Tutto sull'influenza
L'influenza è una forma di malattia infettiva acuta determinata da virus RNA (Acido RiboNucleico) con la caratteristica di avere sintomi non specifici come la febbre, un malessere generale e diffuso, mal di testa... che facilmente possono essere scambiati per sintomi di altre malattie. Dopo un apparire improvviso la febbre può persistere per 4 - 5 giorni, lasciando spossata la persona colpita, che impiega alcuni giorni e a volte anche qualche settimana per ristabilirsi.
L'influenza è una forma di malattia infettiva acuta determinata da virus RNA (Acido RiboNucleico) con la caratteristica di avere sintomi non specifici come la febbre, un malessere generale e diffuso, mal di testa... che facilmente possono essere scambiati per sintomi di altre malattie.Dopo un apparire improvviso di tali manifestazioni, la febbre può persistere per 4 - 5 giorni, lasciando spossata la persona colpita, che impiega alcuni giorni e a volte anche qualche settimana per ristabilirsi.
TUTTO SULL' INFLUENZA
Se si analizza il nome che la scienza medica ha deciso di dare a quest'infezione, si scopre che l'insorgere della malattia veniva attribuito alla "influenza", appunto, che gli influssi astrali determinavano nella vita dell'uomo.
Quando la malattia si verifica, si ha una debilitazione progressiva delle vie respiratorie, con interessamento dell'apparato respiratorio e il Virus introdotto interessare le vie aeree superiori, gola e naso, o anche quelle inferiori, i bronchi e i polmoni.
Il virus ha la potenzialità di trasmettersi facilmente e contagiare altri con le particelle di saliva (goccioline di Flugge) che vengono rilasciate nell'aria a seguito di colpi di tosse o di uno starnuto.
Per approfondire:Influenza nei bambini
ARGOMENTI TRATTATI
- Le pandemie
- L'allerta del' OMS
- La sorveglianza sanitaria
- Virus A B C
- Perché il virus dell'influenza è stato chiamato A H1N1
- Quali virus quest'anno?
- Quando arriva l'influenza?
- Quando si è contagiosi?
- Quando è più facile ammalarsi?
- Quando vaccinarsi?
- Al di fuori dei soggetti a rischio, vale la pena vaccinarsi?
- E' pericoloso il vaccino antinfluenzale?
- Esiste una terapia dell'influenza?
- Cosa fare con i bambini?
- Cosa fare con le donne in gravidanza?
- Si può allattare in caso di influenza?
- Per i bambini quando ricorrere al Pediatra?
- Si può prevenire l'influenza?
- Cosa fare se si è influenzati?
- Terapia e rimedi... della nonna
Le pandemie
Viene detta "pandemia" (= dal greco "pan" = tutto e "demos" = popolo) quando la diffusione di una malattia infettiva contagiosa avviene in poco tempo in diverse geografiche nel mondo intero, con un elevato numero di casi. Non tutte le pandemie producono molti casi di mortalità
Pandemie di influenza che possono essere ricordate tra le più recenti:
1918 - 1920 = Influenza "Spagnola" (da 40 a 100 milioni di decessi)
1957 - 1958 = Influenza "Asiatica" (da 1 a 1,5 milioni di decessi)
1968 - 1969 = Influenza di "Hong Kong" (da 0,75 a 1 milione di decessi)
2009 - 2010 = Influenza "Suina" (soltanto migliaia di decessi).
L'allerta dell'OMS
Non tutti sanno che l'OMS ha un preciso programma di allerta nel caso di segnali che possano fare sospettare una diffusione pandemica dell'influenza:
fase 1: nessun caso umano di infezioni dovuti a virus influenzali animali;
fase 2: rari casi nell'uomo;
fase 3: rari casi e piccoli focolai relativi a gruppi di persone;
fase 4: focolai a livello di comunità (focolai epidemici ben localizzati); si parla di epidemia influenzale.
fase 5: estesi focolai a livello di comunità in almeno due nazioni; è segno che da epidemia a pandemia il passaggio può essere imminente;
fase 6: estesi focolai in almeno un'altra nazione rispetto alla fase 5; è la fase pandemica vera e propria.
La sorveglianza sanitaria
Non tutti sanno che in Italia funziona da anni un accurato sistema di sorveglianza epidemiologica dell'influenza; si chiama sistema Influnet dell'ISS (Istituto superiore di Sanità).
I casi di influenza vengono segnalati da medici e pediatri di famiglia selezionati, chiamati "medici sentinella".
Vi è una rete di laboratori di analisi accreditati e attrezzati per fare la diagnosi virologica.
Per la stagione 2011-2012 i dati verranno raccolti dal 17 ottobre 2011 al 29 aprile 2012.
Virus A B C
L'influenza va riportata a una numerosa famiglia di Virus che appartengono al genere "Orthomixovirus" e i tipi catalogati appartengono a tre categorie:
- "Virus di tipo A" che è il più "brutto", nel senso che è il più temibile, perché causa anche epidemie su vasta scala che colpiscono la popolazione ogni 3 - 4 - 5 anni; si può trasmettere all'uomo anche dagli animali.
- "Virus di tipo B", con una diffusione decisamente minore e con sintomi più lievi, tuttavia in grado anch'esso di causare epidemie ciclicamente, con gli stessi intervalli del primo; si trasmette solo all'uomo ed è raro.
- "Virus di tipo C" che causa un'influenza decisamente non preoccupante e con sintomi paragonabili a quelli di un raffreddore.
Va annotato che per tutti e tre i Virus si può verificare nel tempo una mutazione che cambia sensibilmente le peculiarità che lo caratterizzavano, dando origine a un nuovo ceppo di Virus con caratteristiche differenti e a volte con una maggiore pericolosità.
Per questo motivo una vaccinazione o una influenza fatta l'anno prima potrebbero non essere efficaci; tuttavia, se lo stesso virus si dovesse ripresentare a distanza di anni, la cosiddetta "memoria immunitaria" prodotta o dal vaccino o dalla malattia già fatta possono rappresentare una buona difesa.
In ogni caso, la ricerca medica deve continuamente vivere in stato di allerta per contrastare con "nuovi" vaccini antinfluenzali i "nuovi" Virus.
Ma perché il virus dell'influenza suina è stato chiamato A H1N1?
A sta per il tipo di virus;
H e N sta per le due proteine che avvolgono il virus a mò di mantello, l'emoagglutinina e la neuraminidasi;
L'allerta lanciato dall'OMS si era trasformato in un ingiustificato allarmismo?
1 sta per il sottotipo di proteina, la prima ne ha 15, la seconda 9.
Il virus A H1N1 non è nato nel 2009, ma anni addietro; aveva colpito solo gruppi sporadici di persone; più correttamente il virus pandemico del 2009 è chiamato A H1N1(09).
Quali virus quest'anno?
Si prevede che quest'anno circoleranno 4 tipi di virus influenzali:
3 tipi di virus epidemici: A/Brisbane/59/2007 A H1N1, A/Brisbane/10/2007 A H3N2, B/Brisbane/60/2008
e il virus pandemico A H1N1/09 (ceppo A/California/2009).
Si prevede una influenza "leggera" o di "media intensità".
Il vaccino sarà composto da tre antigeni virali: A H1N1 della recente influenza suina, A H3N2 e il ceppo B del 2008.
La risposta di un medico ad un utente che ti toglierà alcuni dubbi
Solitamente le influenze pandemiche interessano tutte le età, con predilezione per l'età anziana, ma l'ultima pandemia, quella dell'influenza suina del 2009-2010, ha privilegiato i soggetti giovani; la ragione si basa su una semplice ipotesi: il virus A-H1N1 era già circolato negli anni addietro, lasciando una sorta di memoria immunitaria, soprattutto nei soggetti più anziani, mentre i giovani si sono trovati per la prima volta alle prese con questo virus.
Fortunatamente la pandemia da influenza suina è stata caratterizzata da una forma di malattia lieve e da una bassa mortalità.
Purtroppo, in Italia la campagna vaccinale è stata un "flop" per vari motivi: per una disorganizzazione e ritardo nella distribuzione del vaccino e per un immotivato pregiudizio anche da parte di operatori sanitari.
In caso di diffusione pandemica dell'influenza è stato calcolato che l'incidenza della malattia è differente e si attesta al 10 - 20% della popolazione interessata.
Si hanno delle varianti significative in base all'età dei soggetti colpiti in cui il 5% riguarda la popolazione in generale, mentre un 15% è riferito alla fascia di età da 0 sino a 14 anni, cioè quella maggiormente interessata dal contagio.
Le percentuali, durante le pandemie, possono raggiungere anche il 50% della popolazione in generale.
Quando arriva l'influenza?
Le epidemie di influenza si presentano sistematicamente ogni anno, in un periodo che va approssimativamente da ottobre/novembre sino a febbraio/marzo.
Si tratta cioè del periodo in cui vi sono due elementi che favoriscono la trasmissione del virus: l'aria più fredda e più umida e la presenza di molte persone che stanno insieme e respirano in ambiente chiuso.
Le temperature basse, che sono spesso causa del classico "raffreddore comune", espongono più facilmente le mucose del naso e dei bronchi all'aggressione dei virus influenzali; infatti, il raffreddore altro non è che una rinofaringite acuta causata da virus non influenzali (Rhinovirus), che non è quasi mai accompagnata da febbre, ma è caratterizzata da numerosi starnuti, produzione abbondante di catarro e mal di gola, tutti elementi che, appunto, rendono più suscettibili le mucose delle vie respiratorie all'aggressione da parte dei virus influenzali e nello stesso tempo ne favoriscono la trasmissione alle altre persone.
Perché l'influenza si diffonde rapidamente?
La rapida trasmissione dei virus influenzali è accresciuta oggi enormemente anche dallo spostarsi da parte di tutta la popolazione mondiale, oggi di certo più aperta ai viaggi, e che rendono ragione del perché le "pandemie" influenzali siano un fenomeno che si ripete ormai frequentemente.
Quando avviene il contagio, evidentemente c'è stato uno spostamento del virus veicolato dalle secrezioni "sparate" lontano per colpi di tosse o per starnuti violenti oppure per contatto.
Se c'è stato contagio, il virus provvede... a mettersi comodo (in zona faringe - laringe - trachea - bronchi) e a infettare le cellule, così che dopo poche ore si moltiplica e si sposta in altre zone dove torna a riprodursi, nel periodo detto di incubazione (variabile da uno a tre giorni circa, in relazione alla capacità di reagire da parte dell'organismo interessato), sino ad avere una situazione di infezione generalizzata; si spiega così, oltre alla febbre, il malessere e la debolezza (astenia).
I sintomi dell'influenza
Generalmente a supporre la presenza dell'influenza compare uno stato febbrile con temperature alte, che possono montare in breve anche a 40 / 41 gradi, con alti e bassi, con una durata di due-tre giorni, ma anche di una settimana.
Chi è interessato è molto facile che cada in smania incontenibile, che accusi emicrania, dolore ai muscoli e alle articolazioni, alla schiena, alle gambe, sino... alla punta del dito mignolo dei piedi.
In pratica, anche se l'infezione è partita dall'albero respiratorio, con l'avanzare del Virus è tutto l'organismo a sentirsi debilitato, senza desiderio di alimentarsi, in una sorta di problematico circolo vizioso per il quale l'organismo è debole e dovrebbe rinforzarsi ma, mancando la voglia di alimentarsi, non riesce nemmeno a farlo e, senza forze, continua a non alimentarsi nel modo dovuto, rimanendo in una situazione di stallo lungo, anche se non difficile, da superare.
Lo stato febbrile e il dolore, comunque, generalmente recedono e poi scompaiono dopo 3 / 5 giorni, al massimo una settimana, ma in un 20% - 30% di soggetti colpiti da influenza permane a lungo un senso di spossatezza e incapacità di agire e rispondere in modo adeguato agli stimoli, anche in presenza di individui che vogliono o sono tenuti proprio a riprendere, per esempio, la loro attività lavorativa.
Infatti, tutti più o meno hanno avuto esperienza che il senso di spossatezza è più avvertito quando è passata la fase acuta dell'influenza, cioè nel periodo di convalescenza, tanto che la ripresa del lavoro o delle abituali attività sportive stenta a decollare.
Bisogna dire, per un quadro completo della situazione, che, fortunatamente soltanto in pochi casi, l'aggravarsi della malattia può portare a complicazioni serie, come la sovrapposizione di infezioni batteriche, causa di temibili polmoniti; ciò vale soprattutto per soggetti a rischio come i bambini piccoli, i cardiopatici, gli anziani affetti da problemi ai polmoni (nei quali l'influenza anziché regredire si aggrava notevolmente con febbre, difficoltà respiratorie, labbra cianotiche...), i soggetti affetti da malattie croniche respiratorie, diabete e altre malattie metaboliche, obesità, insufficienza renale, emoglobinopatie, gravi epatopatie, malattie congenite o acquisite con deficit immunitario, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV, malassorbimento intestinale, malattie neuromuscolari, eccetera.
Quando si è contagiosi?
Per 7 giorni, a cominciare dal giorno prima dell'inizio dei sintomi.
Quando è più facile ammalarsi?
La prima causa, da non sottovalutare, va individuata nel contagio, di cui si è scritto prima, che permette il passaggio del Virus in vicinanza di qualcuno (già colpito dal virus influenzale) che tossisce o emette uno starnuto; ciò accade dappertutto, specialmente in ambienti affollati e chiusi (sul tram o in metropolitana, al cinema, nelle aule di scuola, nelle palestre, in ascensore), ma anche nei luoghi di lavoro o in casa.
Più difficile il contagio per contatto diretto con oggetti (maniglie delle porte, telefoni, oggetti vari personali...) contaminati in precedenza da altri influenzati, perché nell'ambiente esterno il virus muore facilmente.
Tra l'altro, è sempre buona norma, lavarsi spesso le mani e comunque ogni volta che si entra in casa.
Nonostante le precauzioni, spesso è difficile evitare il contagio, a meno che una persona non si isoli in casa, sperando che il virus non gli venga portato "a domicilio" da un parente o da un amico; tuttavia, sarebbe prudente che almeno i soggetti più a rischio evitino, nei limiti del possibile, i luoghi pubblici molto affollati.
Quando vaccinarsi?
Da metà ottobre a fine dicembre.
A chi è raccomandata la vaccinazione antinfluenzale?
- a chi ha 65 anni o più
- ai bambini dai 6 mesi di età
- a ragazzi e adulti fino ai 65 anni e che siano affetti da patologie a rischio
- a bambini e adolescenti trattati cronicamente con acido acetilsalicilico
- alle donne gravide a partire dal II trimestre di gestazione
- alle persone ricoverate in strutture di lungodegenza
- al personale sanitario addetto all'assistenza (per il più frequente contatto con potenziali malati e, se ammalati a loro volta, per una più facile ulteriore diffusione dell'influenza)
- ai familiari di soggetti a rischio
- ai dipendenti di servizi pubblici di interesse collettivo (poliziotti, vigili del fuoco, tranvieri, etc), la cui assenza per malattia potrebbe costituire un grave disservizio
- ai lavoratori che sono a contatto con animali (veterinari, allevatori, macellai, etc:).
Al di fuori dei soggetti a rischio, vale la pena vaccinarsi?
La risposta è: sì e no; infatti una persona in buona salute può fare a meno di vaccinarsi; se si dovesse ammalare d'influenza, il proprio efficiente sistema immunitario penserà a guarirlo.
Dopo quanto tempo fa è efficace il vaccino antinfluenzale?
Dopo 1-2 settimane dalla vaccinazione e l'effetto dura per 6-8 mesi.
Quante dosi di vaccino bisogna fare?
Per gli adulti 1 dose, per i bambini 2 dosi (la seconda dopo 4 settimane).
E' pericoloso il vaccino antinfluenzale?
Le reazioni avverse (effetti collaterali) del vaccino antinfluenzale sono generalmente lievi e transitorie: dolore in sede di iniezione, malessere generale, febbre, dolori muscolari; compaiono dopo 6-12 ore e scompaiono in 1-2 giorni.
Effetti più gravi sono assai rari: nevralgie e parestesie, diminuzione delle piastrine (trombocitopenia), disordini neurologici, reazioni allergiche gravi.
Esiste una terapia dell'influenza?
Come curare l'influenza
Non esiste una terapia specifica per l'influenza, perché gli antibiotici non sono efficaci contro i virus né è dimostrata con certezza l'efficacia dei comuni farmaci antivirali; d'altra parte è importante sapere che nella maggior parte delle persone l'influenza guarisce spontaneamente; osservando un riposo in casa per qualche giorno si evita di esporsi al freddo, che può aggravare lo stato delle mucose respiratorie, e si evita nello stesso tempo di aumentare una ulteriore distribuzione del virus.
Solo se la febbre è particolarmente alta, soprattutto nei bambini piccoli, è utile la somministrazione di farmaci antipiretici e, se vi è anche tosse assai insistente e forti cefalee e dolori muscolari, farmaci analgesici e sedativi della tosse.
Nè va trascurata una abbondante assunzione di liquidi, per ripristinare quelli persi col sudore, e di zuccheri, per evitare che gli accessi febbrili, che consumano molta energia, portino, particolarmente nei bambini piccoli, il fenomeno della chetosi o acetonemia (comunemente detto "acetone") o ad episodi di ipoglicemia nei pazienti diabetici; opportuna per tutti una alimentazione equilibrata evitando cibi laboriosi da digerire come i fritti e quelli grassi; da preferire succhi di frutta, soprattutto agrumi, per il loro alto contenuto di vitamina C.
Soltanto nei soggetti maggiormente a rischio di complicanze, come quelli citati sopra, è d'obbligo uno stretto controllo medico, in modo da poter intervenire tempestivamente, se necessario, con farmaci antivirali, antibiotici o addirittura col ricovero in ospedale.
Ma più di ogni cosa va evitata l'automedicazione, perché il "fai o da te" comporta spesso un uso inappropriato di farmaci, soprattutto di antibiotici, che può peggiorare la malattia influenzale; infatti, l'antibiotico assunto senza giusto motivo può causare una resistenza dei microrganismi, col rischio di sovrainfezioni qualche volta molto gravi e talora mortali.
Come regola generale vale quella secondo la quale una terapia antibiotica deve sempre essere prescritta dal medico.
Servono i farmaci antivirali?
La migliore strategia è la prevenzione, cioè la vaccinazione antinfluenzale.
Il ricorso al farmaco antivirale dev'essere eccezionale e solo dietro prescrizione medica e solo quando compaiono i sintomi influenzali; assunti prima del contagio, non servono prevenirlo.
Oggi in Italia sono in commercio due farmaci antivirali: l'amantidina e l'osteltamivir, venduti sotto forma di compresse.
Il secondo è più tollerabile; il primo ha una efficacia nell'attenuare la malattia da virus A di circa il 60%, il secondo dell'80%, ma solo se presi tempestivamente, cioè entro le 48 ore dall'inizio dei sintomi.
Tuttavia, i loro effetti collaterali ne consigliano l'uso solo in determinate circostanze e comunque preferibilmente per i pazienti a rischio che non si siano vaccinati.
Cosa fare con i bambini?
Ai bambini piccoli dai 6 mesi in su è raccomandata la vaccinazione antinfluenzale. In caso di bambini influenzati, soprattutto se molto piccoli, è consigliabile sentire sempre il pediatra prima di intervenire, soprattutto in caso di febbre persistente o di febbre molto alta, tosse insistente con o senza catarro, episodi di vomito e/o di diarrea; vomito e diarrea ripetuti sono assai pericolosi, perché portano l'organismo a disidratarsi.
Il pediatra allora dovrà valutare opportunamente i vari sintomi e intervenire di conseguenza e lui soltanto potrà decidere di far somministrare al bambino l'antipiretico, stabilirne il dosaggio e la durata della terapia.
Mai usare antinfiammatori o antibiotici, senza prima aver ascoltato il parere del Pediatra.
E se gli chiederete se è il caso di fare il bagno al bambino raffreddato, vi risponderà che un bagnetto caldo può anche fargli bene, perché gli stimola la secrezione nasale e quindi lo aiuta.
Naturalmente il bagnetto dovrà avvenire in condizioni ottimali, con acqua opportunamente tiepida e con temperatura ambientale adeguata.
Cosa fare con le donne in gravidanza?
Le statistiche mediche indicano che le donne gravide sono una categoria decisamente a rischio, per le quali la vaccinazione antinfluenzale è molto raccomandata.
La vaccinazione è sconsigliata, però, nei primi tre mesi di gravidanza, solo perché non vi sono studi scientifici sufficienti a stabilirne la piena sicurezza; attenzione però, se la donna presenta particolari rischi, la vaccinazione è raccomandata anche durante il I° trimestre di gravidanza,
Meglio sarebbe, per una donna che è alla ricerca di una gravidanza, vaccinarsi prima.
Si può allattare in caso di influenza?
Nessun problema per l'allattamento al seno, perché il virus non si trasmette col latte; la sola precauzione da adottare, nel caso che la mamma sia influenzata, è quella dell'uso di mascherine, in modo da evitare, per quanto possibile, la trasmissione del virus al bambino attraverso le goccioline di Flugge.
Per i bambini quando ricorrere al Pediatra?
I bambini risultano essere una categoria a rischio in caso di influenza e le statistiche parlano di ricovero per nell'1% dei bambini con età inferiore a 6 mesi. Per quelli che hanno superato l'anno la situazione diventa di pericolo serio, se gli interessati hanno limitazioni dovute a malattie cardiovascolari, per esempio, per le possibili complicanze in polmoniti o in otiti.
Trattandosi di bambini, il primo impulso protettivo nei loro confronti porta a ritenere indispensabile il ricorso immediato al pediatra, col risultato che spesso i pediatri di base non sono in grado di soddisfare tempestivamente a tutte le richieste di visite a domicilio fatte simultaneamente.
Tuttavia, riuscendo a mantenere la calma, la situazione è gestibile da parte dei genitori senza dover ricorrere al Pediatra:
- se la febbre non è molto alta;
- se la secrezione dal naso è solo acquosa e può essere eliminata con una soffiatina di naso;
- se la tosse compare solo al risveglio e cessa dopo espettorazione di catarro;
- se compaiono soltanto sporadici episodi di vomito e/o di diarrea.
Il Pediatra, invece, va decisamente consultato, e con priorità assoluta, nel momento in cui la situazione non è limitata ai sintomi su indicati, ma se il quadro clinico si caratterizza con sintomi e segni clinici che richiedono una valutazione attenta e tempestiva da parte dello specialista:
- abbondante secrezione dal naso di muco giallo - verdastro;
- forte dolore alle orecchie, per escludere che vi sia una otite in atto;
- tosse continua, insistente, stizzosa, secca o produttiva;
- febbre molto alta o che che non accenna a diminuire dopo 3 - 4 giorni;
- se il bambino peggiora, non risponde a sufficienza agli stimoli, se la febbre persiste anche dopo somministrazione di antipiretici, se compare vomito ripetuto.
Perché vaccinare i bambini?
La vaccinazione antinfluenzale è fortemente consigliata a quei bambini, dai sei mesi ai 18 anni, che sono affetti da malattie dell'apparato respiratorio, come l'asma, da malattie renali croniche, da diabete, da malattie del sistema immunitario, da infezione HIV; da malattie reumatiche, da allergia a componenti del vaccino; nei bambini che sono in terapia cronica con acido acetilsalicilico (la comune aspirina), perché a rischio di sindrome di Reye (malattia pediatrica, che a volte può essere assai grave).
Anche nei bambini le complicanze da vaccinazione sono lievi e quelle gravi assai rare.
La vaccinazione consiste in una puntura intramuscolare (su coscia o spalla) e, per la prima volta, di un "richiamo" dopo un mese; negli anni a seguire basta una sola puntura.
A chi non va praticato il vaccino antinfluenzale?
Il vaccino non deve essere praticato ai bambini con meno di sei mesi di età, alle donne entro il I trimestre di gravidanza (a meno che non sia soggetto a rischio), alle persone allergiche alle uova o ad altri componenti del vaccino influenzale.
Non va praticato a tutti coloro che sono gravemente debilitati a causa di malattie acute già in atto o anche più semplicemente di stati febbrili in atto; in questi casi è d'obbligo attendere che l'interessato passi la fase acuta della malattia, "prima" di procedere a inoculare il vaccino.
Si può prevenire l'influenza?
La prevenzione, come è facilmente intuibile, gioca un ruolo molto importante nella lotta all'influenza e ogni individuo deve cercare di premunirsi contro il rischio di contagio, adottando semplici misure precauzionali che anche il buon senso soltanto può provvedere a fornire.
Nei casi in cui si può senza conseguenze di pericolo (v. sopra) è buona norma procedere con la vaccinazione che risulta utile almeno nel 70%-90% dei vaccinati. L'efficacia della vaccinazione non è sempre nella stessa misura tutti gli anni e naturalmente diminuisce se il virus con cui è stato preparato il vaccino di quell'anno sia andato incontro a mutazione.
Buona norma è quella di lavare le mani con cura, con acqua e sapone, in modo da impedire che possano essere il tramite per la trasmissione del Virus e quindi del contagio; tale norma elementare di igiene dev'essere "perenne", a prescindere dai periodi di influenza e come minimo vanno lavate le mani ogni volta che si rientra in casa.
In occasione di colpi di tosse o di starnuti bisogna coprire bocca e naso con un fazzoletto "usa e getta" da eliminare subito, buttandolo nel bidone della spazzatura; anche questo può essere un modo di salvaguardare l'incolumità degli altri.
Non potendo lavare momentaneamente le mani o avendo trascurato di farlo, evitare di portarsele sul viso, occhi - naso - bocca, in modo da non facilitare il contatto del Virus dell'influenza (ma anche di altri germi) con le nostre mucose.
Evitare la vicinanza o almeno l'eccessiva vicinanza, se possibile, con altre persone che presentino i sintomi dell'influenza.
In casa e in ufficio, ove non vi sia il condizionamento dell'aria, provvedere sempre ad arieggiare gli ambienti in modo da provocare un costante ricambio d'aria. Del tutto falsa è l'idea che, aprendo le finestre, vi sia un maggior pericolo di ingresso di Virus dall'esterno; il virus influenzale "viaggia nell'aria", ma solo nelle strette vicinanze fra le persone.
Cosa fare se si è influenzati?
Un spot del Ministero della Sanità recita: "non fare l'eroe, resta a casa".
In presenza dei sintomi classici di influenza, febbre - tosse - mal di testa - difficoltà a respirare, evitare di fare gli eroi, uscendo di casa e recandosi ugualmente al lavoro; rimanere in casa a riposo; chiamare il proprio medico di famiglia solo se subentrano i disturbi più gravi ed evitare di recarsi in pronto soccorso se non strettamente necessario.
Terapia e rimedi... della nonna
In caso di influenza è consigliabile tanto riposo. L'organismo infatti ha bisogno di grande energia per fronteggiare il Virus influenzale e coprendosi adeguatamente e non esponendosi al freddo si consente al corpo di sfruttare tutta la sua energia per lottare.
Bere liquidi caldi, come the, camomilla e tisane in genere, aiuta ad alleviare la congestione nasale e a prevenire la disidratazione, favorendo il ripristino dele mucose infiammate.
Un'alimentazione leggera ma ricca di zuccheri e di vitamine (frutta fresca, succhi di frutta, verdure).
Anche il vapore di una doccia calda o di un bagno caldo aiuta a decongestionare le mucose nasali e le idrata, lasciando da subito una sensazione di benessere.
Sia per la doccia che per il bagno è molto importante che alla fine del trattamento si esca in un ambiente riscaldato, in modo che non vi sia un eccessivo sbalzo di temperatura.
Revisione scientifica
Dr. Mario Corcelli, medico legale.
Articolo pubblicato il 23/11/2011