Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Alcuni silenzi li ho vissuti con apprensione e preoccupazione, e non solo quelli di chi sta percorrendo un pezzo di strada in salita ma anche quelli di chi in modo inusuale scompare all'improvviso.
Altri li interpreto molto positivamente, quelli di chi so (o credo) essere tornato in possesso di un quotidiano ricco di impegni, di chi penso abbia ripreso il normale corso dell'esistenza nonostante/con quel TUTTO di cui si è tanto parlato qui nel Blog ... questi sono i silenzi che lasciano speranza, lasciano intendere che la VITA ha preso il sopravvento.
Altro è il silenzio di chi, per motivi belli o meno belli, COMUNICA la decisione di scendere da questo Bus ... e qui credo serva solo rispetto e poche parole, ma già il fatto di averlo comunicato fa si che non ci si attenda altro che il silenzio.
Ma un silenzio ASSOLUTO e senza spiegazioni, a mio avviso, genera sempre "paura" ...
A volte, invece, ci si può appisolare, continuando ad essere presenti nel Blog come lettori, come spesso faccio io e tante altre in questo periodo e questi sono i silenzi che ben ha definito Francesca ... silenzi di persone in ascolto. Penso anche all'evoluzione dei vari interventi che nel periodo della scoperta della malattia avvenivano prevalentemente per avere informazioni e per sfogare paura e apprensione, ora la maggior parte sono per condividere un qualcosa, per sviscerare un argomento da approfondire ed ora i nostri silenzi parlano di VITA che scorre ...
Nella vita reale, invece, il silenzio assume significati ancora diversi, il silenzio è un'arma a doppio taglio ... tanto è indispensabile e arricchente in alcuni momenti (come ci racconta la grande Lori) tanto ferisce quando arriva inaspettato da chi non vorresti, questo silenzio è peggio di una lite furiosa, perché lascia libero spazio a mille interrogativi che non avranno risposte ... lascia spazio ad attese che verranno deluse e tutto questo genera una profonda sofferenza.
Comunque RFS io ci sono ... a volte ascolto, a volte condivido, a volte entro di sfuggita, una sbirciata e via ... qui fuori dal Blog la vita scorre veloce e c'è sempre tanto da fare ... entrare qui è come fermarsi un attimo, sedersi sull'erba con Lori, ascoltare tutt'intorno a noi, ritrovare la giusta dimensione ... e via A TUTTA VITA.
Serena notte a tutte/i
CRistina
@Antonia: dato che siamo in vena di confessioni sugli orari... ormai il mio tempo di permanenza sveglio sul divano dopo cena è di 10''... Usain Bolt in due centesimi di secondo in meno corre i 100m...
@Francesca: sono qui, anche se a volte "nello spazio bianco"...
@Antonella: le immagini che ho visto della Sicilia orientale stile "Venezia" mi hanno davvero impressionato! Ora dovranno rieditare Johhny Stecchino, e ridurre a 2 i problemi della Sicilia, altro che "siccità" (con buona pace dei nostri conterranei messinesi, che da ormai 15 giorni stanno senz'acqua in moltissime zone della città... Deliri che manco nel terzo mondo...)
@Lori: anche a casa mia c'è un bel "reparto fumetti"... Quando ho incontrato per la prima volta Donatella a casa mi ha chiesto ridendo: "Dove sono i Dylan Dog?"... Sembra passato un secolo...
Mi ha colpito l'immagine che ha evocato nella mia mente, ovvero quella di lei che "sta a contatto" con i suoni, i profumi, le immagini della natura. Mi ha stimolato una riflessione.
Cosa ce ne facciamo dei pensieri, dei ricordi, delle idee che ci vengono in mente... quando non ci piacciono? Se un certo posto non ci piace, se lo scorcio di un paesaggio non ci soddisfa, se in un bosco sentiamo cattivo odore, o freddo, o siamo comunque a disagio, possiamo semplicemente... andare via! E se queste sensazioni si accompagnano a "paesaggi" che sono nella nostra mente?
Penso ai tutta la ridda di idee che si affastellano nella mente delle RFS che si apprestano ad un controllo; o di qualche marito apprensivo, che teme ulteriori problemi di salute che possano riguardare i suoi cari (lE suE carE!); o i ricordi dolci-amari che possono affacciarsi alla mente di chi abbia perso da poco l'altra metà della mela...
@CRistina: condivido appieno la sua riflessione sul silenzio "nel mondo reale". Anche in terapia i silenzi possono essere "suoni" molto diversi. A volte vanno riempiti, altre no. A volte sono già "pieni", altre sono solo angoscia, tristezza, perdersi dentro ai propri pensieri ed alle proprie paure... Per non parlare dei silenzi della vita di coppia: i silenzi di intesa, o quelli risentiti; quelli assordanti, utilizzati come mattoni per colpire, o quelli impenetrabili, di chi rimane chiuso nel proprio dolore...
Uno dei ricordi più teneri della mia vita è il primo sonno di Aurora a casa, dopo la sua nascita. Nel silenzio "perfetto" si sentiva solo il suo piccolo respiro. Ora, di tanto in tanto, russa come una segheria canadese... E quel silenzio non avrei voluto "riempirlo" con niente al mondo!
Un abbraccio a tutti/e
Quando si parla di silenzio mi sento a mio agio, abituata come sono più a parlare con la mente che con la voce. I miei spazi sul web tacciano anch'essi sulla persona che sono in realtà, non una gran chiacchierona, ma una che spesso viene scambiata per chi sta sulle sue. Ma la mia mente ha sempre parlato tanto e forse le s'addice il paragone con la segheria canadese del dott. Calì. Ahimè, stesse un po' zitta a volte avrei più pace!
I silenzi più belli li vivo qui al mio paesino tra i boschi della Maremma, 200 anime tutte rintanate già alle 8 di sera, fa strano questo novembre con i grilli che cantano anche quando il cielo è coperto e sembra stia per piovere. Pare curioso che un paese con un passato millenario conservi un simile silenzio la notte con tutta la storia che ha da raccontare. A volte mi lamento di quanto sia scomodo abitare in un posto così, ma poi quando passo del tempo in città mi rendo conto che non sarebbe la mia vita quella. Ci sono momenti in cui riesco anch'io a cogliere dei silenzi perfetti, mentre non ricordo che ci siano stati prima, forse non c'erano davvero o forse ero io a non sentirli. Di sicuro c'era qualcosa che li interrompeva, come la paura per qualcosa. Quando ero piccola era mio padre ad interromperli spesso, lui e il suo maledetto alcol, le porte che sbattevano o gli urli di mia madre, i nostri passi durante la notte fuori di casa, qualche persiana che si apriva per richiudersi immediatamente dei vicini nel silenzio di quel borgo dove vivevamo allora. E poi c'erano i silenzi di mio fratello, ancora oggi presenti tra di noi.
Poi un muro di silenzio che ho alzato io per anni con alcuni dei miei affetti più cari.
E il silenzio dell'eternità di mio padre che faceva comunque un gran rumore, almeno fino alla mia malattia.
E poi il silenzio della libertà.
Dott. Calì mi chiedevo se avesse mai acquistato quel fumetto di cui le parlai quando Donatella trascorreva i suoi ultimi giorni in ospedale. Si chiama Alice nel mondo reale di Isabelle Franc e SusannaMartin. Lo legga se può.
Una buona giornata a tutti, stamani ho messo su il ragù e un brodo da fare per la sera.
Nadine, no, non l'ho letto, ma grazie, perchè mi chiedevo: "cosa chiederò a Babbo Natale quest'anno?". Mi ha risolto un minuscolo ma fastidioso problema...
Mi ha colpito la sua condivisione, perchè è riuscita con poche, scarne parole a creare nella mia mente quelle immagini, quelle scene. Le ha descritte proprio per come forse le ha vissute.
E non uso il termine "le HA VISSUTE" a caso. Il passato è passato. Quello che ce ne facciamo del nostro passato, quello è il presente. E a volte, almeno per esperienza personale, "forzare" le barriere invisibili che ci vediamo intorno perchè un tempo "ci sono state" richiede un bel pò di coraggio...
Nadine, cara...
i tuoi silenzi "passati", come giustamente li definisce il Dottor Calì, hanno procurato un gran frastuono nei miei pensieri e per qualche verso mi hanno fatto rivivere alcune situazioni che, nel tempo, hanno segnato la mia vita.
Ognuno di noi, nel corso della propria esistenza, è stato -ed è- costretto a fare i conti con i silenzi non voluti, quei vuoti di scena che in realtà provocano un gran rumore dentro l'anima e che sovente vengono malamente interrotti dal fragore provocato da parole o da gesti improvvisi e non desiderati...
Occorre imparare a leggere e a gestire quel tipo di silenzio per non esserne inghiottiti nel momento in cui ci si sente aggrediti...
Conosco anch'io il silenzio che vige indisturbato nei Paesini sperduti, quell'atmosfera perennemente ovattata che si apprezza ancor più quando si rientra da un viaggio in qualche grande città...
Mio figlio, che vive a Barcellona, ripete che il silenzio delle notti a casa nostra gli "risuona" nelle orecchie tanto da definirlo a volte quasi imbarazzante... io non lo sento più, lui invece si!
E poi si, ci sono i silenzi che nel nostro "prima" non c'erano...quelli che abbiamo imparato ad ascoltare solo dopo l'incontro con il granchio...quelli che ci hanno insegnato a leggere tra le righe e tra le parole, dove non ci legge e non si ascolta nulla, ma dove c'è scritto e detto moltissimo!
Leggerti, Nadine, mi ha anche fatto pensare ai momenti di silenzio che volutamente creo a scuola, momenti in cui i "miei" Bambini imparano a non avere fretta, a "bastare a se stessi", a cogliere e ad apprezzare il rumore dell'aria e del proprio respiro...
Ai Bimbi questa richiesta fa paura, all'inizio, in quanto essi temono il doversi confrontare con "il niente", ma è sufficiente guardarsi negli occhi o stringere la mano di chi sta accanto per rompere lo schema dell'abitudine ed iniziare ad apprezzare il lieve rumore del silenzio, questo sconosciuto....
Abbassare le tapparelle e creare un'atmosfera leggermente fiabesca, accendere una candela, esprimersi nell'essenziale con un filo di voce... fermarsi ad ammirare lo sbrilluccichìo delle paillettes dentro un barattolo di vetro e tenere per se i propri pensieri...
Tutte azioni semplici, che arricchiscono e che rendono solido il proprio sentire, senza timore, preparandosi a stare bene con se stessi e ad affrontare le emergenze che il futuro, anche prossimo, riserva.
Sono sufficienti pochissimi minuti, basta una volta sola, e poi ci si deve attendere che i Bimbi chiedano essi stessi di ricreare quell'atmosfera magica perché in quegli istanti hanno trovato ciò di cui avevano bisogno....
In questa standing ovation del silenzio io però continuo a ribadire che la sua attività taumaturgica si esprime solo quando si è certi che, se lo si desidera, lo si può interrompere con la certezza di trovare sempre qualcuno pronto ad ascoltare e ad esprimere se stesso, a sua volta.
I silenzi forzati si subiscono, lasciano spazio alla libera interpretazione e, come ho già scritto, non consentono di essere apprezzati se non dai misantropi, i quali SCELGONO che così sia!
Un abbraccio FRAGOROSO a Tutte e a Tutti, con il solito sorriso!
Rosella
Nadine è stato molto bello leggerti mi ha fatto ricordare le sere che passavo a dormire da mia madre in un paesino dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Un paesino che non ha neppure un negozio di alimentari ma i pochi abitanti si sono organizzati.
Verso l'imbrunire mi sedevo fuori sui gradini della porta per pensare, i gatti di mia madre mi facevano compagnia l'unico rumore erano le loro fusa, che poi non erano rumore ma una dolce melodia che mi accompagnava nei miei pensieri. Pensieri a cui cercavo di porre un rimedio ma che rimedi non avevano. Poi l'unica luce che si accendeva era quella del campanile, posto in alto, che dava un senso di protezione, era una mezzoretta in cui potevo pensare.
Ora di tutto questo non c'è più nulla, domani sono due anni che mia madre non è più con me, avrei tanto voluto parlarle di quello che mi è successo solo per sentire ancora la sua voce dolce che mi tranquillizzava e per chiederle "ho fatto abbastanza per te?"
Forse un giorno avrò la risposta, ora io non riesco a darmela
Didi
Il silenzio non cercato lo conosco da tanto, quello non è per niente affascinante anzi... crudele e infinito talvolta, come il silenzio di mio padre che dura ormai da trentacinque lunghi anni, tanti quanti sono gli anni trascorsi dal suo trasferimento.
Quante volte in passato avrei voluto che quel silenzio fosse riempito dal suono di una voce che non ricordo neanche più, ma ho imparato a caro prezzo che non è giusto vivere nel passato o ancora peggio nei silenzi del passato. Che nel passato poi ci sia un lutto, una malattia ,o un amore finito per me non fa differenza: VOGLIO vivere nel presente, semmai con lo sguardo rivolto al futuro.
E poi c'è il silenzio voluto, quello che decido io, quello che mi serve per ammortizzare gli urti della vita o come li ha definiti Lei dottore Calì, quei pensieri, ricordi, idee che ci vengono in mente anche se non ci piacciono.
Come in questo momento in cui permetto solo al rumore delle onde di questo mare azzurrissimo di interferire nel silenzio del suono della mia voce, nel silenzio delle parole che non scrivo mentre cerco di chiarirmi le idee, per capire se sono ancora in grado di andare avanti godendo delle gioie e degli affetti che la vita mi riserva, e posso urlare la mia paura a chi ( me stessa) sa ascoltarla senza scappare, posso lasciarmi vincere dall'apatia e dalla tristezza e toccare il fondo per poi nuovamente ripartire, chissà forse anche più forte di prima...
Antonella
Sono contento di avere gettato...in silenzio un sasso nello stagno.
Spiego il senso del "mio controcorrente". Dagli ultimi commenti si comprende bene quanto sia variegato il significato di silenzio. In realtà io volevo sottolineare un altro aspetto : non necessariamente il silenzio assume una connotazione negativa per tutti e per tale ragione il mio era un invito a non sentirsi in colpa o doversi giustificare per le assenze dal forum. Faccio questa osservazione perchè quasi tutte quelle che hanno avuto necessità di scrivermi hanno iniziato il testo delle loro mail sempre con " La prego di scusarmi per il mio lungo silenzio...ecc ecc".
Scusarsi di chè ?????
Entro sera ci togliamo tutti i sassolini dalle scarpe (scherzo ovviamente)
Commentando il rassicurante resoconto di Lory io l'avevo presa in giro (e non scherzavo) con una immagine irriverente. Volutamente irriverente , ma non tanto a Lei come persona, ma soprattutto alle sue EX-metastasi. Si trattava di una metafora irriverente. Volutamente irriverente.
Quanto fosse irriverente lo dimostra il silenzio assordante di Lory .
Il mio messaggio, forse esageratamente criptato, mi sembrava chiaro, tant'è che Rossella l'ha colto a volo. Del resto per coerenza quella immagine era irriverente anche nei confronti di Salvo Catania (quello sulla destra !!!: commento 5,888 del 27 ottobre).
Pur attraverso l'utilizzo di immagini e metafore il messaggio recitava press'a poco così : >> Cara Lory, va bene la meditazione, il silenzio della natura...ecc ecc. ma per sopportare tanto dolore occorre, per mia esperienza, anche un pizzico di sana ironia, anzi autoironia, il sale delle ragazzefuoridiseno."
Quando parlo di "per mia esperienza " il mio pensiero va al secolo scorso.
Anna, ragazzafuoridiseno storica (allora non le chiamavo così) quando era di fronte a me suscitava sempre una domanda cui non riuscivo a dare risposte " Come fa questa ragazza a resistere a tanto dolore ???" Anna sorrideva sempre , era irriverente con sè stessa, con tutti gli altri, ma in un modo così garbato e rispettoso da contagiare tutti con il suo sorriso.
Era irriverente con i miei pensieri negativi che il linguaggio del mio corpo non riusciva a celare e le mie previsioni prognostiche che la vedevano spacciata in tempi brevi.
Era irriverente quando ogni 8 marzo (anniversario della sua mastectomia ) mi scriveva un biglietto di ringraziamenti, allegando una curva della sopravvivenza , della SUA sopravvivenza, quasi scusandosi di essere uscita fuori dalle "mie statistiche".
Poi accadde qualcosa di grave che ridimensionò il suo spirito goliardico e il suo speciale senso di ironia. E il dolore prese il sopravvento.
Anna fu irriverente anche nei confronti della morte che stava aspettando serenamente da qualche giorno in un letto di ospedale, dove io mi ero recato per l'ultimo saluto, come se fosse un appuntamento programmato dalla sua segretaria.
Irriverente fu il suo ultimo sorriso al giovane dr. Catania, irriverente e persino scritta con mano ferma l'esortazione a non farsi scoraggiare per un "semplice evento" luttuoso che l'avrebbe presto riguardata.
http://www.senosalvo.com/mai_perdere_la_speranza.htm
Ci sono "grandezze" che non si imparano...o le hai, o non le hai...
Anna le aveva....
E nessuno poteva togliergliele, quelle sue "grandezze".
Neppure la drammaticità della situazione che viveva, neppure il dolore che fino alla fine probabilmente lei non ha percepito come una sconfitta, bensì l'ha accolto, preso per mano e accompagnato....passo dopo passo.
L'ironia,ma soprattutto l'autoironia, non appartiene di diritto allo scibile umano, bensì è "virtù" di pochi ed è capacità di pochissimi comprenderne tutte le più intime sfumature...
Anna fu "irriverente"...
...ed essendolo vinse sulla drammaticità della morte, tanto che ora, leggendo il Suo racconto, Dottor Catania, posso affermare che il pensiero di Anna non evoca in me la sua dipartita, ma unicamente quella irriverenza che l'ha resa più forte della morte stessa e che ha permesso la sua immortalità....
Non so se sono riuscita a dipanare con le parole il concetto che ho costruito nella mia mente, scorrendo il Suo intervento, Dottore...
E, giusto per ironizzare ulteriormente, ma neppure troppo, mi chiedo se un sorriso non sia davvero "la cura" di tanti mali....
Rosella
Io sono sempre stata una ragazza seria, forse un pò triste, la malattia all'inizio ha tirato fuori il peggio di me, da allora questo peggio non c'è più, il mio sorriso, spessissimo è uguale a quello del mio avatar, forse assomiglia un pochino a quello di Anna, chissà?
certo che ogni tanto bisogna sfondare la barriera del suono e romperlo il silenzio....
ps: quando avremo finito di stare... in silenzio vi racconterò cosa sto combinando....
un saluto a tutti e a nessuno ( proprio bella dottor. Calì)
Francesca
Ciao RFS,
anche io ero in un silenzio prolungato, solo che le mie immagini sono meno poetiche e più pannoliniche!
Ma avete visto a che pagina siamo arrivati? 395 pagine di forum!!! 5923 post!!!!
Un pò di silenzio credo sia pure "tecnico" in quanto tante cose le abbiamo scritte, le abbiamo anche lette e rilette.
Credo sia più che normale un pò di silenzio, dopo tanto comunicare.
E forse c'è anche altro, oltre le parole, che unisce e crea coesione, gruppo.
Un pò come quando si può stare con gli amici in silenzio a guardare nel vuoto: un pò il silenzio e un pò il conforto nel sapere che l'altro c'è anche se non parla e comunque condivide qualcosa.
Vabbè, adesso basta stare zitti! Obiettivo post 6000 e pagina 400!
La penna di platino va a chi riesce a fare il post 6000 nella pagina 400 !!!!
Dottor Bellizzi...
sarà una "dura lotta" contro il Dottor Catania accaparrarsi il post numero 6000!
Lori... maaaaa.... sto bikini???
Un abbraccio "silenzioso" a Tutte e a Tutti...
..e un sorriso altrettanto MUTO, ma stupendamente carico di significato!
Rosella
Ciao ragazze! ! E allora Francesca ce lo racconti cosa stai combinando? ! ? ! ... tanti baci elisa