Cosa fareste al mio posto? Marito con disturbo paranoide
Salve a tutti,
ho inviato sul sito richiesta di consulto. Mio marito secondo me è affetto da disturbo paranoide di personalità, e mi rende la vita impossibile.
è sospettoso con tutti (a casa, al lavoro); vede in ogni parola un doppio senso volto a ferirlo, anche da parte di persone che non hanno niente a che fare con lui; è convinto di essere sempre nel giusto e non prova nemmeno a considerare le motivazioni altrui; quello che è nella sua testa è la verità, anche se è diversa dalla realtà e manca di prove reali. La mia vita è un inferno: devo stare sempre attenta a quello che dico, come lo dico, perché; non devo andare contro le sue opinioni o decisioni, altrimenti pensa che io stia tramando qualcosa; anche di fronte a eventi che dipendono dal caso, sono incolpata e insultata.
Se fossimo solo io e lui lo lascerei in un battito di ciglia, perchè, nonostante tutto l'amore che c'era e per quanto io ci abbia provato, la situazione non migliora. Il fatto è che abbiamo due bambini piccoli. Lui è l'unico che lavora (se io andassi a lavoro sarebbe un insulto al suo ruolo di capofamiglia, come se io dicessi al mondo che lui non è in grado di provvedere alla famiglia) e possiede la casa. Temo che se iniziassi una causa di separazione, i bambini vengano affidati a lui proprio perchè io sono senza reddito. Inoltre mi ha giurato che se provo a lasciarlo me la farà pagare in vari modi (uno dei quali è togliermi i bambini) e io ci credo perchè a volte diventa violento e davvero non ragiona più.
Voi cosa fareste al mio posto, presupponendo che ciò che mi interessa è crescere serenamente i miei figli?
Dovrei rischiare di perderli, separandomi da lui? O continuare a chinare la testa e sopportare questa situazione, per quanto orribile, fin quando i bambini saranno cresciuti e capaci di decidere con chi stare?
Ho paura di fare passi sbagliati e dall'altra parte sono distrutta da questa situazione, voglio solo vivere tranquilla.
Consigli, per favore.
Grazie a tutti
Gentile Signora,
il delirio, nel disturbo paranoide di personalità, è caratterizzato da un sistema di convincimenti cronici, immutabili, non aggredibili dalla critica e la cui evoluzione in genere si accompagna ad una buona conservazione dell'ordine del pensiero per tutte quelle tematiche che, ovviamente, non possano in qualche modo riferirsi al nucleo centrale delirante.
In questi casi, il paziente tende, sempre più, a manifestare comportamenti di tipo "interpretativo" in sintonia con le sue manifestazioni deliranti.
Nel porre il Suo quesito, Lei scrive :" mio marito, secondo me, è affetto da un disturbo paranoide di personalità". Da quel che racconta credo sia la diagnosi giusta. Ma, siete già andati da uno Psichiatra? Immagino di no. Tenuto anche conto del fatto che per esperienza so quanto sia difficile convincere un tale tipo di pazienti.
Lei chiede cosa fare in simili casi. Penso non possa esservi una risposta univoca. Tenga presente che il decorso delle sindromi a carattere paranoicale è cronico. Non è infrequente rilevare periodi di più intensa produttività delirante alternati a periodi di moodico assopimento del delirio.
Con l'avanzare dell'età, poi, si rileva un graduale miglioramento, i deliri si fanno più "sbiaditi".
Ma, appunto, parliamo di anni. Lo tenga presente. A mio giudizio, che i figli crescano in un siffatto clima familiare non depone certo per una loro crescita serena ed equlibrata.
Potrebbe provare a trovarsi un lavoro. Non credo, nell'eventualità, che il Giudice li affiderebbe a Suo marito una volta dimostrata la sua patologia. Ma, ripeto, l'ultima decisione spetta a Lei. L'importante è che abbia un quadro quanto più possibile chiaro della situazione clinica e della sua evoluzione nel tempo.
Un cordiale saluto
Grazie per la risposta, dottore. Sto cercando un lavoro serio, a dispetto di quello che mio marito potrà pensare (che lo faccio per sminuire lui e tutto il resto), tuttavia in caso di separazione ho paura di una cosa. Riconoscere ufficialmente tale patologia non mi sembra così facile, soprattutto se una persona non è presente nell'ambiente domestico tutti i giorni. E se durante la causa gli esperti dicessero che in realtà non ha niente? Mio marito con gli estranei è una persona solare, spiritosa, non sembra affatto avere certi problemi. Alla fine non vorrei passare io per la pazza, anche se il fatto che tutto continui così manderà me in terapia.
Per quanto riguarda il fatto di andare da uno psichiatria, non esiste proprio. Mio marito non lo accetterebbe mai, neanche sentirne parlare! Lui è perfettamente sano, in sé, perfetto, sono gli altri che hanno problemi o tramano contro di lui. Io non ce la faccio più, mi scusi per lo sfogo. Non ne ho neanche parlato a parenti perché nessuno mi crederebbe: ripeto, lui è sempre di compagnia quando siamo con gli altri e anzi chi non lo conosce davvero potrebbe benissimo essere convinto da lui che io sono realmente una bugiarda, imbrogliona e quant'altro, come lui mi ripete sempre.
Gentile Signora,
conosco perfettamente i problemi che, in questo genere di situazioni, si presentano nelle famiglie e/o nel partner per un paziente che presenti una sintomatologia di tipo interpretativo.
Si tratta di casi di difficile gestione da un punto di vista clinico e terapeutico, in considerazione, come già Le ho detto, della mancanza totale di critica attinente alla quotidianità ma che invece viene "letta" in tutt'altro modo.
Cosa fare allora? Sono d'accordo con Lei, in ogni caso, nel cercare un lavoro.
Questo le permetterà sia una maggiore autonomia ed anche di "evadere" temporaneamente dall'incombente situazione familiare.
Certo, le critiche di Suo marito, penso che, nel caso, si rafforzeranno maggiormente.
Qualora poi decidesse di imboccare la via legale penso che dovrà, d'accordo con uno Psichiatra di parte, presentare una specifica perizia psichiatrica e dopo essersi anche consultata con il Suo legale.
Non è una strada semplice. Ne convengo. Ma se la Sua diagnosi (confermata da uno Specialista) si dimostrasse corretta, penso sia l'unica via percorribile.
Ne va della vostra (Sua e dei suoi figli) tranquillità e armonia familiare.
Un cordiale saluto
Ciao cara.. io ho 18 e non sono una moglie non so che vuol dire avere un marito così so solamente cosa vuol dire avere un padre così, dall'età di circa 10 anni mio padre mi prendeva a colpo di cinghia perché in più che essere uguale a suo marito era anche violento, non so l'età dei suoi figli ma questi elementi non vanno migliorando con gli anni, ma come dice mia madre (che io vedo come una martire ), peggiorano di anno in anno, so quale inferno lei stia passando ora, non faccia gli sbagli che purtroppo sta facendo anche mia madre, prenda la sua vita in mano.
Ti mando un abbraccio