Tutto sulla prima infanzia

Revisione Scientifica:

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Dr. Lorenzo Giacchetti Pediatra, Neonatologo

Che i neonati siano impegnativi si sa, ma di sicuro la fascia di età che va fino al secondo anno di vita del vostro bambino può risultare altrettanto complessa da gestire. E' un periodo di grande scoperta, in cui il bambino comincia a vedere il mondo in posizione eretta, camminando e correndo. Avvengono i primi scambi con gli altri bambini, i primi momenti di comunità, come l’asilo nido, e ci si ammala anche più spesso per via dei maggiori contatti con il mondo esterno

La prima infanzia: Tutto sui bambini da 1 a 2 anni

Nella nascita di una nuova vita c'è molto più di un semplice istinto di conservare la specie e una mamma questo lo sa bene.

Il miracolo, la magia di creare una nuova vita avviene ancor prima di dare alla luce un bambino, che per nove mesi cresce e si sviluppa nel corpo della sua mamma, condividendo con lei gioie e dolori di questa convivenza simbiotica. Numerosi studi e moderne ricerche stanno portando a conoscenza l'importanza della vita intrauterina e come questa influenzi in maniera inconscia, ma significativa, gran parte della personalità.

 

L'imprinting

Il parto è la prima esperienze traumatica che l'essere umano affronta per venire al mondo, ma dovrebbe essere anche la più naturale. Purtroppo, però,l'aumento dei parti cesarei può allontanare da quelle sensazioni primordiali, che se pur traumatiche, ogni essere dovrebbe poter provare per sviluppare quell'attaccamento unico e viscerale che unisce mamma e bambino. Il parto cesareo dovrebbe essere limitato unicamente ai casi in cui ci siano reali motivi medici.

Ad ogni modo, appena un bambino viene alla luce entra subito in contatto con la sua mamma e con il suo papà e il suo primo anno di vita, sarà il momento fondamentale in cui si formerà la sua personalità, il suo carattere, il suo modo di porsi nei confronti della vita quando sarà grande.

Le persone che, quindi, gli staranno vicine e il modo in cui lo faranno, soprattutto nel delicatissimo periodo post-natale, contribuiranno in modo determinante a lasciare il proprio imprinting, ossia la propria impronta. Un bambino che ha la fortuna di trascorrere il primo anno di vita insieme alla sua mamma, soprattutto se viene accolto in modo amorevole, sarà un bambino che crescerà psicologicamente forte e sicuro di sé, perchè il sentirsi amato e accettato dalla propria mamma, ricevere il suo imprinting durante tutto il suo primo anno di vita contribuirà a formare un carattere forte, con punti di riferimento stabili.

 

I percentili di crescita

La crescita di ogni bambino è differente da quella degli altri, tuttavia vi sono dei parametri che permettono di tenere sotto controllo gli standard di sviluppo che ci permettono di capire se il bambino sta crescendo in modo normale, così da scongiurare il rischio di problematiche associate alla crescita.

Dopo il normale calo fisiologico che subisce il neonato dopo il parto, stimato normale se nella misura del 10% rispetto al peso della nascita, la crescita corretta si dovrebbe aggirare attorno ai 150- 250 grammi alla settimana per i primi tre mesi di vita, tanto da raddoppiare il peso della nascita raggiunti i 5 mesi e triplicarlo ad un anno.

Ad ogni modo, i pediatri, per tenere sotto controllo la curva di crescita di ogni loro piccolo paziente, si servono dei percentili di crescita che si ottengono controllando peso e altezza di migliaia di bambini di diverse età e dividendo i dati ottenuti in modo da creare un gruppo di bambini che mostri degli standard di omogeneità in relazione all'età.

Se la statura di un bambino si colloca al 50° percentile, vuol dire che si trova proprio nella media della popolazione generale in cui sono state costruite quelle curve di crescita. Più che il numero del percentile di per sè, ciò che è importante è la curva di crescita; cioè se il bambino mantiene quel percentile nel corso della crescita. Una brusca riduzione della crescita con passaggio per esempio dal 75° al 25° percentile può rappresentare un campanello d'allarme.

 

Il momento del distacco: la pappa ed il ciuccio

Il momento dello svezzamento è una fase molto delicata per la crescita di un bambino, che non deve essere intesa solo come introduzione di cibi nuovi utili sul piano fisico, ma è un momento che determina la prima fase del distacco dalla mamma. Sia che il bimbo sia allattato al seno, che al biberon, è abituato ad introdurre solo latte generalmente in braccio alla mamma.

Cominciare ad introdurre cibo solido e con modalità differenti, come il cucchiaino, le sue mani, le mani di un'altra persona, aiutano il bambino a capire di essere un individuo unico, di non essere solo un'estensione del corpo materno. Proprio per questo, in genere lo svezzamento avviene intorno ai quattro-sei mesi, periodo in cui il piccolo inizia ad uscire dalla fase egoica per affermarsi come individuo, e proprio l'introduzione di altri cibi contribuiscono ad accrescere in lui questa nuova consapevolezza.

Sullo svezzamento ci sono teorie contrastanti. La corrente di pensiero più seguita, vede l'introduzione dello svezzamento a sei mesi, in cui l'apparato digerente è ben formato e capace di iniziare a digerire cibi differenti. La corrente più nuova ed alternativa, invece, vede il bambino come protagonista del proprio svezzamento, che lo classifica pronto ad assaggiare il cibo nel momento in cui comincia ad esprimere desiderio e curiosità nell'assaggiarlo.

Ma non solo la pappa solleva questioni e discordia, c'è anche il dilemma irrisolto “ciuccio o non ciuccio”?

Se da un lato è uno strumento molto utile per le mamme, che trovano nel ciuccio un valido alleato per tenere a bada i pianti e l'inquietudine dei propri figli, dall'altro lato si rischia di abituare il bambino a consolare le proprie frustrazioni con un surrogato di affetto, disorientandolo.

Se, ad esempio, il bimbo sta piangendo perchè ha bisogno di coccole, ha bisogno di contatto e di giocare, non ha altri modi per esprimersi se non col pianto, ma se la mamma soffoca questo suo pianto con il ciuccio, che pure gli da un piacere, non imparerà a riconoscere i suoi stessi bisogni.

 

La nanna, tra riti e capricci

Il momento della nanna è molto importante e comincia ad avere un significato per il piccolo soprattutto quando è un po' più grandicello. Il neonato, infatti, passa dalla veglia al sonno con estrema naturalezza, senza rendersene conto.

Diverso è, invece, quando il bambino comincia ad avere cognizione della cosa e soprattutto tra i due e i tre anni diventa un momento al quale sfuggirebbero volentieri, per restare a giocare.

I capricci iniziano proprio quando il bambino, pur essendo stanco, non vuole dormire per restare a giocare. Proprio per questo è importante che la mamma e il papà, o i nonni riescano a contenere la vivacità del piccolo. Per fare della nanna un momento sereno e addirittura atteso della giornata, dobbiamo iniziare a creare nel tempo dei piccoli rituali che indichino al bambino che quel momento si avvicina. Inoltre, i rituali, sono molto rassicuranti per loro; in un mondo nuovo, tutto da scoprire, avere dei ritmi sicuri, ripetitivi, rituali appunto, lo rassicurano, perchè sarà in grado di riconoscere alcuni momenti della giornata immutabili, come la nanna, la pappa, fare il bagnetto e così via.

Creare un rito per la nanna è molto semplice; ripetere una serie di gesti ed azioni tutte le sere, come magari spegnere alcune luci, accendere una candela o un lumino da notte, leggere una favola, cantare una canzone.

 

La comunicazione

Il neonato ha solo il pianto per comunicare con la mamma, che impara col tempo a distinguere un pianto da fame da uno dovuto ad una colica, molto frequenti durante i primi mesi di vita.

Ma al pianto, si aggiungono molti altri segnali che entrano a far parte della comunicazione, come gli sguardi, i gesti, i movimenti di braccia e gambette che diventano sempre più sgambettanti a seconda del livello di coinvolgimento emotivo del bambino. Dai gorgheggi si passa a parole distorte attorno all'anno e poi arriva la parola “NO” che contrassegna quasi tutta la fase dei due anni, in cui manifesta la sua individualità, contraddicendo e disubbidendo al genitore, ma questo serve ad affermare la sua autonomia.

A due anni si oppone a tutto, piange e fa molti capricci, ma se i genitori saranno stati comprensivi e non avranno dato troppo peso alla cosa, né sminuendo il bambino, né assecondandolo in tutto, questa fase si risolverà automaticamente con l'avvicinarsi dei tre anni e con la padronanza della parola. Padroneggiare il linguaggio fornisce al bambino un valido strumento per farsi capire ed ottenere più facilmente ciò che desidera.

 

Alla scoperta del mondo

Il bambino ogni giorno vive un'esperienza unica, dove ogni cosa è una scoperta e una conquista.

Dai primi sorrisi alle risate, dai primi passi alle cadute, dalle prime gioie ai primi dolori.

Tutto ciò che noi adulti diamo per scontato è assolutamente nuovo per loro. Per ogni fase di crescita, acquisisce delle abilità tattili, motorie, visive e così via.

Il nuoto neonatale, ad esempio è un modo molto bello e piacevole per il bambino, che dai tre mesi ai tre anni sarà accompagnato in un percorso di crescita e potrà sviluppare le proprie abilità in un ambiente acquatico a lui molto familiare. A tre anni riesce a fare una quantità enorme di cose, come ballare, cantare, colorare, plasmare e così via, infatti è l'età idonea per entrare nel mondo della scuola materna, dove sarà accompagnato nella sua crescita sociale al di fuori della famiglia e dove imparerà a gestire più livelli della sua vita, capendo che per ogni luogo e persona, c'è un diverso modo di agire e comportarsi

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Revisione scientifica

Foto di Lorenzo Giacchetti Dr.Lorenzo Giacchetti, Pediatria e Neonatologia.

Articolo pubblicato il 02/02/2013

 

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Data pubblicazione: 02 febbraio 2013

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