tutto a posto, sei al sicuro! È che sei sola in casa, sotto la doccia e la tua fantasia si sta focalizzando su scene alla Psycho, smettila!!"
Eppure...
Uscì dalla doccia, si asciugò si mise qualcosa di comodo, giù nel salone la aspettava un bel divano accogliente.
Ma mentre stava per uscire dalla camera, ecco che lo vide! Non era il solito rumore della porta! Era entrato qualcuno in casa sua! Si stava aggirando nel corridoio, lentamente, come se non sapesse esattamente dove andare...
Era un essere schifoso, non aveva sembianze umane, una specie di grosso grumo nerastro che strisciava lungo il corridoio. Dietro di lui una marmaglia di esseri simili, ma più piccoli. Man mano che il gruppo avanzava, gli ambienti intorno perdevano la propria luce, il corridoio era già quasi tutto in ombra e gli esserini più piccoli si stavano appropriando dei locali adiacenti.
La camera di Althea era al lato opposto, aprendo completamente la porta se lo sarebbe trovato davanti ed allora cosa avrebbe fatto?? No no, non poteva farcela ad affrontarlo, richiuse piano la porta, e vi si appoggiò senza più forze, terrorizzata, immobile, rassegnata al proprio destino e perse i sensi.
Quando si destò, pensò che fosse stato solo un orribile incubo, aprì un piccolo spiraglio e guardò..
Era tutto vero! Non era un incubo! Quell'essere era in casa sua e stava invadendola con la sua oscurità letale! Eh no! Non glielo avrebbe permesso! Ma come poteva fare!?! Ad un tratto sentì un fischio provenire dall'esterno, andò alla finestra della sua camera e lì vide un gruppo di figure vestite di bianco, capeggiate da un Grande Saggio, con occhi magnetici e con un annaffiatoio in mano. Dietro di loro, c'era la sua famiglia ed altre figure in camice. Il Grande Saggio con voce perentoria, le gridò: "Althea, prima cerchi di indebolire il mostro, poi con i miei colleghi, entreremo e lo faremo fuori! Usi questo!"
E le tirò un flacone erogatore rosso e bianco.
Althea spalancò la porta, guardò in faccia quel mostro schifoso, azionò l'erogatore e lo lanciò verso lui ed il suo piccolo esercito. Richiuse subito la porta e si mise a pregare. Recitò il rosario più e più volte...
Poi si decise a guardare...
Stava funzionando!!! La bestiaccia si era rimpicciolita tantissimo, era moribonda e i piccoli mostriciattoli erano quasi tutti scomparsi, nelle stanze adiacenti stava tornando la luce. Althea si affacciò alla finestra e gridò: "Ha funzionato!"
Allora le persone in camice, armate di lame luccicanti al sole, aprirono un varco ed entrarono in casa. Stremata dall'emozione, Althea perse di nuovo i sensi...
Si svegliò con le carezze di suo marito ed i leccotti del suo amato cucciolotto, sua sorella e sua mamma erano lì vicino emozionate e sorridenti. Ad un tratto si fece avanti il Grande Saggio, con un flaconcino in mano di un ricostituente chiamato Proactive ed un voucher di viaggio, glieli dette e le disse di seguirlo.
Althea uscì di camera e vide che nel corridoio non c'era più traccia dell'essere mostruoso, né dei suoi piccoli simili, era tornata la luce ovunque. Scese le scale assieme al Grande Saggio, seguita dalla sua famiglia, ed uscì di casa. Fuori vide un bus, dipinto con tutti i colori dell'arcobaleno, con stampato RFS sulle fiancate; dentro c'erano tutte le figure che erano poc'anzi vestite di bianco, adesso erano tutte "in borghese", sorridenti e ciarliere e la stavano aspettando. Sì, perché dopo quella brutta esperienza, il Grande Saggio, d'accordo con la sua famiglia, le aveva procurato un biglietto con destinazione Resilience, un bel paese lì vicino, con terme rilassanti e paesaggi da sogno, se lo era meritato! Quell'uomo dagli occhi magnetici le indicò il posto riservato a lei in fondo al bus, fra una ragazza con una tisaniera in mano ed una con la maglietta della Juventus ed un cappello da alpino, recuperò l'annaffiatoio, si accomodò vicino alla conducente Mafalda e tutti insieme partirono, felici come bambini in gita.
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Speranza
Santuzza era siciliana, scura come un tizzone, con due occhi neri che se non smettevi di fissarli ci cadevi dentro. Era figlia di una terra di sentimenti, passioni ataviche, rossa, calda, una terra arsa da un sole che sapeva riscaldare, ma anche soffocare.
Santuzza era figlia unica. Non era brutta, ma nemmeno si poteva dire bella. Era alta e magra, una pertica, ma ogni notte sognava di svegliarsi e scoprirsi sbocciata come una rosa a maggio. Ogni sera, prima di andare a letto, si specchiava , controllava che le sue minne fossero cresciute e i suoi fianchi curvassero come quelle strade tortuose che si inerpicavano su per la collina dove il paese in cui era nata e cresciuta sonnecchiava.
Non era andata a scuola, perché suo padre diceva che la donna si doveva occupare della casa e della famiglia. Gli studi, i libri, roba per i figli maschi. Santuzza così passava le sue giornate a lucidare l'argenteria di famiglia, a ricamare, a cucinare seguendo l'esempio delle altre due donne di casa, sua mamma, e sua zia, la sorella di suo padre, zitella. Le sue uniche uscite erano la domenica mattina per andare alla Matrice.
Santuzza sognava un principe che la sposasse e la portasse via da quella casa , da quel padre violento e da una madre indifferente che parlava senza emettere suoni. Solo la zia zitella pareva, a volte, capirla, perché i suoi occhi sembravano inumidirsi guardandola. Forse si rivedeva in quell'esserino senza forma che sognava di diventare una rosa.
Conobbe Rosario una sera a cena. Le avevano messo il vestito della domenica, impreziosita con i gioielli di famiglia e profumata con acqua di colonia. Rosario era un ragazzo non troppo alto, ma nerboruto. Parlava poco, ma aveva uno sguardo sicuro e fiero. Santuzza ancora non lo sapeva , ma Rosario sarebbe diventato, da lì a poco, suo marito. D' un tratto la rosa sfiorì, insieme al profumo e al principe che l'avrebbe colta e fatta sua. Il matrimonio fu una grande festa, una festa per tutto il paese. Si festeggiò per giorni. Tutti ridevano, si congratulavano, si baciavano, lei inerme, passiva, ma dentro un mare arrabbiato le agitava il cuore. La prima notte e le notti a seguire non fecero "all'ammore". Fu, come dire, più la monta di una puledra selvaggia. Imparò presto a chiudere gli occhi e a correre libera tra girasoli e campi di papaveri. I figli non arrivarono, nonostante le cavalcate notturne e questo a Rosario non piaceva. "Ma cu minchia maritai? Manco nu figliu sapi fari!" Le gridava in faccia, umiliandola, nel suo essere donna. Rosario, ormai, non la toccava più, la sera non rincasava e il giorno la evitava. Santuzza per lui non c'era più, forse non c'era mai stata.
Una notte, Santuzza si guardò le minne, come faceva ogni sera ormai da anni e le parvero grandi. Gioì, ma subito un pensiero torvo le aggrottò la fronte e un velo scuro le scese sul viso.
La verità fu come l'eruzione dell'Etna, improvvisa, violenta, distruttiva. Le parole del dottore come lava bruciavano, incenerivano ogni pezzo di quel suo corpo malato. È stata sempre tradita da tutti, dal padre, dalla madre, dalla zia, ma stavolta era la vita a tirarle lo sgambetto.
Fu operata d'urgenza. Si svegliò sola in una piccola fredda stanza di ospedale. Non ricordava più nulla, non voleva ricordare nulla. Un signore in camice bianco con due occhietti piccoli dietro un paio di occhiali un po' sbilenchi le disse "Signora lei è fortunata, aveva un brutto male, ma siamo arrivati in tempo!". Poi dopo una breve pausa proseguì "Starà in ospedale per altri due giorni e poi potrà tornare a casa dalla sua famiglia. Dovrà seguire una terapia, prendere delle pillole, ma starà bene e, con un po' di fede, tra qualche anno, potrà provare ad avere dei figli".
Il terzo giorno, si alzò, si rivestì e lasciò l'ospedale. Aveva una piccola valigia con sé, lo stretto necessario e pochi soldi donati dalla zia che teneva con sé per le emergenze. S'incamminò, ma in direzione opposta a quella prevista, verso il porto, non si voltò mai più indietro, ma qualcuno giurò di averla vista sorridere.
Dott. Bellizzi si è sentita la sua mancanza almeno per me....i suoi ometti stanno prendendo il potere sul suo tempo ? Alla prossima e ...
Lori
Io devo andare dalla psicologa in ospedale e mi viene già l ansia ad entrare in oncologia! Non ne posso più di ospedali...
trovarne una che non sia in ospedale?
Anche io ero angosciatissima quando dovevo andare dalla psiconcologa in ospedale e allora non ci sono andata più! Tra l'altro mentre parlavo guardava il cellulare e aveva una faccia funerea. Adieu!
Forza Chiaretta! Ti capisco tanto e ti sento vicina, restiamo unite, scriviamo le nostre paure e anche quello che ci fa stare bene. Un abbraccio
Speranza e Amica belli i vostri racconti! Molto diversi tra loro, ma ognuno con un finale pieno di speranza
Buona Roma Stella bella!
Angel felice che sia andata bene. Raffa una bella nuotata e passa la paura!
Mare64 il port per ricordo? Ma sono matti? Avanti tutta e ciao ciao port, grazie ma addio.
Ho letto un po' a sprazzi, sono giornate belle piene e sono contenta di questo, mi sento tanta energia dentro! Buonanotte mondo Rfs
Lori Festina Lente !!! Arriverò prima o poi al dunque!
Buonanotte
Lori
L'ho messo da pochi mesi, ma a me hanno parlato di cinque anni, Dottore...
Ninni Stella Monica e tutte
Mi sono letta i racconti che state scrivendo, siete bravissime davvero ed è così bello leggere qualcosa che esce spontanea dal cuore, alle volte mi commuovo e non so se succede anche a voi: da ogni racconto emerge la personalità di chi scrive , il gusto, la fantasia ....insomma l'anima di chi scrive. Brave
Lori
La mia era solo una curiosita' ! Vediamo cosa viene fuori dalle esperienze di altre.
Mi pare corretto indagare su questa cosa strana.
La Ves ci dice poco !
Bisogna indagare sul sistema linfatico regionale, ma il primo approccio con l'infettivologo mi sembra corretto.
Sa che e' la prima volta che sento dire dello "psicologo che guarda il cellulare" durante una seduta ?
Sull'oncologo che guarda il computer durante la visita ne abbia dette di tutti i colori, ma almeno li' ci sono i dati della paziente.
Addirittura "angosciatissima prima di andare dallo psicologo ?"
E uscendo dallo psicologo ?
C'e' tanta satira su questa relazione anche se prevale quella con lo psichiatra
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Eh no Dott Salvo.. il record l'ho fatto io! Port per 5 anni
Tolto a luglio scorso
Cmq mai avuto nessun problema... anzi... il mio corpo l'aveva talmente accettato che hanno fatto un po fatica a toglierlo
Addirittura !!! Ecco perche' si parla tanto di PORT (o) SICURO !
A chi toglie il PORT che richiama la metafora di un PORTO SICURO....questa bellissima di Mark Twain
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