Tutto sulla depressione
Sembra essere il male del secolo, si diffonde rapidamente e colpisce qualsiasi fascia d’età di qualsiasi ceto sociale, eminenti ricercatori attribuiscono la causa a fattori ambientali, al benessere economico che privilegia le fasce più abbienti fornendo tutto il desiderabile e togliendo perciò la voglia di lottare per ottenere qualcosa, in poche parole, la vita è diventata così semplice e comoda che l’umanità ha perso gli stimoli atavici della conquista...
Fin dai tempi antichi la depressione è esistita e come tale riconosciuta.
Troviamo accenni alla depressione anche nel Vecchio Testamento.
Ippocrate ne parla come di uno squilibrio fra la mente e il corpo, come se la mente vagasse in un mondo diverso da quello dove vive il corpo inoltre molti personaggi famosi della storia recente e passata , filosofi, scienziati, politici, attori e scrittori hanno manifestato sintomi depressivi nel corso dell’esistenza.
La maggioranza della popolazione pensa che la depressione sia solo un malessere psicologico, passeggero, che si può superare soltanto con la buona volontà. Niente di più falso.
ARGOMENTI TRATTATI
LA DEPRESSIONE MAGGIORE
La depressione maggiore è spesso caratterizzata da un eccessivo desiderio di sonno il quale dipende dal tronco superiore, quindi un suo malfunzionamento può essere una causa, lo stesso discorso vale per la corteccia cerebrale che controlla i pensieri, se vi è una qualche anomalia anche qui si ha un effetto scatenante. E’ noto che il nostro organismo produce alcune sostanze quali la dopamina, la serotonina e la noradrenalina che servono a regolare anche l’umore e lo stato di riposo, quando la produzione di queste sostanze diminuisce può insorgere una alterazione del tono dell’umore; è, quindi, un meccanismo assimilabile al funzionamento delle altre ghiandole del nostro organismo come, per esempio, la tiroide.
- Per quanto riguarda l’ereditarietà invece ci sono pareri diametralmente opposti, alcuni scienziati ritengono che esista un gene della depressione, ma, non si è ancora riusciti a localizzarlo con precisione, altri invece affermano che non sia vero, però è dimostrato che se in famiglia, soprattutto in linea diretta di sangue ci sono stati casi di depressione, la generazione successiva può presentare la stessa patologia.
Altri fattori concorrono a questo stato, infatti, i fattori ambientali, che sia l’ambiente di lavoro o quello familiare, possono essere determinanti per l’insorgenza di uno stato depressivo che può esitare in una vera e propria depressione. Per tale motivo, si considera la eziopatogenesi della depressione come regolata da condizioni multifattoriali (genetici ed ambientali). - La distimia: richiede una valutazione longitudinale per un lungo periodo (almeno due anni) ed è caratterizzata dalla presenza di umore cronicamente depresso. Solitamente i sintomi non sono assimilabili ad un episodio depressivo maggiore anche se si protraggono per tempi lunghi.
- La depressione atipica: si presenta con uno stato d’animo particolarmente triste, crea sofferenza e senso di grande fatica anche non facendo nulla, porta a mangiare e dormire oltre misura.
- La depressione bipolare (disturbo bipolare): il termine bipolare indica una fluttuazione dell’umore sia in senso depressivo che in senso maniacale, caratterizzata da sintomi di abbattimento, mancanza di cura di sé, riduzione delle attività giornaliere e degli interessi alternati, quindi, a sintomi di euforia con continue attività e deprivazione di sonno.
- La depressione stagionale: è una forma di depressione che si manifesta principalmente durante i cambi di stagione.
- La depressione psicotica: porta il paziente ad estraniarsi completamente dalla realtà, egli non riconosce più gli affetti di tutti i giorni, perde contatto con ciò che lo circonda vivendo una realtà fatta di allucinazioni e delirio.
- La depressione post- partum: tre neo mamme su dieci sviluppano questo tipo di depressione, la paura di allevare un bambino appena nato, si trasforma in senso di inutilità, sorge la sensazione di non sapere fare nulla, di non capire le esigenze del bebè, il terrore che gli capiti qualcosa perché non si è all’altezza della situazione.
La grande responsabilità appena ricevuta porta la madre in uno stato di profonda prostrazione e di lì alla depressione il passo è breve.
- Depressione dovuta ai dolori cronici: le persone affette da malattie che portano forti dolori fisici, artrite, fibromialgia, tumore osseo, ecc. conducono uno stile di vita a basso profilo non potendosi muovere agevolmente e dipendendo spesso, da terzi anche per le più piccole necessità quotidiane, ciò scatena una forma di depressione molto forte che spesso si conclude con il suicidio del paziente.
- Triciclici (ADT)
- Monoaminossidasi (I-MAO)
- (SSRI) inibitori del reuptake della seronotonina che agiscono sui recettori della serotonina e gli (SNRI) che agiscono sui recettori sia della serotonina che della noradrenalina.
- Principio attivo: Fluoxetina
venduto con i seguenti nomi: Fluctine, Fluoxeren, Fluoxetina e Prozac. - Principio attivo: Fluvoxamina
venduto con i seguenti nomi: Dumirox, Fevarin, Floxyfral, e Maveral. - Principio attivo: Paroxetina
venduto con i seguenti nomi: Eutimil, Daparox, Deroxat, Sereupin, Seroxat, Sertralina, Gladem, Serad, Tatig, Zoloft. - Principio attivo: Citalopram
venduto con i seguenti nomi: Elopram e Seropram. - Principio attivo: Escitalopram
Venduto con i seguenti nomi: Cipralex e Entact. - Principio attivo: Venlafaxina
Venduto con i seguenti nomi: Efexor, Faxine, Zarelis - Principio attivo: Mirtazapina
Venduto con i seguenti nomi: Mirtazapina, Remeron. - Principio attivo: Reboxetina
Venduto con i seguenti nomi: Edronax, Davedax.
La depressione è una malattia a tutti gli effetti come le altre malattie e in più se non è presa in tempo può diventare cronica ed essere compagna indesiderata per tutta la vita. Non bisogna sentirsi imbarazzati o vergognarsi, ma parlarne principalmente con il proprio medico.
Quando il medico è a conoscenza di tutti i sintomi, può fare una diagnosi e indirizzare il paziente verso personale specializzato che è a conoscenza di cure e metodi efficaci per curare la depressione aiutando a fare in modo che essa non renda impossibile la vita quotidiana.
La depressione provoca disturbi emozionali e senso di inadeguatezza nei sentimenti, quello che tutti pensano sia uno stato d'animo passeggero.
Alcune persone provano questo stato d'animo ogni tanto, altri per tutta la vita. Riconoscere la differenza fra uno stato d’animo passeggero e la vera e propria malattia richiede che il paziente venga osservato per un certo periodo di tempo, e venga visitato da uno specialista che possa inquadrare la condizione con una appropriatezza diagnostica propria, escludendo anche altre patologie in cui il sintomo depressivo risulta essere solo il sintomo evidente di ben altre condizioni psicopatologiche e non.
Generalmente, le persone che soffrono di depressione non riescono a condurre un ritmo di vita normale, non si adattano più alla routine giornaliera e non riescono ad adempiere i loro impegni.
Ad innescare la depressione può contribuire qualsiasi cosa, di solito c’è un effetto scatenante che può essere lo stress, un lutto in famiglia, il parto, la grave malattia di un proprio caro, a volte, alcuni soffrono di depressione senza un motivo specifico.
La depressione si riconosce in uno stato d'animo di tristezza continua soprattutto nello sguardo, nel depresso difficilmente si vedrà mai un barlume di gioia o di partecipazione a ciò che gli accade intorno.
Oltre allo stato d'animo, la depressione fa variare diverse reazioni del corpo, cambia il ritmo sonno veglia, diminuisce o aumenta l'appetito, si avverte irrequietezza, stanchezza, perdita di concentrazione, la memoria si inceppa e si sente una sensazione di apatia generale.
La depressione può provocare pensieri di morte e comportamento suicidario.
Molte malattie si possono avere solo una volta nel corso dell’esistenza, la depressione invece se non tenuta costantemente sotto controllo diventa un fattore ricorrente: chi ha già avuto un episodio di depressione ha il 50 per cento di possibilità di ricadere nella malattia.
La depressione può comparire a qualsiasi età, anche se verso i 40 anni è più probabile avere degli episodi scatenanti. Gli anziani sono fra coloro maggiormente esposti, soprattutto dopo la perdita del compagno/a di vita. Inoltre gli anziani sono i soggetti a maggior rischio di suicidio.
La presenza di sintomi depressivi viene spiegata con l’alterata modulazione di alcuni neurotrasmettitori, quando essi smettono di funzionare bene e inviare i segnali nervosi nei tempi giusti al cervello ecco che arriva lo stato depressivo.
LE CAUSE DELLA DEPRESSIONE
Le cause della depressione sono molteplici e non ancora completamente comprese, anche se sono stati identificati diversi tipi di stati depressivi:
Per approfondire:Hopelessness: mancanza di speranza e depressione
COME DIAGNOSTICARE LA DEPRESSIONE
La diagnosi di depressione è una diagnosi clinica che viene fatta con l’osservazione diretta del paziente e con una raccolta dell’anamnesi del paziente per meglio inquadrare pregressi periodi di depressione che possono essere sfuggiti alla osservazione del paziente o dei familiari.
Affidarsi ad uno psichiatra è il primo passo fondamentale per la valutazione.
Egli valuterà le modalità di trattamento, se assumere la terapia prescritta a casa oppure, nei casi più complessi, iniziare il trattamento specifico in ambiente protetto, come ad esempio un reparto specifico.
Le terapie richiedono controlli a breve termine ed iniziano ad avere una efficacia reale dopo qualche settimana dall’inizio della assunzione.
I controlli hanno lo scopo di far comprendere allo psichiatra se il trattamento è adatto al paziente, se sono presenti effetti collaterali spiacevoli e non sopportabili e se è possibile fare variazioni nel caso non si sia raggiunto un miglioramento sufficiente.
E’ necessario, intanto, convincere il malato a rivolgersi ad una struttura adatta, nei casi lievi basteranno degli incontri con uno staff di psichiatri che individuata il tipo di depressione prescriveranno la terapia. Nei casi più gravi sarà necessario il ricovero nella struttura, solitamente il periodo di degenza varia da venti a quaranta giorni, questo periodo di tempo serve ai medici per stabilire l’esatta natura del disturbo e incominciare a somministrare i farmaci.
Purtroppo, spesso, bisogna procedere per tentativi in quanto la reazione alla terapia è molto soggettiva, non tutti reagiscono allo stesso modo e ciò che può andare bene per alcuni può provocare pesanti effetti collaterali in altri.
La degenza in clinica offre al paziente e ai medici la possibilità monitorare l’andamento della terapia e correggere giorno dopo giorno eventuali difetti della stessa, variando le quantità e anche la qualità dei farmaci, inoltre giornalmente il paziente intrattiene dei colloqui informali con i medici acquisendo poco a poco fiducia in loro, in modo da potere essere completamente sincero nell’esposizione dei suoi stati d’animo e questo contribuisce molto alla guarigione.
Restando nella struttura il paziente sta in contatto anche con altre persone che hanno lo stesso problema, anche se in modo diverso, e parlare con gli altri aiuta a dare una nuova percezione della malattia. Rendersi conto di non essere l’unico a soffrire di tale patologia, stranamente, aiuta il paziente che si confronta con i suoi simili e incomincia a mostrare interesse verso i problemi altrui.
Oltre a ciò c’è il personale paramedico che sta a stretto contatto con i pazienti per tutto l’arco delle ventiquattro ore, cosa che crea un legame di fiducia e affetto, così il paziente sarà meno restio a seguire la terapia e osserverà con maggior cura le regole della struttura, adeguandosi ai ritmi della stessa.
Per approfondire:Lo zucchero aumenta il rischio di depressione
GLI ANTIDEPRESSIVI
Gli Antidepressivi sono farmaci usati nella terapia della depressione e dei disturbi dell’umore.
Come si è già visto la teoria dell’insorgenza della depressione coinvolge il malfunzionamento della distribuzione dei neurotrasmettitori del sistema nervoso, quando la dopamina, serotonina e noradrenalina non sono più presenti in quantità sufficienti a garantire l’equilibrio mentale bisogna intervenire con i farmaci.
Gli antidepressivi servono a sopperire a tali sostanze e aiutare il sistema nervoso ad avere nuovamente disponibili le giuste quantità di neurotrasmettitori.
Per i disturbi legati all’umore si usano i Triciclici (ADT), essi vengono somministrati in dosi variabili nell’arco della giornata e per incominciare a vedere qualche effetto bisogna aspettare almeno venti giorni dalla prima somministrazione.
Gli effetti collaterali di tali antidepressivi sono: secchezza delle fauci,sudorazione, stipsi, aumento ponderale di peso, vertigini, sonnolenza, tremore e agitazione, problemi a livello della libido.
A causa di questi effetti collaterali l’uso degli ADT è limitato nel tempo se si presentano effetti collaterali che ne richiedono la sospensione, a loro favore va specificato che essi non danno dipendenza o assuefazione.
Gli I-MAO invece, vengono usati poco (essendo ormai considerati superati anche) perché hanno maggiori effetti collaterali (e recano importanti disturbi a livello epatico e cardiovascolare) e richiedono attenzione nella dieta alimentare per interazione con alcuni cibi.
Gli (SSRI) invece, trovano largo consenso nella medicina moderna, poiché aumentano il livello cerebrale di serotonina, che è il neurotrasmettitore che regola l’andamento dell’umore.
Anche detti farmaci hanno i loro effetti collaterali, simili a quelli degli (ADT) ma più lievi, quindi sono adatti per trattamenti più lunghi, e molto più adatti alle persone anziane anche sofferenti di cardiopatie.
Anche questi farmaci hanno bisogno di almeno venti giorni prima di mostrare gli effetti positivi.
La scelta di utilizzare una classe di antidepressivi piuttosto che un’altra viene fatta in base alle esigenze specifiche del paziente, alla presenza o meno di altre patologie, alla collaborazione che il paziente offre per la assunzione del trattamento farmacologico.
Sondaggi e indagini indicano che un paziente su otto di quelli che consultano i medici soffrono di depressione, naturalmente sono stime approssimative in quanto non tutti i malati si rivolgono ai medici; è di rilevante importanza notare che, negli anni passati il disturbo depressivo colpiva soprattutto le donne, oggi sono gli uomini ad essere più colpiti e questo dato è in ascesa.
Studi americani lanciano un altro allarme: l’incidenza di casi depressivi nei bambini di età compresa fra i sei e i dieci anni è in rapido aumento, così come negli adolescenti.
Sembra essere il male del secolo, si diffonde rapidamente e colpisce qualsiasi fascia d’età di qualsiasi ceto sociale, eminenti ricercatori attribuiscono la causa a fattori ambientali, al benessere economico che privilegia le fasce più abbienti fornendo tutto il desiderabile e togliendo perciò la voglia di lottare per ottenere qualcosa, in poche parole, la vita è diventata così semplice e comoda che l’umanità ha perso gli stimoli atavici della conquista, nessuno mette più zelo nella ricerca del giusto, non vi è equilibrio fra bene e male fra giusto e sbagliato, si è sempre alla ricerca di nuove esperienze e sensazioni e quando non si riesce ad ottenere ciò che si vuole scatta la molla dell’insoddisfazione che nel tempo scatena la depressione.
E’ auspicabile che si possa ipotizzare un trattamento psicoterapeutico, i colloqui con lo specialista riescono a riportare gli eventi nella giusta prospettiva, sicuramente è un percorso più lungo e costoso rispetto a quello farmacologico, però è pure vero che il settanta per cento delle volte dà ottimi risultati, è infatti dimostrato che l’effetto cerebrale prodotto è simile a quello ricevuto dal trattamento farmacologico.
Fondamentale e essenziale in tutto il percorso della malattia, è il supporto affettivo di amici e parenti, insegnanti e colleghi di lavoro, perciò non bisogna vergognarsi, ma cercare aiuto e supporto in coloro i quali ci vivono accanto.
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