Tutto sul settimo mese di gravidanza
Ripercorriamo gli aspetti principali dei primi due trimestri per arrivare all'ultimo che inizia con l'ingresso nel settimo mese di gravidanza.
La gravidanza (o gestazione) è quella condizione propria dell'organismo femminile che si caratterizza per la formazione, lo sviluppo e la crescita, nell’utero materno, del prodotto del concepimento, derivato dalla fusione ed interazione reciproca dei gameti (cellule sessuali mature) maschile (spermatozoo) e femminile (ovocita).
Nella specie umana, 280 giorni sono necessari ad una singola cellula (zigote o embrione unicellulare) per divenire il bimbo o la bimba che tutti noi conosciamo all’atto della nascita. In questo periodo, eccezionali ed unici cambiamenti avvengono grazie, essenzialmente, all’interazione fra il patrimonio genetico del nuovo essere e l’ambiente circostante, ambiente a sua volta suddivisibile in micro(utero-placenta) e macroambiente (biosfera globalmente intesa).
Indice
Tra i vari metodi di suddivisione della durata della gravidanza, due di essi sono quelli universalmente accettati; si tratta della suddivisione della stessa in nove mesi ed una settimana di calendario e di quello che prevede 10 mesi lunari (un mese lunare è di 28 giorni).
I nove mesi del periodo gestazionale vengono suddivisi tipicamente in tre trimestri.
Il primo trimestre
È caratterizzato dallo sviluppo dell’embrione dallo stadio di singola cellula (embrione unicellulare o zigote) fino al feto con il suo completo corredo di organi e sistemi (fase della organogenesi); sul piano delle ripercussioni materne, questo è il periodo in cui si stabilisce la connessione anatomica (formazione della placenta) e funzionale (vascolare, immunologica, metabolica) fra madre e feto.
Per queste ragioni, il primo trimestre è solitamente quello in cui si registrano, da parte della gestante, una serie di sintomi più o meno evidenti sul piano clinico, espressioni di un adattamento organico e funzionale dell’organismo materno al nuovo stato, ivi compresi sentimenti inizialmente quasi sempre contrastanti ed ambivalenti anche conseguenti alle variazioni dell’assetto ormonale.
L’espressione del patrimonio genetico dell’embrione-feto, ne stabilisce l’evoluzione futura con un meccanismo frequentemente del tipo “tutto o nulla”: il primo trimestre è quello in cui si registra il maggior numero di aborti spontanei (25 – 30% delle gravidanze clinicamente evidenti) che riconoscono, per la gran parte, alla base, meccanismi biopatologici a carico dei cromosomi o dei geni del nuovo essere.
Il secondo trimestre
È il periodo in cui le connessioni anatomiche e funzionali fra madre e feto si fanno più complete ed intense; le variazioni dell’assetto metabolico fetale, rendono necessario un apporto di materie nutritizie da parte del flusso utero-placentare più elevato e costante; le variazioni del volume uterino, di quello del feto, del liquido amniotico e della placenta si rendono maggiormente evidenti sia sul piano strettamente macroscopico (il pancione) sia su quello sintomatologico della madre che, per la prima volta, registra i movimenti del proprio piccino.
Le ripercussioni emotivamente negative della futura mamma sono minime: il secondo trimestre è, classicamente, il periodo migliore della gravidanza. La donna ha voglia di uscire, di fare, di sentirsi protagonista della sua gravidanza, di comprare tutto per il suo piccino, di interessarsi alla sua linea ed al suo abbigliamento anche per i mesi a venire, si sente coccolata e protetta. Per questi motivi, anche l’eventuale comparsa di un aborto spontaneo (statisticamente molto meno frequente che nel primo trimestre) viene vissuta in maniera molto più tragica ed angosciante che nelle prime fasi della gestazione. Il maggior volume del feto e la migliore evidenza anatomica degli organi e sistemi, rendono conto delle maggiori e migliori possibilità diagnostiche invasive o meno in questo periodo specifico della gravidanza.
Il terzo trimestre
Si caratterizza essenzialmente per il completamento delle modifiche iniziate ed evolute nei due trimestri precedenti. Sul piano delle caratteristiche fetali, si affinano e si completano le possibilità motorie e sensoriali, il peso del feto registra (insieme all’ultimo periodo del secondo trimestre) il maggiore incremento percentuale, l’utero inizia le “prove generali” del parto, tramite contrazioni sporadiche, avvertibili dalla gestante.
I controlli medici si intensificano, per esser certi della normale crescita del feto e della “tenuta funzionale” della placenta. Anche i controlli bioumorali e strumentali si fanno più frequenti. Sul piano psichico, l’insofferenza è il sentimento dominante: la futura mamma non vede l’ora di ammirare “dal vivo” il suo bimbo e non si accontenta più soltanto di coccolarlo ed immaginarlo, come ha fatto nel secondo trimestre.
Il timore del parto e delle sue complicazioni si fa sempre più forte ed è maggiore e più che mai stretto il rapporto fiduciario col Ginecologo/Ostetrico che ha seguito l’intero periodo della gestazione. Una sottile paura, sempre inconfessata, serpeggia nella mente, nelle frequenti notti insonni: quella di avere un bambino malato, malformato o con qualche anomalia evidente. Ancora più importante, quindi, diviene, in questo periodo l’apporto psicologico del compagno, dei familiari e dei componenti l’èquipe che assisterà la donna alla prova del parto.
Evoluzione del feto
Il settimo mese di gestazione, dalla 26ma alla 30ma settimana, rappresenta un punto cruciale della gravidanza, per motivi sia fisiologici sia medico-assistenziali. Da questo momento in poi il prodotto del concepimento, grazie alle metodiche di assistenza perinatale pediatriche, può contare su di una possibilità di sopravvivenza senza sequele fisiche o neuro-psichiatriche rilevante.
Sul piano strettamente biologico, il feto non si accresce più in omaggio per la gran parte del suo corredo genetico, ma risente in maniera significativa e del resto sempre più prepoderante, dell’apporto funzionale della placenta (teoria della crescita in due fasi). Non a caso, la maggior parte dei difetti di crescita si registrano fra il finire del settimo e l’inizio dell’ottavo mese. Il peso normale del feto, in questo mese, si aggira fra i circa 1000 gr (26ma settimana) ed i 1560 gr. (30ma settimana) con un errore standard del 10%, la lunghezza va dai 33 ai 38 cm circa.
I movimenti “respiratori”, si fanno più regolari ed intensi, esercitando la muscolatura addominale e toracica ai vagiti del post-partum. Gli occhi si aprono del tutto, provvisti di palpebre complete; movimenti oculari rapidi e lenti, riflettono lo stato del sonno e della veglia. La formazione dell’organo dell’udito, nel corso di questo mese, rende possibile al bambino l’ascolto della “musica” che lo accompagnerà per tutto il tempo residuo della sua permanenza nell’utero della mamma: il battito del suo cuore, trasmesso dall’aorta, percependone, così, gli stati emotivi ed emozionali. Le vie sensoriali fetali principali raggiungono uno stadio maturativo pressoché completo, determinando la comparsa di schemi motori somatici sia generali (tipici delle prime fasi della gestazione) sia compartimentati e finalizzati non solo “riflessi” (come la suzione) ma anche espressione di precise volontà del prodotto del concepimento.
Il tatto del feto è il migliore mezzo per acquisire la consapevolezza della sua posizione nello spazio e dei suoi rapporti col suo piccolo mondo circostante. Il volume fetale, a termine del settimo mese, rende più difficoltoso il muoversi agevolmente nella sacca amniotica. Gli arti acquisiscono le forme che li rendono tipici e terminano con estremità definite. Il sesso fenotipico è ben evidente: nel maschio i testicoli non sono ancora discesi nella borsa scrotale, mentre nella femmina si delineano perfettamente clitoride e grandi labbra. La cute, non più traslucida e trasparente come nei mesi precedenti, appare più spessa e rivestita da uno strato di materiale denso, viscoso e di colorito biancastro: la “vernice caseosa” con funzioni protettive e trofiche.
La madre
La gran parte degli organi materni sono cresciuti di volume, con parte preponderante costituita dall’utero che inizia a protudere in avanti ed in basso, comportando un incremento della curvatura della colonna, in particolare della colonna dorso-lombare che accentua la sua fisiologica “lordosi”. L’avvicinamento degli archi vertebrali fra loro, rende conto della comparsa di sintomi da compressione radicolare, specie in persone che ne sono già colpite. L’incremento volumetrico dell’utero, rende difficoltoso, inoltre, lo scarico sia venoso sia linfatico a livello della pelvi e dell’addome basso e medio, con conseguente evidenza di fenomenologia “da stasi” linfo-ematica prevalente agli arti inferiori ed alla regione dei genitali, aggravato anche dall’incremento ponderale generale della donna che conosce, al settimo mese, un incremento maggiore di quello registrato nei mesi precedenti.
In soggetti predisposti fanno la loro comparsa o si aggravano dilatazioni varicose di capillari (spiders) e vene superficiali, mentre l’edema declive, preponderante alle regioni malleolari ed al terzo inferiore di gamba, costringe, spesso, a calzature di un numero più grande o, comunque, più comode ed in genere più basse.
Le mammelle aumentano di volume, si fanno più turgide secernendo da capezzoli maggiormente pigmentati un liquido vischioso, chiaro ricco in immunoglobuline naturali e che continuerà per la restante parte della gravidanza e che costituirà la prima parte del latte definitivo: il colostro. Il loro incremento volumetrico si traduce anche in una maggiore visibilità della trama vascolare sottocutanea.
La cute in alcuni soggetti, specie di carnagione scura e capelli corvini, diviene pigmentata sulla linea mediana dell’addome (linea nigra) e nella regione degli zigomi e del dorso del naso (maschera gravidica); la distensione cutanea nel distretto toraco-addominale e mammario, rende conto della comparsa di striature dapprima rosa-intenso e spesso pruriginose dette “strie gravidiche”. La cute è, inoltre, maggiormente sensibile all’azione dei raggi solari, con possibilità di lesioni pigmentate localizzate che si possono prevenire con l’uso di creme solari ad elevata protezione, specie al volto.
L’utero, incrementato di volume, sospinge in alto il diaframma, rendendo difficoltosa la respirazione, specie in caso di sforzi di media intensità o di posizione supina completa, costringendo ad un decubito laterale, preferenzialmente sinistro.
Anche l’angolo fisiologico fra esofago e stomaco si appiattisce, costituendo la base anatomica per un fastidioso reflusso gastro-esofageo, reso più intenso con il consumo di determinati cibi e bevande. La produzione placentare di steroidi (specie Progesterone), associata all’azione compressiva dell’utero gravido, spiega l’aggravamento della stipsi, già iniziata dalle fase precoci della gestazione e la comparsa di emorroidi, specie in soggetti predisposti a tali patologie su base eredo-familiare.
L’apparato cardio-vascolare, già sottoposto a maggior carico funzionale dalle prime fasi della gravidanza, può presentare, dal settimo mese, una delle maggiori e gravi complicanze della gravidanza avanzata: l’ipertensione gravidanza-indotta, per cui è fondamentale l’abitudine di misurare la pressione arteriosa da sedute o in piedi (mai sdraiate) almeno una volta al giorno, variando, di volta in volta, l’orario così da comprendere l’intero arco della giornata.
Sul piano emotivo, a partire dal settimo mese, specie in soggetti con scarsa autostima, iniziano a farsi strada le paure ed i timori legati al parto ed alla salute reale del proprio bimbo. La coscienza di un “sé fisico” mutato per le modifiche indotte dalla gravidanza, porta queste donne a temere per la perdita della tanto faticosamente conquistata “silhouette” e delle attenzioni del partner. L’instabilità emozionale che ne deriva, rende conto delle possibili crisi di pianto e di episodi di melanconia che possono sfociare in veri e propri attacchi di panico. Fondamentale, quindi, diviene l’apporto di una vicinanza fisica, morale e sentimentale da parte del proprio compagno, degli amici e dei familiari tutti.
Sport
Dal settimo mese di gestazione è suggerito alle gestanti di effettuare qualche pratica sportiva, con lo scopo di attenuare i fastidi legati alla loro condizione e di ridurre il rischio del sovrappeso sulle condizioni di salute materne e fetali.
Volendo praticare attività fisica in palestra, si consiglia di rivolgersi a personale qualificato ed a strutture dotate di idonee attrezzature per la ginnastica in gravidanza.
Validissimo è anche il nuoto che, permettendo un’attività muscolare senza l’aggravio del peso, migliorerebbe addirittura gli scambi emodinamici utero-placento-fetali. I movimenti articolari dolci e senza forzature, servono ad evitare dolorosi spasmi muscolari, frequenti in particolare agli arti inferiori, specie nelle ore notturne e nei mesi estivi.
Si farà bene ad evitare pose prolungate in posizioni fisse e lunghe passeggiate senza possibilità di riposo. Utile è il consiglio di mantenere i piedi paralleli nella camminata, evitando l’abduzione delle punte dei piedi (piedi a papera), foriera di fastidiosi crampi ai polpacci. La gestante che segue un’attività sportiva, va sorretta con adeguate dosi di sali minerali e di micronutrienti, per evitare pericolosi cali della concentrazione ematica di queste sostanze.
Ovviamente l’esecuzione di una qualunque attività sportiva sarà tanto più semplice e vantaggiosa se la gestante avrà conservato un peso idoneo fino a quel momento.
Alimentazione
Dal settimo mese di gestazione, la dieta assume un ruolo importantissimo: l'alimentazione deve essere regolare, senza saltare pasti.
La tipologia dell’alimentazione dipenderà dall’incremento ponderale fino a quel momento registrato e dall’indice di massa corporea della donna prima della gestazione stessa. In linea generale, mentre la presenza del feto induce ad un maggior introito di calorie e di nutrienti principali, uno stato di sovrappeso o di franca obesità della donna, precedente alla gestazione o acquisita fino a quel momento, deve comportare una revisione critica delle razioni caloriche e dell’apporto nutrizionale delle singole componenti metaboliche per ridurre rischi specifici.
In gestanti normopeso, si considera normale un incremento del 10 – 25% della dose giornaliera di ogni singolo pasto.
Le proteine sono indispensabili per la formazione e l’accrescimento di tessuti fetali specifici, come muscoli, cuore, organi cavi; è bene implementare, per questi fini, l’introduzione proteine di origine animale (uova, carne, pesce, formaggi, latte), specie nella prima metà della gestazione.
Gli zuccheri sia semplici sia composti costituiscono il combustibile energetico di primo impiego per le necessità della gestante e del feto; la razione ottimale, in gestanti normopeso, è di 2 – 2,5 gr per Kg di peso corporeo, diversa per gestanti in sovrappeso o francamente obese.
La razione di grassi saturi ed insaturi giornaliera dev’essere molto ben bilanciata in considerazione delle caratteristiche metaboliche della gestante, suggerendo un apporto bilanciato fra lipidi di origine animale e lipidi di origine vegetale.
Minerali (specie calcio, magnesio, ferro, fosforo, zinco, iodio, fluoro, fosforo) e vitamine completano il quadro nutrizionale della gestante. Oggi, per venire incontro a queste esigenze, si dispone di preparati all’uopo predisposti che possono essere prescritti in associazione ad una dieta bilanciata, evitando alla donna l’introito di una quantità eccessiva di calorie.
Il controllo del peso corporeo della gestante riveste una valenza fondamentale per monitorare lo stato di benessere della stessa. La gestante normopeso non dovrebbe implementare il suo peso più di 8 – 9 Kg; livelli diversi sono di volta in volta consigliati per gestanti con situazioni biofisiche differenti dalla norma.
Caffè, alcolici e bevande eccitanti sono sconsigliati, così come il fumo di sigaretta.
Analisi
Nel settimo mese di gestazione sono raccomandati alcuni esami clinici ed analisi di laboratorio che hanno lo scopo di monitorare lo stato di salute sia della madre sia del nascituro. I principali esami consigliati sono:
- emocromo completo con piastrine
- sideremia con ferritina
- glicemia basale
- test da carico orale di glucosio (75 gr) + 3 prelievi per glicemia ai tempi 0 – 60’ – 120’ (dalla 28ma alla 30ma settimana)
- azotemia
- proteine totali con protidogramma
- bilirubina totale e frazionata
- GOT GPT
- esame completo delle urine; se positivo per infezione - urinocoltura con antibiogramma
- toxo – rubeo – CMV test (in gestanti risultate non protette ai controlli precedenti)
- test di Coombs (per madri con gruppo Rh -)
- ECG
- controllo pressorio
- ecografia ostetrica con flussimetria Doppler del distretto utero-placento-fetale
Sarà comunque il proprio ginecologo di fiducia a consigliare le indagini più adatte per un corretto svolgimento della gestazione, valutando la possibilità di richiedere esami specifici di fronte a problematiche particolari. A tal proposito, si rivela di fondamentale importanza la scelta dello specialista che affiancherà la gestante durante i nove mesi di gravidanza: egli sarà il punto di riferimento a cui la futura mamma dovrà rivolgersi per ogni problema o dubbio.
Conservare il cordone ombelicale
Prima di affrontare il parto, la futura mamma dovrebbe orientarsi anche relativamente alla scelta sulla conservazione del sangue che circola nel cordone ombelicale: esso infatti, contiene cellule staminali fetali in discreto numero, che possono essere fatte crescere di numero in appositi terreni di coltura ed in determinate condizioni micro-ambientali.
Al momento del parto, prima del secondamento (asportazione della placenta), è possibile prelevare il sangue placentare, conservarlo in appositi contenitori ed inviarlo per lo stoccaggio, per l’analisi e la coltura ad appositi centri (pubblici o privati) per le procedure del caso.
Le cellule staminali, conservate in azoto liquido per conservarne il potenziale di crescita e di differenziazione, possono essere utilmente adoperate nella terapia di molteplici condizioni patologiche, il cui numero sta di volta in volta incrementando, tanto che, per alcune malattie, il trapianto di cellule staminali rappresenta, oggi, la migliore terapia possibile.
Per questo motivo, la decisione di conservare il cordone ombelicale si connota come una scelta non soltanto personale, ma anche e soprattutto sociale ed etica poichè offre la possibilità e la speranza di guarigione a chi, altrimenti, non avrebbe alcuna possibilità terapeutica con i tradizionali trattamenti.
Corso di Preparazione psico-fisica al parto
Specialmente in caso di prima gravidanza, è importante arrivare al traguardo del parto con le opportune conoscenze teorico-pratiche per affrontare il travaglio e la nascita del bimbo.
Corsi di preparazione psico-fisica al parto sono tenuti pressoché ovunque, in ambito ASL o presso gli Ospedali e coinvolgono, oltre al Ginecologo, l’Ostetrica/o, lo Psicologo ed in alcuni casi anche il Preparatore atletico.
La gestante viene informata sulle principali modifiche dei genitali interni in corso di travaglio e sul percorso che il corpo del feto deve compiere per venire alla luce; le viene insegnato il modo migliore per respirare durante e nell’intervallo delle contrazioni uterine ed il rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico e del perineo oltre alle modalità della spinta da esercitare col torchio addominale.
In alcune strutture Ospedaliere è concesso anche al papà del bimbo di assistere alla sua nascita; è, quindi, importante dare a lui le necessarie coordinate per sapere come muoversi e cosa fare in sala parto.
Sebbene con difficoltà, è buona regola allenare con opportuni esercizi la muscolatura antero-laterale della parete addominale (che dona la spinta quantitativamente più importante al momento della fase espulsiva), oltre a quella del perineo e degli arti inferiori. Per quest’ultima finalità essenziale è la figura del Preparatore atletico, spesso sostituito da personale Ostetrico adeguatamente formato.
Scelta del luogo dove partorire
In genere ci si lascia guidare dal Ginecologo che ha assistito la donna nel corso della gravidanza fino a quel momento.
È fondamentale distinguere due situazioni diversificate fra loro: una condizione di normalità nell’andamento della gestazione ed una in cui si è riscontrata una patologia “maggiore” a carico dell’unità madre-feto.
Nel primo caso, si può affidare con tranquillità a strutture che noi consideriamo di primo livello. Sono quelle strutture in cui non è presente una unità di rianimazione o di terapia intensiva neonatale.
Nel secondo caso, in relazione alla patologia (specie fetale) riscontrata fino a quel momento, si opterà per una struttura ospedaliera od universitaria di secondo o addirittura di terzo livello, in particolare quando si prevede un intervento chirurgico specialistico (es. cardiochirurgico, urologico, dell’apparato digerente) da eseguire nell’immediatezza della nascita o nei primi giorni di vita del bambino.
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