Tutto sul vaginismo

Revisione Scientifica:

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Il vaginismo, quando la paura ed il dolore frenano l'amore. Con il termine vaginismo si indica un disturbo di natura sessuale che consiste nello spasmo involontario della muscolatura del terzo esterno della vagina, il quale ostacola ed impedisce la penetrazione.

Lo spasmo involontario, spesso amplificato da un ipertono dell’evelatore dell’ano, impedisce ogni forma di penetrazione, dal dito, allo speculum, al pene del fidanzato o marito. Questa contrazione dei muscoli vaginali è talmente forte che la penetrazione non è semplicemente dolorosa, ma addirittura impossibile.

E' però bene sottolineare che una donna che soffre di questa disfunzione sessuale, mediante la stimolazione del clitoride, può raggiungere comunque l’orgasmo all’apice delle attività sessuali. Il sottofondo emozionale che accompagna queste donne è la paura, paura della paura, paura del dolore e paura dell’aspetto penetrativo.

TUTTO SUL VAGINISMO

In realtà il dolore, non viene quasi mai sperimentato, altrimenti si parlerebbe di “dispareunia” (dolore che la donna avverte nell'area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale), la donna infatti si ferma molto prima del coito, impedendolo con tutte le sue forze fisiche e psichiche, fino alla negazione dell’affettività e dell’intimità.

ARGOMENTI TRATTATI

Il dolore, viene però immaginato ed anticipato, contribuendo a sviluppare un atteggiamento fobico, nei confronti della sessualità e del possibile rapporto penetrativo. La paura anticipatoria ed a volte la memoria corporea di pregressi fallimentari tentativi, attivano nella donna una risposta traumatica , che sfocia nell’evitamento dell’intimità, a volte anche extra-coito, paralizzando la sfera emozionale, affettiva e relazionale.

Oggi si stima che il vaginismo colpisca l'1-2% delle donne in età fertile. Bisogna poi sottolineare che questa percentuale aumenta notevolmente, attestandosi attorno al 15-17%, nel momento in cui ci si focalizza nelle sole donne che si sottopongono a controlli clinici in maniera frequente.

Tuttavia, è difficile rilevare in maniera precisa l'incidenza del disturbo sulla popolazione femminile, in quanto, ancora attualmente, un alto numero di donne affette da questa problematica è riluttante a dichiarare di soffrirne, per pudore e soprattutto perché non sa bene cosa stia loro accadendo.

La conseguenza principale del vaginismo è il dilagare il problema dalla sfera prettamente sessuale a quella dei rapporti interpersonali, causando un senso di sfiducia ed inadeguatezza nella paziente che ne soffre, oltre all’ovvio e conseguente problema di infertilità. Inoltre, quando il disturbo viene nascosto crea non pochi problemi anche nella vita di coppia, in quanto i partner delle donne affette da vaginismo possono essere indotti a pensare che la propria compagna non sia attratta sessualmente da loro.

Vaginismo: cause

Il vaginismo è una problematica piuttosto articolata, in alcuni casi perfino di difficile comprensione dal momento che le cause alla sua origine non sono per nulla manifeste.

Fattori contribuiscono all’insorgenza ed al mantenimento della disfunzione  

1- Rapporto conflittuale con l’immagine corporea, percepita inadeguata, immatura e scarsamente seduttiva e sessuata.

2- Rapporto conflittuale ed ambivalente nei confronti della sessualità.

3- Regole ereditate ed interiorizzate, spesso correlate ai divieti di tipo religioso e morale.

4- Figure materne irrisolte e manipolative, spesso sostitutive dei bisogni delle figlie.

5- Ipertono dell’elevatore dell’ano.

6- Ambivalenza nel rapporto di coppia in cui si manifesta il vaginismo: coppie ambivalenti, conflittuali e colleriche.

7-  Aspetto fobico correlato all’intimità ed alla sessualità, spesso queste donne soffrono d’ansia e di altre fobie.

8- Educazione rigida,  che non permette di accedere alla sfera del  piacere e del donarsi al partner.

9- Un quadro d’ansia generalizzata, che spesso va oltre il sintomo offerto.

10- Assenza di conoscenza della corporeità e sessualità, corredata da un’ assenza dell’autoerotismo.

11- Immaturità psicosessuale.

12- Talvolta il vaginismo, correla la presenza di  disturbi del comportamento oro-alimentare (anoressia e bulimia nervosa). In questi casi, il bisogno ossessivo di controllo sul cibo si estende anche al controllo della  sessualità

13- Paura di un concepimento indesiderato e prematuro o di MST( malattie sessualmente trasmissibili)

Essenzialmente alla base di questa invalidante disfunzione sessuale si possono distinguere fattori scatenanti di natura fisica e psicologica. Quanto alle cause organiche, tale disturbo può essere causato da qualche leggera, quanto rara, affezione genitale (non si esclude possa essere combinata con un disturbo psicologico).

Il dolore può anche essere provocato da fistole conseguenti a lacerazioni perineali non ben cicatrizzate, da interventi chirurgici, traumi, endometriosi, dall’herpes o da varie infezioni trascurate o curate in maniera non adeguata.

Un fattore predisponente è poi rappresentato da un imene particolarmente rigido e fibroso, che può quindi essere di difficile penetrazione, soprattutto nel caso di “donne vergini adulte”.

Anche se raramente, può concorrere alla formazione del vaginismo anche l'agenesia vaginale mulleriana. Si tratta di una patologia molto grave che consiste in una mancanza della vagina o di una sua parte. Chiaramente, in assenza di una causa organica, i motivi devono essere ricercati nel poliedrico ambito psicologico.

In alcuni casi, specialmente per le giovani donne che non conoscono ancora la maturità sessuale, alla base del problema c'è un pensiero distorto e completamente negativo del sesso, il quale viene visto come un qualcosa di sporco o pericoloso, che è meglio evitare.

Dicendo pericoloso il riferimento è alla paura di molte ragazze di una eventuale gravidanza o del contagio di malattie sessualmente trasmissibili, timori che possono spaventarle al punto tale da indurle al rifiuto progressivo del sesso.

Il vaginismo può essere una condizione clinica conseguente delle donne che hanno subìto un abuso sessuale, che finiscono comprensibilmente per vivere l'atto sessuale come una violenza. Perfino il solo racconto di molestie a carico di altre donne può talvolta scatenare un rifiuto verso il sesso.

In altri casi ad incidere sul vaginismo è un attaccamento eccessivo ai genitori, correla soprattutto a figure materne ingombranti, invasive e sostitutive dei bisogni psico\fisici delle figlie. Specie quando l'educazione da loro ricevuta è stata rigida, estremamente cattolica e sessuofobica, il sesso viene rifiutato per timore di essere giudicate.

Altri fattori psichici possono essere: un rifiuto inconscio del partner; una paura generalizzata, spesso che affonda le radici nell'infanzia, nei confronti del maschio; motivi religiosi o morali, che sono da ostacolo mentale nel praticare una normale vita sessuale; fobie di natura neurobiologica (agorafobia, claustrofobia ecc.); situazioni di stress ed ansia. E' stato rilevato che nella maggioranza delle casistiche le due categorie di fattori causali, per l'appunto fisici e psicologici, si sovrappongono e l'uno può essere conseguenza dell'altro.

 Vaginismo: manifestazioni cliniche

Oggi, fortunatamente una “diagnosi precoce del vaginismo”, ha fatto si che ci sia stato un crescente aumento di richieste di consulenza. Il vaginisimo si manifesta nell'atto della penetrazione attraverso un ricorrente o persistente spasmo involontario della muscolatura del terzo esterno della vagina, che inevitabilmente interferisce con il rapporto sessuale.

Le manifestazioni cliniche del vaginismo sono dunque contrazioni dei muscoli vaginali, dolore (dispareunia) e fobia della sessualità e dell’aspetto penetrativo. Tale fobia si estende il più delle volte anche ad altre disfunzioni sessuali, quali assenza del desiderio sessuale, scarso livello di eccitazione, mancanza di interesse verso il proprio partner.

Sono stati documentati perfino casi in cui le paure della donna vaginismica travalicano il campo sessuale, finendo per invadere anche altre aree o attività. La donna afflitta da tale disturbo può infatti manifestare la paura di nuotare, di prendere l’ascensore, degli animali, o comunque di tutte le novità in genere che possono interessarla e modificare il suo equilibrio.

Ansia, depressione, un caratteristico senso di colpa e di inadeguatezza personale che può condurre fino alla totale perdita dell’autostima sono ulteriori sintomi che possono evidenziarsi, affiancando quelli di natura fisica, e che rappresentano una diretta conseguenza della patologia.

 Vaginismo: diagnosi

Per una diagnosi corretta di vaginismo è ovviamente necessario rivolgersi ad un medico ginecologo e ad uno psicologo. Lo specialista si dovrà innanzitutto focalizzare sul grado di fobia, sull'entità della situazione e sull'analisi dell'ipertono dei muscoli elevatori anali che circondano la vagina ed ostacolano la penetrazione, unitamente al sottofondo psichico e le dinamiche della coppia in cui il vaginismo si manifesta.

Sono poi utili a diagnosticare il vaginismo anche le analisi endocrinologiche ed urologiche. Per una corretta valutazione diagnostica vengono individuati due gruppi di tipologie di vaginismo. Una prima classificazione viene fatta in relazione al tempo in cui si è presentato il disturbo.

Si distingue così un vaginismo primario, in cui il disturbo è stato sempre presente, manifestandosi sin dall'inizio dell'attività sessuale, da un vaginismo secondario, nel caso in cui il disturbo è emerso solo successivamente ad una normale attività sessuale.

Una seconda classificazione viene fatta sulla base della situazione in cui la patologia si manifesta, permettendo di individuare altre due differenti tipologie: il vaginismo generalizzato, di cui si parla quando il problema si presenta in ogni situazione sessuale; il vaginismo situazionale, quando il disturbo si manifesta esclusivamente in alcune situazioni sessuali o con uno specifico partner.

In tutti i casi, dal punto di vista sensoriale ed erotico,  si tratta spesso di coppie arrivate al matrimonio  “del tutto vergini ed inesperte”, inesperienza estendibile anche ai  preliminari ed all’ “alfabeto emozionale e sessuale”.

L’ inesperienza e la goffaggine nell’intimità di entrambi i partners, può causare  approcci maldestri e non consoni al mantenimento di un elevato grado di desiderio ed eccitazione, che possono  far male alla donna e compromettere l’erezione dell’uomo, predisponendo inoltre all’evitamento ed alla paura.

In realtà la prevenzione al vaginismo inizia fin dall'adolescenza, dove un ruolo di primaria importanza possono averlo i genitori. A loro è affidato il compito di impartire alla donna una corretta educazione emozionale/sessuale, affinché il sesso non venga visto come un qualcosa di sporco o di negativo da cui tenersi lontane.

Al di là di una adeguata educazione all’affettività ed alla sessualità, un modo pratico per prevenire il vaginismo è considerato l’apprendimento degli esercizi di Kegel, i quali allenano i muscoli pelvici. Essi, che devono il proprio nome al ginecologo statunitense A. Kegel che li ideò e promosse, consistono in semplici contrazioni volontarie dei muscoli del pavimento pelvico che sostengono utero, uretra, vescica e retto.

Il primo passo per svolgere questi esercizi è dunque costituito dall'individuazione dei muscoli paravaginali, che è possibile "sentire" stringendo la muscolatura per trattenersi dall’urinare. Basta contrarre e rilasciare rapidamente i muscoli per alcuni secondi per fare in modo che essi risultino allenati.

I primi risultati possono essere già raggiunti dopo poche settimane. La sfera della sessualità però non è “un fare, ma un essere”, quindi nessuna prevenzione pratica, senza un ascolto attento dell’interiorità e della psiche della donna in cui il vaginismo abita.

 Vaginismo: cure e terapie

Com'è logico che sia, la cura del vaginismo dipende dalla causa che è alla base del disturbo. Nel caso in cui all'origine vi fosse una casa di tipo fisico, starà al medico, sulla base della diagnosi, stabilire in che modo intervenire.

Se, ad esempio, è l'endometriosi la responsabile del vaginismo, la terapia può anche prevedere un approccio combinato: farmacoterapia e psicoterapia\terapia di coppia. Ma il più delle volte il vaginismo è determinato da una motivazione di ordine psicologico e dunque è una terapia individuale o di coppia rappresentano le soluzioni adatte a dare il libero accesso alla sfera del piacere.

Dal momento che il problema non riguarda soltanto la donna ma la coppia, è consigliabile che all'incontro con lo specialista sia presente anche il partner. L'obiettivo ultimo dell’intervento psicologico è quello di ridurre progressivamente l’ansia associata al rapporto sessuale, così da potere arrivare ad eliminare lo spasmo muscolare che impedisce la penetrazione. Per giungere a ciò si seguirà un percorso articolato attraverso il raggiungimento di obiettivi intermedi.

Compito dello specialista è quello di lavorare prima sugli aspetti intra-psichici in generale e poi sugli aspetti psichici strettamente connessi alla sessualità, nonché sui meccanismi di difesa e le resistenza associate all’intimità ed alla sessualità.

La terapia è infatti un percorso volto a lavorare su tre fronti contemporaneamente: il corpo, decondizionando lo spasmo vaginale , con mansioni di conoscenza e familiarità del proprio corpo; la  psiche, lavorando in seduta sull’aspetto intrapsichico della donna,sull’immaginario e sulla fisicità in genere e, per ultimo, si lavora sulla relazione all’interno della quale si manifesta la disfunzione, investigando con la coppia le dinamiche che muovono il legame e che mantengono il disturbo sessuale sempre presente.

La penetrazione vaginale, è l'ultima delle tappe terapeutiche, che parte dalla mente, dalla psiche e dalla coppia, in cui abita la coppia. Un lavoro d'equipe, tra professionisti formati per curare la disfunzione, rappresenta la sola strada da poter seguire, per restituire alla donna ed alla coppia, salute sessuale e salute procreativa.

La coppia deve imparare ad aprirsi al dialogo, senza pudori ed imbarazzi, manifestando le proprie esigenze. Ciascuno dei due deve essere ben consapevole di ciò che più soddisfa l'altro nel rapporto sessuale, al fine di superare insieme gli ostacoli al loro amore.

I rapporti sessuali sono vissuti con paura e fastidio fisico dalle donne che soffrono di vaginismo. Sia che il disturbo sia causato da fattori fisici, sia che alla sua base ci siamo motivazioni psicologiche, per una donna soffrire di vaginismo vuol dire non essere più in grado di vivere serenamente la propria intimità.

Nelle forme meno gravi, la patologia consente la penetrazione, ma non la conclusione del rapporto, a causa dell'insorgenza di un dolore insopportabile. Negli altri casi, invece, la stessa penetrazione è impossibile.

Ciò causa non solo insoddisfazione e perdita di autostima nella donna che ne soffre, ma ha chiaramente delle ripercussioni molto forti anche sulla coppia. Il primo passo necessario che la donna che soffre di vaginismo deve compiere è quello di non nascondere il problema, ma innanzitutto parlarne con il partner.

Subito dopo occorre confrontarsi con un medico, a cui chiedere sostegno. E' importante avere bene in mente che il vaginismo è una condizione reversibile, un disturbo perfettamente superabile e curabile, la cui cura rappresenta poi, un valore aggiunto all’alfabetizzazione emozionale/sessuale della donna e della coppia.

E' quindi necessario lasciare da parte la vergogna e l'imbarazzo che potrebbero derivare dal rendere note le proprie fobie. Il medico è in grado di ascoltare i problemi della coppia e di consigliare la terapia in grado di assicurare alla donna di superare i suoi problemi ed alla coppia stessa di vivere in maniera completa ed appagante la sua vita sessuale.

L'approccio terapeutico, che molte donne sono solite rifiutare a priori per paura di non essere comprese, rappresenta invece l'unica possibilità concreta per giungere ad una risoluzione della problematica e permettere alla coppia di assaporare il loro rapporto in un modo nuovo, abbattendo le barriere e dimenticando ansie ed affanni.

Revisione scientifica

Foto di Valeria Randone Dr.ssa Valeria Randone, Psicologo sessuologo clinico
Articolo pubblicato il 24/08/2013

 

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Data pubblicazione: 08 settembre 2013

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