Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno

Nadine
Nadine

Grazie a tutti/e per il prezioso aiuto e la condivisione delle vostre esperienze.

Intanto dal mio omeopata mi sono fatta prescrivere delle compresse da prendere quando sento il peso allo stomaco dell'ansia, vediamo intanto cosa succede con quello.
Sono delle fasi come avete detto un po' tutte....e come sono arrivate, passeranno.

<small>Psicologo</small>
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@Cristina: l'ansia è "semplicemente" un'emozione umana. Si differenzia un pò dalla paura, anche se le somiglia molto; ad esempio, la paura di solito si attiva quando siamo in presenza dell'oggetto, situazione, animale o condizione che temiamo, mentre l'ansia può scatenarsi anche "anticipatamente", proprio perchè una delle sue funzioni è "metterci in guardia" contro un pericolo imminente, allo scopo di farcelo evitare.

"Pericolo", per la nostra mente, può significare qualsiasi cosa a cui noi diamo il valore di minaccia: ed ecco che può essere un pericolo reale, come attraversare carichi di gioielli una zona particolarmente malfamata di notte, da soli, a piedi; oppure anche relazionale, come l'essere derisi o fare cattiva figura in pubblico; o anche simbolico, immaginato, fantasticato...

Quello che è molto importante è cosa facciamo per evitare il pericolo, o meglio, per evitare l'ansia che proveremmo se pensassimo di essere in pericolo. Possono essere evitamenti, come non prendere l'ascensore o evitare di passare da alcune strade; oppure comportamenti protettivi, come dire preghiere, cercare di distrarci, etc.

Tutti questi comportamenti, almeno secondo la prospettiva di cui mi occupo io, sul momento ci rassicurano; ma a lungo andare ci rendono "dipendenti" dalla rassicurazione, meno sicuri, più timorosi.

E non è un caso che l'esperienza di malattia modifichi questi vissuti, che li faccia diminuire in certi periodi e magari venir fuori in altri.

Come ci avete insegnato voi con le vostre risposte, le vostre percezioni emotive ed empatiche sono "amplificate", più intense, frequenti, anche violente di prima. La paura è "più paurosa", il sollievo "più sollevante", e così via. Già solo questo potrebbe spiegare l'intensificarsi di vissuti ed angosce (ma non è solo questo...).

Il motivo per cui certi pensieri non occupano lo stesso spazio che occupavano prima, come ci racconta Elisa, potrebbe anche essere connesso al valore "distrattivo" di ALTRE esperienze. Mi spiego meglio: spesso, chi soffre d'ansia non sperimenta crisi ansiose in situazioni in cui il rischio è REALE, CONCRETO. Una mia paziente ha vissuto un brutto incidente d'auto, e mi raccontava, stupita, che non si sentiva minimamente ansiosa; anzi, in quella situazione è stata l'unica persona a comportarsi in modo lucido e razionale, mentre spesso si lascia condizionare dall'ansia anche solo se deve fare la spesa da sola.

Quello che si fa in terapia è spesso aiutare le persone a non amplificare la propria ansia, a gestire eventuali attacchi di panico, ad abbandonare i processi rimuginativi e l'attenzione focalizzata molto sul proprio corpo e sulle sue sensazioni (cosa che spesso facciamo per individuare eventuali segnali "premonitori" d'ansia).

CRistina-fiduciaria
CRistina-fiduciaria

Dr. Cali, le sue spiegazioni sempre molto chiare ed interessanti, ci aiutano a capire meglio i nostri comportamenti, le nostre reazioni, le nostre emozioni e ci spronano a sperimentare strategie diverse e più efficaci.

Ragazze, siamo proprio fortunate su questo bus abbiamo degli ottimi consiglieri ... Volevo approfittarne per ringraziare tutti i medici e psicologi che qui nel forum danno il loro contributo, distribuendo generosamente i loro consigli e condividendo la loro professionalità ed esperienza ... e volevo ringraziarli soprattutto per quando sanno togliere il camice, mostrando umilmente la loro umanità, perché noi, che spesso giriamo per ospedali, di medici così ne incontriamo ben pochi...

Serena notte a tutte/i ... CRistina

Ex utente
Ex utente

Sono assolutamente d'accordo con CRistina
Grazie

<small>Psicologo</small>
PsicologoPsicologo

Grazie di cuore per le vostre belle parole... Potrebbe sembrarvi retorico, ma vi assicuro che sto imparando da voi certamente più di quanto voi possiate attingere da me.

Una buona giornata ed un caro saluto a tutti/e

Nadine
Nadine

Dott. Cali' quello che dice sul valore distrattivo delle esperienze lo sto vivendo sulla mia pelle, o meglio lo sto cercando ...con ansia. Voglio dire che la sensazione che ho è che mi sto chiudendo su me stessa come un riccio e sento amplificare lo stato ansioso, i sintomi e i pensieri negativi, la mia mente ha bisogno d'aria e paradossalmente non riesco a trovare una finestra aperta. Perchè?? PErchè non riesco, io con la mia vita iperattiva non trovo un qualcosa che porti via questi pensieri pesanti. La verità è che è un periodo faticoso anche per mio marito che non soffre d'ansia, ma si chiude quando ci sono brutte notizie soprattutto sul lavoro. E sebbene si sforzi di rasserenarmi, non ci riesce, per la verità manco per sè, perciò.....Il lavoro mi aiuta come impegno, ma mi appesantisce sotto altri aspetti, proprio quelli su cui ci vorrebbe ben altro.
Comunque nel frattempo dall'ultima volta che vi avevo scritto ho avuto un altro attacco, più lieve perchè ero in casa a guardare la TV, ho preso il diazepam che non mi ha fatto un tubo perchè ho assunto solo 6 gocce. Il giorno dopo ho iniziato con una cura omeopatica HOMEOGENE 46 e un po' sta funzionando sebbene abbia quotidianamente questo peso. Stanotte mi sono svegliata con questo senso di angoscia ed ho preso la pasticchina e si è fermato li'- Quindi non mollo e prendo la macchina, torno sulla strada dove mi ha recuperato il 118, e faccio le mie cose. Chi la dura, la vince.

@Cristina ti ho pensata tante volte in riferimento a quello che avevi raccontato dell'infarto. Mi sono detta se ce la fa lei con un'esperienza simile alle spalle devo assolutamente provarci anch'io.

Francesca fiduciaria
Francesca fiduciaria

Ciao dott. Calì, Nadine e tutti.

Mi rivolgo soprattutto a te, Nadine, perchè è quello che provo anch'io, il lavoro mi appesantisce, per quanto mi sforzi spesso la mia testa torna alla malattia.
in questi giorni mi sono chiesta cosa c'è ancora di malato in me, nella mia testa, che per quanto bello io vedo davanti a me, sono rimasta ancora ancorata alla malattia.
per esempio ieri sono stata alla visita di routine al centro oncologico e mi sembra di ritornare ad una seconda casa, non dovrei invece averne la nausea e non volerlo vedere nemmeno da lontano?
Boh? Non mi capisco. mi dico che sono masochista e che non mi voglio bene.
però quell'angoscia che mi prendeva nel periodo fine cura non c'è più, quindi Nadine, forse è solo questione di tempo.


@Elisa, sono contenta di sentirti e che i tuoi attacchi di panico vadano meglio, un bacio grande ai tuoi bimbi.

Francesca.

Rosella fiduciaria
Rosella fiduciaria

Francesca, ciao!
Vorrei condividere con te il mio pensiero in merito a quanto hai appena scritto sul fatto che ti giudichi "strana e masochista" nel vivere bene il contesto dell'ospedale, nonostante tutte le vicende che vi hai trascorso.

In realtà Io penso che i controlli di routine rappresentino in qualche modo, per noi, una sorta àncora di salvezza.

Forse è per questo che ci sentiamo "tranquille" in quei luoghi, proprio in quanto li percepiamo quali protettori della nostra salute.

Non ci infastidisce andarci, conosciamo i Medici, gli Infermieri...tutti ci ricevono con il sorriso ed ogni volta io credo che dentro di noi, inconsapevolmente, ci troviamo a pensare che "siamo ancora là", nel significato più positivo della frase.

Ecco perché quella è, in fondo, la nostra "seconda casa"... perché ci accoglie e ci protegge, nonostante...

Quindi, Francesca, in realtà di BENE ce ne vogliamo TANTO proprio in quanto viviamo positivamente quell'esperienza di ritorno e, come tu stessa hai scritto, il dolore affiancato al ricordo della sofferenza, sembra sempre meno vicino.
L'angoscia ha lasciato forse il posto a quella speranza di cui parliamo tanto e che aneliamo ogni giorno...

Pensaci, forse vale la pena cercare di leggere le tue sensazioni da un altro punto di vista...

Ti abbraccio...
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Nadine, ciao!

Ho letto con tanto coinvolgimento tutte le tue parole che hai condiviso con noi in questi ultimi giorni...

Vorrei confessarti una cosa: io ho una immagine di te che, fin da quando hai iniziato ad esprimerti sul nostro Blog, è rappresentativa della forza e della determinazione...non sto scherzando, credimi!

I pensieri che esprimi sono praticamente sempre carichi di emozioni positive ed emanano una grande forza che riesci a trasmettere senza molta fatica...

Forse è il tuo stesso lavoro che ti ha permesso di raggiungere livelli considerevoli di sensibilità emotiva, ma io credo che questi sentimenti vadano necessariamente incanalati in un percorso di positività, altrimenti rischiano di venire assorbiti irrimediabilmente e, di conseguenza, metabolizzati a fatica.

L'idea che mi sono creata di te fa si che quando esprimi le tue difficoltà, a me sembra di leggere qualcosa che non ti appartiene... non so se sono riuscita a trasmettere il concetto...

Per me tu sei NADINE, con tutte le lettere maiuscole... sei una GRANDE e, dentro il mio cuore so con certezza che riuscirai a superare quei momenti di difficoltà che ora stanno cercando di annullare arte del bello che c'è in te.

Non so esattamente come poterti "aiutare", sicuramente i consigli dei nostri Pilastri sul Blog ti consentono una lettura ben più professionale di alcuni tuoi pensieri, ma insisto: io so che ce la farai e mi permetto anche di esprimere alcune mie considerazioni: lascia da parte per un po' i problemi di chi ti sta accanto, pensa un po' di più a te stessa... tuo marito supererà anc'esso le difficoltà di oggi, non sovraccaricarti di pesantezze ulteriori, conta su te stessa e sul tuo "giovanotto" per nutrirti di serenità... tutto il resto andrà da se'...prova ad evitare le emozioni negative...rifiutale senza sentirti in colpa per questa scelta.

So bene che la tua attività lavorativa ti richiede un coinvolgimento emotivo, però io credo che si debba imparare che le emozioni non sono tutte uguali pertanto si possono gestire in maniera differente: ad esemio, si può provare della com-passione pur preservando la nostra integrità emotiva... sono certa che tu ne sei capace...

Ti abbraccio fortemente e ti invio un sorriso sincero...
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A Tutte -Tutti, anche a chi non scrive, fate sogni bellissimi e ... adelante siempre!
LA VITA E' OGGI...
Rosella

f.bellizzi
f.bellizziPsicologo

Su Nadine, un pò di pazienza! Diamo tempo alle cure di fare il loro effetto. Va bene che l'ansia è robetta rispetto a ben altre prove che avete superato, ma diamo tempo alle varie pillole di fare effetto!
Sulla situazione a casa e sulle preoccupazioni del marito. La situazione generale è difficile e c'è parecchio nervosismo nell'aria. Delle volte ci si chiude perchè abbiamo comunque bisogno di uno spazio proprio, individuale e personale in cui riflettere ed in cui fare ordine. Va bene condividere, ma va bene anche quella piccola intimità con noi stessi.
Ci aiutiamo come possiamo sulla base delle risorse a disposizione sul momento.

E credo che Rosella abbia ben centrato il punto: sono le emozioni.
Perchè Francesca si sente a suo agio più nel centro che al lavoro? Probabilmente per le emozioni legate al centro rispetto alle emozioni del lavoro.
Il lavoro genera quel senso di *squadra* che genera l'unità medica?

Nadine
Nadine

@Rosella grazie per le tue parole. Anzi grazie per esserti avvicinata cosi' tanto alla mia vita per cercare di comprendermi e per avere colto con molta sensibilità alcuni aspetti della mia personalità che persone a me vicine non sono mai riuscite in anni di frequentazione.
Mi hai fatto venire le lacrime agli occhi, davvero. Si' sono una persona molto determinata. Sono cresciuta con una frase di Vittorio ALfieri che mia madre non perdeva occasione di ripetermi "Volli, sempre volli, fortissimamente volli" ed è stato così anche nella malattia.

Non sento di perdere forza in questi momenti, sento piuttosto di non essere in grado di accogliere la stanchezza perchè è una cosa come dici tu che non mi appartiene. Non sono abituata ad aspettarmi. Ed infatti non sono una persona paziente con me stessa, mentre lo sono molto con gli altri. Quanto bene mi sono voluta?Me lo sto chiedendo da un po'....
Per il resto, magari un giorno sarebbe bello concederci di più in questo blog attraverso il racconto delle nostre storie, prima della malattia. Magari ci possiamo fare questo regalo per Natale.

@Francesca anche tu hai trovato la tua terra di mezzo. Non sentirti strana. E' ancora presto per fare bilanci. ALmeno ne parliamo tra noi.

Scusate se non riesco a dire di più, stasera.

- Modificato da Nadine
Rosella fiduciaria
Rosella fiduciaria

Nadine....

no, non dire altro stasera.... va bene così, per adesso...

Trascorri una buona serata, regalati una coccola, e concediti un pensiero che possa lasciarti quel sapore di buono che sicuramente conosci molto bene.

Perdonati per essere quella meraviglia che sei...

Perdonati se ti senti a volte stanca perché in realtà, come mi ha insegnato mio figlio, ammettere i propri limiti significa accettarli e così facendo si acquisisce in autostima.

In fondo accettarsi per come si è può essere un primo passo per iniziare a volersi bene davvero, ma anche per comprendere che in realtà di bene ce ne siamo sempre voluto: non potremmo essere tanto forti se così non fosse...

Psicologia spiccia che arriva da fonte certa: il cuore!

Ti abbraccio e ti dico che l'emozione nel leggere la tua risposta, oggi, è stata molto forte e i brividi li hai fatti venire tu a me....

Felice notte, fai sogni bellissimi!

Rosella
...e il mio sorriso

Francesca fiduciaria
Francesca fiduciaria

Grazie Rosella che riesci sempre a trovare in me qualcosa di positivo che ops non avevo notato. effettivamente forse è proprio così. ma entrando nel day hospital gremito do gente, mi sono stupita molto del mio atteggiamento nel trovarmi bene lì nonostante questo sia un luogo di sofferenza, soprattutto emotiva.
nello studio della mia onco abbiamo riso perchè le ho detto: "Perchè la prossima volta invece che chiamarmi con il numero non dici, la RAGAZZA FUORI DI SENO è attesa nell'ambulatorio numero 2?"

Dott. Bellizzi anche quello che Lei dice mi fa riflettere.
e non è solo questione di emozioni, ma anche di valori e di principi, dopo la malattia gran parte delle cose a cui attribuivo importanza prima non ne hanno più. il grande guaio è che invece per gli altri ne hanno di importanza, eccome.

un bacino ai suoi due piccolini.

e buona notte a tutti.

Francesca

Ex utente
Ex utente

Cara Francesca sono felice di sentirti! ! Il lavoro io lo confino in una parte ben definita della vita... essendo particolarmente creativa e con una buona manualità spesso sono indaffarata anche a casa a finire materiali per i laboratori da proporre ai bambini. Tuttavia la maggior parte delle colleghe che ho sono streghette ... da quando sono rientrata al lavoro un anno fa me ne hanno combinate non poche specialmente perché ho chiesto e ottenuto il part time. L'asilo dove lavoro ha ad oggi una situazione economica abbastanza tragica... mi auguro con tutto il cuore che riesca a stare a galla perché nonostante il mobbing io amo follemente il mio lavoro ... e fortunatamente bambini e famiglie ricambiano. .. alla facciazza delle colleghe str...e!!
Sto pensando molto a scrivere il mio pensiero sul riappropriarsi della morte. .. ma per me è un tema dolorosissimo. .. io ho conosciuto la morte del mio papà. .. malato di un cancro che lo ha realmente consumato. .. per cui il chirurgo guardando in faccia mia mamma me e mio fratello, stravolti, senza un minimo di umanità ci disse che a mio papà dava massimo un anno e mezzo. .. e ha spaccato il capello con quelle parole che mi risuonano ancora nelle orecchie. .. non riesco ancora a elaborare i pensieri del Dott salvo... ci vuole tempo. . Baci elisa

CRistina-fiduciaria
CRistina-fiduciaria

@Nadine, anche io, come Rosella, ho di te la percezione di una persona molto determinata ma anche molto sensibile. Quindi, penso che tutto quello che ti sta capitando sia una richiesta che ti sta facendo il tuo corpo, di rallentare un momento. Tu che hai un ritmo di vita molto vivace, devi cercare di scalare una marcia, solo per un poco. Io sono sicura che ce la farai a superare queste difficoltà, anche perché sei già sulla strada giusta, quella di aver chiesto aiuto! Significa che hai già riconosciuto ed accettato (anche se con sofferenza) questo limite ... TEMPORANEO!

Anche io, dopo la batosta dell'infarto, ho dovuto rallentare tutto, ma questo non mi ha fermata anche perché ricordo le parole del dottore il giorno della dimissione che mi disse:" ... adesso torni a fare la sua vita di sempre!". In questa frase si racchiudono tante cose perché certamente anche lui avrà saputo che proprio come prima non si poteva tornare (terapie e controlli sono da fare a vita) ma io l'ho letta come un'esortazione a riappropriarsi della propria vita (e sì Dr. Catania, a volte anche riappropriarsi della vita è un'impresa difficile), a non lasciare che un evento così diventi un ostacolo a VIVERE. Ecco perché, la notizia del tumore mi ha trovata abbastanza allenata a tirarmi su nuovamente le maniche, affrontare e andare avanti. Ciò non toglie che, nonostante questo atteggiamento di fondo, alti e bassi ci sono e sono anche imprevedibili, perciò un giorno vedo rosa e il giorno dopo magari basta un nonnulla e vedo grigio, e così via! Forza, Nadine, che ce la fai, a riappropriarti della tua vita!

@Elisa, ... questi dottori ... a volte non si rendono conto della mole di emozioni che le loro parole ci scatenano, sia in senso positivo che in senso negativo. L'esempio positivo, l'ho riportato nella risposta a Nadine, di come la frase del cardiologo, in un simile momento, abbia significato molto più delle semplici parole dette. E purtroppo di esempi negativi ne ho tanti anche io, ad esempio, quando è stata ricoverata mia madre per un po' di stanchezza, e la dottoressa vedendo l'emocromo chiese di parlarmi. La cercai nel suo studio, era al telefono e mi fece attendere in corridoio. Poi uscì di fretta e mi disse, camminando frettolosamente per il corridoio, che mia madre veniva spostata in un altro ospedale più attrezzato perché aveva la leucemia (morì sette mesi dopo quella diagnosi). Sono docce fredde quei momenti e probabilmente non si scorderanno mai più, e questi medici, neanche se ne rendono conto! Elisa, a me ci sono voluti alcuni anni per metabolizzare questo evento, perciò hai tutta la mia comprensione.

@Francesca, io è da una vita ormai che entrando nel mio ospedale mi sento a casa. Sono trent'anni che mi curo lì dentro, in quell'ospedale sono nati i miei due figli, lì sono morti i miei genitori, mi hanno soccorso quando ho avuto l'infarto, ora mi curano per il tumore, ho instaurato legami di amicizia, ... e pur incontrando alcune difficoltà, non riesco più a scegliere un altro centro, si è instaurato proprio un legame affettivo con quel luogo. E' come se fosse la mia seconda casa! Ho pure fatto un concorso per lavorare lì dentro ed, essendo in graduatoria, se mi chiamassero, nonostante dove sono adesso mi trovo bene, penso proprio che prenderei in considerazione l'opportunità pure di lavorarci! E se ti senti masochista tu, io allora dovrei preoccuparmi sul serio!

@A tutte/i, un abbraccio ed un buon weekend. Oggi vado a coccolare un po' ER che ha la febbre da una settimana, sarà sicuramente un virus influenzale! CRistina

Lori Fiduciaria
Lori Fiduciaria

Carissime, mi sono collegata solo ora per augurarvi una buona domenica e possibilmente anche una buona settimana. Leggo e mi dispiace che non tutte siamo serene, purtroppo la nostra seconda vita non potrà essere uguale a prima della malattia, lo sappiamo bene ma in molti casi può essere migliore.
Certo che il lavoro impegna e stanca quando le nostre forze fisiche non ci aiutano dopo le cure, però lavorare e sentirsi impegnate aiuta molto credetemi. Io da pensionata e "vecchietta" mi manca il mio lavoro e soprattutto l'ambiente che ero riuscita a rendere sereno con le mie colleghe. Con alcune sono ancora in ottimi rapporti. Però cara Nadine alle volte è doveroso ascoltare il nostro corpo che da segnali da tenere in considerazione, la stanchezza è inevitabile con quello che hai passato ma vedrai che il tempo aiuta se noi siamo capaci di aiutarci, non insistendo a tuti i costi di fare tutto e meglio di tutto ma lasciandoci andare a veder scorrere le giornate senza affanno.Non dico sempre ma TEMPORANEAMENTE come dice CRistina e magari occupandoti di te se possibile solo di te.Per noi sembra facile parlarne, credimi che sono consigli di amiche veterane che comprendono benissimo come t senti.
Framcesca sai che è proprio così, per me andare all'ospedale ogni mese e in più per altre visite fra un'infusione e l'altra, è diventato un diversivo per niente drammatico, trovo sempre le stesse persone gentili (

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