Rivelare il tradimento alla moglie o al marito dell'ex amante è reato
"Il bello degli uomini sposati è che non possono chiederti di sposarti"
Marylin Monroe
La scoperta del tradimento è un evento profondamente doloroso e destabilizzante per la psiche.
Una separazione lo è ancor di più.
La pubblicazione sui social o la fuga - strategica - di notizie del tradimento, è la goccia che fa traboccare il vaso.
Il vaso del buon senso, della sofferenza e del pudore, ed a quanto pare, anche della legge.
Confessare anonimamente ad una moglie di essere stata l’amante del marito costituisce reato di molestie.
"Lo ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 28493/2015, che ha condannato in via definitiva una donna che con tre telefonate anonime aveva riferito alla moglie particolari dell’infedeltà coniugale e di altre situazioni simili del marito con altre donne”.
Un amore violato, un patto di segretezza reciso, una promessa di separazione mai mantenuta ed un cuore infranto, sono gli ingredienti che muovono le fila di gesti inconsulti, di cui poi, solitamente, gli attori protagonisti si pentono amaramente.
Il fenomeno di ex, o attuali, amanti che svelano sui social network o a mezzo telefono – l’equivalente della datata lettera anonima - relazioni con uomini o donne sposate non può più passare inosservato e, da questo momento in poi, costituisce un vero e proprio reato: di molestia e di diffamazione.
Fonte:
La vendetta, qualche riflessione
- Da dove nasce il bisogno di vendicarsi?
- A quale bisogno rispose?
- Fa più male vendicarsi o perdonare?
- La vendetta rimane una fantasia o diventa un agito?
- E quando diventa poi una vera ossessione?
Vendicarsi di un torto subito, immaginare una punizione - strategicamente crudele - per chi ha fatto del male a noi o chi vogliamo bene, è spesso la strada più rapida da poter intraprendere per placare il dolore ed il danno subito.
È inutile negarlo, l'idea della vendetta accarezza spesso i pensieri di tanti (che trattasi di vendette amorose o lavorative).
Immaginare di organizzare una vendetta per un sopruso o abuso subito, condirla di particolari - tanti- dettagliati e precisi, è una fantasia che fa spesso compagnia nei momenti di sconforto, di rabbia e di dolore, una sorta di vero e proprio analgesico, un antidolorifico.
Come in ogni ambito psichico, l'immaginazione si differenzia dall'agito - acting out, cioè la tendenza/necessità di trasformare le emozioni in azioni, perché impossibilitati ad elaborarle - ed è sicuramente meno grave e meno pericolosa del passaggio all'atto.
Per molti, il solo immaginare una vendetta è già sufficiente ad archiviare e, forse, superare l'accaduto per fare pace con il passato e con il torto subito; per altri invece, le "azioni vendicative" diventano un percorso mentale, emozionale e concreto, da dover percorrere obbligatoriamente.
Esiste però il "punto di non ritorno" di tali fantasie: quando queste diventano vere e proprie ossessioni e ruminazioni.
Il desiderio di vendetta - amplificato dalla sofferenza subita - diventa un vero e proprio chiodo fisso, che occuperà tutte le stanze della vita del mal capitato.
Può succedere che questi pensieri/desideri di vendetta travalichino la ragione ed assorbano gran parte della giornata, prosciugando tutta l'energia mentale possibile, con immaginazioni - fantasie simili a sogni ad occhi aperti - sempre più dettagliate e dalle sfumature sadiche (e masochistiche).
Tradimento, vendetta e dinamiche di coppia
La coppia, come sappiamo, non naviga in buone acque - soprattutto le coppie longeve - ed i tradimenti sembrano quasi essere una nuova modalità di vivere in coppia.
Amanti che consolano, che supportano, che accendono di passione e che, paradossalmente, tengono in piedi matrimoni (altrui) traballanti.
Può succedere però che in questo gioco delle parti, uno dei protagonisti di questi amori acrobatici perda il controllo e desideri fortemente di avere il partner - che in realtà è già marito o moglie di un altro partner - tutto per se, desiderando così di raccontare tutto al coniuge ignaro e tradito.
Il tradimento, soprattutto quando si trasforma a “relazione altra”, stabilmente presente nella vita dei protagonisti, non è immune da rischi.
Rischio di innamoramento.
Rischio di essere scoperti.
Rischio di perdere il controllo.
E rischio di volere il partner tutto per se, senza possibilità di condivisione o compromesso alcuno.
"Come può essere mai possibile che il tuo amante viva ancora con la moglie, se il suo matrimonio è finito da tempo?"
Questa è una delle domande che più frequentemente portano i pazienti in seduta ed a cui vorrebbero - o forse no - una risposta.
La negazione della realtà
Una sorta di “miopia funzionale” affusca ogni possibile verità ed il tempo continua a trascorrere senza risposte e senza sbocchi, facendo percorrere ai protagonisti di questi amori soltanto dei vicoli ciechi.
Si insinuano tra gli amanti verità parziali, verità indorate, mezze verità.
Qualsiasi cosa l'amante racconti, diventa una verità assoluta, azzerando del tutto l'esame di realtà.
Solitamente i racconti sono sempre gli stessi:
il matrimonio è finito da tempo, la moglie/marito non l’ha mai capito, la complicità e l’empatia sono sempre state le grandi assenti, la vita sessuale del tutto estinta ed il tanto abusato alibi dei figli e del mutuo sembra essere un tema ridondante.
Quando i due amanti si amano e vivono una storia sessualmente, cognitivamente ed empaticamente gratificante, sentono di essere al centro del mondo e sentono che nulla e nessuno potrà scalfirli.
Riorganizzano la loro vita navigando a vista sull'onda del desiderio struggente dell'altro/a, ma di prospettive future ce ne sono - solitamente - ben poche, sviluppando alla lunga quello che noi clinici chiamiamo "lutto della progettualità".
Questi amori però, appagano, riempiono il cuore, occupano ogni possibile vuoto dell'esistenza e risvegliano i sensi, esorcizzando la paura del tempo che passa e della morte.
Alla pienezza emozionale, che cresce solitamente con modalità esponenziali però, corrisponde, con la stessa esponenzialità, una marcata solitudine.
Le vacanze, le festività, le calde estati ed i freddi inverni verranno trascorsi in assoluta ed imperante solitudine.
Essere legati a qualcuno che ha un impegno, solitamente preso davanti a Dio, significa amare ed essere amati a metà.
Cosa sarebbe utile fare?
Quando gli amori "altri" diventano malsani, perdonare e perdonarsi, ed abbandonare la nave della sofferenza più che vendicarsi, sarebbe la cosa più saggia da fare.
La parola “perdono” contiene la parola “danno e dono”: il danno subito ed il dono che si fa a se stessi ed all’altro di perdonare e di dimenticare.
La vendetta potrà anche essere dolce, ma il perdono alla lunga, quando è attuabile, è sicuramente la strategia migliore, per evitare ulteriori danni fisici e psichici.
Dal punto di vista cognitivo ed emotivo, il perdono richiede tempo e fatica, può infatti avvenire soltanto dopo che vi sia stato un processo mentale ed emozionale di elaborazione capace di mettere a tacere il risentimento ed il ribollire della rabbia, il desiderio di vendetta e di punizione del partner traditore o “simbolicamente traditore” di una promessa mai attuata.
Dimenticare non equivale a perdonare, così come è più facile perdonare ma non dimenticare.
In questi casi la memoria non è una facoltà ubbidiente e non sempre aiuta a stemperare la sofferenza.
Il perdono porta alla liberazione da un nemico interno: l'odio.
L'odio è un sentimento molto forte, alla stessa stregua dell'amore, capace di muovere fila impensabili e spesso letali.
L’odio crea una dipendenza psicologica, così come l'amore.
Per questo motivo - oltre che per evitare beghe legali - dal punto di vista psicologico e giuridico il perdono è sicuramente un valido strumento terapeutico: permette, per l'appunto, di lenire subito il dolore.
A proposito di vendetta e di amanti:
- https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5830-vuoi-vendicarti-del-partner-pubblica-le-sue-foto-hot-online-ed-il-gioco-e-fatto.html
- https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2231-amo-un-uomo-sposato-ma-lui-non-lascia-la-moglie.html
- http://www.valeriarandone.it/articoli/1297-congresso-nazionale-sia-2015/