Rosolia: sintomi, prevenzione e rischi in gravidanza
La rosolia è una malattia infettiva altamente contagiosa, causata dal Rubivirus. Si manifesta inizialmente con sintomi poco caratteristici e successivamente con esantema e ingrossamento dei linfonodi. Colpisce prevalentemente i bambini, ma può essere molto pericolosa in gravidanza, ecco perché è consigliato il vaccino che consente un'immunità per la vita. Scopriamo tutto quello che bisogna sapere su contagio, incubazione e cura.
Indice
Cos'è la rosolia?
La rosolia è una malattia infettiva acuta esantematica, generalmente epidemica, detta anche rubeola, provocata da un virus ad RNA del genere Rubivirus. Di questo virus è noto un solo sierotipo appartenente alla famiglia Togaviridae e la cui infezione, una volta contratta, lascia un'immunità quasi sempre permanente.
Per tale ragione si tratta di una patologia tipicamente infantile, che colpisce spesso nella fascia di età scolare, ovvero tra i 5 e i 14 anni, conferendo un’immunità prolungata.
Nelle popolazioni non vaccinate la rosolia interessa principalmente l'età scolare anche adolescenti e adulti.
Come si trasmette la rosolia?
La rosolia viene trasmessa quasi esclusivamente per contatto diretto dal malato al sano, per lo più attraverso goccioline aerosoliche (le cosiddette goccioline di Flügge) emesse con la tosse, lo sternuto, le secrezioni naso faringee in genere.
Al contagio segue di una settimana la comparsa dell'eruzione cutanea. L’infezione permane fino a una settimana dopo la sua scomparsa.
Nella donna gravida il passaggio virale opera tramite la placenta, trasmettendosi all’embrione o al feto. Successivamente si ha una fase viremica con localizzazione ai linfonodi, soprattutto cervicali.
Le persone infette possono trasmettere la malattia alle persone sane suscettibili, nel periodo che va dalla settimana prima ai 7 giorni successivi la comparsa dell’esantema (massimo 14 gg).
Se ad essere colpito è un neonato che ha contratto l’infezione durante la gravidanza, questo può trasmettere il virus per diversi mesi.
Incubazione
Il periodo d’incubazione dei sintomi va da un minimo di 12 a un massimo di circa 23 giorni dal momento del contagio.
Il paziente risulta contagioso solo una settimana prima e una settimana dopo l'inizio dei sintomi.
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Quali sono i sintomi della rosolia?
Inizia con una sintomatologia lieve e poco caratteristica (periodo pre-esantematico di 1-2 giorni).
Compare poi una febbre lieve e incostante, un modesto arrossamento della faringe e, cosa importante ai fini della diagnostica, una consistente tumefazione delle linfoghiandole retroauricolari e, talvolta, di quelle cervicali posteriori e occipitali con dolenzia diffusa delle linfoghiandole.
Nel 20-25% dei casi di rosolia febbricola e ingrossamento dei linfonodi costituiscono l’unica evidenza dell’infezione in atto.
Successivamente appare la tipica eruzione cutanea.
L'esantema si presenta dietro le orecchie, e via via sulla fronte, in volto e sul collo e poi in rapida diffusione nell’arco delle 24 ore su tronco e agli arti superiori e inferiori.
L’esantema è di tipo maculopapuloso, costituito da maculo papule isolate, dai margini netti. Il colore delle macchie va dal rosso al rosa pallido, che tende a scomparire nel breve volgere di 2-5 giorni.
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Complicanze
La malattia è in genere lieve e autolimitante, con rare complicanze, che generalmente riguardano principalmente adolescenti e adulti.
Artrite e artralgia colpiscono per il 70% le donne adulte, interessando dita, polsi, ginocchia fino a un mese dalla comparsa dell’eruzione cutanea.
Ulteriori e più rare complicazioni comprendono l'otite media, la broncopolmonite, la temporanea piastrinopenìa e raramente l'encefalite post-infettiva.
Diagnosi
La diagnosi è principalmente clinica; l'indicazione diagnostica di laboratorio si ottiene mediante isolamento del virus o ricerca di anticorpi specifici del virus nel siero.
Nella gestante, la rosolia può essere confermata pari ad almeno 4 volte l’entità anticorpale specifica tra sieri prelevati in fase acuta e in fase di convalescenza.
I rischi della rosolia in gravidanza
Quanto ai casi di rosolia in gravidanza, per la madre che contrae la rosolia entro il novantesimo giorno dal concepimento, si pensa possa contagiare l'embrione nel 70-90% dei casi, causando:
- aborto,
- ritardo di crescita intrauterina o anche gravissime malformazioni quali sordità (80%), cardiopatie congenite (40%), opacizzazione del cristallino (30%) e altro.
Nel secondo trimestre di gestazione il rischio di una infezione fetale si riduce ma rimane pur sempre tra il 25 ed il 40%.
Di qui l’obbligo di vaccinazione per ogni bambina prima dell'età fertile (10-14 anni).
Per le gestanti che contraggono l'infezione nelle prime 16 settimane di gravidanza, la rosolia può determinare gravi conseguenze per il feto, con esito anche di aborto spontaneo o morte intrauterina.
L’insorgere dell’infezione colpisce almeno fino alla ventesima settimana portando gravi effetti quali sordità, cecità, anomalie del cuore, ritardo mentale.
La sindrome che ne deriva, inquadrata come embriopatia rubeolica, è determinata dall’infezione, che colpisce il feto, oltrepassando la placenta, trasmettendosi cinque giorni dopo il contagio materno ed evidenziandosi con una vasta gamma di patologie.
Le anomalie congenite possono comprendere:
- lesioni oftalmiche, come la cataratta, la retinopatia pigmentosa, il microftalmo e glaucoma
- lesioni cardiache, come stenosi delle arterie polmonari, pervietà del dotto arterioso
- lesioni uditive, come sordità neurosensoriali
- lesioni neurologiche, comemeningoencefalite, microcefalia, ritardo mentale, disturbi neurocomportamentali.
Di vitale importanza per la gravità dei sintomi fetali è il momento iniziale dell’infezione della madre: il primo trimestre di gravidanza segna un rischio di trasmissione altissimo, pari al 90%, che si abbatte al 50% dal quarto al sesto mese di gravidanza.
Per approfondire:Cosa fare prima di programmare una gravidanza?
Prevenzione: il vaccino per la rosolia
Come è noto, la rosolia in gravidanza può determinare l’aborto o gravi danni allo sviluppo del feto o del neonato, con la comparsa di gravi malformazioni o di malattie sistemiche evolutive.
In assenza di vaccinazione si stima che il rischio globale sia di circa 430 casi ogni 1.000 nati vivi in costanza di epidemia e inferiore a 0,5 casi su 1000 nei periodi non compresi nel picco epidemico.
Dunque la rosolia congenita è ancora ben presente nel nostro Paese e rispecchia l’andamento della curva epidemica. Va inoltre ricordato che questa patologia è solo una delle tante trasmissibili dalla madre al feto. Un’infezione grave, perché può causare la morte in utero.
La ricerca degli anticorpi antirosolia è realizzato tramite screening delle IgG e delle IgM, pur apparendo misura inadeguata ai fini della prevenzione antirosolia, resta importante.
È un tipo di esame gratuito grazie alla legge per la tutela della maternità, sia per la donna che voglia affrontare una gravidanza, che per chi sia già gestante.
👉🏻L'esperto risponde: Rosolia in gravidanza: quali sono i rischi?
Quando e perché fare il vaccino contro la rosolia?
La vaccinazione per la rosolia non deve essere somministrata nelle donne gravide.
Per questo per le donne a rischio di contrarla, il tempo di vaccinazione resta il fattore più importante, e deve precedere la gravidanza o seguire immediatamente il parto.
Il vaccino inoculato è un virus vivo e attenuato, e dovrebbe riguardare in particolare le donne non vaccinate o suscettibili, cioè non immuni, e i bambini intorno ai 13-15 mesi. A cinque-sei anni viene effettuato il primo richiamo. L’ultimo avviene tra gli undici e i diciotto anni di età.
Quando l’infezione interviene in gravidanza si ricorre all’immunoprofilassi passiva, tramite infusione di immunoglobuline ad alto titolo anticorpale di contrasto specifico al virus della rosolia.
Dopo la vaccinazione della donna che voglia ottenere una gravidanza, è consigliabile attendere almeno un mese dal tentativo di concepimento, pur sottolineando che il vaccino risulta assolutamente innocuo. Al vaccino antirosolia sono associate protezioni contro morbillo e parotite con i relativi richiami.
Come curare la rosolia?
Regola vuole che il bambino reduce da rosolia, rimanga almeno sette giorni a casa, a partire dalla comparsa dell'esantema allo scopo di evitare di contagiare a sua volta i compagni di scuola.
La terapia, con l'utilizzo di eventuali antipiretici per la febbre, se mal tollerata, tende principalmente a lenire i sintomi, essendo la rosolia una patologia solitamente autolimitante.
Il ricorso agli antibiotici va riservato ai soli casi di sovrainfezioni batteriche.