Pertosse.

Pertosse: fasi, sintomi, durata, cura e vaccino

Revisione Scientifica:

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Dr. Enrico Polito Pediatra, Anestesista, Neonatologo

La pertosse è una malattia respiratoria molto contagiosa causata dal batterio Bordetella pertussis. Colpisce prevalentemente bambini e adolescenti, ma può manifestarsi anche negli adulti e si può prevenire con il vaccino. Scopriamo quali sono i sintomi delle tre fasi della malattia, l'incubazione e la durata, le terapie da seguire e le possibili complicanze.

Cos'è la pertosse?

La pertosse è una malattia acuta, fortemente contagiosa, caratterizzata, all'apice della sua espressione tipica, da accessi di tosse ripetitiva e parossistica, sofferenza respiratoria e grido inspiratorio (Whoop), comunemente seguito da vomito.

Nella stragrande maggioranza dei casi l'agente infettivo è un bacillo gram-negativo, la Bordetella Pertussis.

Ma anche la Bordetella parapertussis e la Bordetella bronchiseptica possono causare una sindrome similpertussoide, con caratteristiche però di minore gravità e durata.

Pertosse: batterio bordetella pertussis

Quali sono i sintomi della pertosse?

Il periodo di incubazione medio è di 7-10 e va dai 5 ai 21 giorni.

Clinicamente la pertosse viene solitamente contraddistinta in tre fasi:

  • catarrale,
  • parossistica,
  • di convalescenza.

Fase catarrale

La fase catarrale, di circa 1-2 settimane, è caratterizzata da sintomi che riteribili ad una comune infezione delle prime via aeree:

In tale periodo è improbabile pensare alla pertosse se non per motivi epidemiologici; ma è anche il periodo di massima contagiosità della malattia e dove la diagnosi di laboratorio dà risultati certi (amplificazione degli acidi nucleici NAAT e i test PCR con l'uso di tamponi nasofaringei).

Fase parossistica

La fase parossistica o convulsiva, di circa 3-6 settimane di durata, è predominata da attacchi di tosse in aumento per gravità e numero di accessi, esprimendo la tipicità della sintomatologia della pertosse.

In questo caso la diagnosi clinica non offre difficoltà.

Il piccolo bambino, ma anche quello grandetto, presenta accessi di tosse stizzosa (5–10 colpi per accesso) molto ravvicinati in cui la inspirazione è minima e inefficace.

Segue finalmente un atto inspiratorio che allevia la “fame d'ossigeno” con un rumore a tonalità alta per il passaggio forzato dell'aria attraverso la rima glottidea ristretta ( il cosidetto “urlo inspiratorio”).

Si ha poi normalmente una ripresa accessuale di tosse che si esaurisce con l'emissione di una piccola massa di muco chiaro.

Per violenta contrazione dei muscoli addominali può seguire vomito.

Dopo tutta questa drammatica sequenza si ha di regola un periodo di riposo libero di tosse e vomito, che può durare qualche ora.

Di notte c'è un'accentuazione dei sintomi.

In genere gli attacchi possono iniziare spontaneamente, ma sono più facilmente scatenati da movimenti fisici, dal pianto, dallo starnuto, dall'atto di bere o mangiare.

Durante questi accessi il bimbo appare spossato, impaurito e tra gli episodi è spesso abbattuto, apatico, si alimenta malvolentieri e può perdere peso.

Il bambino più piccolo, sotto i sei mesi, non si ha l'attacco classico. Spesso ha la tosse, protrude la lingua, segue un periodo di apnea a volte con cianosi. Nei piccoli sotto i 4 mesi andrebbe preso in seria considerazione il ricovero ospedaliero, proprio per il grosso rischio di apnee prolungate e cianosi franca, richiedenti con sollecitudine di ossigeno ed eventuale assistenza respiratoria.

Le complicanze nel lattante sono:

  • polmoniti,
  • ipertensione polmonare,
  • ipossia,
  • encefalopatie,
  • apnee prolungate,
  • casi di mortalità improvvisa.

Fase della convalescenza

La fase della convalescenza, della durata di circa 2 settimane, dove finalmente e, con il sollievo di tutti i familiari, si apprezza il decremento progressivo dell'intensità e della frequenza della tosse, del vomito e dell'inspirazione forzata.

In alcuni bambini la tosse può ripresentarsi con più o meno le stesse caratteristiche della fase parossistica in occasione di episodi infettivi acuti delle prime vie aeree.

Come si trasmette la pertosse?

La pertosse è endemica nel mondo. Si trasmette unicamente da uomo a uomo, che è il solo ospite della Bordetella pertussis.

Si presenta in forma epidemica ogni 3-5 anni con una stagionalità preferenziale estiva-autunnale.

Colpisce tutte le età.

La trasmissione avviene per stretto contatto attraverso le gocce aereosoliche generate dalla tosse o dagli starnuti.

Pressoché assente la possibilità di trasmissione attraverso gli oggetti (la Bordetella pertussis sopravvive pochissime ore al di fuori del corpo umano).

La pertosse non conferisce una immunità duratura nel tempo.

In ambito familiare fratelli ed adulti con tosse sono fonte importante d'infezione per i piccoli. Le persone adulte con pertosse, magari anche vaccinate nel periodo infantile, sono particolarmente contagiose nel periodo catarrale e nelle prime tre settimane della fase parossistica.

Come si cura la pertosse?

La migliore terapia, fatto salvo quella profilattica con la vaccinazione, è quella a base di antibiotici in fase precoce dello stadio catarrale.

La terapia può abbreviare la sintomatologia e limitare il contagio.

Preso nella fase successiva della malattia (fase parossistica), l'antibatterico è comunque raccomandato per contenere il contagio, anche se ha scarsa efficacia nel decorso clinico.

I macrolidi sono gli antibatterici di elezione per la cura e la profilassi post esposizione (PEP) della pertosse. Quello di prima scelta è l'Azitromicina (5 giorni di terapia, monodose) soprattutto nei bambini più piccoli.

Tutte le persone, che sono a stretto contatto con un paziente affetto da pertosse, devono essere monitorate per i sintomi respiratori per 21 giorni dall'ultimo incontro.

La profilassi antibiotica post esposizione (PEP) è consigliata a coloro che sono ad alto rischio per una forma grave e complicata di pertosse (lattanti < 1anno, donne in gravidanza, persone con patologie polmonari critiche, fibrosi cistica).

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Vaccino per la pertosse: quando farlo?

Le vaccinazioni in genere hanno importanti ricadute sociali sull'individuo e sulla collettività, proteggendo il singolo e riducendo la circolazione dei patogeni, fino, ma non sempre, all'eradicazione.

L'immunizzazione attiva contro la pertosse attraverso il vaccino attualmente in uso (vaccino acellulare DTPa) è efficace, ben tollerato e viene utilizzato per le dosi primarie nel primo anno di vita e nei successivi richiami.

Tuttavia la immunità generata dalla vaccinazione, così come quella data dalla malattia, non è perenne e la durata non è ancora ben conosciuta, per cui la vaccinazione va eseguita e completata nel tempo, con richiami periodici (ogni 10 anni) anche in coloro che sono stati affetti da pertosse.

Il neonato ed il piccolo lattante (in attesa di ricevere la prima dose di vaccino) può essere messo in condizioni di difendersi dalla pertosse se la gestante viene vaccinata tra la 27a e la 36a settimana di gestazione, in modo che possa trasmettere gli anticorpi al figlio.

In Italia il Calendario Nazionale Vaccinale attuale prevede la somministrazione del vaccino antipertosse assieme ad altri (difterite, tetano, polio epatite B, Haemophilus influentiae) al secondo, quarto e decimo mese di vita.

Negli anni successivi sono necessari ciclici richiami.

Riferimenti e bibliografia

  1. Best Practices for Use of Polymerase Chain Reaction for Diagnosing Pertussis
  2. https://www.epicentro.iss.it/pertosse/epidemiologia
  3. About Whooping Cough Outbreaks
  4. Pregnancy and Whooping Cough
  5. Pediatria Magazine della SIP vol 14- n°4-5, Apr-Mag 2024
  6. Pediatria Magazine della SIP vol 13-n°9-10, Sett.-Ott. 2023
  7. Red Book 2012-2024 ed XXXII pag.528-537 Pacini Ed
  8. Pediatria Nelson ed 2023 Edra
  9. G.R.Burgio-G.Perinotto-A.G.Ugazio Pediatria Essenziale 3°ed Utet
  10. Schwarze Tiene Manuale di Pediatria ed 9° Ambrosiana MI
Data pubblicazione: 10 luglio 2024

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