Da Pandora a Cenerentola: 8 marzo, festa della donna

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

La mamma, la vergine, la sottomessa e l'indomabile, la mangiatrice di uomini e l'acrobata, la moglie e l'amante: uno, nessuno, centomila sfumature, dell'essere donna.

 

La donna dai libri al mondo Disney

La letteratura ci tramanda icone al femminile dalla dubbia moralità ed indiscussa pericolosità, ne cito soltanto alcune:

Pandora, che disobbedendo a Zeus scoperchiò il vaso che avrebbe dovuto custodire e fece uscire tutti i mali del mondo - vecchiaia, morte, malattie, gelosia, pazzia e vizi - Eva, con la sua mela, anche lei disobbediente e tentatrice, Lucrezia Borgia, una vera mantide religiosa, fino ad arrivare ai nostri giorni alla famigerata "mamma di Cogne".

La Medusa, per esempio, creatura seduttrice e pericolosa della mitologia greca, aveva i serpenti al posto dei capelli, al fine di catturare lo sguardo maschile e trasformare poi gli sfortunati amanti in pietra.

La mitologia ed i media non sono le uniche fonti tramite le quali l'immagine della donna viene rappresentata come pericolosa, vorace, violenta ed assassina, anche le fiabe - spesso raccontate ai nostri bambini per accompagnarli dolcemente al sonno - sdoganano figure di donne sottomesse e sfortunate, da salvare e da redimere o peggio ancora inquiete ed inquietanti.

Ma quanto è difficile essere donne?

Sembra davvero una vera caccia alle streghe...

La donna nelle fiabe oscilla tra la sfortunata e sfruttata Cenerentola, l'ingenua, bella ed invidiata, Biancaneve e la recentissima Frozen, incapace di modulare le proprie emozioni e costretta a congelare tutto e tutti attorno a sé, fino a portarli alla morte.

Le sorellastre, la strega, la matrigna spietata e mangiatrice di cuori, è sempre una "donna".

Il principe sul cavallo bianco che la salverà, il re che la renderà regina ed i sette nani che proteggeranno l'ignara Biancaneve, sono sempre uomini.

Anche il cacciatore che avrebbe dovuto estirpare il cuore a Biancaneve, avrà poi un attacco acuto di rimorso e lo sostituirà con il cuore di un cerbiatto.

Nell'immaginario collettivo alla parola "donna" si associano parecchie declinazioni ed infinite gradazioni emotive dell'essere donna.

Nella nostra cultura, prevalentemente cattolica, la donna veniva spesso dipinta in funzione di una dicotomica scissione: la vergine/madre, incarnata nell'immagine di Maria Vergine e la poco di buono, rappresentata da Maria Maddalena, che evocava il vizio e la tentazione.

Oggi per fortuna, i due modelli non sono più così rigidi ed a queste due "macro categorie", ve ne sono aggiunte tante altre: donne che lavorano, altre che coniugano famiglia e carriera, donne madri o "child free" per scelta, donne scienziate, altre ancora coniugate, separate o risposate, single, sole od amanti.

 

La donna, la storia ed i ruoli

Anticamente alla parola donna veniva associata immediatamente la parola moglie e mamma, oggi i tempi sono cambiati e la donna odierna ha accesso a ruoli ed esperienze che un tempo erano di pertinenza esclusivamente maschile.

Oggi non esistono più quelle regole e convenzioni sociali che hanno voluto per mille anni la donna relegata a ruoli preconfezionati: prima figlia obbediente, poi moglie prescelta, successivamente mamma e per concludere la sua vita, nonna.

La dimensione dell'accudimento era sempre presente e centrale nella vita della donna.

Durante la seconda metà del Novecento i cambiamenti storici e culturali hanno voluto la donna "libera di essere e di esistere" anche senza la presenza rassicurante - e quasi identitaria - di un uomo accanto.

Le donne di oggi godono di un'autonomia culturale e soprattutto finanziaria che consente loro di effettuare scelte lavorative ed affettive, totalmente indipendenti.

 

Esistono però delle prigioni interiori - che tendono ad imbrigliare la donna soprattutto per quanto riguarda il versante affettivo - spesso ereditate dalla famiglia d'origine e dalla cultura di appartenenza.

  • Una mamma che lavora, acrobata tra casa e lavoro, si sente in colpa nei confronti dei propri figli?
  • Una donna che ama, teme di togliere spazio e tempo alla prole?
  • Tempo per se, tempo per la coppia, tempo per la famiglia?
  • Quante donne tendono ad adattarsi alle aspettative altrui?
  • Quante volte nella vita di una donna le scelte vengono effettuate mettendo in asse testa, cuore e pancia?

Dalla mia pratica clinica e soprattutto con uno sguardo al sud, si evince che molte scelte o "non scelte" al femminile, passano dalla ragione, dalla disamina dell'arduo ruolo di mamma e, quasi mai, l'egoismo e l'egocentrismo prevalica la dimensione diadica e dell'accudimento.

 

Donne, sessualità e piacere

Anticamente le donne non potevano avere accesso alla sfera del piacere, sfera strettamente correlata a quella della procreazione e soprattutto della dimensione "coppia", era invece permesso loro di transitare all’intimità con l’unico obiettivo di mettere al mondo dei figli.

Molte etichette diagnostiche femminili, correlano con il nome di particolari sedi anatomiche: come utero o clitoride.

Le donne, venivano spesso etichettate come "isteriche", dal termine greco “isteros”, utero, quando i loro comportamenti erano atipici, richiedenti o chiaramente nevrotici.

Anche il termine "ninfomane", è un termine che evoca la genitalità femminile, deriva infatti dal greco “nympé”, che significa appunto clitoride, vulva (ninfa) e manìa, appunto mania, enfatizzando la correlazione tra organi sessuali e possibili patologie psico/sessuologiche.

Sono trascorsi gli anni, anzi i decenni e “terminologie correlate al genere”, abitano ancora - purtroppo - l'immaginario collettivo.

Negli ultimi cinquant'anni abbiamo assistito però ad un vera rivoluzione copernicana: "il diritto al piacere" coniugato al femminile.

La donna geisha, annoiata sotto le lenzuola, anorgasmia e rassicurante, lascia lentamente il posto ad una donna che desidera fortemente avere il diritto di accesso alla sfera del piacere.

Basson infatti parla di "desiderio sessuale responsivo": una donna attiva, desiderante, cosciente di ciò che desidera e soprattutto di quello che non desidera.

 

Concludo con un augurio di cuore a tutte le donne.

 

Bibliografia:

  • Bruno Bettlelheim "Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe" Feltrinelli 2008
  • Julio Caro Baroja "Le streghe ed il loro mondo" Pratiche 1994
  • Meri Lao " Il libro delle sirene" Roma Di Renzo 2000
  • Pasini "Libere ed a volte sfrontate" Mondadori 2014

 

Aggiungo le seguenti letture come possibile approfondimento:

Data pubblicazione: 07 marzo 2015

19 commenti

#1

Cara Valeria,
complimenti per le tue considerazioni, di grande professionalità e competenza, del resto come in ogni tuo articolo.
Mi permetto due osservazioni:
1) la <mamma di Cogne> non è una mamma <famigerata>, poichè non ha ucciso suo figlio che è morto di morte naturale (ti ho inviato uno scritto in proposito che, imagino, non hai avuto tempo di leggere)
2) Mi associo ovviamente agli auguri per questo giorno che, non bisognerebbe dimenticarlo, ricorda una tragedia quindi un lutto, e poi sarebbe anche giusto che le mimose si offrissero anche agli uomini, ovvero a coloro che rispettano la propria compagna, le proprie figlie, la propria madre, le proprie sorelle, a quelli che, offrendo un lavoro a una donna non la discriminano sottopagandola e non la licenziano quando è incinta o che le offrono un lavoro previe prestazioni "in natura", a quelli che si fermano con l'auto davanti a una donna sul marciapiede e...le offrono una rosa!

Un caro saluto
Giovanni

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Caro Giovanni,
Grazie per le tue riflessioni sempre acute ed appropriate.
Lo scritto che mi hai inviato l'ho letto con grande curiosità e soprattutto interesse...
Nel mio blog non mi riferisco ai dati reali, non sono un legale o un perito non saprei esserlo, ma all'immaginario collettivo...infatti cito anche Pandora e, simpaticamente, Cenerentola.

Hai proprio ragione, lo avevo dimenticato, estendiamo gli auguri agli Uomini gentili, affettuosi, galantuomini e...compagni di viaggio.

Un caro saluto anche a Te.
Valeria

#3
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

molto interessante questo articolo i cui contenuti aprono a riflessioni che vanno ben al di là del solo titolo.
Mi è piaciuta l'interpretazione di Frozen, uno splendido film d'animazione davvero ricco di motivi archetipici (oltre che ben realizzato).

Un punto, toccato nell'articolo, di cui mi sono già occupato in alcuni lavori, mi interessa in modo particolare: la peculiare attenzione al genere che c'è nella psicopatologia e nelle teorie sullo sviluppo psicosessuale, oltre che nelle denominazioni diagnostiche.
Sarebbe un capitolo molto lungo da affrontare, ma in generale si può affermare senza timore di smentite che le principali teorie psicologiche sono state formulate da uomini e queste stesse teorie risentono, specialmente nel modo in cui è affrontata la differenziazione psicosessuale femminile, del genere sessuale dell'autore. La nostra cultura (e dunque le nostre psicologie che sono parte della cultura) risente di una profonda e non sanata misoginia, tramandata nei secoli da Aristotele a Galeno, sino ai nostri giorni.
Non dimentichiamo che le donne hanno diritto di voto nel nostro Paese da non molti anni.
La partecipazione ufficiale di donne alle gare olimpiche, risale addirittura al 1920 e
in questo nuovo secolo, le donne di alcuni stati solo dal 2012 sono state ammesse a gareggiare alle Olimpiadi: anche se per ora solo limitatamente a una, o al massimo a un paio, di discipline considerate come “più femminili”.
Alla parità tra generi non hanno contribuito, a mio avviso, gli stessi movimenti femministi, sempre alla ricerca dell'egualitarismo e non della parità attraverso la valorizzazione della differenziazione.
Molte patologie psichiatriche sono (molto) sottostimate come diffusione nel genere maschile solo perché legate a manifestazioni legate nell'immaginario collettivo a idee inconsce di inferiorità del femminile.
Dopotutto la psicologia contemporanea nasce con Freud da un idea di inferiorità del femminile, visto come un uomo mancato, un essere che "invidia" la completezza maschile. In linea con tutto il precedente pensiero occidentale.

#4
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

"La nostra cultura (e dunque le nostre psicologie che sono parte della cultura) risente di una profonda e non sanata misoginia, tramandata nei secoli da Aristotele a Galeno, sino ai nostri giorni"

Che dire Alessandro,
Il percorso è lungo ed in salita..
Grazie per le tue riflessioni e considerazioni cliniche, che arricchiscono la lettura.
Sarebbe bello un giorno, poter valorizzare le differenze e le specificità dei generi, per poter cogliere anche le più tenui sfumature presenti nell'arcobaleno uomo/donna, aldilà dei miti e dei preconcetti - tanti - che da sempre vogliono la "donna dolcemente complicata” e "l’uomo che non deve chiedere mai”.
"L'uguaglianza nella diversità".

#5
Medico
Medico

Cara Valeria,
con ritardo di due giorni ti giungano gli apprezzamenti per un bellissimo blog, chiaro, comprensibile,condivisibile e aperto a molti spunti.
Hai citato la "famigerara mamma di Cogne": famigerato vuol dire che è nota, famosa, al di là dei giudizi di innocenza o colpevolezza che non spettano a chi non vuole assumere il ruolo di perito o di giudice, come bene hai fatto a rimarcare.
In fondo, al di là di tutte le ipotesi e di tutte le tesi formulate, da periti ufficiali e improvvisati, io penso che in primo luogo il conflitto o la pace interiore la Sig.ra Franzoni debba trovarla nel confronto con la sua coscienza.
La donna ha ormai un suo ruolo nella vita quotidiana, conquistato con la caparbietà, l'impegno, le proprie qualità e competenze al quale non è pensabile nè possibile rinunciare. Eppure si sente ancora la frase "sesso forte"!
Forse in senso muscolare, dato che il testosterone endogeno sicuramente è trofico per i muscoli.
Ma ho conosciuto donne, colleghe e amiche, che in difficoltà della vita apparentemente insormontabili, sono riuscite a vincere le loro battaglie, supportando contemporaneamente un partner caduto in depressione reattiva.
Ci sono donne con pregi e difetti e uomini con pregi e difetti: l'importante è che nel rispetto delle diversità biologiche, attitudinali, caratteriali, si senta sempre meno "quella è una isterica aviopriva", frase che ancora offende le donne nella loro sessualità, perchè ragionerebbero con l'utero, e che viene sovente pronunciata da chi poi l'8 marzo dona mimose in quantità! Poche volte ho sentito donne che dicevano di un uomo " è un povero impotente onanista".
La strada è ancora lunga, ma sono stati percorsi centinaia di migliaia di Km, spesso in salita.
Auguri per un 8 marzo che duri 365 giorni all'anno e non solo 24 ore! Auguri a te!
Con simpatia.
Vincenzo.




#6

Il termine <famigerato> è un termine composto solo per l'etimologia latina, ma nella lingua italiana è un aggettivo che indica <chi ha fama negativa>.
Infatti viene usato in modo distinto dal termine <famoso>.
Si dice infatti il famoso attore Alberto Sordi e non il famigerato Alberto Sordi, si dice il famosoi Papa Giovanni Paolo II e non il famigerato Papa Giovanni Paolo II.
Cara Valeria non è una lazione di italiano rivolta a te, ma una precisazione doverosa, vista l'introduzione dell'intervento precedente.

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