Tutto sull'osteoporosi
L'osteoporosi è una malattia degenerativa delle ossa, caratterizzata da una progressiva riduzione del tessuto osseo. Quali sono i fattori di rischio e quali esami fare per riconoscerla in tempo?
Indice
Cos’è l’osteoporosi?
L’osteoporosi è una malattia metabolica che determina un indebolimento delle ossa con conseguente fragilità e aumentato rischio di fratture. Ne deriva quale conseguenza una riduzione della motilità, dell’autonomia o, in altri termini, della qualità di vita.
Questa condizione colpisce prevalentemente le donne a causa degli squilibri ormonali che seguono alla menopausa, tuttavia può essere associata anche ad altre malattie quale l’ipertiroidismo, iperparatiroidismo, carenze alimentari e all'assunzione cronica di cortisonici.
Secondo i dati del Ministero della Salute sono oltre cinque milioni gli italiani interessati da questa malattia, di cui l'80% le donne in post menopausa [1]. Questa cifra tende sempre più ad aumentare insieme all'invecchiamento della popolazione, con relativo incremento della spesa sanitaria nazionale.
Come è possibile classificare l’osteoporosi?
Essenzialmente in ambito medico l'osteoporosi viene classificata in due grossi gruppi:
- Osteoporosi primaria: colpisce soprattutto le donne, è dovuta alla menopausa e al cambiamento dell’attività degli ormoni sessuali.
- Osteoporosi secondaria: è meno diffusa e riconducibile ad un'altra condizione patologica. In genere è dovuta ad altre patologie come il malassorbimento (per esempio la celiachia), l'uso di cortisone farmacologico (come avviene per esempio nell’artrite reumatoide) oppure ad alterazioni tiroidee o delle ghiandole surrenali.
Quali sono le cause?
L’osso è un tessuto in continuo rimodellamento e formazione. Nei soggetti giovani la quantità di osso distrutto è uguale alla quantità di osso neoformato, cosi che la quantità totale di tessuto osseo rimane costante. Cio non accade più nei soggetti di età avanzata o affetti dalle patologie e/o fattori di rischio sopra elencati.
L'impoverimento della struttura dell'osso comporta una diminuzione alla resistenza alle pressioni, alle trazioni e ai traumi e, di conseguenza, aumenta il rischio di frattura, soprattutto fratture vertebrali e a livello della testa e del collo del femore.
Cosa succede alle ossa con l'osteoporosi?
In ogni singolo segmento osseo vi è un continuo ricambio della struttura attraverso l’azione di due gruppi di cellule:
- da un lato vi sono gli osteoclasti, i “demolitori” cellulari, che distruggono l’osso per portare il calcio a livello del sangue;
- dall’altro lato vi sono gli osteoblasti, i “muratori” cellulari, che utilizzano il calcio del sangue fissandolo sulle ossa.
Questa continua azione garantisce un osso di buona qualità e pronto a sostenere il peso corporeo.
Quando si instaura l’osteoporosi questo equilibrio viene alterato: l’attività dei demolitori supera quella dei muratori impedendo il riassorbimento osseo, per cui l’osso diventa di qualità peggiore e lo stesso peso corporeo comporta delle fratture.
Quali sono i sintomi?
In genere la malattia resta asintomatica fino a che non si determina una frattura. Tuttavia in alcuni casi la comparsa di dolori ossei diffusi, in particolare a livello della colonna vertebrale, può essere un campanello di allarme.
Le fatture spesso avvengono per traumi banali o, a volte, addirittura in assenza di trauma. Anche delle piccole sollecitazioni possono comportare delle fratture importanti. In particolar modo sono interessati alcuni distretti anatomici quali il collo del femore, il polso e le vertebre.
Altri sintomi sono:
- soprattutto nella terza età, la diminuzione dell’altezza dell'individuo,
- il progressivo curvamento in avanti.
Questo in genere avviene per dei piccoli crolli vertebrali che, sebbene non si associano a dolore, fanno diminuire in altezza i corpi delle vertebre.
Per approfondire:Osteoporosi: malattia silenziosa
Come fare la diagnosi?
La diagnosi di osteoporosi si effettua principalmente con la densitometria ossea, conosciuta come DEXA o Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC).
La MOC è un esame che permette di avere un indice della densità dell’osso.
Il valore che questa metodica fornisce viene rapportato con dei valori standard della densità minerale ossea di una donna giovane.
La deviazione da tale valore viene definito T-score. Avremo pertanto:
- T-score compreso tra 0 e -1: è un valore di un osso normale, paragonabile a quello di una donna giovane.
- T-score compreso tra -1 e -2.5: indica una diminuzione importante della densità dell’osso. Non si parla di osteoporosi, ma di osteopenia che rappresenta un campanello d’allarme.
- T- score inferiore a -2.5: si parla di osteoporosi franca e occorre quindi porre rimedio farmacologicamente.
Quali sono i fattori di rischio?
Esistono diversi fattori che possono aumentare il rischio di osteoporosi che riportiamo di seguito:
Sesso: il sesso femminile è maggiormente colpito rispetto al sesso maschile. Questo può esser spiegato sia per la diversa qualità dell’osso che per le influenze ormonali diverse. Nell’ambito poi del sesso femminile le donne che vanno incontro ad una menopausa precoce (prima dei 45 anni) sono ulteriormente colpite da questa malattia.
- Provenienza geografica: studi epidemiologici hanno evidenziato che la razza caucasica e asiatica sono maggiormente colpite dell'osteoporosi.
- Familiarità: esiste una correlazione genetica per cui se in famiglia uno dei genitori ha avuto una osteoporosi marcata, è estremamente probabile che anche i figli possano andare incontro a tale patologie
- Abitudini alimentari: il ridotto apporto di calcio e vitamina d, una dieta non equilibrata, l’abuso di alcool si associano a una maggiore incidenza di osteoporosi.
- Fumo: anche il tabacco sembra associarsi ad una maggiore insorgenza di osteoporosi.
- Prolungata immobilizzazione: i soggetti che sono costretti ad un allettamento prolungato vanno incontro ad un impoverimento della qualità dell’osso per cui il semplice movimento eseguito da chi ne cura l’igiene personale può provocare delle fratture.
- Malassorbimento: qualsiasi patologia che determina un cattivo assorbimento (es. celiachia) può aumentare il rischio di insorgenza di osteoporosi.
- Patologie ormonali: l’ipertirodismo, l’iperparatiroidismo e la sindrome di Cushing si associano ad osteoporosi.
- Terapia farmacologiche: il cortisone o i farmaci antitumorali determinano osteoporosi.
Come prevenire l’osteoporosi?
Una adeguata dieta, in particolare ricca di calcio, riduce l’insorgenza dell'osteoporosi e aiuta a ridurre il rischio di fratture.
Affinché il calcio venga comunque assorbito è necessaria però l’azione della vitamina D, che è poco presente nei cibi. Si trova nei pesci, nel latte e derivati, nelle uova, nel fegato e nelle verdure verdi.
Per fortuna la pelle umana è in grado di produrla se è esposta ai raggi solari, per tal motivo svolgere attività fisica all’aria aperta aiuta a prevenire l’osteoporosi.
Per approfondire:Il collagene idrolizzato nell’osteoporosi
Come si cura?
Ogni singolo farmaco va assunto sotto controllo medico, ma possiamo elencare i principali farmaci che vengono solitamente utilizzati per la cura dell'osteoporosi:
- Calcio: va somministrato soprattutto a chi non lo introduce in quantità adeguata con l’alimentazione.
- Vitamina D: con l’età diminuisce la capacità delle pelle di formare vitamina D. In questo caso l’apporto di vitamina D esogena può essere importante. Esistono inoltre delle associazioni di vitamina D con calcio.
- Ormoni: la terapia ormonale sostitutiva utilizzata in menopausa consisteva nell’introduzione di estrogeni. Tuttavia recenti studi hanno fatto si che tale atteggiamento terapeutico sia stato abbandonato per gli effetti collaterali.
- Bifosfonati: sono i farmaci maggiormente usati nella terapia per l’osteoporosi. La loro azione si realizza andando a bloccare l’attività degli osteoclasti, diminuendo quindi la demolizione dell’osso da parte di queste cellule.
- Ranelato di stronzio: agisce con un duplice meccanismo di azione. Inibisce l’azione degli osteoclasti e favorisce l’attività degli osteoblasti.
- Paratormone: aumenta, se adeguatamente dosato, la massa ossea. Viene usato nelle forme gravi di osteoporosi e solo in ambiente ospedaliero.
- Anticorpo monoclonale denosumab: rappresentano la novità nell’ambito della terapia per l’osteoporosi. Recenti studi hanno dimostrato l’efficacia di tale anticorpo nel simulare una proteina che consente il blocco dell’attività degli osteoblasti.