Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
STORIA DI LARA /NINA
“ Care Rfs,
in realtà Lara sono io, la vostra Nina. Quando sono entrata nel blog ho deciso di usare un altro nome, come fanno alcune di noi. Ho scelto questo perché lo avrei voluto dare a una figlia. Dal momento in cui ho scoperto la malattia credo di aver pensato che non era possibile che tutto ciò stesse capitando a Lara e che lei non ce l'avrebbe fatta ad affrontare tutto questo. Allora mi sono inventata Nina, un'altra persona. La pensavo forte e determinata, invincibile. Poi sono arrivata qui tra voi Rfs e ho capito che la vera forza è quella della fragilità, della resilienza, del condividere e sentirsi accolte. Il prendersi cura delle altre e il sentirsi capita è già una medicina. Così giorno dopo giorno Nina e Lara sono tornate ad essere una sola persona, nuova: forte e fragile. ...
Con il suo dolore in fondo agli occhi… sapete … io ho perso la mia cagnolina, proprio il giorno in cui mi è crollata la vertebra e sono stata ricoverata in ospedale.
La mia cagnolina amatissima, Sari.
Anche lei alle prese con un tumore bastardo alla vescica. Ormai non mangiava più da giorni, non si muoveva, non faceva più pipì. I suoi occhi imploravano pietà, una tregua, riposo. Così con il mio compagno avevamo preso la decisione più difficile e dolorosa: portarla dalla veterinaria per l'iniezione. Stavo salendo in macchina, lato passeggero. Un gesto fatto migliaia di volte, quotidiano. In quel momento sentii un dolore lancinante, una pugnalata alla schiena. Gridai. Il mio compagno si allarmò e chiamò la mia amica medico che ci disse di andare in ospedale. Non riuscivo a respirare, pensavo di avere una costola rotta che mi perforava il polmone. Il viaggio di 15 minuti mi sembrò eterno. Dietro c'era Sari moribonda, davanti io che cercavo di respirare e resistere. Arrivati in pronto soccorso due portantini si avvicinarono con la sedia a rotelle. Ero paralizzata dal dolore, dissi di non toccarmi che avevo bisogno di scendere da sola, con calma. Ma loro avevano fretta e mi tirarono per un braccio. Fabrizio e Sari andarono via, dentro sarebbe arrivata la mia amica.
Mi trovai sola, su una sedia a rotelle in una stanzetta grigia, triste e asettica come solo le stanze di ospedale sanno essere. Mi chiesero i dati, poi mi portarono in corsia. Dalla sedia dovevo mettermi in barella, il portantino di prima cercò di prendermi, gli dissi di stare lontano con la faccia più cattiva che ero in grado di mostrare. Ci salii da sola sulla barella. Poi altri esami, una tac forse, che rivelò il crollo di una vertebra, D5, credo, non lo ricordo mai. Se prima non avevo contezza della mia schiena, ora la associo a una battaglia navale e mi è diventata ancora più estranea. Una parte di me marcia, che non mi appartiene. Una parte che crolla, va in pezzi. Quando Fabrizio tornò, ero stesa in corridoio. Il dolore era un po' meno per cortisone e antidolorifici, ma sussultavo di dolore ogni volta che qualcuno sfiorava la mia barella e succedeva spesso. Il pronto soccorso era affollato, cercavo di dire di fare attenzione, di non urtarmi. Ogni minimo spostamento mi provocava spasmi. Ovviamente le botte invece erano continue. Nessuno capiva cosa significava per me un semplice urto. Fabrizio era vicino a me. Sapevo che Sari non c'era più, lui non lo disse, io non potevo sentirlo. Non potevo piangere. I singhiozzi mi avrebbero provocato altra sofferenza alla vertebra. Nel momento più brutto, tragico e devastante della mia vita dovevo restare impassibile, piatta, senza emozioni. E avevo un solo pensiero in testa: "Non l'ho nemmeno salutata".
Le attese, le terapie, le cure, il busto, la sofferenza, la paura..
Ognuno di noi ha delle paure, a volte dettate dalla biografia, altre forse già scritte nel dna. Io ho sempre avuto autentico terrore di tutto ciò che avesse a che fare con il tumore. La condanna a morte più subdola e terrificante che evocava gente pelata ed emaciata, incapace di camminare sulle proprie gambe, ridotta all'ombra di quel che era.
la sensazione che ricordo con più vividezza è quella di essermi sentita su un precipizio. In parte ancora con i piedi a terra, ma con il corpo sbilanciato verso il vuoto. Mi mancava l'aria, non sapevo cosa fare. La disperazione, e poi voi amiche RFS, che ci siete sempre, e il dott. Salvo...da quale pianeta arriva? È soprattutto grazie a lei se mi sono rialzata dopo il busto... Il busto.... gli ho dato perfino un nome: Fusto, il busto.
Sorprendermi a sorridere e pensare “ Allora si può ancora sorridere anche con il cancro!!”
mi ha permesso di vivere un anno (2019) pieno di ripartenze, viaggi, passeggiate, posti
nuovi.
Ho goduto tanto della vista del mare, degli amici e del mio compagno, delle risate, delle onde e del sole, del camminare sulla spiaggia.
Me lo sono goduto tanto, un altro giro di giostra che probabilmente senza il suo sprone non avrei
avuto.
Poi quando tutto sembrava andare per il meglio..,....
a Novembre, due mesi dalla pet, senza che nessuno me lo abbia comunicato la diagnosi di metastasi celebrali... riapro la busta e leggo sul foglio ... eppure c’era scritto!!!
e di nuovo ... ospedali, attese, visite .,esami, di nuovo ospedali....
Ogni volta che vado in ospedale qui a Roma mi viene da piangere, mi sento abbattuta, tra attese infinite, medici sempre diversi con cui è difficile instaurare un rapporto di fiducia.
Disorganizzazione, controlli e chemio in un ospedale, radio in un secondo ospedale che sta distante Km !
Sono stanca, sfinita, arrabbiata anche possibile che non si sia potuto trovare un posto per me nell’ospedale dove faccio la chemioterapia?
A volte, seduta sulla sedia per oltre due ore di attesa mi vengono in mente alcuni versi della poesia
Se questo è un uomo………….
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Ci penso da un po' a questa somiglianza tra i malati di cancro e gli ebrei dei campi di concentramento. Alla perdita della dignità delle donne: rasate, senza più seno, né mestruazioni, senza forze, eppure che andavano avanti, un passo dopo l'altro.
La propria immagine stravolta, il proprio corpo, una zavorra da trascinarsi dietro, che reclama di continuo attenzioni.
Cerco di ricordare quando nemmeno sapevo di avere un corpo, era lì e basta, agile e scattante, a richiedere bisogni fisiologici e poi stare buono.
Ho sentimenti contrastanti nei suoi confronti: mi ha tradito, mi massacra, ma prova a fare quel che può e forse mi fa anche un po' di tenerezza.
Ciao .. salutaci Luigia, Wanda, Sara , Ninni, Venus, Sissi..... Chiaretta...
Grazie Francesca!
Ninetta manchi
Stellina io mi riferisco ai controlli oncologici di routine
La partenza di mamma è ottima. Lo spirito è proprio quello giusto. Nella condivisione si trovano la forza e le risorse per fare anche quello che ci sembrava impossibile
Coccinella
Che brava la tua sorellona. Vedrai che, non solo torna, ma anche da lontano, sapere che c’è ti sosterrà in questo particolare momento
Elifirenze
🍾🥂✨🌸
In questa giornata di dolore ma anche di gioia per le belle notizie non posso che esserci anche io.... Non ho ora troppe parole ma tanto dentro.
Un abbraccio
Questa è la mia rabbia.
La sua morte è stata decisamente prematura, ma su quello che ci riserva il destino io non mi sento di esprimere giudizi. La morte, per me, non è nè giusta nè ingiusta. È.
Ma sul modo di morire, sul quale incidono le azioni degli uomini, lì, spesso mi sento molto arrabbiata. Anzi, amareggiata, terribilmente amareggiata.
C’è lo siamo già detto tante volte.
Anche per Linda. C’è lo stesso dolore amaro.
L'impressione che, in fondo, siano state, negli ospedali che avrebbero dovuto curarle, solo due accessori inanimati, due figure di passaggio di cui ci si può dimenticare e non, invece, due persone, due mondi che andavano preservati con attenzione e cura e amore.
San Marzano di San Giuseppe, provincia di Taranto. Tu di dove sei?
C’è lo siamo già detto tante volte.
Anche per Linda. C’è lo stesso dolore amaro.
L'impressione che, in fondo, siano state, negli ospedali che avrebbero dovuto curarle, solo due accessori inanimati, due figure di passaggio di cui ci si può dimenticare e non, invece, due persone, due mondi che andavano preservati con attenzione e cura e amore
Si...tanto dolore nel saperle trattate in quel modo assurdo
Un abbraccio
Noi ci siamo tesoro bello
Assolutamente d’accordo con te
Che brava la tua sorellona. Vedrai che, non solo torna, ma anche da lontano, sapere che c’è ti sosterrà in questo particolare momento
Leopoldo evvai
Roberta
Grazie a tutte per gli auguri alla mia mamma
Visita neurologica fatta, dovrò prenotare risonanza della sella turcica per determinare la tipologia dell’adenoma ipofisario, esami del sangue e campo visivo. Il dottore ha detto che le mie emicranie sono muscolo tensive e che l’ansia le sta accentuando. Mi ha spiegato che esiste l’ansia “buona” che è quella che ci da la forza di affrontare le difficoltà e quella “cattiva” che subentra quando le difficoltà sembrano superate ma il nostro cervello le elabora. Mi ha prescritto delle goccine ed un miorilassante ma per pochissimi giorni in attesa della risonanza