Tutto sulla faringite
Revisione Scientifica:
La faringite o, più comunemente mal di gola, consiste nell'infiammazione della faringe: può avere cause di vario tipo (batteriche o virali) e può essere acuta o cronica (spesso associata al reflusso gastroesofageo). Le terapie dipendono dal fattore che ne ha provocato l'insorgenza: vediamo come fare la diagnosi e come curare la gola infiammata.
Cos'è la faringite (o mal di gola)?
Con il termine faringite si indica una patologia di tipo infiammatorio a carico della faringe, vale a dire il canale muscolo-membranoso che si collega con la cavità nasale, con la cavità orale, con l'esofago, la laringe e l'orecchio medio.
Comunemente chiamata mal di gola, la faringite può colpire tutti, dai bambini agli adulti.
Essenzialmente tale malattia tende a manifestarsi durante la stagione invernale e molto spesso essa segna l'inizio di un'infezione delle vie respiratorie superiori, per esempio di una sinusite o di un'influenza.
Quando il mal di gola risulta persistente si deve pensare alla presenza di faringite cronica, spesso associata a patologie allergiche o del tratto digestivo, nonché rilievo piuttosto comune nella terza età.
Cause
Perché la gola si infiamma?
La faringite riconosce molteplici fattori causali.
Il più delle volte a determinarne l’insorgenza è la colonizzazione delle mucose respiratorie da parte di un ceppo batterico. Fra i batteri più temibili coinvolti nello sviluppo della malattia ricordiamo lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A ed il Mycoplasma pneumoniae.
La faringite può altresì essere la conseguenza di processi infiammatori che coinvolgono le aree anatomiche vicine (raffreddore, sinusite). Molto spesso essa si presenta poi quale complicanza di un’infezione virale sottovalutata.
A dispetto di molti luoghi comuni, il freddo non induce in maniera diretta il mal di gola, ma può creare i presupposti di abbassamento delle difese immunitarie locali per l’ingresso di virus e batteri nella mucosa respiratoria. Allo stesso modo possono essere determinanti i repentini sbalzi di temperatura tra gli ambienti riscaldati e l’esterno. Locali eccessivamente riscaldati e poco arieggiati, un sistema di climatizzazione eccessiva rientrano pertanto fra i fattori di rischio ambientale più comuni.
Sono allo stesso modo dannosi per le mucose faringee:
- il fumo di sigaretta,
- le bevande alcoliche,
- l’inquinamento ambientale,
- le polveri e i vapori irritanti.
Una frequente causa di faringite cronica risulta essere la malattia da reflusso gastroesofageo: l’incontinenza della valvola che separa l’esofago dallo stomaco può infatti determinare la risalita verso le mucose respiratorie di secrezioni acide, fortemente irritanti e perciò responsabili di un graduale processo peggiorativo dell’infiammazione faringea.
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Sintomi
Quali sono i sintomi della gola infiammata?
Il principale sintomo che permette di riconoscere la faringite è il dolore spontaneo localizzato alla parte posteriore della bocca, comunemente indicata come gola o faringe. A livello della gola si avverte dunque una sensazione di calore, cui si accompagna spesso intenso dolore nella deglutizione (odinofagia).
La faringite può essere altresì associata a:
- una infiammazione dei linfonodi del collo,
- un aumento della temperatura corporea (febbre),
- perdita di voce (raucedine),
- arrossamento locale della mucosa.
Nella forma cronica i suddetti sintomi risultano meno evidenti, lasciando il posto a vellichio della gola ed alterazioni aspecifiche della voce.
Nelle fasi di riacutizzazione, invece, si avverte una sensazione di tensione nella regione posteriore della gola, localizzata in un punto preciso. Soprattutto nella parte iniziale della giornata sono presenti tosse e impellente necessità di raschiare la gola. Ciò avviene al mattino per via del muco che si è depositato durante il corso della notte.
La sintomatologia è ben delineata fin dagli esordi di malattia: inizialmente si avverte una sensazione di malessere e fastidio alla gola che, entro poche ore, può trasformarsi in una malattia respiratoria con interessamento del distretto nasale.
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Diagnosi
I sintomi devono essere un chiaro campanello d'allarme per la tempestiva valutazione specialistica. L’ispezione del cavo orale evidenzia rossore della mucosa, ricoperta da secrezioni biancastre: la palpazione del collo rivela poi i linfonodi ingrossati ed una discreta dolenzia muscolare.
Come capire se la faringite è batterica?
Per identificare i microrganismi che hanno innescato il processo infiammatorio della faringe è indicato il tampone faringeo, pratica clinica efficace, veloce ed indolore. La procedura prevede l'inserimento nella gola del paziente di una sorta di cotton-fiocc, il quale viene strofinato sia sulle tonsille che sulla mucosa faringea. Il referto di laboratorio include l’antibiogramma, ovvero l’indicazione alla scelta di un antibiotico sicuramente efficace nel contrastare il batterio isolato dal tampone.
La ricerca degli anticorpi specifici nel sangue, la cosiddetta sierologia, è altrettanto utile per stabilire l’epoca di insorgenza della patologia e consentire diagnosi differenziali più accurate (mononucleosi infettiva, faringite da citomegalovirus, infezione da Coxsackie virus e molti altri germi che hanno come bersaglio le vie respiratorie superiori).
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Faringite o tonsillite?
Si può affermare che anche quello che si considera inizialmente come il più comune dei mal di gola non vada sottovalutato, prestando particolare attenzione all’evoluzione dei sintomi, per evitare che venga scambiata per influenza o non correttamente trattata come tonsillite.
La diagnosi differenziale fra faringite e faringo-tonsillite è, infatti, il punto chiave del processo decisionale dello specialista nella scelta della terapia o degli approfondimenti diagnostici di carattere otorinolaringoiatrico (fibroscopia del naso e della gola, test allergologico).
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Prevenzione
La prevenzione della faringite acuta riconosce notevole importanza in alcune elementari norme igieniche.
È opportuno rivolgere una particolare attenzione all’igiene delle mani, da lavarsi con acqua e sapone più volte al giorno. Questa indicazione deriva dal fatto che i processi infettivi (virali e batterici) si diffondono proprio a causa del contatto delle secrezioni respiratorie infette con le mani.
Un altro comune veicolo di contagio sono le micro-goccioline di saliva o di muco (droplet). Per questo motivo è raccomandabile arieggiare spesso i locali frequentati da molte persone; ciò vale per le aule scolastiche, dove spesso si rileva una elevata concentrazione di agenti infettivi.
Per quanto concerne le faringiti croniche è indicato ridurre più possibile l’esposizione a sostanze irritanti, ivi compreso il fumo. Nelle faringiti da reflusso gastroesofageo rivestono notevole importanza il regime alimentare e le abitudini del sonno.
L’integrazione alimentare con sostanze che in modo naturale stimolano le difese del nostro organismo può essere un valido presidio nella prevenzione delle faringiti ricorrenti.
La prevenzione farmacologica si avvale invece dei cosiddetti “vaccini anticatarrali”, un estratto di batteri resi inoffensivi che, presentati ai nostri globuli bianchi, ne stimolano la produzione di anticorpi specifici.
Terapia
La terapia farmacologica della faringite varia notevolmente per entità e durata in relazione alla causa.
Come curare una faringite batterica?
In caso di faringite da batteri il trattamento antibiotico risulta indispensabile, onde evitare il coinvolgimento delle tonsille palatine e della tonsilla linguale.
L’assunzione di cortisone per contrastare il processo infiammatorio e la difficoltà all’alimentazione derivante dall’intenso mal di gola è variabile, risultando più indicato per il trattamento della faringite da mononucleosi.
Si può curare faringite virale?
Quando invece la faringite è di tipo virale, non è necessario un trattamento di tipo farmacologico. Di solito il disturbo tende a risolversi da sé, facendo il suo decorso. Laddove la faringite sia associata a febbre, l’assunzione di antipiretici ed antinfiammatori provoca sollievo dai sintomi.
Come si può curare la faringite cronica?
La faringite cronica da reflusso prevede invece l’assunzione di farmaci con azione regolatrice sull’acidità dello stomaco; i periodi di trattamento sono lunghi e ciclici, fino all’accettabile contenimento dei sintomi maggiori.