La prostatite cronica non aumenta il rischio di tumore

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Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

La prostatite cronica diminuisce il rischio di un tumore alla prostata!

E' questo il dato clinico in controcorrente, rispetto a quanto finora conosciuto per diversi altri tumori, che sembra emergere da un ampio studio retrospettivo su 6238 uomini, condotto da diversi ricercatori appartenenti a diverse prestigiose istituzioni come l’Arthur Smith Institute for Urology, North Shore Long Island Jewish Health System di New York, il Dipartimento di Urologia della Queen's University di Kingston, Ontario, Canada, la Divisione di Urologia della Duke University, Durham, in North Carolina, la Sezione di Urologia del Veteran Affairs Medical Center, sempre a Durham, la Divisione di Chirurgia Urologica della Washington University School di St. Louis, Missouri, la Glaxo Smith kline Inc, King of Prussia, Pennsylvania e infine il Dipartimento di Patologia della Duke University School of Medicine, Durham, North Carolina e pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista Cancer.

Sappiamo che circa il 20% dei tumori in uomini adulti è scatenato da una infiammazione cronica ma questa osservazione clinica non sembra essere esatta per la ghiandola prostatica.

                                     

Per arrivare a questa conclusione sono stati appunto valutati più di 6.000 uomini, con età compresa tra i 50 e i 75 anni, tutti con una prostatite cronica e con un livelli di PSA nel sangue tra i 2.5 ng/ml e i 10 ng/ml, a cui era stata fatta una biopsia con esito negativo che aveva così escluso la presenza di tumore all'inizio dello ricerca.

Dopo due e quattro anni sono state ripetute la biopsie che hanno mostrato come maggiore era il grado di infiammazione di partenza della ghiandola e minore era il rischio di sviluppare un tumore.

                                      

Sembra che una possibile spiegazione a questa apparente contraddizione in medicina stia nel fatto che la prostata è la nostra “tonsilla del piano di sotto” e una della sue attività principale è proprio quella della difesa immunitaria della regione; questa immuno-sorveglianza, che può attivare, a volte in modo esagerato, il nostro sistema immunitario e di conseguenza può determinare un  processo infiammatorio, potrebbe riconoscere, pure e più facilmente, le cellule tumorali come una minaccia e quindi eliminarle, impedendo così che queste possano diventare un vero e proprio tumore.

Queste considerazioni sull'attività della prostata, molto interessanti, potrebbero aiutarci a comprendere i complessi e reali meccanismi, capaci di modulare una risposta infiammatoria e, in un futuro prossimo venturo, potremmo così riuscire a prevenire o addirittura bloccare l’insorgenza di un tumore, non solo a livello della ghiandola  prostatica.

 

Fonte:

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/cncr.28349/abstract                     

Altre informazioni:

https://www.medicitalia.it/minforma/urologia/200-le-malattie-della-prostata-stili-di-vita-prevenzione-e-nuove-indagini-diagnostiche.html,

https://www.medicitalia.it/salute/urologia/7-prostata.html.

 

 

Data pubblicazione: 19 dicembre 2013

2 commenti

#1
Foto profilo Dr. Andrea Militello
Dr. Andrea Militello

Grazie come sempre per le news attualissime. Potremmo anche osservare, al di la dell'interessantissimo articolo che hai scritto, che il paziente con prostatite cronica è piu predisposto alle visite periodiche e ai controlli e quindi , di conseguenza, ha più facilità di farsi diagnosticare e curare una forma iniziale ? Fermo restando l'imteressantissima spiegazione immunitaria e cito/istologica che ci hai dato adesso.
Un caro saluto

#2
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Dr. Giovanni Beretta

Sì, pure questo particolare aspetto clinico potrebbe essere preso in considerazione.

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