Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Donatella.... un grido di vittoria per te: la tua terapia che volge al termine!!! Ora tocca non dimenticarsi di sorridere per far si che le cellule si rigenerino con forza e vigore! Un abbraccio fortissimo a te ed un sorriso....:-) __________________________________________________ Elisa, Laura, Lori... felice di aver condiviso con tutte voi una bella emozione... Vi abbraccio fortemente! Felice notte alle Ragazze fuori di seno, ai Ragazzi, ai Dottori... Fate sogni belli! :-) Rosella __________________________________________________
Dottor Calì, buonasera...sono Rosella molto interessante la Sua riflessione... Sebbene in passato avessimo già in qualche modo affrontato questo argomento, Lei sottopone in maniera differente una domanda molto specifica: Fino a che punto, in realtà, acconsentiamo di essere "affiancate" nel nostro percorso? Qual'è il limite oltre il quale non permettiamo all'altro di entrare? In realtà, sappiamo come "chiedere aiuto" e vogliamo davvero che qualcuno corra in nostro soccorso? Il mio pensiero in merito è molto lineare e semplice... temo però che possa essere definito impopolare, ma nonostante ciò non mi esimerò dall'esprimerlo. (scriverò al plurale, in realtà ciò che esprimerò è il mio personale pensiero, quindi se si discosta dal sentire di altre Ragazze, lo posso ben comprendere) Io penso che in alcune circostanze non si desideri proprio per niente di essere sostenute, penso che si diventi quasi intransigenti, nella convinzione che la nostra malattia ci possa permettere di esserlo. Non vogliamo pietismi, ma se chi amiamo non dimostra la sensibilità sufficiente per alleggerire i nostri pensieri negativi, ci scandalizziamo un pochino e non dimostriamo certo di essere accondiscendenti... Vogliamo che "gli altri" sappiano da se' cosa devono fare e sovente ci lamentiamo che "non fanno bene"... La presa di coscienza della nostra malattia ci porta ad essere trasportate in realtà parallele, in "spazi" che altrimenti non conosceremmo e le sfumature del nostro essere virano sovente verso orizzonti sconosciuti. A volte non ci riconosciamo per come "eravamo" prima di conoscere la Bestia, ma nonostante ciò facciamo poco per tornare ad essere come prima...forse, in realtà, NON VOGLIAMO... Siamo inconsciamente consapevoli che la nostra forza sta anche lì, nel poter gestire in maniera differente la nostra NUOVA VITA. E allora, perchè DOVER chiedere? Se chi ci affianca non è in grado di comprendere, meglio evitare inutili sprechi di energia... Sovente vogliamo tutto e subito, ci aspettiamo che gli altri capiscano da sè quando è il momento di fare questo o quello... Siamo contorte nel nostro dolore e allo stesso tempo siamo forti dello stesso dolore! Ma c'è speranza, nonostante tutto, che si ritorni ad essere quelle che eravamo? O forse stiamo meglio nei panni che vestiamo ora? E a loro volta come stanno, ora, le persone che ci amano? Mi rendo conto che forse, alla fine, il mio pensiero non è stato espresso in maniera "semplice e lineare" come invece avevo scritto che sarebbe stato all'inizio del mio intervento, ma spero di essere riuscita ugualmente a spiegare ciò che sento... Un sorriso, questa volta davvero semplice e lineare! :-)
Aaahahahahah... Dottor Catania!!! Simpaticissimo! Ho letto solo ora il suo ultimo intervento e le devo dire che io stessa ho pensato che tutte quelle "amiche" erano in realtà "bellissime amiche", neppure una "nella norma", anziane e non, tutte stupende... e non solo: lo erano ancor più, come ha sottolineato Lei, dopo la rasatura! Aggiungo anche che mi è sorto il dubbio che in realtà fosse un filmato creato per l'occasione... ma poco importa, le emozioni ce le ha date e l'obiettivo immagino fosse proprio quello! :-) Rosella
Cara Rosella sono Lisa di Roma. volevo dirti che, per quanto rigurda la tua riflessione sul chiedere conforto agli altri, io (che non sono la diretta interessata) mi ci ritrovo in pieno. forse chiedo aiuto a modo mio, ma mai in maniera esplicita, mi prendo ciò che viene spontaneo dalle persone che mi vogliono bene, qualche delusione c'è stata, ma anche tante belle sorprese! lo stesso fa mia madre, ne abbiamo parlato. in questo modo ognuno si sente libero di reagire a modo suo, senza forzature. per quanto concerne invece il "tornare come prima": mia madre a volte dice che quando sarà operata piano piano tutto tornerà come prima. Io non lo credo affatto, perchè io, che la amo moltissimo, sono cambiata in maniera (credo) irreversibile, e quando penso alla "me" di prima non mi ricordo nemmeno come fosse, a cosa pensasse ogni mattina appena sveglia o la sera prima di dormire. Ma c'è un particolare non trascurabile e che non riesco proprio a spiegare a chi non ha vissuto questa esperienza: io sto meglio nella mia condizione attuale, non voglio tornare come prima. Certo non mi dispiacerebbe un pò più di leggerezza, non lo nego, ma mi sento 100000 volte più forte e consapevole, mi sembra di aver fatto un salto di qualità. é fastidioso attribuire tutto questo al granchio, ma come ogni esperienza forte della vita, anche questa ha modificato qualcosa che non tornerà più come prima. del resto credo che questo significhi accettare le difficoltà ed affrontarle, invece di fare finta di niente. Non so se mi spiego bene quando scrivo qui :) somiglia molto ad un flusso di coscienza... Un abbraccio a tutti/e Lisa
uffaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa perchè non mi operano :-/ comunque l'umore aumenta con una cura con il vischio :-). Silvia Roma
Cara Rosella, bentrovata! Mi erano mancati i nostri scambi di vedute! Forse la sua risposta non è "semplice e lineare" perchè questo è un tema "non semplice" e "non lineare". Non so se visioni "bianco/nero" a riguardo possano essere più utili delle innumerevoli sfumature di grigio che sono proprie di ogni singolare esperienza umana... Vorrei però puntualizzare ulteriormente un aspetto che mi ha sollecitato il suo intervento. Lei scrive: >>A volte non ci riconosciamo per come "eravamo" prima di conoscere la Bestia, ma nonostante ciò facciamo poco per tornare ad essere come prima...forse, in realtà, NON VOGLIAMO... >>E allora, perchè DOVER chiedere? Se chi ci affianca non è in grado di comprendere, meglio evitare inutili sprechi di energia... Sono riflessioni su cui mi riservo, a mia volta, di pensare un pò. Perchè mi sembrano due cose molto differenti. Condivido entrambe le sue idee: l'esperienza che attraversate, in fondo, vi cambia. E sta a voi gestire questo cambiamento, farne una "diminutio", e concentrarvi SOLO su quello che si perde, oppure fare quello che ci scrivete e che testimoniate voi RFS, ovvero VIVERE LA VITA e riscoprire, in circostanze molto difficili, quanto forte sia il contributo che ognuno di noi può dare alla propria esistenza. E questo è quello che leggo, ad esempio, tra le righe del contributo di Lisa. Aggiungo un secco "NO" all'idea che si DEBBA chiedere qualcosa. Non DOBBIAMO proprio niente a nessuno. Quello che mi chiedo è: è possibile fare qualcosa per smorzare il nostro stesso senso di isolamento ed incomprensione? Piuttosto che DOVER chiedere, POSSIAMO provare a chiedere qualcosa in più, e SCEGLIERE le persone che sono disposte a darcelo? Ci sono persone disposte a dare, capaci di sintonizzarsi, quasi di sapere di cosa abbiamo bisogno PRIMA ANCORA che lo chiediamo. Ma ci sono anche persone disposte a dare, a starci accanto, ad aiutarci, se LE AIUTIAMO a farlo. E questo non perchè lo DOBBIAMO a qualcuno: soltanto perchè, forse, può essere POSITIVO PER NOI. Non è un atto di gentilezza o altruismo: è mettere le persone per noi importanti in condizione di modificare il propri comportamento, se questo può aiutarci a vivere meglio. E, se proprio non vorranno capire... il mondo è grande e pieno di altra gente...
Ciao Lisa, sono Donatella...." io sto meglio nella mia condizione attuale, non voglio tornare come prima. Certo non mi dispiacerebbe un pò più di leggerezza, non lo nego, ma mi sento 100000 volte più forte e consapevole, mi sembra di aver fatto un salto di qualità" hai perfettamente ragione!!! Quandfo all'inizio l'approccio stile tranvata in faccia mi ha travolta anche io mi sono inizialemnte disperata sul perchè proprio a me, perchè i miei bimbi devono affrontare questo calvario (hanno 2,7 e 11 anni), perchè non me ne sono accorta prima magari potevo evitare tutta una serie di fattori "medicalmente" sfavorevoli, ma alla fine sono riuscita ad eliminare la paura della paura di affrontare un tumore e quasi quasi sono felice di essere salita su questo pullman. Avere a che fare quotidianamente con i limiti, i dolori e le difficoltà che questa avventura ci impone, mi ha fatto crescere in autostima (mio figlio grande mi ha detto l'altro giorno: mamma sei proprio una toca per come hai affrontato il periodo della chemio!!!) ma soprattutto in qualità. Quello che ho vissuto fino a ieri non posso cambiarlo, ma ho avuto il grande DONO di poter vivere meglio il mio presente, con me stessa, con i miei familiari e con gli altri, mi ha fatto scoprire amicizie che non pensavo di avere e ha fatto pulizia di quella gente che era superflua e che magari mi succhiava la vita peggio del cancro stesso. Hai ragione quando dici che come prima non possiamo tornare ed io aggiungo anche che non dobbiamo tornare per certi aspetti a prima, la spensieratezza siamo noi a crearcela a gestircela anche se come me ieri ho fatto la chemio e stamattina per la prima volta ho DECISO di non restare in pigiama e a letto, ma di vestirmi ed uscire! Ho trascorso una piacevolissima mattinata in compagnia di due splendide persone e...quando la mamma di una compagna di Lele, il mio nanerottolo di due anni, mi ha invitata l'altro giorno a fare una passeggiata, scambiandoci le classiche confidenze tra donne alla prima uscita, ha iniziato a parlare di suo marito...psicologo...che avevo incrociato solo una volta in tutto l'anno scolastico al nido...e che mi sembrava conocente...fino a quando FLASH...e le chiedo...se ti dico Medicitalia ti dice niente??? E li si è aperto un varco tra le nuvole...ero in macchina con la mitica moglie del dott. Calì :-) A distanza di una settimana dall'incontro reale con Anita oggi ne aggiungiamo un altro :-) E poi dicono che il mondo è grande. Spero di non avervi annoiata...vi abbraccio e spero di poter abbattere presto il muro (che ci protegge ma che potrebbe anche ostacolarci) del virtuale.
Ah! Bellissima questa! > E li si è aperto un varco tra le nuvole...ero in macchina con la mitica moglie del dott. Calì :-) Dopo l'Empatia on-line sperimentiamo la sincronicità di Junghiana origine! :) http://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0
Silvia e Giulia, CIAO! benvenute su questo blog anche da parte mia. La famiglia si allarga, aggiungiamo un posto (dopo l’altro) sul Bus! Donatella EVVIVA, ecco QUESTO passo è stato fatto! Tornare AL PRIMA? Non credo sia possibile, siamo in continuo cambiamento anche senza esperienze così forti. Spero di aver acquisito il talento del VIVERE MEGLIO, NELL’ADESSO, almeno ho comunque la consapevolezza che questo è possibile. Lele e Aurora INSIEME?....... (^___^) Un caro saluto, a tutte e a tutti. BUONE sincronicità! Antonia
Lisa cara, ciao... sono Rosella. Mi sembra di comprendere che i nostri pensieri siano in qualche modo simili :-) Di certo non occorre essere necessariamente "ammalate" per acquisire nuove consapevolezze...tu nella parte di figlia hai percorso la stessa strada della tua mamma e in qualche modo hai vaggiato all'unisono con lei comprendendo bene le sue evoluzioni ed anche le sue involuzioni... ________________________________________________________ Dottor Calì... buonasera! Il piacere del confronto fra Lei e me è assolutamente reciproco e devo ammettere che anche a me mancava! :-) Ritorno velocemente, a seguire, sul concetto che ho esposto precedentemente, rendendomi conto che Lei dice bene quando scrive che questo è un argomento complesso e pertanto non può certo definirsi di facile Io credo che quando si ha la "fortuna" (...ironizzo ovviamente...) di incappare nel dolore, qualunque esso sia, dell'anima piuttosto che del corpo, inevitabilmente anche il nostro lato caratteriale tende ad adattarsi alle nuove circostanze e a fare, il più delle volte, di necessità virtù. Accade anche, però, che in alcune circostanza ci si costruisca una sorta di corazza, quasi a difenderci dagli attacchi esterni. Ed è in quelle circostanze che si inizia a tessere trame differenti, a fortificare il proprio io, a comprendere che si ha il diritto di scegliere. Non solo: si ha il DOVERE di farlo, per se' stesse ed anche, di riflesso, per le persone che più ci amano... Dopotutto se siamo forti NOI, lo sono anche loro, se siamo serene NOI, anche loro lo sono. Quindi se è pur vero che si si somiglia si piglia, è altrettanto vero che occorre "pigliare" fra chi ci assomiglia...ergo...che ce ne facciamo di chi non rispecchia i nostri princìpi, di chi non sa mettersi nella condizione di "sopportare" il nostro dolore, di chi antepone se stesso e le sue necessità a ciò che sta accadendo a noi in un momento tanto terribile della nostra vita? Non ci servono , quelle persone, ci facciamo del male se le teniamo accanto. Abbiamo il dovere di difenderci da esse, di appropriarci di sensazioni positive...ne abbiamo assoluta necessità per VINCERE, per SCONFIGGERE la Bestia. Sono del parere che valga sempre più un sorriso spontaneo che una risata pilotata per far star meglio qualcun altro: fa bene all'anima, rasserena il cuore, produce anticoprpi e ci regala le giuste armi con cui combattere. L'ipocrisia nel perseverare in rapporti sterili o che, ancor peggio, succhiano le poche energie che possediamo, uccide, spegne, rattrista... non la vogliamo, ce ne dobbiamo liberare... Certo è che i tentativi, le "richieste" a volte velate, a volte palesi, si susseguono soprattutto nel primo periodo della malattia... alla scoperta della lieta novella tutto si sovrappone, nessuno riesce a "gestire" i rapporti interpersonali, il tempo che fugge, la paura che sovrasta ogni cosa.. ...ma in seguito, quando la consapevolezza si fa strada, allora è il momento di trarre le sagge conclusioni e CHI C'E', C'E'...per gli altri non c'è spazio! Questo è il concetto che intendevo esplicitare quando scrivevo che in realtà NON VOGLIAMO CAMBIARE, non ci interessa ritornare a misurare con gli stessi parametri che usavamo nel nostro passato recente, il valore di chi c sta accanto...
Lisa cara, ciao... sono Rosella. Mi sembra di comprendere che i nostri pensieri siano in qualche modo simili :-) Di certo non occorre essere necessariamente "ammalate" per acquisire nuove consapevolezze e sensibilità sconosciute...tu nella parte di figlia stai percorrendo la stessa strada della tua mamma e in qualche modo viaggio all'unisono con lei, comprendendo bene le sue evoluzioni ed anche le sue involuzioni e plasmando in tal modo su di te tutti i suoi cambiamenti... Lei sicuramente te ne è grata...più di quanto tu possa immaginare! :-)
Dottor Calì... buonasera! Sono Rosella. Il piacere del confronto fra noi è assolutamente reciproco e devo ammettere che anche a me mancava! :-) Ritorno velocemente, a seguire, sul concetto che ho esposto precedentemente, rendendomi conto che Lei dice bene quando scrive che questo è un argomento complesso e pertanto non può certo essere esplicitato in maniera facile e lineare... Io credo che quando si ha la "fortuna" (...ironizzo ovviamente...) di incappare nel dolore, qualunque esso sia, sia questo dell'anima piuttosto che del corpo, inevitabilmente anche il nostro lato caratteriale tende ad adattarsi alle nuove circostanze e a fare, il più delle volte, di necessità virtù. Accade anche, però, che in alcune circostanze ci si costruisca una sorta di corazza, quasi a difenderci dagli attacchi esterni. Ed è in quei frangenti che si inizia a tessere trame differenti, a fortificare il proprio io, a comprendere che si ha anche il diritto di scegliere. Non solo: si ha il DOVERE di farlo, per se' stesse ed anche, di riflesso, per le persone che più ci amano... Dopotutto se siamo forti NOI, lo sono anche loro, se siamo serene NOI, anche loro lo sono. Quindi se è pur vero che si si somiglia si piglia, è altrettanto vero che occorre "pigliare" nel mucchio e scegliere fra chi ci assomiglia di più... Ergo: che ce ne facciamo di chi non rispecchia i nostri princìpi, di chi non sa mettersi nella condizione di "sopportare" il nostro dolore, di chi antepone se' stesso e le sue necessità a ciò che sta accadendo a noi in un momento tanto terribile della nostra vita? Non ci servono, quelle persone! Ci facciamo del male se le teniamo accanto. Abbiamo il dovere di difenderci da esse, di appropriarci di sensazioni positive...ne abbiamo assoluta necessità per VINCERE, per SCONFIGGERE la Bestia. Perdoni la frase che scriverò a seguire alla maniera del Professor Pazzaglia (si ricorda Quelli della notte?...) ma io sono del parere che valga sempre più un sorriso spontaneo che una risata pilotata allo scopo di far star meglio qualcun altro: fa bene all'anima, rasserena il cuore, produce anticorpi e serotonina: tutte armi appropriate che ci permettono di combattere e di uscire dalla battaglia nella veste di vincitrici! L'ipocrisia nel perseverare in rapporti sterili o che, ancor peggio, succhiano le poche energie che possediamo, uccide, spegne, rattrista... non li vogliamo, ce ne dobbiamo liberare... Certo è che i nostri tentativi sono molteplici e le "richieste" di "aiuto", a volte velate, a volte palesi, si susseguono soprattutto nel primo periodo della malattia, nel momento in cui si scopre la lieta novella e tutto si sovrappone dando luogo ad un disordine tale in cui non ci si ritrova nella propria parte, non si riesce a "gestire" i rapporti interpersonali. E' il momento in cui il tempo che fugge e la Paura sovrasta ogni cosa.. ...ma in seguito, quando la consapevolezza si fa strada, e non solo per noi bensì ANCHE per chi ci sta accanto, allora è il momento di trarre sagge conclusioni, è il momento del CHI C'E', C'E'... ...per gli altri non c'è più spazio e neppure voglia! Questo è il concetto che intendevo esplicitare quando scrivevo che in realtà NON VOGLIAMO CAMBIARE, che non ci interessa ritornare a misurare il valore di chi ci sta accanto con gli stessi parametri che usavamo nel nostro passato recente... Dottore... mi permetta di divagare un istante con una battuta: ho letto dell'entusiasmo di Donatella che ha incontrato la Sua Signora e che l'ha apostrofata quale "mitica moglie del Dottor Calì". Questa definizione mi ha fatto pensare che a Sua Moglie è accaduto esattamente ciò che qui sopra ho scritto e cioè che, alla fine, chi si somiglia si piglia: Mitico è Lei e Mitica lo è diventata anche la Sua Signora, per ovvi motivi! :-) Buonanotte, Dottor Calì, faccia sogni belli ... e mitici! :-)
Mannaggia....mi sa che ho fatto qualche "pasticcio" nella fase dell'invio dei miei interventi.... non so come possa essere accaduto! SORRY!!!! ;-) Rosella
care rosella e donatella...non sapete quanto mi piace condividere queste riflessioni!!! grazie dott calì per avermi interpretato. sono nuovamente in sintonia con l'ultima delucidazione di rosella: non vogliamo tornare ad usare i parametri che avevamo prima, perchè questo è pur sempre un percorso di crescita, che quindi ci proietta in avanti, non indietro. In attesa del risultato della RMN vi saluto e auguro un ottimo sabato!!! Lisa
GUARDATE QUI ! E' l'ultimo aggiornamento sulle ragazze fuori di seno nel mio sito http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/menu_ragazzefuoridiseno.htm cioè http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/senza_capelli_a_testa_alta.htm Con preghiera di farlo girare con le vostre amiche che stanno facendo la chemioterapia. Sarebbe ora di cominciare a diffondere una cultura che ridimensioni finalmente la funzione dei capelli e cominci a non caricarli di troppi significati , per non penalizzare quelli che li perdono a causa di malattie e per cause genetiche o per scelte religiose .