Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Ma che carina Rebecca!
E quanta premura , affetto e riconoscenza per il Nostro doc e in seconda istanza anche per noi!
Mi vien da dire “figlia di sua mamma” , ma anche il papà credo che ci metta lo zampino...
Grazie per le foto , dottore
che bella signorinella sta diventando la nostra Reby!!
Doc grazie per gli aggiornamenti!!!
Domanda...ma la bomba cortisonica a cui sono sottoposta ( 50mg al giorno per 3 giorni) ha effetti collaterali? Oggi mi sento la testa un pallone...un cerchio di emicrania da un paio di ore...assunti 25 mg a colazione e 25 mg a pranzo come da posologia dell'otorino
Si te lo confermo, pensa che io avevo effetti come sudorazione notturna, fame assurda, stanchezza, ecc...
Buona domenica delle palme, meravigliosa Rebecca ❤️
Doc grazie per gli aggiornamenti!!!
Domanda...ma la bomba cortisonica a cui sono sottoposta ( 50mg al giorno per 3 giorni) ha effetti collaterali? Oggi mi sento la testa un pallone...un cerchio di emicrania da un paio di ore...assunti 25 mg a colazione e 25 mg a pranzo come da posologia dell'otorino
Il cortisone fa miracoli, ma proprio per questo va usato sempre con cautela seguendo le prescrizioni rigorosamente.
Sulla storia del blog ho fatto qualche piccola aggiunta
Consideratela per il momento come una bozza buttata lì senza controlli ortografici, punteggiature e ripetizioni noiose.
Poi ci faremo un articolo riassuntivo
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Già al terzo anno di Medicina iniziando a frequentare i reparti ospedalieri ero consapevole che al mio desiderio naturale di aiutare gli altri , la facoltà di Medicina aveva contrapposto l'insegnamento a mantenere la distanza dal paziente , piuttosto che fornirmi indicazioni sul modo migliore per comunicare con una persona malata.
Inesistente nella mia formazione scolastica l'empatia e fuori da ogni percorso clinico i sentimenti, le idee, le aspettative ed il contesto sociale del malato come se nulla avessero a che fare con il quadro clinico di cui ci si sta occupando.
La medicina tutto sommato quando mi sono laureato era una cosa abbastanza semplice. La diagnosi si basava principalmente sulla esperienza , sull'anamnesi e sulla abilità manuale nelle manovre dell'esame obiettivo . I test di laboratorio erano veramente scarsi.
Si presumeva che ogni malattia avesse una causa specifica, secondo il modello delle malattie infettive e quindi il modello scientifico di base era comunque quello meccanicistico, newtoniano o cartesiano, cioè una lunga catena di cause ed effetti ordinatamente collegati.
Per la verità io potevo considerarmi uno studente di medicina “ fortunato” (sic !) perchè proprio nella fase di formazione professionale avevo avuto modo di toccare con mano la paura, il senso di disagio, l'isolamento e la perdita di controllo che sperimentano i pazienti con i loro familiari quando sono consapevoli di essere stati colpiti dal cancro.
A me e non a mia madre direttamente, venne comunicata la sentenza di morte per un cancro , allora considerato , e lo era nella maggioranza dei casi , incurabile.
Mia madre , che in realtà morì 45 anni dopo e non di cancro, ebbe quella sentenza come “verità assoluta” da un giovane e preparato medico sempre sorridente e sempre pronto a dire un niente affatto tranquillizzante “non si preoccupi signora”.
Senza dubbio era molto garbato e gentile, ma con il pretesto di avere “tanto da fare a curare le malattie” in realtà, atterrito, sfuggiva il mio sguardo che lo inseguiva per i corridoi dell'ospedale.
In tale circostanza ebbi la netta percezione che quando un medico parla di verità e si pone il problema se dirla o no, si tratta quasi sempre di cattive notizie, o comunque di qualcosa verificato con una indagine cito-istologica, con gli ultrasuoni o con i Raggi X.
Anche se queste verità sono esatte , il che non sempre si verifica, sono solo una parte di ciò che il paziente o familiare percepisce rispetto al cancro.
Per la prima volta scoprii casualmente che la verità per avere lo stesso significato debba essere condivisa CON il malato e non somministrata AD un recettore passivo.
In tale circostanza sperimentai nella veste di familiare-parafulmine della mamma , il senso di isolamento quasi di abbandono totale dei pazienti e dei suoi familiari , perchè dei pesantissimi effetti collaterali delle terapie (anemia grave) me ne sono dovuto occupare da solo, pur non essendo un medico , ma solo uno studente di medicina al terzo anno. Fui costretto infatti a elemosinare quasi a giorni alterni le sacche di sangue in ospedale e, non so quanto legale, me ne occupavo io di fare le trasfusioni di sangue a casa a mia madre tra un ciclo e l'altro di terapia.
In tale circostanza sperimentai con il mio primo paziente, mia madre , altre forme di comunicazione non verbale trovando naturale il contatto fisico come la forma più elementare di comunicazione.
Ma soprattutto fantasticando e rimuginando sulla sua imminente perdita e persino sui suoi funerali, cominciai ad avere una maggiore consapevolezza di me, delle mie paure e delle mie sensazioni : oltre ad elaborare la morte di mia madre fu inevitabile accettare che “ allora anche io potevo morire “. Solo anni dopo mi sarei reso conto di tale acquisizione.
Anche perchè quando mi sono trasferito a Milano nel 1975 sono stato costretto a confrontarmi con la Morte.
Non solo ho cominciato ad occuparmi come chirurgo di una malattia quasi incurabile , ma , dopo una severa selezione, ero stato nominato Coadiutore didattico addetto alle esercitazioni per gli studenti di Medicina alla Facoltà di Anatomia Umana di Milano. Il mio compito era quello di spiegare ad un gruppo di studenti l'anatomia ...su un cadavere !
Io avevo scelto l'arto superiore a partire dall'ascella che sarebbe diventata la mia seconda residenza dove avrei trascorso ( 30.000 interventi circa) parte della mia vita anche perchè allora si eseguiva a tutti i pazienti uno svuotamento ascellare anche per tumori di pochi mm.
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La mia professione di chirurgo oncologo dopo un periodo in Chirurgia d'Urgenza, ebbe inizio in un Ospedale di Milano dove da assistente , poi aiuto, mi portò giovanissimo ad avere un incarico di Responsabile Primario di Chirurgia . Malgrado questo impegno di responsabilità il mio destino si incrociò fortunatamente con due personaggi che sono stati il punto di riferimento per la mia formazione .
Iniziai a frequentare l'Istituto dei Tumori di Milano con un mandato di 6 mesi, ma poi ci restai per più di un decennio.
Di Umberto Veronesi uomo e non dello scienziato ne parleremo più avanti.
Del medico somministratore di placebo intendo dire.
Poichè le attese per un ricovero presso l'Istituto dei Tumori di Milano erano vicine ai 60-90 giorni, quasi ogni settimana ricevevo una telefonata della segretaria di Umberto Veronesi , donna empatica e collaboratrice straordinaria " Dottore scusi se la disturbo ma la cercherà questa nostra paziente per essere operata da lei . Ha con sè una lettera del professore "
Conservo gelosamente quelle lettere di "raccomandazione" , uniche e personalizzate per ogni paziente.
a) C'era sempre una nota riferita alla Fede e alla Speranza
b) C'era sempre una bugia -placebo per la paziente che si presentava da me
prima stupita di essere stata indirizzata ad un "giovanissimo, sempre abbronzato (per via delle mie gare nei deserti) ed in jeans ", ma subito mi raccontavano evidentemente più fiduciose perchè " il Professore ci ha spiegato che ci avrebbe indirizzato da uno dei suoi migliori allievi ( IO ?). Ovviamente era una pietosa e necessaria bugia-placebo.
Ma sufficiente a superare il primo impatto con l'allievo giovane-abbronzato- in jeans e con i capelli lunghi.
b) Poi mi raccontavano che il Professore le aveva salutate con una frase magistrale che copiai immediatamente "lei ha le stesse probabilità di venire ai miei funerali che io ai suoi ".
Frasi come quest'ultima, in cui non solo non viene rimosso il concetto di morte della paziente , ma ad esso viene anteposto addirittura quello del medico, ristabiliscono rapidamente una condizione nella quale la "sgradevole verità" assume lo stesso significato per entrambe le parti.
Molti colleghi non si rendono conto quanto distacco di chi se ne lava le mani ci sia in un facile " non si preoccupi signora", mentre il non rimuovere il concetto di morte, che la paziente ha ben presente, crea le basi per una vera alleanza terapeutica.
Nessuna leale alleanza può partire da una bugia in qualsiasi tipo di relazione.
Ada Burrone, Veronesi, Catania, dietro Schitulli. Veronesi con il mio libro in mano [Carcinoma mammario dalla parte della paziente].
All'Istituto dei Tumori incontrai Ada Burrone che aveva fondato l'Associazione Attivecomeprima, e quando nel 1976 varcai la soglia dell'associazione sapevo già cosa cercare
Non immaginavo che avrei collaborato con Ada per quasi 40 anni.
Che per prima cosa mi ha insegnato che il cancro non è solo una guerra contro un nemico da affamare, bombardare e distruggere.
Ma non solo Ada ha dato una svolta alla mia formazione.
Non conoscevo questi “esseri”, che , in un'epoca in cui il cancro era qualcosa di cui ci si doveva vergognare , chiamavano a raccolta altre donne di pari condizioni.
Allego alcuni link riassuntivi su Ada e che abbiamo commentati sul nostro blog
https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-30831.html
[post 462.455 e 462.458]
ed altri riferimenti per chi volesse approfondire.
http://www.senosalvo.com/approfondimenti/spazio_umano_malato_medico.htm
http://www.senosalvo.com/approfondimenti/dottore_si_spogli.....htm
In Associazione ho conosciuto tante donne straordinarie , tra cui Rita, bionda, giovane carina, ma anche inflessibile. Sorrideva sempre e seduta in un angolo registrava i miei incontri del quarto venerdì del mese “Dottore si spogli”
con le donne che provenivano da diverse regioni d'Italia, e dopo tre-quattro giorni mi faceva pervenire un plico di cartelle dattiloscritte , con le infuocate osservazioni sulle cose dette da me e che l'avevano spaventata.
Dopo qualche anno , quando ormai scoraggiato avevo deciso di occuparmi d'altro , Rita mi aiutò ad uscire dalla crisi riducendo le cartelle dattiloscritte a pochi fogli, restituendomi la consapevolezza di avere imparato molto sulla vera natura della professione medica e sulle regole-base della comunicazione oncologica.
Poi Anna, da me operata e relegata inconsciamente dal mio modo di allora di concepire il cancro tra le donne destinate a morire in breve tempo , presentava una prognosi particolarmente infausta. : questa però era solo la “mia” verità assoluta, quella biologica , che veniva desunta da un certo numero di elementi che erano studiati statisticamente , anche se ve ne erano, come vedremo, tanti altri ugualmente importanti , neanche oggi sufficientemente conosciuti.
http://www.senosalvo.com/mai_perdere_la_speranza.htm
Questa lunga e noiosa premessa si è resa necessaria per far comprendere come si sia sviluppata la necessità di schedare tutte le pazienti per avere
dati a supporto della Speranza in una epoca in cui la malattia era quasi incurabile.
In questo contesto sono partiti diversi studi osservazionali , che esamineremo in dettaglio a partire dal PLACEBO, sotto la pressione
delle stesse pazienti , che mi incalzavano con domande cui non ero preparato a rispondere.
Io mi sentivo preparatissimo a rispondere a tutte le domande sulla chirurgia e restanti terapie. Non comprendevo perchè invece le donne volevano sapere il...”resto”, e in modo particolare sulla possibilità di difendersi dal cancro … a prescindere dalle terapie !
E la cosa più sorprendente per molti di voi che negli anni 80 ancora non si parlava di comunicazione perchè era molto difficile informare, figuriamoci comunicare.
In Italia ben il 90 % dei medici riteneva di non riferire la verità ai pazienti oncologici , anzi venivano pubblicati ( io ce l'ho !) dei testi che riportavano delle strategie per evadere o deviare appositamente il discorso nei casi sporadici di pazienti che richiedevano di voler saperne di più. Questo atteggiamento interpretato oggi come disumano , era fondato in realtà sulla credenza che la verità avrebbe potuto danneggiare il paziente (intenti suicidiari) e che la conoscenza della situazione avrebbe potuto annullare le sue speranze e le residue motivazioni
Attendo la prossima puntata🤩
♥️
#564.813 Scritto: Oggi 07:57
#564.817 Scritto: Oggi 08:10
Cara Wanda ❤️
Grazie delle foto Dottore
Buona domenica delle palme
Ci sono
Che bella Rebecca!
Mi spiace non aver conosciuto Wanda, doveva essere una donna e mamma davvero speciale ❤
Io leggo spesso i post di Angel/Wanda mi danno sempre tanta forza
Io ci sono!
Che bella Rebecca!!
Grazie Dottore!
Una meraviglia 😍🥰🌹
Capolavoro della nostra Wanda!!
BUONA DOMENICA DELLE PALME.
❤️❤️❤️
Bella bella la nostra Reby 🤩🤩🤩🤩🤩🤩🤩🤩
Nonostante i suoi problemi era sempre presente nel blog a dare consigli e conforto alle nuove entrate. Ci raccontava la sua quotidianità e sembrava di conoscerla da sempre nonostante non l'avessimo mai conosciuta di persona..