Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno

Francesca fiduciaria
Francesca fiduciaria

Per me oggi è stata una giornata di esperienze nuove.
Visto che mio figlio non è stato convocato alla partita.. E non aveva nessuna voglia di andarla a vedere, come di solito fa. Allora gli ho detto "Dai andiamo in un posto bellissimo a vedere dei cavalli".. Andare a cavallo è sempre stato un mio sogno e oggi volevo provare con lui... Lui tutto ingrignito, come solo i 13 enn sanno fare "Va bene, ma ci sto 5 minuti non di più!".. Già me lo vedevo tornare a casa più ingrugnito e attaccato al cell e pc.. Che è la cosa che mi manda più in bestia.. E invece... Appena è entrato in scuderia ha cambiato espressione ed è voluto anche salire... Abbiamo passato proprio una bella giornata, iniziata con un po' di nervosismo... Perché le RFS le cose le fanno accadere e i figli delle RFS sono fortunati!!!

DarkElena Fiduciaria
DarkElena Fiduciaria
Io ci sono

Arena
Mi dispiace per il figlio della tua collega

LoryCalif
Sei fantastica. Goditi le vacanze e poi via con la nuova terapia

Angela Sardegna
Buon compleanno anticipato. Goditi la vacanza

Patri70
Bellissima Amy

Martuccia
Con te e con Elena
Franc.64
Franc.64

Ci sono!

Marea

Buonanotte a voi!💚

🌈nowar🌈

salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo





Riassumo qui di seguito gli scopi e obiettivi del blog attraverso i dati di uno studio personale che non ha la pretesa di avere una dignità scientifica , perchè è solo uno studio osservazionale che ha registrato in 40 anni di osservazione le “schede” di oltre 15.000 pazienti seguiti per almeno 20 anni, per standardizzare i principali fattori prognostici oltre a quelli classici ( sui quali c'è poco da dire perchè immodificabili dal medico e dal paziente).
Cercheremo di mostrare tutti i passaggi storici a partire dagli anni 80
per dare evidenza al fatto che il paziente non sia solo un recettore passivo come accadeva ai tempi della medicina paternalistica , ma un protagonista attivo del suo destino.



Fattori prognostici

Per farla breve possiamo distinguere :
1) FATTORI PROGNOSTICI GENETICI immodificabili ( es. mutazioni genetiche)


2) FATTORI PROGNOSTICI classici( es. istologico ) immodificabili

3) FATTORI PROGNOSTICI modificabili dal medico tra cui il più importante il placebo che deriva dalla capacità del medico di trasferire al paziente la FEDE nelle terapie e soprattutto la Speranza.


E ' un tema molto complesso che rimandiamo agli approfondimenti successivi per farvi comprendere che il compito premeditato e non casuale del sottoscritto è stato ed è nel blog quello di somministrare sempre placebo per incrementare l'efficacia delle terapie, ridurre gli effetti collaterali delle stesse e alimentare SEMPRE la speranza.
Lo scrivo per la prima volta al tredicesimo anno di vita del blog perchè l'effetto del placebo è molto più efficace se il paziente non è consapevole che lo sta assumendo.
Poi c'è una ragione più pratica . Avrete verificato che 9 volte/10 Salvo Catania ci ha sempre azzeccato sui vostri criceti scatenati che chiedevano lumi a seguito di un sintomo o di un referto strumentale dubbio.



Perchè secondo voi Salvo Catania ha la sfera magica ?
Perchè è bravo ? Ma quando mai !
Perchè per esperienza ha verificato che nel 9/10 dei casi siamo di fronte
a un


Parlo di acquisizioni scientifiche che approfondiremo e ne leggerete delle belle, compresi i risultati dello studio inedito che ho condotto per un quinquennio sulle RFS che hanno inviato le immagini in tempo reale mentre praticavano la chemioterapia da single o in coppia, includendo nelle immagini anche la temuta e famigerata “rossa”




4) FATTORI PROGNOSTICI MODIFICABILI DAL PAZIENTE.

Parliamoci chiaro e attenzione agli equivoci e al significato delle parole.
Io scrivo per tutti ma sono consapevole che molte RFS relativamente nuove sono ancora nella fase dei necessari meccanismi di difesa
Vorrebbero sentirsi dire “sei guarita al 100% o “la pratica è chiusa definitivamente”
Io preferisco dire la verità. Che è poi la stessa se ci troviamo di fronte ad una persona che non ha avuto il cancro .
Sia ben chiaro che Salvo Catania non ha scoperto la cura del cancro .
A quello ci pensa la Medicina ufficiale.
Salvo Catania ha studiato , anzi solo osservato e registrato perchè pazienti con prognosi molto severe vivano a lungo una vita normale uscendo dalle previsioni prognostiche e dalle casistiche ,

mentre altre pazienti presentano eventi avversi pur partendo da fattori prognostici molto favorevoli.
E vi assicuro, vero Francesca ?
Vero Giovanna ? Vero Dada ? Ecc che quando dobbiamo verificare che “ ci risiamo” è sempre peggio della prima volta, proprio perchè l'aspettativa legittima di tutti è quella di avere già dato , per poterne sopportare un'altra nuova, non avendo ancora elaborato del tutto il
della prima volta !

Caso clamoroso quello della nostra Christina, Triplo negativo, Sla e pregresso infarto , ma resiliente, proattiva ed empatica che è stata chiamata ad assistere in fase terminale in un Hospice la sorella Er , affetta da un Tontolone con Ki 67 dell'8% e che dopo le terapie pensava di avere "chiusa la pratica" definitivamente.
Leggete questo vecchissimo approfondimento sulla VARIANZA

https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-1418.html

Il mio studio è esteso a circa 15.000 pazienti che ho potuto seguire con vari strumenti di contatti per almeno 20 anni.
Ma di quei dati non ne voglio parlare perchè è legittimo non fidarsi e sospettare che il narciso Salvo Catania se li sia inventati perchè non verificabili direttamente..
Allora il blog è diventato un laboratorio di ricerca dove i dati sono verificabili da tutti attraverso quelli da me raccolti e anche quelli ricavati da ben 5 tesi di psicologia che hanno rivoltato il blog come un calzino tra cui quella che vi ha coinvolto direttamente di cui vi ricorderete senza dubbio.

https://www.repository.unipr.it/bitstream/1889/3958/1/tesi%20Beatrice%20Duranti%20pdf.pdf



Da questa montagna di dati è nato e cresciuto il blog e le raccomandazioni per incitare alla "responsabilità" come sinonimo di consapevolezza e non certo per fare emergere sensi di colpa che non hanno ragione di esistere. Quando si parla di “responsabilità” non si fa mai riferimento alle cause che non conosciamo ma alla consapevolezza sui fattori di rischio che dovrebbero conoscere anche coloro che non hanno mai avuto il cancro

Comincio a gettare sinteticamente sul banco quali sarebbero a mio parere i
FATTORI PROGNOSTICI MODIFICABILI dal paziente.
Questa è una anticipazione schematica di diversi approfondimenti che seguiranno nel capitolo della storia del blog
Ma già nel blog nei 1000 volumi che abbiamo scritto c'è tutto in ordine sparso.
Il blog è nato per far da guida e palestra di allenamento con una metafora in un difficile percorso che attraverso l'esercizio della resilienza porta dalla condizione di "coniglietta" a quello di "marmotta".



Ho già fatto cenno a quali siano i fattori prognostici molto favorevoli che abbiamo ad uno ad uno approfondito nel blog . Non sono paragonabili alle terapie per la cura del cancro ma dai dati registrati sono fattori che rendono la vita difficile al bastardello.
E la somma dei singoli fa il totale.
a) Elevato quoziente resiliente , quoziente proattivo .


Non serve il coraggio o come si suol dire...... [i]"sii forte, fatti coraggio".

Non serve la forza , ma la flessibilità, elasticità.
E una strategia da copiare



Perchè la mafia è invincibile ?
Perchè quando arriva la piena come fa lo "Juncu" si abbassa (non spara più, non esercita più la violenza) e sparisce per riemergere solo quando la piena è passata.

b) Ed elevato quoziente critico che spesso si accompagna ad un elevato quoziente intellettivo.
Ma non sempre coincidono i livelli dei due quozienti e comunque il quoziente intellettivo non ha valore come fattore prognostico, ma quello critico sicuramente sì.
Faccio un esempio clamoroso e facilmente comprensibile .
Non c'è dubbio che Sgarbi manifesti un elevato quoziente intellettivo, ma quando spiritato insegue il malcapitato antagonista al grido di "capra capra ", mostra un quoziente critico veramente basso.
Ed è singolare che la sua notorietà derivi dall'essere un rinomato critico d'arte.
Tra i fattori prognostici modificabili dal paziente un quoziente critico (Critical Thinking) elevato associato ad un quoziente empatico elevato ha sicuramente significato favorevole.
Spesso lo si confonde con il quoziente intellettivo (Q.I.) al quale frequentemente si associa, ma ci sono molte eccezioni riscontrate persino in diversi premi Nobel.
La differenza principale tra le tante è che l'intelligenza si basa sul ragionamento , mentre il pensiero critico coinvolge un aspetto psicologico.
Il pensiero critico è uno stato d'animo , quasi un tratto della personalità, che racchiude il desiderio della verità, il bisogno di prove, la tendenza a immaginare varie possibili spiegazioni e una certa apertura a idee contrarie.
Quello che il ricercatore Kurt Taube chiama "fattore disposizione".


Chi ha un quoziente critico elevato mostra in particolare : curiosità e desiderio di trovare la verità.
Un quoziente critico elevato, spesso associato ad un quoziente empatico elevato, cerca sempre di chiarire  in caso di incomprensioni o fraintendimenti in qualsiasi tipo di relazione.
c) Elevato quoziente empatico

Molti pensano di essere empatici solo perchè si circondano di amicizie e simpatie .Su questo concetto abbiamo fatto qui decine di approfondimenti, e chiarimenti e anche discussioni agitate, perchè non si può essere empatici solo con chi ci piace.
Di fatto un quoziente empatico uguale o> a 3-4 è veramente raro !
Nel blog comunque ne abbiamo tanti esempi



d) Stile di vita salutare (alimentazione + attività fisica)




E qui chiamatela come volete ma il senso di responsabilità non conosce sinonimi.
Tanto più che le trasgressioni sono concesse , anzi talvolta necessarie per rispetto dell'umore.
Ecco perchè parliamo sempre di stile di vita e non di alimenti concessi o proibiti.

Da questi dati emerge che anche se i fattori prognostici di partenza sono favorevolissimi recidive o secondi tumori o eventi avversi sono più frequenti in modo significativo in quei pazienti che per semplificazione definisco ( e incoraggio provocandoli)



pacco postale ! E chiedo scusa per la definizione che può sembrare offensiva. Questa locuzione l'ho usata un paio di volte con persone con cui ormai avevo una certa confidenza per provocare e spronare e fare intendere di trovarci su un percorso sbagliato .

"Lo sa che lei rassomiglia ad un pacco postale ?"

Caratteristiche del pacco postale

* E' una persona spesso molto intelligente
* Il più delle volte figlia, moglie e mamma insostituibile
* Madre esemplare agli occhi di tutti , che però per paura di non vedere crescere i propri figli, annulla totalmente sè stessa e cancella tutti i propri spazi per curare esclusivamente quelli della famiglia a partire dai figli spesso in tenera età. Finisce per non trovare più un minuto da dedicare a sè stessa. Una vera “martire” per amore dei figli. Come se volesse, vittima sacrificale, immolarsi per proteggere i figli e la famiglia.
*Lavoratrice instancabile e insostituibile anche per dimostrare sempre di non essere stata menomata dalla malattia.

Mi intenerisce sempre da una parte questa figura ma allo stesso tempo non posso fare a meno di non pensare ad un pacco postale che passivamente e acriticamente si fa mettere con scarso senso critico il timbro, quando scorre sul nastro postale, della chirurgia, della radioterapia, della chemioterapia, immunoterapia e della ormonoterapia. Un recettore totalmente passivo e acritico.
Quoziente di proattività basso.
Quoziente empatico, concentrata tutta sulle proprie paure di non vedere crescere i propri figli, mediamente basso .[/i]

- Modificato da salvocatania
salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo


Già al terzo anno di Medicina iniziando a frequentare i reparti ospedalieri ero consapevole che al mio desiderio naturale di aiutare gli altri , la facoltà di Medicina aveva contrapposto l'insegnamento a mantenere la distanza dal paziente , piuttosto che fornirmi indicazioni sul modo migliore per comunicare con una persona malata.
Inesistente nella mia formazione scolastica l'empatia e fuori da ogni percorso clinico i sentimenti, le idee, le aspettative ed il contesto sociale del malato come se nulla avessero a che fare con il quadro clinico di cui ci si sta occupando.
La medicina tutto sommato quando mi sono laureato era una cosa abbastanza semplice. La diagnosi si basava principalmente sulla esperienza , sull'anamnesi e sulla abilità manuale nelle manovre dell'esame obiettivo . I test di laboratorio erano veramente scarsi.
Si presumeva che ogni malattia avesse una causa specifica, secondo il modello delle malattie infettive e quindi il modello scientifico di base era comunque quello meccanicistico, newtoniano o cartesiano, cioè una lunga catena di cause ed effetti ordinatamente collegati.
Per la verità io potevo considerarmi uno studente di medicina “ fortunato” (sic !) perchè proprio nella fase di formazione professionale avevo avuto modo di toccare con mano la paura, il senso di disagio, l'isolamento e la perdita di controllo che sperimentano i pazienti con i loro familiari quando sono consapevoli di essere stati colpiti dal cancro.
A me e non a mia madre direttamente, venne comunicata la sentenza di morte per un cancro , allora considerato , e lo era nella maggioranza dei casi , incurabile.


Mia madre , che in realtà morì 45 anni dopo e non di cancro, ebbe quella sentenza come “verità assoluta” da un giovane e preparato medico sempre sorridente e sempre pronto a dire un niente affatto tranquillizzante “non si preoccupi signora”.
Senza dubbio era molto garbato e gentile, ma con il pretesto di avere “tanto da fare a curare le malattie” in realtà, atterrito, sfuggiva il mio sguardo che lo inseguiva per i corridoi dell'ospedale.
In tale circostanza ebbi la netta percezione che quando un medico parla di verità e si pone il problema se dirla o no, si tratta quasi sempre di cattive notizie, o comunque di qualcosa verificato con una indagine cito-istologica, con gli ultrasuoni o con i Raggi X.
Anche se queste verità sono esatte , il che non sempre si verifica, sono solo una parte di ciò che il paziente o familiare percepisce rispetto al cancro.
Per la prima volta scoprii casualmente che la verità per avere lo stesso significato debba essere condivisa CON il malato e non somministrata AD un recettore passivo.
In tale circostanza sperimentai nella veste di familiare-parafulmine della mamma , il senso di isolamento quasi di abbandono totale dei pazienti e dei suoi familiari , perchè dei pesantissimi effetti collaterali delle terapie (anemia grave) me ne sono dovuto occupare da solo, pur non essendo un medico , ma solo uno studente di medicina al terzo anno. Fui costretto infatti a elemosinare quasi a giorni alterni le sacche di sangue in ospedale e, non so quanto legale, me ne occupavo io di fare le trasfusioni di sangue a casa a mia madre tra un ciclo e l'altro di terapia.
In tale circostanza sperimentai con il mio primo paziente, mia madre , altre forme di comunicazione non verbale trovando naturale il contatto fisico come la forma più elementare di comunicazione.
Ma soprattutto fantasticando e rimuginando sulla sua imminente perdita e persino sui suoi funerali, cominciai ad avere una maggiore consapevolezza di me, delle mie paure e delle mie sensazioni : oltre ad elaborare la morte di mia madre fu inevitabile accettare che “ allora anche io potevo morire “. Solo anni dopo mi sarei reso conto di tale acquisizione.
Anche perchè quando mi sono trasferito a Milano nel 1975 sono stato costretto a confrontarmi con la Morte.
Non solo ho cominciato ad occuparmi come chirurgo di una malattia quasi incurabile , ma , dopo una severa selezione, ero stato nominato Coadiutore didattico addetto alle esercitazioni per gli studenti di Medicina alla Facoltà di Anatomia Umana di Milano. Il mio compito era quello di spiegare ad un gruppo di studenti l'anatomia ...su un cadavere !
Io avevo scelto l'arto superiore a partire dall'ascella che sarebbe diventata la mia seconda residenza dove avrei trascorso ( 30.000 interventi circa) parte della mia vita anche perchè allora si eseguiva a tutti i pazienti uno svuotamento ascellare anche per tumori di pochi mm.


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La mia professione di chirurgo oncologo dopo un periodo in Chirurgia d'Urgenza, ebbe inizio in un Ospedale di Milano dove da assistente , poi aiuto, mi portò giovanissimo ad avere un incarico di Responsabile Primario di Chirurgia . Malgrado questo impegno di responsabilità il mio destino si incrociò fortunatamente con due personaggi che sono stati il punto di riferimento per la mia formazione .



Iniziai a frequentare l'Istituto dei Tumori di Milano con un mandato di 6 mesi, ma poi ci restai per più di un decennio.
Di Umberto Veronesi uomo e non dello scienziato ne parleremo più avanti.
Del medico somministratore di placebo intendo dire.
Poichè le attese per un ricovero presso l'Istituto dei Tumori di Milano erano vicine ai 60-90 giorni, quasi ogni settimana ricevevo una telefonata della segretaria di Umberto Veronesi , donna empatica e collaboratrice straordinaria " Dottore scusi se la disturbo ma la cercherà questa nostra paziente per essere operata da lei . Ha con sè una lettera del professore "
Conservo gelosamente quelle lettere di "raccomandazione" , uniche e personalizzate per ogni paziente.
a) C'era sempre una nota riferita alla Fede e alla Speranza
b) C'era sempre una bugia -placebo per la paziente che si presentava da me
prima stupita di essere stata indirizzata ad un "giovanissimo, sempre abbronzato (per via delle mie gare nei deserti) ed in jeans ", ma subito mi raccontavano evidentemente più fiduciose perchè " il Professore ci ha spiegato che ci avrebbe indirizzato da uno dei suoi migliori allievi ( IO ?). Ovviamente era una pietosa e necessaria bugia-placebo.
Ma sufficiente a superare il primo impatto con l'allievo giovane-abbronzato- in jeans e con i capelli lunghi.
b) Poi mi raccontavano che il Professore le aveva salutate con una frase magistrale che copiai immediatamente "lei ha le stesse probabilità di venire ai miei funerali che io ai suoi ".
Frasi come quest'ultima, in cui non solo non viene rimosso il concetto di morte della paziente , ma ad esso viene anteposto addirittura quello del medico, ristabiliscono rapidamente una condizione nella quale la "sgradevole verità" assume lo stesso significato per entrambe le parti.
Molti colleghi non si rendono conto quanto distacco di chi se ne lava le mani ci sia in un facile " non si preoccupi signora", mentre il non rimuovere il concetto di morte, che la paziente ha ben presente, crea le basi per una vera alleanza terapeutica.
Nessuna leale alleanza può partire da una bugia in qualsiasi tipo di relazione.

Ada Burrone, Veronesi, Catania, dietro Schitulli. Veronesi con il mio libro in mano [Carcinoma mammario dalla parte della paziente].

All'Istituto dei Tumori incontrai Ada Burrone che aveva fondato l'Associazione Attivecomeprima, e quando nel 1976 varcai la soglia dell'associazione sapevo già cosa cercare
Non immaginavo che avrei collaborato con Ada per quasi 40 anni.


Che per prima cosa mi ha insegnato che il cancro non è solo una guerra contro un nemico da affamare, bombardare e distruggere.
Ma non solo Ada ha dato una svolta alla mia formazione.
Non conoscevo questi “esseri”, che , in un'epoca in cui il cancro era qualcosa di cui ci si doveva vergognare , chiamavano a raccolta altre donne di pari condizioni.

Allego alcuni link riassuntivi su Ada e che abbiamo commentati sul nostro blog

https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-30831.html

[post 462.455 e 462.458]
ed altri riferimenti per chi volesse approfondire.

http://www.senosalvo.com/approfondimenti/spazio_umano_malato_medico.htm


http://www.senosalvo.com/approfondimenti/dottore_si_spogli.....htm

In Associazione ho conosciuto tante donne straordinarie , tra cui Rita, bionda, giovane carina, ma anche inflessibile. Sorrideva sempre e seduta in un angolo registrava i miei incontri del quarto venerdì del mese “Dottore si spogli”

con le donne che provenivano da diverse regioni d'Italia, e dopo tre-quattro giorni mi faceva pervenire un plico di cartelle dattiloscritte , con le infuocate osservazioni sulle cose dette da me e che l'avevano spaventata.

Dopo qualche anno , quando ormai scoraggiato avevo deciso di occuparmi d'altro , Rita mi aiutò ad uscire dalla crisi riducendo le cartelle dattiloscritte a pochi fogli, restituendomi la consapevolezza di avere imparato molto sulla vera natura della professione medica e sulle regole-base della comunicazione oncologica.

Poi Anna, da me operata e relegata inconsciamente dal mio modo di allora di concepire il cancro tra le donne destinate a morire in breve tempo , presentava una prognosi particolarmente infausta. : questa però era solo la “mia” verità assoluta, quella biologica , che veniva desunta da un certo numero di elementi che erano studiati statisticamente , anche se ve ne erano, come vedremo, tanti altri ugualmente importanti , neanche oggi sufficientemente conosciuti.

http://www.senosalvo.com/mai_perdere_la_speranza.htm



Questa lunga e noiosa premessa si è resa necessaria per far comprendere come si sia sviluppata la necessità di schedare tutte le pazienti per avere
dati a supporto della Speranza in una epoca in cui la malattia era quasi incurabile.
In questo contesto sono partiti diversi studi osservazionali , che esamineremo in dettaglio a partire dal PLACEBO, sotto la pressione
delle stesse pazienti , che mi incalzavano con domande cui non ero preparato a rispondere.
Io mi sentivo preparatissimo a rispondere a tutte le domande sulla chirurgia e restanti terapie. Non comprendevo perchè invece le donne volevano sapere il...”resto”, e in modo particolare sulla possibilità di difendersi dal cancro … a prescindere dalle terapie !
E la cosa più sorprendente per molti di voi che negli anni 80 ancora non si parlava di comunicazione perchè era molto difficile informare, figuriamoci comunicare.
In Italia ben il 90 % dei medici riteneva di non riferire la verità ai pazienti oncologici , anzi venivano pubblicati ( io ce l'ho !) dei testi che riportavano delle strategie per evadere o deviare appositamente il discorso nei casi sporadici di pazienti che richiedevano di voler saperne di più. Questo atteggiamento interpretato oggi come disumano , era fondato in realtà sulla credenza che la verità avrebbe potuto danneggiare il paziente (intenti suicidiari) e che la conoscenza della situazione avrebbe potuto annullare le sue speranze e le residue motivazioni




Angela Sardegna:
Dottore che storia appassionante la sua...Più di una volta mi sono chiesta cosa muovesse questa sua passione, così diversa da quella degli altri medici e piano piano è tutto più chiaro!
Attendo la prossima puntata🤩

♥️
#564.813 Scritto: Oggi 07:57

PRIMULA66:
dottore ora comincio a capire come dietro ogni suo singolo post ci sia una vita di passione, studio, dedizione. Grazie con tutto il cuore.
#564.817 Scritto: Oggi 08:10

- Modificato da salvocatania
Juventina Fiduciaria
Juventina Fiduciaria


Iocisono
Lost_
Lost_

Buona Domenica blog 🌈🌈🌈

4Mori80
4Mori80

Buongiorno Blog
Io ci sono
Buona domenica
Martuccia Cara invio una dolce carezza a te e tua sorella
Sono con voi

Patri Fiduciaria
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Buongiorno dott. Catania❤️
Buongiorno blog ❤️

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Didi Fiduciaria
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Buongiorno e buona Domenica delle Palme

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Patri Fiduciaria
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Martuccia❤️
Tu ed Elena siete nei miei pensieri Vi abbraccio
Fra76 Fiduciaria
Fra76 Fiduciaria

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Buona domenica delle palme

Patri Fiduciaria
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Buongiorno blog io ci sono 🌺🌸

Patri Fiduciaria
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Sono con te ti mando un grande abbraccio e come sempre

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