Tutto sulla prostata
Revisione Scientifica:
La prostata è una ghiandola presente nei soli mammiferi che fa parte dell'apparato genitale maschile, la cui funzione principale è quella di produrre il liquido seminale ed ha una funzione importante in tutti i meccanismi di difesa di tipo immunitario a livello delle vie uro-seminali. Scopriamo quali sono le malattie che la possono colpire e come prevenirle
Cos'è la prostata e quali funzioni svolge? Il PSA (Antigene Prostatico Specifico), le malattie prostatiche e le indicazioni da seguire per la prevenzione e per diagnosticare in tempo eventuali patologie.
Indice
Cos’è la prostata?
La prostata, ghiandola che fa parte dell'apparato genitale maschile, si trova sotto la vescica, intorno all'uretra (canale urinario) e generalmente ha dimensioni e forma assimilabili a quelle di una castagna.
La sua funzione principale è quella di produrre il liquido seminale e preseminale e, in particolare, una sostanza chiamata PSA (Antigene Prostatico Specifico) che favorisce la qualità e la sopravvivenza degli spermatozoi; per questo motivo le patologie che interessano la prostata possono influenzare e compromettere la fertilità maschile.
PSA: Antigene Prostatico Specifico
PSA è la sigla inglese di una sostanza proteica prodotta dalla prostata, cioè l'Antigene Prostatico Specifico, che serve a facilitare la fluidificazione del liquido seminale dopo che questo è stato eiaculato.
La maggior parte del PSA viene eliminato con lo sperma, ma una piccola quantità si riversa nel sangue, dove è possibile dosarlo. La sua posizione, vicina alla vescica ed all'uretra, determina anche una sua influenza sulla minzione; quando insorgono problemi o alterazioni nell'urinare è quindi bene effettuare un controllo medico della prostata, in quanto potrebbe esserne la causa.
Il PSA tende ad aumentare nel sangue anche quando le ghiandole prostatiche hanno una “attività” più importante del solito o ci sono delle condizioni chiaramente patologiche, ad esempio una infiammazione. Il PSA aumenta, di poco, anche dopo un rapporto sessuale oppure dopo una visita urologica, seguita da una esplorazione rettale.
Il PSA, bisogna sempre ricordarlo, è però presente anche nel sangue e tende ad aumentare anche con l'età, per cui è normale che, dopo i 60 anni, il tasso nel sangue di questa sostanza sia più alto rispetto a quello di un giovane. Un elevato livello di PSA non significa necessariamente che ci sia la presenza di un tumore.
Le malattie della prostata
Le patologie della prostata più diffuse sono la prostatite, l'ipertrofia prostatica benigna e il tumore o adeno-carcinoma.
La prostatite
La prostatite, che può essere acuta o cronica (se trascurata nel tempo e quindi a uno stato più avanzato), è un'infiammazione i cui sintomi sono minzioni frequenti, fastidiose e/o dolorose, indolenzimento dell'area perineale ed inguinale, fastidi ai testicoli; nei casi acuti i disturbi possono essere accompagnati da febbre, indolenzimento nell'area lombare e malessere generale.
La prostatite può dipendere da cause batteriche o infettive: germi o batteri che risalgono dal canale urinario o scendono dalla vescica possono raggiungere la ghiandola provocando un'infiammazione.
Quando poi la prostata aumenta di volume, essendo sotto la vescica, ne rialza il pavimento e questo, unito al fatto di restringere il canale uretrale che la attraversa, provoca il mancato svuotamento completo della vescica, l’urina ristagna e quindi diventa un terreno di coltura di vari batteri che possono scatenare una infiammazione delle vie uro-seminali e quindi anche una prostatite.
Per approfondire:Prostatite: tipologie e possibili cure
La prostatite si cura con farmaci antibiotici ed antinfiammatori o che rilassano la muscolatura della vescica e dell'uretra in modo da favorire lo svuotamento delle urine. La diagnosi può in alcuni casi essere difficile, in quanto la prostatite può provocare una sovrapproduzione di PSA, che è un sintomo del cancro alla prostata. Questo dipende generalmente dal fatto che la prostata nella terza età ha un volume più importante, e quindi è più grossa, ed ha un numero maggiore di strutture ghiandolari che producono questa proteina.
L'urologo dovrà approfondire con attenzione la storia e le abitudini del paziente ed eventualmente aiutarsi con un'ispezione rettale, un'ecografia ed una biopsia.
Come per tutte le malattie, anche la cura della prostatite è più semplice se la malattia viene curata sin dalla sua insorgenza; per questo è bene rivolgersi al medico non appena si manifestano i primi sintomi, soprattutto in caso di bruciore durante la minzione e se lo stimolo di urinare diventa più frequente senza motivo.
La fascia d'età maggiormente colpita da questo tipo di patologia è quella compresa tra i 20 ed i 50 anni, anche se non si può escludere totalmente il rischio di contrarla in altri momenti della vita.
L'ipertrofia prostatica benigna
L'iperplasia o ipertrofia prostatica benigna consiste in un ingrossamento della prostata. La prostata tende naturalmente ad ingrossarsi con l'aumentare dell'età ed in alcuni casi può comprimere l'uretra compromettendo le funzioni urinarie. I sintomi della malattia sono infatti l'aumento delle minzioni che sono però accompagnate da una sensazione di svuotamento incompleto della vescica o da minzione intermittente. Nei casi più gravi si può arrivare ad una ritenzione urinaria grave.
Le cause dell'iperplasia prostatica non sono ancora completamente chiare, anche in funzione del fatto che si sviluppa con tempi e velocità diverse nei pazienti (in alcuni casi l'aumento della ghiandola si verifica già a partire dai 30 anni). L'unica causa certa sembra essere l'evoluzione degli equilibri ormonali che si verifica invecchiando (lo squilibro ormonale più significativo che si verifica con l’età sembra essere quello tra gli androgeni e gli estrogeni).
L'ipertrofia prostatica può essere curata mediante la somministrazione di specifici farmaci: gli alfa-litici e gli antiandrogeni periferici (Finasteride e Dutasteride), che ostacolano e limitano la crescita della ghiandola ed in alcuni casi riescono anche a farne regredire le misure, riducendone il volume. Questi farmaci possono essere assunti per lunghi periodi di tempo senza interferire con la normale attività sessuale del paziente, essendo stati studiati e calibrati proprio su terapie a medio e lungo termine.
Qualora i farmaci risultino inefficaci si può procedere per via chirurgica ed asportare la prostata o parte di essa. Se le dimensioni della prostata sono medie/piccole è possibile intervenire in modo non invasivo utilizzando uno specifico strumento che si introduce nel canale urinario attraverso il pene e si procede con la resezione della ghiandola o di parte di essa. Quando invece le dimensioni della prostata sono più grandi è necessario procedere con un intervento chirurgico tradizionale attraverso l'addome poco sopra il pube.
Recentemente si sta affermando anche l'utilizzo del laser per la resezione della prostata. Il laser viene introdotto attraverso il canale uretrale e consente di agire con modalità meno invasive rispetto alle tecniche più tradizionali. Il laser offre il vantaggio di consentire degenze post-operatorie più brevi.
Oggi si utilizza, quando possibile, una tecnica che prevede l’introduzione di un piccolo cistoscopio contenente una fibra laser a luce verde che sotto visione endoscopica è in grado di vaporizzare il tessuto prostatico trasformandolo in tante “bollicine”.
I vantaggi si possono così sinteticamente riassumere: uso di strumenti piccoli, quasi assenza di sanguinamento durante e dopo la procedura endoscopica, rimozione precoce del catetere vescicale e quindi ricoveri, convalescenze e recuperi più rapidi.
Terapie alternative ambulatoriali come la termoterapia sono in fase di sperimentazione e si stanno gradualmente affermando come tecniche assolutamente non invasive e con poche conseguenze post-operatorie.
La scelta delle terapie e/o dell'intervento da eseguire su una IPB dipende dalle dimensioni della prostata, dall'età del paziente e dalle specializzazioni del medico curante (non tutti i medici, per esempio, ritengono utile intervenire con il laser su tutti i tipi di prostata).
Una delle domande più frequenti relative all'iperplasia prostatica è se possa degenerare in un tumore maligno o se esistano correlazioni tra le due patologie. Ad oggi, infatti, non è stata individuata nessuna prova scientifica della correlazione tra le due malattie, né alcuna esperienza di IPB che sia degenerata in una patologia di tipo neoplastico (cioè in un tumore maligno): ipertrofia e tumore alla prostata sono due malattie diverse e, anzi, possono coesistere e originarsi in due punti differenti della prostata.
Per approfondire:Ipertrofia prostatica benigna o tumore alla prostata?
Tumore della prostata
Il tumore alla prostata è una neoplasia che si sviluppa a partire dalle cellule che si trovano all'interno della ghiandola, che si sviluppano e crescono in modo incontrollato; per questo è particolarmente pericoloso, in quanto “nascosto”, difficilmente individuabile nelle sue prime fasi ed inizialmente asintomatico.
Le cause del carcinoma prostatico sono ancora poco chiare, anche se sicuramente giocano un ruolo importante lo stile di vita e la predisposizione genetica, così come è influenzata dall'assetto ormonale della persona colpita l'evoluzione dalla malattia, generalmente molto lenta.
Guarda il video: Come riconoscere e prevenire il tumore alla prostata?
Diagnosi del tumore della prostata
La diagnosi di cancro alla prostata può essere effettuata attraverso la realizzazione di alcuni esami specifici, tra cui l'ecografia, l'agobiopsia e un esame del sangue o PSA-test.
La prostata colpita da neoplasia produce infatti una quantità di PSA nettamente superiore alla media (e soprattutto immette nel sangue maggiori quantità di PSA perché la struttura anatomica della ghiandola è alterata dal tumore): l'esame del sangue può pertanto aiutare nella diagnosi di questa patologia.
Trattamento del carcinoma prostatico
Il trattamento della patologia dipende dallo stadio raggiunto dalla malattia. Gli stadi di un tumore dipendono dalla sua dimensione e dall'estensione che ha raggiunto nell'organismo. Il tumore alla prostata viene classificato in 5 stadi, da 0 a 4, con un incremento della gravità proporzionale al numero assegnato (0 è lo stadio iniziale, 4 lo stadio più avanzato e quindi più grave).
Le cure da intraprendere sono strettamente correlate allo stadio del tumore ed alle caratteristiche del paziente (età, stato di salute complessivo e sua anamnesi) e possono prevedere l'asportazione chirurgica totale della prostata, che nel 90% dei casi garantisce un tasso medio di sopravvivenza successivo all'intervento superiore ai 10 anni di vita, ma può provocare successive disfunzioni erettili ed impotenza (ma soprattutto l’eliminazione dell’evento eiaculatorio).
Qualora non fosse possibile intervenire chirurgicamente, è possibile attaccare il tumore prostatico ai primi stadi con la radioterapia, che ha però tra gli effetti collaterali deficit dell'erezione nel 25% dei casi (e sempre alterazioni dell’evento eiaculatorio). Se la malattia si trova in uno stadio avanzato, è possibile intervenire con una terapia ormonale che rallenta l'avanzamento della neoplasia, provocando spesso però anche effetti collaterali quali il calo del desiderio, disfunzione erettile, aumento di peso, osteoporosi, stanchezza generalizzata, perdita di massa muscolare ed aumento della ghiandola mammaria (ginecomastia)
Guarda il video: Salute dell'uomo: quali sono le malattie più diffuse?
Prevenzione e salute della prostata
Le patologie che interessano questo organo possono essere di vario tipo e di diversa gravità. Mentre le cause della prostatite possono essere batteriche e/o legate a cattive abitudini e stili di vita poco sani, le cause dell'ipertrofia prostatica benigna e del tumore alla prostata sono in gran parte ancora da scoprire. Tuttavia, le statistiche dimostrano una stretta correlazione di queste patologie con l'età, con le abitudini alimentari ed in parte con la familiarità alla malattia.
Condurre una vita sana, alimentarsi correttamente secondo i criteri della dieta mediterranea e consumando pochi grassi, praticare una regolare attività fisica ed effettuare controlli medici regolari, soprattutto se in famiglia si sono già verificati casi di malattie prostatiche e comunque sempre dopo i 40-45 anni, sono gli accorgimenti essenziali che possono tutelare la salute della prostata.
Alimentazione
La prevenzione delle patologie prostatiche passa innanzitutto attraverso una dieta corretta, che preveda il consumo di alimenti ricchi di antiossidanti e vitamine (soprattutto A, C ed E), zinco, selenio e manganese: peperoni, noci, carote, cavolfiori, broccoli, olio di oliva, cereali e fegato.
Sono invece da evitare gli alimenti speziati o piccanti, gli insaccati, gli alcoolici e tutto quanto appesantisce le funzioni renali. Anche per questo è bene bere almeno 2 litri di acqua al giorno, per ridurre la concentrazione di sali contenuti nelle urine e di conseguenza il rischio di infezioni.
Abitudini e stile di vita
Altrettanto pericolosi sono gli stili di vita sbagliati, con l'assunzione di un eccesso di alimenti ad alto potenziale infiammatorio o l'utilizzo di cicli e motocicli che, a causa delle vibrazioni e delle forti stimolazioni, possono alterare il funzionamento della prostata e portarla ad infiammarsi. Non a caso spesso la prostatite colpisce persone che, per lavoro o altri motivi, trascorrono gran parte del loro tempo guidando (es. camionisti, corrieri…).
In verità un recente studio coreano sembra smentire i possibili effetti negativi, sia sugli aspetti urologici che su quelli andrologi, in uomini che utilizzano la bicicletta in modo amatoriale.
Studi precedenti avevano invece sollevato appunto il dubbio che i possibili microtraumatismi perineali, dovuti all’uso continuo della bicicletta, potessero indurre disturbi minzionali, ematuria ed in alcuni casi anche deficit erettivi, priapismo e diminuzione della fertilità.
Dai risultati dalle valutazioni fatte da questi ricercatori non è emersa invece alcuna correlazione statisticamente significativa tra uso amatoriale della bicicletta ed eventuali problemi andrologici ed urologici. Altri lavori, con più ampie casistiche, sono attesi per poter trovare conferma di questi dati.
Dopo i 50 anni di età è inoltre fondamentale sottoporsi a controlli periodici con cadenza almeno annuale presso un urologo, medico specialista nella cura della prostata, al fine di monitorare attentamente lo stato di salute ed intervenire prontamente nella cura di eventuali patologie prima che degenerino in malattie più gravi o stati cronici più difficili da curare.
Esami da fare
Gli esami che possono essere utili per diagnosticare una malattia alla prostata sono: un semplice esame del sangue, o PSA-test, che misura la quantità di PSA nel sangue e indica la possibilità o meno che la prostata sia affetta da tumore; l'esplorazione rettale, attraverso cui l'urologo verifica il volume e le dimensioni della prostata diagnosticando in questo modo la presenza di patologie quali prostatiti o ipertrofie. Questo esame, pur essendo semplice e generalmente indolore, viene spesso rimandato o evitato dai pazienti, per motivi di pudore o culturali.
L'ecografia della prostata trans-rettale: una semplice ecografia che può rivelare la presenza di neoplasie, ingrossamenti o infiammazioni della ghiandola prostatica.L’importanza di arrivare ad una diagnosi di tumore prostatico il più precocemente possibile ed in modo più “semplice, sensibile ed economico” ha portato ultimamente a proporre altri test, oltre al PSA.
Recentemente sulla rivista Nature un gruppo di Ricercatori dell’Università del Michigan ha presentato un test sulle urine che indica la presenza di un fattore biologico, la Sarcosina, che è presente nelle urine di uomini con un tumore della prostata e che sembra aumentare la propria concentrazione se il tumore è più “aggressivo”.
I ricercatori hanno anche osservato che, se la Sarcosina viene “eliminata”, le cellule malate perdono la propria capacità di invadere i tessuti e quest’ultima osservazione potrebbe essere considerata utile anche in un futuro ambito terapeutico.
Un altro “nuovo marcatore urinario” è il PCA3 che è un gene specifico per la prostata e che si trova più rappresentato in presenza di un tumore. Questo test quantifica e misura il livello di RNA messaggero che corrisponde al gene PCA3 presente in un campione di urina: maggiore è la quantità di PCA3 presente e più alte sono le probabilità della presenza di un tumore.
Il test è già in uso in alcuni laboratori italiani ed europei ed al momento viene indicato soprattutto quando una o più biopsie della prostata sono risultate negative per un tumore ma il PSA tende comunque a mantenersi alto o a “lievitare”.
Cosa fare e come convivere con una patologia prostatica?
La persona affetta da una patologia alla prostata può affrontare serenamente la malattia, che allo stato attuale della ricerca e della terapia medica viene curata con ampi margini di successo. Le ripercussioni sulla vita sessuale delle terapie per la prostatite e per l'ipertrofia prostatica benigna sono quasi nulle e, anzi, il proseguimento di una vita sessuale attiva è consigliato. Solo in pochi casi gli antiandrogeni periferici (Finasteride e Dutasteride) hanno provocato una riduzione del desiderio sessuale, mentre gli alfa-litici possono occasionalmente determinare la comparsa di eiaculazione retrograda, che consiste nella mancata fuoriuscita dello sperma dal pene e del suo reflusso all'interno della vescica. Entrambi i sintomi scompaiono comunque rapidamente a guarigione avvenuta, con l'interruzione della terapia.
Tutte le terapie per la cura del tumore alla prostata hanno invece ripercussioni sulla vita sessuale del paziente, che possono comprendere disfunzioni erettili nel 50% dei casi di asportazione chirurgica (ed alterazioni dell’eiaculazione sempre), mentre le terapie ormonali e la radioterapia possono provocare anche un calo della libido e rapporti dolorosi. Solo raramente (7% circa dei casi) l'asportazione chirurgica della prostata provoca una lieve incontinenza urinaria.
10 pillole di saggezza: i consigli della Società Italiana di Urologia (SIU)
Al fine di favorire una corretta prevenzione delle malattie alla prostata, la Società Italiana di Urologia ha diffuso alcune semplici regole e suggerimenti per ridurre la possibilità di contrarre una delle patologie che colpiscono questo organo.
- Attenzione ai dolori durante la minzione: effettuare almeno una visita urologia in ognuna delle tre fasi della vita: pubertà, età adulta e terza età;
- Come bere: bere abbondante acqua durante il giorno (almeno 1,5 – 2 l. ogni giorno) per favorire le funzioni renali e limitare il rischio di stagnazione dei liquidi nell'area prostatica;
- Come alimentarsi: alimentarsi in modo sano e corretto, prediligendo una dieta di tipo mediterraneo, ricca di vitamine e povera di grassi, sale e sostanze infiammatorie (alcoolici e superalcoolici, spezie, peperoncino), che appesantiscono il lavoro dei reni e favoriscono l'insorgenza di stati infiammatori;
- Posizione organi genitali: verificare che i bambini piccoli abbiano una corretta conformazione e posizionamento degli organi genitali (testicoli in sede e glande scoperto)
- Quando fare la visita urologica: prestare attenzione alla frequenza con cui si urina e rivolgersi immediatamente al medico in caso di incremento immotivato di tale frequenza o di insorgenza di bruciori o dolori durante la minzione;
- Se si desidera avere un figlio: effettuare un esame del liquido seminale se si desidera avere un figlio: spesso infatti, se si riscontrano delle alterazioni, si possono prevenire patologie altrimenti dannose per il nascituro;
- Perdita di urina: prestare attenzione ad eventuali involontarie perdite di urina e consultare un medico qualora accada;
- Tracce di sangue nelle urine: consultare immediatamente un urologo se si trovano tracce di sangue nelle urine;
- Quando fare l'esame del sangue: dopo i 45 anni effettuare almeno un esame del sangue all'anno per verificare i livelli di PSA e di testosterone, le cui concentrazioni nel sangue possono essere indice di patologie anche gravi;
- Attività sessuale: condurre un'attività sessuale sana e regolare.