Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno

salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo
Bibi82:
Daniela Sicilia il mio seno spesso mi da questi sintomi: pulsazioni, bruciore della cicatrice, senso di tensione, dolori sul costato appena sotto la protesi, prurito incontrollabile. Sia in oncologia che in senologia mi hanno sempre detto che non hanno rilievo oncologico, che sono normali e comuni nelle donne con mastectomia. A volte sono dovute da nevralgie che riguardano il cervicale o la zona dorsale. Queste sensazioni ci resteranno per molti anni, tanto vale non farci caso.
Io faccio oltre alla visita oncologica, anche quella senologica e dal chirurgo plastico. È proprio previsto nel mio follow up. Sinceramente anche a me sembrava un doppione la visita senologica più quella dal plastico ma mi hanno risposto che i medici si occupano di ambiti diversi e che è giusto fare così. Non ho più obiettato e continuo a fare le visite che mi prescrivono.

A me sembra una esagerazione , tenendo conto delle ripercussioni psicologiche , la overdose di controlli ed esami.
Addirittura tre visite quando basterebbe quella dell'oncologo.
Qui non vale il "melius abundare quam deficere" perchè allora sarebbe indicata una autopsia ogni 6 mesi
Ortoressica
Ortoressica
salvocatania:
Ha visto come si comportano tanti medici ?
Usano le terapie convenzionali, alle quali credo anche io sia chiaro, ma quando queste falliscono abbandonano i pazienti .

E, secondo me, ci sono medici che si divertono a terrorizzare la paziente. Rimarcando, ogni volta, quanto sia una patologia grave il cancro.
Non insegnano all'università anche l'empatia verso il paziente? Non era meglio il primo chirurgo che quasi mi prendeva in giro per la valle di lacrime, piuttosto che il secondo che vedendomi sorridente ogni volta cerca di farmi uscire dalla stanza in ginocchio?
ValentinaP
ValentinaP
salvocatania:
Ha visto come si comportano tanti medici ?
Usano le terapie convenzionali, alle quali credo anche io sia chiaro, ma quando queste falliscono abbandonano i pazienti .
VERO VALENTINA ?
Non per cattiveria o empatia a livello zero, ma semplicemente perchè non ci credono più e soprattutto perchè non sanno che oltre a quelle terapie c'è tanto ALTRO !

Purtroppo è verissimo molti medici usano le terapie convenzionali e poi abbandonano, o peggio usano il “protocollo” (termine che sto imparando a detestare), per la serie “tu sei da incasellare lì ed io lì ti incasello, così sono a posto con la coscienza (poca) e con l’ordine dei medici et similia”
I pazienti, però, non sono oggetti da catalogare.
Mi domando anche quante vite salverebbe o migliorerebbe la personalizzazione delle terapie.
Comunque dottore mi creda, più passa il tempo, più mi viene da scappare quando un medico mi parla di protocollo, perché ho visto troppe malattie più gravi e meno gravi in cui il protocollo ha toppato.
salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo
ValentinaP:
Comunque dottore mi creda, più passa il tempo, più mi viene da scappare quando un medico mi parla di protocollo, perché ho visto troppe malattie più gravi e meno gravi in cui il protocollo ha toppato.

In 900 volumi di questo blog sono certo di non avere MAI usato la parola PROTOCOLLO.


....ora l'ho usata per la prima volta !!!
ValentinaP
ValentinaP
Ortoressica:
E, secondo me, ci sono medici che si divertono a terrorizzare la paziente.

Ho notato anche io questa cosa in alcuni medici.
Non è mancanza di empatia, è proprio sadismo.
Nel 2011 l’oncologo disse a mia mamma parole di terrore per il suo tumore infiltrante.
Mio zio allora la prese e la porto da un altro oncologo che le disse “faccia la chemio e la radio preventive e vivrà benissimo” e aveva ragione.
Poi da ottobre scorso, da quando mamma ha messo piede qui in oncologia, la litania, della serie “ricordati che devi morire”.
La volta scorsa quando mi hanno convocata per dirmi che doveva morire ho risposto “dottore tutti dobbiamo morire, non è una novità”.
Mi domando perché? Anime nere? No dottor Catania non sono d’accordo che non sia mancanza di empatia, invece credo che questi soggetti manchino di empatia ed anche di anima. Che ragione c’è di dire ad ortoressica che il tumore è grande stimandolo in 1,7 cm invece dei previsti 1,5 cm???? Mi sembra una idiozia sadica inutile e stupida!!!!
Non vedo nessuna ragione medica, giuridica o di altra natura per dire ad una persona che “deve” morire, o per terrorizzata. Esseri senza anima.
Mar fiduciaria
Mar fiduciaria
Met:
Dada entra solo per un messaggio al giorno non rientrerà più ?
Di Sole purtroppo non abbiamo notizie ?! Io spero sempre che scriva che va tutto bene
Il Dottore é tornato ma mi sembra molto provato scosso e arrabbiato.

Condivido le tue domande e le tue osservazioni...
Il dottore si vede lontano un miglio e si capisce benissimo che fa uno sforzo enorme per esserci...
Forse dovremmo tutte noi usare nei confronti del dottore oltre all’io ci sono l’altra nostra frase dottore per mano... Con profondo affetto senza timore di mancargli di rispetto
- Modificato da Mar fiduciaria
salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo
Arena:
La resilienza a me risulta così difficile.... ci provo ad allenarla, come cerco di imparare qui, ma a volte questo "allenamento" mi provoca altro stress 😅
Io sono una che ha sempre fretta nelle cose, quindi il non vedere un risultato subito, su qualsiasi cosa, già mi crea difficoltà. So che è sbagliato, ci sto lavorando

E ci credo che guardare in faccia la paura provochi stress , ma allenarsi ogni giorno è una terapia efficacissima perchè porta alla desensibilizzazione e all'abituazione , utili in tutte le altre situazioni della vita ...persino all'ansia prrovocata dall'arrivo della bolletta della luce.

Inoltre io da stanotte parlo parlo soprattutto della triade RESILIENZA-PROATTIVITA'-EMPATIA come fattori prognostici favorevoli dimenticando un altro importantissimo strumento della



che è la CONDIVISIONE la cui importanza si fonda su basi scientifiche e non come idea balzana di Salvo Catania

salvocatania:
#11.969 Scritto: 31-07-2017 18:5


Quando, dopo avere aperto questo forum, in un consesso pubblico di oncologi, cercavo di spiegare che
"CON-dividere [imgs]https://www.medicitalia.it/public/uploadedfiles/minforma/salvocatania_condividere_
2-1.png[/imgs] un percorso o un iter diagnostico-terapeutico attraverso una RETE SOCIALE fosse gia' terapeutico per l'umore e forse addirittura per un aumento della sopravvivenza, mi avevano preso tutti per un FUORI DI SENO..

ORA C'E' LA CONFERMA SCIENTIFICA

Condividere il tempo e lo spazio, e quindi le parole, i timori, le emozioni che accompagnano le sedute di chemioterapia, aiuta. Anzi, di più: è in grado di aumentare, sebbene di poco, i tassi di sopravvivenza. È il risultato di uno studio longitudinale, il primo del suo genere su un campione così vasto e per un tempo così lungo (5000 persone seguite per circa 9 anni), che è stato realizzato dai ricercatori del NHGRI, National Human Genome Research Institute dell'NIH e di Oxford, e pubblicato sulla rivista Network Science. Più in dettaglio gli autori dell'indagine hanno dimostrato che la socialità, la possibilità di comunicare, di entrare in relazione, di stare fianco a fianco con altri pazienti nel corso delle sedute di chemio aumenta del 2% la sopravvivenza a 5 anni.

La ricerca. Gli scienziati – esperti di scienze sociali comportamentali - che hanno firmato la pubblicazione hanno analizzato i dati relativi a 4.691 uomini e donne di circa 60 anni affetti da varie forme di cancro, in chemioterapia presso due ospedali pubblici dell'Oxfordshire dal 2000 al 2009. Di ognuno hanno seguito i destini clinici e anche la posizione occupata nelle sale dove venire loro somministrata la chemioterapia lungo tutto il corso della malattia: chi fossero i loro vicini di poltrona, quelli con i quali scambiavano chiacchiere, preoccupazioni e magari anche battute, e che destino clinico avessero a loro volta questi pazienti. In termini più scientifici gli autori hanno costruito e analizzato un network, una rete, di co-presenze.

Si mangia di più quando si è tra amici. Ma spinti da quale curiosità, o da quale considerazione? Jeff Lienert, del Social and Behavioral Research Branch dell'NHGRI e primo autore della ricerca, dichiarando in una nota rilasciata dall'NIH quanto segue ha di fatto risposto alla domanda: "I modelli di comportamento degli esseri umani si basano su ciò che li circonda - ha detto -. Per esempio, spesso si mangia più quando si è tra amici, anche se nemmeno si sa cosa c'è nel piatto. Come anche, quando si va in bicicletta in compagnia, spesso le nostre performance migliorano, indipendentemente dalle performance altrui". Lienert e i suoi colleghi devono essersi chiesti se la possibilità di frequentare la compagnia giusta, per così dire, può influenzare persino la risposta alla chemio. Magari di poco. E in effetti così è stato.

I risultati. Coloro che avevano condiviso più tempo della cura con compagni di chemio lungo-sopravviventi avevano avuto il 2% in più di chance di sopravvivere a 5 anni rispetto a chi aveva avuto come compagni altri pazienti che non avevano avuto lo stesso destino. In termini di tassi di sopravvivenza, nel primo caso il valore registrato era stato di circa 72% mentre nel secondo del 70%.
Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è la percentuale di persone che vivono per più di un quinquennio a partire dalla fine del trattamento. Per esempio un tasso di sopravvivenza del 70% , hanno chiarito gli autori, significa che su 100 persone, 70 di loro dopo 5 anni sono ancora in vita.

Se il 2% vi sembra poco. Il 2% è poca cosa? Forse. Tuttavia è un dato indicativo: indica che il setting della chemio conta. E sui grandi numeri è anche un dato significativo. Lienert ha infatti dichiarato: "Su un campione di 5000 pazienti in nove anni, parliamo di 100 persone". Di cento persone che hanno una chance di vivere un po' di più.

Cosa c'è dietro. Naturalmente lo studio in questione non aveva l'obiettivo di indagare se ci fossero, e quali fossero, le ragioni biologiche dell'influenza del setting delle chemioterapie sulla sopravvivenza, né poteva averlo, per come era strutturato. Tuttavia gli autori un'ipotesi l'hanno fatta: che quel 2% di differenza ha a che vedere con lo stress. "Quando sei molto stressato vengono rilasciati i cosiddetti ormoni dello stress, come l'adrenalina, che servono per innescare la risposta di combattere o scappare", ha dichiarato Lienert. "Se non puoi fare né l'una né l'altra cosa, come succede quando sei in chemioterapia, gli ormoni dello stress possono aumentare".

L'importanza del supporto sociale. Tra gli obiettivi della ricerca non c'era nemmeno quello di valutare l'impatto dei visitatori sulla sopravvivenza. Tuttavia i ricercatori ipotizzano che l'effetto della presenza di amici, o parenti possa essere simile a quello degli altri pazienti. "Un supporto sociale positivo nel momento esatto in cui si prova uno degli stress maggiori è cruciale. Se hai un amico col cancro, fargli compagnia durante la chemio probabilmente lo aiuterà ad abbattere i livelli di stress. Ed è probabile che l'impatto sia efficace, e forse più efficace di quello provocato dall'interazione con altri pazienti ammalati di cancro come lui", ha concluso Lienert. Ma amici o parenti o pazienti che siano "I nostri risultati suggeriscono che si verifica un'influenza sociale nei reparti di chemioterapia, e quindi potrebbe essere necessario considerare in che modo la chemio viene somministrata", si legge nel testo della pubblicazione.



Immagine: rappresentazione della rete sociale di co-presenza durante le sedute di chemioterapia. I piccoli cerchi rappresentano i pazienti, i colori si riferiscono all'anno in cui hanno iniziato le sedute. Credit: Jeff Leinert, NHGRI

ValentinaP
ValentinaP
salvocatania:
In 900 volumi di questo blog sono certo di non avere MAI usato la parola PROTOCOLLO.


....ora l'ho usata per la prima volta !!!

Non mi riferivo a lei❤️
Se tutti i medici fossero come lei credo che la medicina avrebbe fatto passi da giganti…
Mi scusi se le è sembrato mi fossi riferita a lei. Sono arrabbiata perché per l’ennesima volta il protocollo ha toppato: se invece delle terapie fatte a mamma, come da protocollo, avessero subito fatto la terapia ormonale come paventa l’oncologa del Papardo, forse non saremmo qui.
Da ieri mamma è sonnolenta. Il cortisone che l’oncologa angelo le da per tirarla su, le ha sballato la glicemia e abbiamo dovuto diminuire la dose. Il liquido si riforma sempre. Oggi l’oncologa angelo mi ha detto che stanno valutando con l’oncologa del Papardo se fare solo ormono terapia (che a lei preoccupa alla luce della lesione di 5cm perché più lenta nel dare i risultati) o abbinare una chemio rossa (come vorrebbe lei ma che le preoccupa per le condizioni del fegato di mamma). Ecco dove ci ha condotti il protocollo. Eppure queste due oncologhe non mi pare guardino il protocollo, ma i farmaci adatti al malato sulla base dei dati medici.
Mio nipote per il protocollo era autistico e nessuno si sognava di suggerire di capire se il bambino ci sentisse. E se noi uscendo dal protocollo non ce ne fossimo accorti, il bambino rischiava una sordità non reversibile.

Non è per lei caro dottore, è per i troppi suoi colleghi che non sanno o non vogliono andare oltre al protocollo. Il mio non vuole essere uno sfogo, vorrei solo che questo approccio finisse.
Le mando un affettuoso saluto❤️
- Modificato da ValentinaP
Mar fiduciaria
Mar fiduciaria
mar fiduciaria:
Met:
Dada entra solo per un messaggio al giorno non rientrerà più ?
Di Sole purtroppo non abbiamo notizie ?! Io spero sempre che scriva che va tutto bene
Il Dottore é tornato ma mi sembra molto provato scosso e arrabbiato.

Condivido le tue domande e le tue osservazioni...
Il dottore si vede lontano un miglio e si capisce benissimo che fa uno sforzo enorme per esserci...
Forse dovremmo tutte noi usare nei confronti del dottore oltre all’io ci sono l’altra nostra frase dottore per mano... Con profondo affetto senza timore di mancargli di rispetto

- Modificato da Mar fiduciaria
Mar fiduciaria
Mar fiduciaria
salvocatania:
L'importanza del supporto sociale. Tra gli obiettivi della ricerca non c'era nemmeno quello di valutare l'impatto dei visitatori sulla sopravvivenza. Tuttavia i ricercatori ipotizzano che l'effetto della presenza di amici, o parenti possa essere simile a quello degli altri pazienti. "Un supporto sociale positivo nel momento esatto in cui si prova uno degli stress maggiori è cruciale. Se hai un amico col cancro, fargli compagnia durante la chemio probabilmente lo aiuterà ad abbattere i livelli di stress. Ed è probabile che l'impatto sia efficace, e forse più efficace di quello provocato dall'interazione con altri pazienti ammalati di cancro come lui", ha concluso Lienert. Ma amici o parenti o pazienti che siano "I nostri risultati suggeriscono che si verifica un'influenza sociale nei reparti di chemioterapia, e quindi potrebbe essere necessario considerare in che modo la chemio viene somministrata", si legge nel testo della pubblicazione.

Dottore, per quello che può valere, sono del tutto d’accordo su questa conclusione dello studio: in tutte le mie 18 sedute di chemio ho avuto sempre una mia amica accanto (Si davano il cambio) : si parlava un po’ di tutto intanto che le flebo si svuotavano ed ero del tutto distratta dalla chemio, davvero , giuro, non pensavo per nulla a quello che stavo facendo...
laila80
laila80

Buon sabato pomeriggio a tutti! ☀️
Da oggi 4 giorni dalla suocera e ho già sforato con il timballo dolce di ricotta o altrimenti chiamato "Timmala"

Ortoressica
Ortoressica

Buon pomeriggio!
Ho saputo che x chi ha avuto il k al seno spetta una pensione di inabilità. Spetta a chiunque indipendentemente dal reddito?
Come dovrei fare x richiederla?
Grazie

Claretta
Claretta

Eccomi blog,io ci sono!
Mi vado a leggere un po' di arretrati ❤️

ValentinaP
ValentinaP
Ortoressica:
Ho saputo che x chi ha avuto il k al seno spetta una pensione di inabilità. Spetta a chiunque indipendentemente dal reddito?
Come dovrei fare x richiederla?

Devi fare richiesta tramite il medico curante.
Per accedere a prestazioni Inps devi essere iscritta all’inps. La pensione soggiace a limiti di reddito (mi pare circa 16mila annui) invece l’assegno di accompagnamento è sganciato da limiti reddituali, ma devi essere in condizioni (anche per un breve periodo) di non poter deambulare e prenderti cura di te stessa. Magari recati ad un patronato e sapranno darti ulteriori spiegazioni.
Claretta
Claretta
Ily 82 fiduciaria:
Accetto i momenti di sconforto e di dolore e esalto quelli belli e lì mi rifugio quando tutto sembra buio....non so bene come ma vorrei essere tra le persone che nonostante il cancro vivono e pure a lungo!!!!!!!

Ci entrerai sicuramente in questa percentuali,te lo auguro, l'atteggiamento è quello giusto,avanti tutta cara Ily💪💪💪

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