Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Che bontà!
Bene!
Mai mangiate, ma penso buonissime. Facci sapere❤️
Sempre per non stare mai tranquilli
Cavoletto ❤️❤️❤️
Ha ragione dottore la paura del cancro è di gran lunga peggiore del cancro stesso. Non credevo ma è così. Questo blog è fondamentale perché non te la toglie ma alleggerisce il peso e parecchio .
Grazie Bibi82
No...non è covid.
Il problema è ai polmoni, ma non per covid.
Per fortuna è vaccinata..
Mar preparo i fili colorati per domani!!!
Manco a dirlo stamattina abbiamo già cominciato. Hanno ricoverato la suocera di mia cugina.
Marigi mi dispiace, fili colorati anche per lei!!
Mar
Tranquilla,
Confermo pure io che i noduli tiroidei sono praticamente sempre benigni.
È giusto controllare, ma stai tranquilla.
Mio marito ne ha una collezione, di cui 1 (disse il medico) quasi quanto un ovetto kinder, ma tutti innocui, anche se dovrebbe toglierlo. Spero si decida.
Un abbraccio a voi.
Grazie mille, piccola.
Un abbraccione forte forte a te.
Mi dispiace tanto, che palle che piove sempre sul bagnato! Spero che presto vada meglio, facci sapere!!
Io ci sono.
Ragazze vacanza finita...si rientra!
Buonanotte ragazze e Dott.Catania
Buona sera blog
Io ci sono
Un po' cecata ma ci sono.
Da quando ho iniziato ad andare al mare mi è venuta la congiuntivite. Porto gli occhiali da sole praticamente di giorno e di sera. Non so, sarà il sole, la luce ma mi lacrimano in continuazione. Mi era successo anche la scorsa estate. L'oncologa dice che dipende dalle terapie. Gli occhi sono diventati molto sensibili alla luce. Vabbè niente di importante
Leggo gli arretrati ❤️
In fede Marisol
Lei non è una paziente oncologica, ma paradossalmente si trova in una posizione ancora più scomoda e disagevole : è una Caregiver, parafulmine di un paziente oncologico.
Qui ne abbiamo discusso tante volte.
Le richiamo alcuni vecchi commenti per introdurre il tema.
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Però vedere schierate in un colpo solo e
tutte insieme a discutere smentiscono il pregiudizio che definisce i CAREGIVERS , un esercito silenzioso
che sta all'ombra dei pazienti affetti da gravi patologie.
Ne parlo anche sul bilancio del blog (che interessa pochi) dei caregivers
https://www.medicitalia.it/blog/senologia/6986-blogterapia-ragazze-fuoridiseno-rfs-bilancio-al-sesto-anniversario.html
Però stasera che ne abbiamo stanate 3 in una volta (evento straordinario) e poiché sono certo che questo esercito silenzioso abbia molto da dire (vero Francesca-fiduciaria ?), penso proprio che conoscendomi come un passionario, che coltiva passioni compulsivamente, se il blog fuori di seno avesse esaurito tutte le sue finalità un bellissimo oggetto delle mie passioni potrebbe riversarsi sul mondo dei caregivers
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Grazie a Lei per aver ricordato queste figure (CAREGIVER) parafulmini dei malati che vivono in trincea in prima linea nella guerra che ben conosciamo.
Qui abbiamo molti esempi di figlie e mariti (ultimi Max, Heriano, Robert)
CAREGIVER
Tra le tante cose che emergono nella esperienza del cancro, il forum ha fatto emergere una realtà nascosta e trascurata dalle istituzioni: l'esercito silenzioso dei caregivers: i familiari protagonisti dell'accudimento. Nella nostra esperienza sono le figlie che si occupano delle madri. Esistono studi e statistiche, che sondano i sentimenti e il vissuto di questa prode categoria, che si carica di tutte le ansie del malato, tant'è che nel nostro forum descrivono "Mia madre è serena ". Lo credo bene! Nella narrazione delle figlie-parafulmine c'è una raccolta di rabbia, stanchezza, senso di colpa, per timore di non essere adeguate al compito, o percezione di una propria supposta e percepita "inutilità".
Secondo una ricerca del 2005 della Center on Aging Society di Washington: il 16% dei caregiver si sente esausto; il 26% avverte come imponente il peso emotivo del loro compito; il 13% vive una profonda frustrazione vedendo l'assenza di miglioramento del proprio caro; il 22% arriva a fine giornata spaventato dal timore di non essere in grado di saper fronteggiare le responsabilità del ruolo, spaventato dal futuro che lo attende, dalla propria impotenza.
In Italia
Secondo l'Istat, in Italia sono oltre tre milioni le persone che si prendono cura di un familiare colpito dal cancro, provando spesso rabbia e solitudine. Un quaderno della Fondazione Aiom risponde alle domande di chi deve affrontare la malattia accanto al proprio caro
Sono 8 milioni e mezzo, oltre il 17% della popolazione, le persone che in Italia si prendono cura di chi ha bisogno di assistenza. E solo 900mila lo fanno per mestiere, rientrando cioè nella categorie dei badanti. Tutti gli altri, parliamo di 7,3 milioni, sono uomini e donne che assistono un loro familiare – coniuge, convivente, genitore, figlio o figlia: ammalato, invalido o non autosufficiente. È la fotografia che l'Istat ha scattato sul mondo dei caregiver, letteralmente donatori di cura, nel nostro paese. Per la maggior parte hanno tra i 45 e 64 anni e, secondo l'Istituto di statistica, in un caso su 4 dedicano alla persona malata più di 20 ore a settimana. Tra questi ci sono, ovviamente, anche coloro che si dedicano a chi ha un tumore.
I caregiver in oncologia. In Italia vivono con una diagnosi di cancro 1,4 milioni di uomini e 1,7 milioni di donne: oltre 3 milioni di persone. E 3 milioni sono anche coloro che si prendono cura di questi pazienti.. "I caregiver sono un esercito spesso invisibile, di cui poco si parla e poco si sa. Persone che pure dedicano mediamente 8 ore di assistenza giornaliera al proprio congiunto, e per le quali ansia, depressione e sofferenza sono solo alcuni dei problemi".
Le difficoltà di chi vive accanto a un malato di cancro
Lo stress psicologico. In termini psicologici, l'impatto del tumore può essere maggiore sul familiare che sullo stesso paziente. In particolare quando il caregiver conosce, sa della prognosi della malattia più di quanto non sappia il malato. Una situazione all'apparenza paradossale ma niente affatto rara, specialmente nei paesi latini come il nostro, dove il familiare è presente quasi sempre e durante tutto il percorso di cura: al momento della diagnosi, dell'ospedalizzazione, della somministrazione delle terapie e dei colloqui con i medici. E dove, a differenza dei paesi di cultura anglosassone, è ancora forte il concetto di protezione del malato e non sempre facile da accettare quello di condividere la verità sulla malattia. I dati ci dicono che le attività che il familiare-caregiver ritiene più stressanti sono l'aiuto diretto nei bisogni fisici, la gestione dei sintomi della malattia, gli effetti collaterali delle cure, gli spostamenti per raggiungere l'ospedale e le attese per visite e terapie.
Rabbia, impotenza, senso di colpa e solitudine. E le emozioni? Cosa prova più spesso chi si occupa di un parente con tumore? Rabbia, che si associa all'ingiustizia della malattia. Senso di colpa, quello di chi è sano mentre la persona che ama non lo è più. Naturalmente impotenza. E solitudine
Rabbia-impotenza - solitudine