Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno

salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo
Edelsten:
Quindi noi col tontolone siamo meno fortunate? Non che voglia fare una classifica tra noi qui, per l'amor del Cielo, ma sto cominciando a maturare la convinzione che mi devo preparare a risalutare l'indesiderato ospite nonostante l'ottimismo dei miei medici

Siete più fortunate , ma purtroppo il meccanismo di rimozione rimuove. anche qualsiasi raccomandazione sulla PREVENZIONE PRIMARIA .
L'ottimismo dei medici è necessario per rafforzare quei fattori prognostici
modificabili dal paziente in direzione della Prevenzione Primaria.
E' catastrofico se incoraggia il processo di RIMOZIONE ( "sei guarita") saltando i passaggi intermedi della sazietà semantica, della desensibilizzazione sino all'abituazione.
Dire "sei guarita" nulla ha a che vedere con l'empatia

ma paradossalmente è uno strumento molto comodo per non occuparsi più della paziente, perchè lascia aperta la possibilità di reiterare ulteriormente questo distacco anche nel follow-up per non dare più spiegazioni.
Cosa fa il medico che ha staccato dal paziente con il comodo " sei guarito/a" quando questi si presenta al controllo ?
Non guarda mai in faccia il paziente.
Non stacca più lo sguardo dal video e imperterrito......................
"ma come glielo devo dire che è guarita ?"
- Modificato da salvocatania
pepeli
pepeli
Juventina Fiduciaria
Mi dispiace che la tua ferita faccia i capricci ma vedrai che si sistemerà tutto
pepeli
pepeli
salvocatania:
E' catastrofico se incoraggia il processo di RIMOZIONE ( "sei guarita") saltando i passaggi intermedi della sazietà semantica, della desensibilizzazione sino all'abituazione.
Dire "sei guarita" nulla ha a che vedere con l'empatia

vero!!
salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo
Norma86:



Dottore ha visto il bellissimo studio allegato da Laila80 (grazie) ?
Sembra tratto dal nostro blog.

E sembra tratto dall'elenco sui fattori prognostici modificabili dallo stesso paziente su cui lei scrive da 40 anni.

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9320-la-resilienza-puo-allungare-la-vita.html

#716.412 Scritto: 06-09-2024 12:10

laila80:
Vi incollo un articolo appena pubblicato su resilienza e longevità:
La resilienza può allungare la vita

Lo studio durato 12 anni di osservazione su 10.000 adulti statunitensi dimostra l'importanza della resilienza nel compensare l'impatto negativo delle malattie croniche e della disabilità legata all'età.

Mi sembra assolutamente in linea con i nostri 14 anni di blog! Dottore ha
Sembra tratto dal nostro blog.

E sembra tratto dall'elenco sui fattori prognostici modificabili dallo stesso paziente su cui lei scrive da 40 anni.


https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9320-la-resilienza-puo-allungare-la-vita.html

Grazie ad entrambe per la segnalazione dello studio

https://mentalhealth.bmj.com/content/27/1/e301064

Objective
This study aims to explore the association between psychological resilience and all-cause mortality in a national cohort of US older adults by a cross-sectional study.

Methods
The Health and Retirement Study (2006–2008) included 10 569 participants aged ≥50. Mortality outcomes were determined using records up to May 2021. Multivariable Cox proportional hazards models were used to analyse the associations between psychological resilience and all-cause mortality. Restricted cubic splines were applied to examine the association between psychological resilience and mortality risk.

Infatti sembra la conclusione di uno dei più importanti studi condotti nel nostro blog riguardo al tema della resilienza.



Ne riesumo uno a caso

salvocatania:
#507.838 Scritto: 16-10-2022 23:19



Per chi mi chiede quali sono le mosse principali per diventare sempre più resilienti.

Breve sintesi



Di seguito vengono elencati 10 aspetti che possono aiutarci a diventare più resilienti.
 
1)   Mantenere, per quanto possibile, una visione ottimistica di sé e del mondo.

Anche se spesso, di fronte alle difficoltà può essere arduo, mantenere un atteggiamento costruttivo e positivo di fronte ad un problema, può aiutare a concentrare tutte le nostre energie nella direzione giusta, ossia il raggiungimento della sua soluzione.

2)   Interpretare le difficoltà come una sfida, come un’opportunità per mettersi in gioco.
 
3)   Concentrarsi sul presente.



Pensare in modo fisso alle ingiustizie subite o concentrarsi su ciò che potrebbe andar male nel futuro non ha nessuna utilità nel risolvere un problema. Anzi, spesso ci porta ad entrare in una spirale di negativismo che limiterà di fatto le nostre capacità di fronteggiamento.
Investire risorse sul presente e sulle possibili strategie da mettere in atto nel qui ed ora per affrontare le difficoltà è molto più produttivo. Mantiene la mente attiva e riduce i pericolosi meccanismi del rimuginio e della ruminazione.
 
4)   Riconoscere ed accettare i propri limiti.



Le persone resilienti non nascondono le proprie vulnerabilità. Riconoscere le proprie debolezze può essere molto utile poiché permette di identificare quali aree della nostra persona possiamo migliorare.
 
5) Identificare i propri punti di forza.

Ogni persona ha dei punti di forza. Saperli riconoscere e darsene il merito è fondamentale per individuare le risorse da mettere in campo per fronteggiare le difficoltà.
I nostri punti di forza possono inoltre essere un fedele supporto per quelle aree in cui ci sentiamo più vulnerabili.
 
6)   Accettare il fallimento come possibile esito della sfida.

La resilienza non coincide con l’infallibilità.

Il fallimento è possibile e senza di esso non ci sarebbe crescita.
La differenza risiede nell’interpretazione del fallimento. L’individuo resiliente lo interpreta come uno spunto per capire quali aree di sé può migliorare e come poter affrontare una situazione simile in futuro.

7)   Far riferimento alle risorse sociali.

Saper chiedere aiuto ma anche conforto alla nostra famiglia ed ai nostri cari è un elemento molto importante. Gli altri sono un preziosissimo aiuto per affrontare una sfida e sentirsi meno soli in mezzo alla tempesta.

8)   Individuare gli elementi su cui abbiamo controllo.

E’ di fondamentale importanza capire su quali aspetti della situazione  abbiamo il controllo e su quali invece non possiamo influire in alcun modo.
Questo ci servirà per elaborare un piano di soluzione del problema più efficiente per gli elementi che possiamo controllare.
Viceversa ci porterà ad accettare ciò che sfugge alla nostra influenza.

9) Elaborare e mettere in atto un piano strategico.

E’ importantissimo individuare specifiche strategie volte alla soluzione del problema

10)   Imparare ad accettare che non su tutto possiamo avere il controllo.


Come ultimo punto, facciamo cenno alle situazioni che ci fanno soffrire a su cui non abbiamo controllo.
Tra queste rientrano i lutti e le perdite in genere, nonché particolari eventi traumatici.

Come si integra in questi contesti il concetto di resilienza?
In primo luogo lo stesso fatto di accettare di non avere potere su questi eventi, è già di per sé un grande passo in avanti. In queste situazioni, spesso molto dolorose, una volta compreso che combattere non serve a niente, se non a prolungare la nostra sofferenza, possiamo far ricorso al supporto dei nostri cari: la condivisione del dolore indubbiamente aiuta il percorso dell’accettazione.

Inoltre, anche se può sembrare molto difficile, è d’aiuto trovare dei piccoli spunti di crescita personale negli eventi accaduti. Secondo lo stesso principio di resilienza, possiamo affrontare un dolore facendoci trascinare da esso fino a spezzarci, oppure, in alternativa, possiamo trovare la forza per ricavare dal nostro stesso dolore della linfa che ci porti a crescere e, una volta passata la tempesta, rialzarci più forti di prima.






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- Modificato da salvocatania
Valet87
Valet87
salvocatania:
è uno strumento molto comodo per non occuparsi più della paziente, perchè lascia aperta la possibilità di reiterare ulteriormente questo distacco anche nel follow-up per non dare più spiegazioni.

Questo approfondimento è estremamente interessante. Mi chiedo secondo lei dottore cosa spingerebbe un medico a muoversi su questa strada però: non so se mi sto spiegando. È la “comodità” di sollevarsi da ogni responsabilità verso il paziente? Non mi riesco a dare una risposta
Luisa86
Luisa86

Io ci sono

Luisa86
Luisa86
Valet87:
Questo approfondimento è estremamente interessante. Mi chiedo secondo lei dottore cosa spingerebbe un medico a muoversi su questa strada però: non so se mi sto spiegando. È la “comodità” di sollevarsi da ogni responsabilità verso il paziente? Non mi riesco a dare una risposta

Appena posso ti cerco diversi approfondimenti del dottore che rispondono alla tua domanda.

Ti risponderà il dottore ma da quel che ho compreso io questi comportamenti dipendono dalle PAURE non risolte del medico

http://www.senosalvo.com/approfondimenti/spazio_umano_malato_medico.htm

Fattori relativi all’atteggiamento del medico che condizionano la comunicazione
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paura di generare dolore
paura di sentirsi accusati (aspetti medico-legali; fallimento terapeutico)
paura di ciò che non è stato insegnato
paura di dire “non so”
paura di esprimere emozioni
paura della gerarchia medica
personali paure della malattia/morte
solidarietà nella sofferenza

Inoltre nel suo libro il dottore spiega come ha imparato lui a comunicare

"D’altro canto anche il medico in questi incontri arricchisce la sua professionalità perché, potenziando la capacità di ascolto, finisce per modificare il proprio modo di concepire il cancro, fatto di numeri e statistiche, che pur si devono conoscere, fino a muoversi su un piano soggettivo fatto di emozioni e storie di persone.
Ma ciò che in questi incontri , nell’arco di un trentennio, ha radicalmente cambiato il mio modo di essere medico è stato l’incontro (frequentemente scontro) con i pazienti cosiddetti eccezionali.
Chi sono i pazienti eccezionali ?
Sono individui da sempre normali, nei quali il desiderio di vita si esprime nel modo più forte.
Essi, alla scoperta di una malattia grave, si assumono la responsabilità della loro vita, anche se prima non ne erano stati capaci, e si impegnano a riacquistare la salute e la serenità perduta.

Sanno che su questa terra il tasso di mortalità è del 100 per cento.:sanno cioè che la vita non dà garanzie. Ne accettano quindi i rischi e le sfide. Si sentono soprattutto padroni del proprio destino e, per tale ragione, non lasciano tutta l’iniziativa al medico, poiché preferiscono costituire insieme a lui una sorta di società, o di alleanza , con il patto reciproco di dare il meglio di sé: e , in comune a tutti i pazienti pretendono solo, si fa per dire, la tecnica e la competenza, l’apertura mentale e, naturalmente , l’impegno."
- Modificato da Luisa86
Lady*
Lady*
Juventina che pizza! 🥺 Mi dispiace tanto per tutti questi inconvenienti... Un passo alla volta, noi siamo con te ❤️🌈🌈🌈
Luisa86
Luisa86
Juventina Fiduciaria:
Grazie a tutte rfs 🥰

Noi ci siamo 💖💖💖🌈🌈🌈
Lady*
Lady*
Lara benvenuta 🌹🌹🌹
Luisa86
Luisa86
Ortoressica:
Sto aspettando mi chiami il medico di base perchè ste mani informicolite di notte non mi lasciano più riposare bene. Vediamo cosa mi dice.

Siamo curiose anche noi
Isa55
Isa55

Uffa Juventina
che scocciatura speriamo sia la volta buona!!!

Adsc3
Adsc3

“Si sentono soprattutto padroni del proprio destino e, per tale ragione, non lasciano tutta l’iniziativa al medico, poiché preferiscono costituire insieme a lui una sorta di società, o di alleanza , con il patto reciproco di dare il meglio di sé “
Parole che arrivano dritte al 🩷.che mi riportano alla realtà ❣️

Ortoressica
Ortoressica
Luisa86:
Siamo curiose anche noi

Penso mi farà fare l'esame per verificare il tunnel carpale, perchè se si limita a dire "è la terapia ormonale porta pazienza", sta volta impreco. Prima bastava una scrollatina di mani e tt tornava in ordine, ora m devo alzare e passeggiare per casa. Ora, ok che promuovo l'attività fisica, ma sono anche promotrice del sonno di bellezza.
Arcobaleno
Arcobaleno

io ci sono

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