La Scienza, il Giornalismo e la Politica annunciano la perdita della verità
Possiamo considerare il 2016 l'anno delle bufale, delle false notizie, non solo in ambito politico, ma anche in ambito scientifico, veicolate dallo stesso strumento di informazione: la Rete.
Secondo l'analisi di una nota testata, le 20 notizie false più cliccate su Facebook hanno generato più condivisioni, più like e più commenti, rispetto alle 20 notizie vere più cliccate.
Si deve all'italiano Filippo Menczer, docente di informatica all'Università dell'Indiana, la creazione di un motore di ricerca che traccia la diffusione delle fake-news di Internet. E che ad esempio ha confermato la produzione automatica di falsi contenuti pro Trump con un rapporto di 7-1 rispetto a quelli a favore della Clinton.
Lo scopo è sempre lo stesso: fare soldi con la pubblicità occulta o manipolare l'opinione pubblica. Il moderno populismo si nutre delle false notizie. In Italia ad esempio siamo convinti che la disoccupazione sia al 48%, piuttosto che al 12%.
Se nel 2016 Scienza, Giornalismo e Politica hanno dato il triste annuncio, dopo lenta agonia, della perdita della VERITÀ, nel 2017 le cose sembrano andare peggio.
Del 180% dal 2010 è l'incremento di medici, secondo i registri dell'ordine dei Medici di Milano, che curano i propri pazienti con le terapie alternative. Il numero è purtroppo sottostimato visto che l'iscrizione a questo albo non è ancora obbligatorio.
Come nascono le “fake news?”
Anche se una notizia non è vera ciò è irrilevante per la sua diffusione virale.
Prendiamo il caso recentissimo denunciato da Laura Boldrini su Facebook.
L'immagine fa riferimento a “Luciana, sorella minore di Laura Boldrini che gestisce 340 cooperative che si occupano di assistenza ai migranti”.
C'è il politico, il parente del politico privilegiato, c'è il tema dell'immigrazione. Tutti temi populisti che generano rabbia sufficienti per far viaggiare il contenuto su 5 mila bacheche, anche perché la frase è accompagnata dalla fotografia di una giovane donna, rassomigliante alla Boldrini. Peccato che si tratti della foto di una nota attrice, Krysten Ritter, protagonista della serie tv Jessica Jones.
E peccato che l'unica sorella della Boldrini, che si chiamava Lucia e non Luciana, sia morta da tempo e non si sia mai occupata di migranti. Dettagli irrilevanti per “Avanguardia Nera”, la pagina Facebook da cui è partita l'assurdità nel luglio del 2016.
Ma non era finita lì, perché il 6 aprile di quest'anno la finta sorella sempre con il volto di Krysten Ritter è riapparsa su La Nozione, sito di false notizie che tenta di trarre in inganno gli utenti con un nome simile ad una testata esistente (La Nazione). Il giochino penalizza nei risultati di richiesta di Google, ma è efficacissimo su Facebook.
Stavolta La Nozione annuncia il “pensionamento di Lucia Boldrini a 35 anni con 10 mila euro al mese”. Immediata la diffusione virale perché il tema per generare rabbia è geniale: c'è il politico, il parente privilegiato del politico e al posto degli immigrati ci sono i privilegi economici.
Anche se una informazione non è vera, ciò è irrilevante per la nostra mente che la colleziona come un file in archivio e continua ad essere influenzata in ogni caso, faticando a modificarla. Significa che nei confronti di qualsiasi informazione vera o falsa che sia non si attiva il senso critico, né il meccanismo del dubbio se non c'è una competenza specifica ed una motivazione addizionale.
Per testare la credulità dei media Bohannon fece circolare nel 2015 i risultati di un falso studio sul cioccolato e sbalordito verificò che molti giornali anche autorevoli avevano ripreso la notizia in prima pagina, evidentemente senza avere controllato la veridicità dell'informazione.
Nel 2016 ho voluto personalmente verificare sul sito Medicitalia se il fenomeno fosse replicabile sulla rete. Ho aperto questo blog dopo avere avvertito tutti i colleghi e amici di non intervenire perché mi ero inventato tutto.
La notizia non solo è stata ripresa da alcuni media nazionali sulla rete, ma generò 40.000 visualizzazioni in pochi giorni ed un centinaio di commenti positivi sul variegato mondo degli umarells. Una sola mail privata dissonante fuori dal coro di un populista che mi rimproverava di far pubblicità ai Watch- Point a pagamento, (ovviamente inesistenti) discriminando così gli umarell poveri.
Ciò accade perché siamo più razionalizzatori che razionali: un meccanismo ben conosciuto e sfruttato dal marketing. Sui prodotti alimentari non c'è scritto saporito, ma “biologico”, o sulla etichetta della bottiglia dell'acqua minerale c'è scritto “diuretica” come se le altre non lo fossero. Perché il messaggio si rivolge non alla testa ma alla pancia del consumatore.
Inoltre subiamo il pregiudizio della conferma. È più facile accettare informazioni che avallano le nostre credenze, giuste o sbagliate che siano.
Vuol dire che cerchiamo di semplificarci la vita: se non ci riteniamo competenti ci lasciamo guidare solo dagli stimoli emotivi.
Il passaparola e il chiacchiericcio c'è sempre stato, solo che ora con Internet la diffusione è virale. E passa il messaggio che se tutti ne parlano viralmente è molto probabile che sia vero.
Bisogna capire come ragionano i malati che cercano rassicurazioni, evidentemente non basta più smontare le terapie truffa. Non basta denunciare gli imbonitori o spiegare che quelle terapie non servano a nulla.
I malati vivono il loro tempo, e che piaccia o meno è il tempo dei diritti individuali, delle crisi delle autorità, della sovranità della persona. Non sempre sono tutti diritti sacrosanti e assoluti, come ad esempio accade per i vaccini, ma certamente la risposta della medicina non può essere basata solo contrapponendo protocolli e statistiche.
Mettiamoci nei panni di un paziente oncologico, che cerca rassicurazioni. Chi può meglio rassicurarci se non un mastro Geppetto con i capelli bianchi, che incarna il medico condotto del passato, e che dedica tempo al dialogo e ci propone terapie dolci? Non a caso secondo alcuni pazienti pare che la cura Di Bella abbia perso molto appeal perché i figli non incarnano la figura del grande rassicuratore come il padre.
Questo connubio di rassicuratore molto disponibile e prescrittore di terapie dolci, genera il Pinocchio-imbonitore perfetto per la cura di tutte le malattie.
Mettiamoci ancora una volta nei panni del malato oncologico che riceve delle brutte notizie da comunità convenzionali e allo stesso tempo informazioni da pseudo-scienziati in netta contraddizione. La non competenza ed il bombardamento contraddittorio fanno spesso reagire con sentimenti disfunzionali persecutori che sono alla base del complottismo, perché in assenza di preparazione scientifica dover scegliere tra dati ufficiali e fondati e ideologia, porta più spesso a vedere quest'ultima come più vicina al popolo e senz'altro vittima di lobby governative o industriali.
Ma invece di occuparci degli imbonitori forse sarebbe più utile dedicare più tempo per affrancarsi dallo stigma della cura devastante, che fa più paura del cancro stesso. Nelle narrazioni dei pazienti che ripudiano le cure convenzionali è assente questo tipo di rassicurazione. Evidentemente nell'immaginario collettivo non è ancora passata la rivoluzione di pensiero per cui nella cura dei tumori oggi si applica a tutti il minimo trattamento efficace, nel senso della dose più bassa o dell'intervento più limitato.
Cerchiamo di NON avvitarci intorno al problema senza affrontarlo mai. Nel mondo convenzionale siamo svantaggiati in partenza. Gli alternativi dedicano molto più tempo al dialogo. Occorre ammetterlo senza riserve.
So bene che il tempo sia tiranno per tutti. Io da anni l'ho risolto in parte esorcizzando, con un accorgimento, lo stigma degli accanimenti in generale.
Al momento giusto, mi tolgo il camice, sollevo la manica della camicia e mostro la prova che qualsiasi cosa intenda proporre questa è fondata da un consolidato pensiero anti accanimento.
E risparmio così i preamboli, traducibili in almeno un quarto d'ora di tempo.
La verità è morta e ne dà il triste annuncio la Scienza perché lo stato delle cose è più drammatico di quanto non lo si possa immaginare.
Riporto l'esperienza personale con alcune immagini forti. Qui a piccolo ingrandimento e nelle successive crude. 10 anni fa non avrei mai mostrato foto del genere, ma da un po' di tempo sono stato incoraggiato dalle stesse pazienti virtuali che anzi me l'hanno richiesto espressamente con frasi del tipo “Non si preoccupi dottore la rete è piena di queste immagini e comunque io voglio vedere com'è fatto il bastardo”.
Su migliaia di tumori maligni da me operati, ho raccolto una discreta “collezione”, e mi scuso per il termine improprio e irrispettoso, perché ci sta dietro sempre una storia complicata non solo di ignoranza, ma di grande dolore. Discreta collezione perché tra gli alternativi si è diffuso il passaparola che io non colpevolizzi mai i pentiti che tornano disperati alla chirurgia che inizialmente avevano rifiutato. Non ci sono pentiti per i tumori aggressivi che metastatizzano quando sono ancora piccoli. Di quelli si perdono le tracce e gli esiti sono facilmente immaginabili. Ma rivediamo quelli, e si tratta sempre della stessa storia, a crescita solo locale sino alla ulcerazione o alla metastatizzazione cutanea. Questi pazienti vivrebbero a lungo anche senza alcuna terapia. Si presentano intanto senza un esame istologico. Quando lo verifichiamo noi si ha la conferma che si tratti di tumori a lentissima crescita per anni, la cui componente infiammatoria può persino regredire applicando gli intrugli alternativi lenitivi più vari. E tutti riferiscono i miglioramenti transitori. In queste fasi di apparente remissione non mancano mai di scrivere le loro testimonianze a favore delle terapie dolci che hanno sino a quel momento adottato.
Vi mostro due casi per comprendere di cosa stiamo parlando.
A sinistra un caso del secolo scorso curato con la “Fitolacca della Brigliadori.”
A destra il caso più recente.
Si riferisce al caso più recente, la mail che mi ha inviato un ricercatore residente in Italia e che riassume la situazione della zia, residente in Canada, dove tutti si sono rifiutati di operarla. E descrive la zia come tutt'altro che sprovveduta, trattandosi di una bi-laureata.
La storia si ripete. Vengono descritti i miglioramenti e stazionarietà del quadro per merito degli intrugli (sic e risic!) e la scontata richiesta “se la sente di operarla perché nessuno la vuole più operare?”.
Le bufale non originano dai social, ma certamente questi le diffondono in modo virale.
Tutti i fatti recenti accaduti in politica (elezioni americane, Brexit, referendum in Italia) non sono stati previsti dai sondaggi tradizionali perché siamo passati da una società della comunicazione ad una società della conversazione fuori controllo che avviene su piattaforme esterne.
Fuori controllo perché i meccanismi di aggregazione delle informazioni sui social da una parte e i pregiudizi di conferma dall'altra, concorrono a polarizzare le posizioni. In altre parole se una persona sospetta che la chemioterapia sia cancerogena, troverà in rete innumerevoli conferme e non si curerà delle informazioni di segno opposto. E poco importa che le seconde siano accreditate da tutta la comunità medica e scientifica. Cioè l'autorevolezza non è più un fattore determinante.
Cerchiamo di capire perché la divulgazione scientifica non raggiunge più gli utenti se non in percentuale trascurabile soprattutto se parliamo del cartaceo e della produzione di nicchia di chi, come me, non è un personaggio molto famoso.
Ho conosciuto pochi utenti che abbiano letto i miei libri. Eppure 8 di questi avevano la prefazione di Umberto Veronesi.
Se, come abbiamo visto, conta poco l'autorevolezza, se è diminuita la fiducia nelle istituzioni, se ci troviamo di fronte ad una democrazia che viene dal basso e se la comunicazione ha abdicato nei confronti della conversazione che si svolge su piattaforme esterne, per essere protagonisti della narrazione, lo strumento di diffusione non può che essere Internet, che però non fa sconti. O lo si usa o qualche altro lo occupa con l'aggregazione spontanea o manipolata di contro-comunità virtuali.
I numeri non meritano commenti. Questi sono i risultati di 15 anni di attività (in visualizzazioni) del sottoscritto sulla RETE.
E non si tratta solo di algoritmi quantitativi. Perché gli utenti, su griglie di valutazione (quella di Medicitalia.it è stata redatta nel 2010 dal sottoscritto), lasciano delle valutazioni anonime, che sono impietose, ma allo stesso tempo incoraggiano il senso critico e danno la misura della efficacia della produzione dei contenuti.
C'è molto scetticismo sulle potenzialità della rete, specie riguardo al ruolo dell'e-consulting a distanza. Scetticismo ingiustificato se teniamo conto di un editoriale del British Medical Journal che ha sottolineato il fatto che molti medici abbiano sottostimato i benefici e sovrastimato i rischi della consultazione online.
In pieno accordo con l'editoriale ecco un bell'esempio illuminante sulle potenzialità dell'e-consulting.
In questo studio quinquennale retrospettivo svolto su Medicitalia su 2700 consulti online consecutivi sono stati registrati ben 111 errori metodologici gravi della diagnostica reale riportata dagli utenti nelle loro richieste di consulto.
L’interazione digitale tra questi ha permesso di identificare 23 tumori insospettati.
Solitamente si suole mettere l'utente sull'avviso generico e superficiale a “non cadere nella rete”. Questo è un caso clamoroso di paziente-utente “recuperata dalla rete”. Si tratta di una giovane caposala di un Ospedale del Nord Est, che aveva ricevuto ripetute rassicurazioni (e invitata a “non far altro”) per una rara secrezione watery (=acqua di fonte). Caso senz'altro raro, ma che io avevo riportato dieci anni prima in un atlante come correlabile alla presenza di cancro.
Il caso è clamoroso perché l'utente uscendo dall'anonimato, dopo la diagnosi che aveva comportato una mastectomia, aveva sentito il dovere, o forse anche il risentimento, di scrivere una lunga lettera di ringraziamenti, pubblicata anche da una delle testate nazionali più importanti.
Seguendo il suggerimento dell'editoriale del British Medical forse noi medici dovremmo affrancarci del tutto dallo stigma di strumento satanico dell'informazione.
Anche perché, se vogliamo mantenerci aggiornati, non possiamo rinunciare ad avere in casa la più grande biblioteca del mondo: solo che “i libri sono tutti sparsi per terra” e quindi occorre acquisire una competenza specifica per la corretta ricerca di quanto ci serve.
Quanto fosse importante la narrazione della malattia dalla parte del paziente per la verità non ne ero ancora del tutto consapevole neanche quando nel 1989 pubblicai con la prefazione di Umberto Veronesi “Il carcinoma mammario dalla parte della paziente”, su centinaia di lettere indirizzate a me dalle pazienti.
Allora forse c'era già la “condivisione”, pur se infrequente, con il medico, ma mancava quella tra le compagne della stessa devastante avventura e non mi resi conto di avere pubblicato forse il primo documento in Italia di Medicina Narrativa, termine a quell'epoca pressoché sconosciuto.
Allo scopo di favorire la narrazione delle pazienti, nel 2010 ho pubblicato un blog, "Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno" con un titolo volutamente inquietante (“rischio”) per tenere lontano cybercondriaci e mitomani.
Nel 2016 abbiamo festeggiato il sesto anniversario con 11.000 commenti. Commenti, non like o condivisioni. Commenti vale a dire narrazioni di paure elaborate in gruppo. Paure adattive alla sentenza di morte e paure disadattive indirizzate ed accompagnate verso un supporto. Narrazioni anche di morte dal letto dell'ospedale per l'ultimo ricovero o da parte dei mariti che ci hanno ringraziato per averle accompagnate sino all'ultimo respiro.
Nel 2013 abbiamo organizzato un incontro reale a Milano per verificare l'autenticità degli utenti e poi verificare quale e se ci fosse veramente una differenza tra interazione virtuale e reale.
Non c'è una differenza sostanziale tra comunicazione reale e virtuale, nonostante l'assenza del linguaggio del corpo, e sorprendentemente la tecnologia non allontana la narrazione, anzi la favorisce dalla parte della paziente proprio in virtù dell'assenza del linguaggio del corpo e la favorisce da parte del medico che ha il tempo di gestire le proprie emozioni.
Il blog aveva anche un altro obiettivo: una riappacificazione con il medico che ha anche lui le sue paure e delle quali nessuno ne parla. Ad esempio noi siamo addestrati a lenire o annullare del tutto (uso di anestetici) il dolore, mentre non siamo preparati a generare dolore tramite la somministrazione di cattive notizie o peggio sentenze di morte.
Ma la ragione principale del nostro imbarazzo o inadeguatezza deriva dal fatto che noi siamo stati rigorosamente educati a seguire delle linee guida, per cui nell’evenienza in cui non ve ne siano, è comprensibile il disagio e la tendenza ad evadere se non proprio ad evitare completamente il compito di comunicare correttamente.
L'obiettivo non è quello di tornare, dopo la esperienza della malattia, come prima e come se nulla fosse successo. Impossibile. Noi con la blogterapia cerchiamo di fare di più. Gli occidentali quando si rompe un vaso lo gettano nella spazzatura. Gli orientali lo “rabberciano” con il metallo prezioso in modo da avere un vaso prezioso unico e quindi più bello di prima.
In questi 6 anni abbiamo condotto diversi sondaggi su temi differenti. L'ultimo in ordine di tempo e concluso il 31 marzo 2017 riguarda il tema della Pseudoscienza e delle medicine alternative per cercare di comprendere quali siano le ragioni della fuga di alcuni pazienti dalle medicine convenzionali. A questo sondaggio hanno aderito 150 utenti.
Nessuna sorpresa al primo quesito: chi ha una malattia potenzialmente letale esplora ovviamente tutte le possibilità disponibili.
Altre terapie alternative che hanno destato curiosità o interesse.
Le utenti del blog fanno parte di un gruppo “selezionato” perché hanno scelto le terapie convenzionali (90% la chemioterapia).
Quindi questi dati si riferiscono alle terapie “ad integrazione”. Comunque sono sorprendenti perché in maggioranza non hanno informato gli oncologi curanti. Nessuna sorpresa che nel 69%, pur di fare tutto il possibile, abbiano acquistato lo “zucchero omeopatico” a 2000 euro al Kg, ma francamente non mi sarei aspettato che il 62 % assumesse l’aloe di Padre Zago, ad insaputa degli oncologi, e che può persino interferire con l’efficacia di alcuni chemioterapici. E addirittura che il 15 % abbia utilizzato i clisteri di caffè di Gerson.
Non è stato facile approfondire e cercare di discutere sui presunti benefici di tutte le terapie alternative.
Questi dati invece sono attesi trattandosi in prevalenza di nativi digitali.
Non può passare imoservato il fatto che siano gli stessi medici nel 18% dei casi a proporre le terapie alternative.
Questa tabella fa molto riflettere, per diverse ragioni.
Da una parte le utenti hanno mostrato sempre di avere mediamente un buon rapporto di fiducia sulle capacità professionali del proprio oncologo, mai messe in discussione.
Ma allo stesso tempo lamentano una interazione reale “diseguale”, che comporta uno sbilanciamento nel possesso dello spazio, del tempo e del linguaggio.
Fa riflettere se teniamo conto che un anno fa ad opposte conclusioni era arrivato un sondaggio dell'Aiom che parlava di “dialogo soddisfacente” nel 78% dei pazienti.
Sono tornato allora sul blog a chiedere spiegazioni alle Ragazze Fuoridiseno. Questa la interpretazione più gettonata.
E questa la seconda interpretazione più caldeggiata che chiama in causa l'equivoco sul termine “dialogo”.
I pazienti-utenti nei sondaggi non parlano in realtà di incapacità comunicativa, ma di una comunicazione diseguale, probabilmente conseguenza di un paradosso: il medico viene educato ad avere certezze nella sua formazione scolastica. Poi inizia ad esercitare la sua professione e si rende conto che inizia per lui un interminabile apprendistato per fronteggiare le incertezze.
Ho trattato questo tema il 7 aprile 2017 a Roma con una relazione al 1° Congresso nazionale Medicina e Pseudoscienza.
Conclusioni
Se il 2016 è stato considerato l'anno delle bufale in tema di salute, il mese di Aprile 2017 rischia di essere ricordato come il periodo in cui sono state pubblicate più fake news dell'intero anno precedente.
Alcuni esempi:
- Dopo il caso clamoroso del pretore di Maglie che intimò all'Asl di fornire la terapia Di Bella, dimostratasi inefficace, ai malati di cancro, e dei diversi tribunali che hanno imposto l'inefficace cura Vannoni (stamina), ora addirittura c'è un giudice, Luca Fadda, che, pur in assenza di evidenze scientifiche, ha stabilito che esiste un legame di tipo causale tra il tumore al cervello che ha colpito l'uomo denunciante e l'uso prolungato del cellulare.
- Report, programma che seguo con interesse da tempo, con la voce del nuovo conduttore, diffonde paure ingiustificate sul vaccino antipapilloma (Hpv)
- Emanuela Petrillo, infermiera di Treviso è sospettata di non aver vaccinato 500 bambini a lei affidati.
- Vengono pubblicati i primi dati preoccupanti sulla diffusione del morbillo: 2000 casi sino ad aprile (invece dei 72 dei primi 4 mesi del 2016) con il 34 % che hanno presentato almeno una complicanza grave. Questo è il risultato delle campagne No-vax degli anni precedenti. Situazione così seria da indurre gli Stati Uniti a segnalare l'Italia e la Romania come Paesi ad alto rischio per i loro turisti.
- "Dottore, dove posso fare il test per sapere se mi verrà il cancro?"
La domanda ha assillato negli ultimi giorni molti medici. E' il frutto perverso della serata di Porta a Porta in cui la dr.ssa Patrizia Paterlini ha raccontato la sua esperienza, ma soprattutto ha presentato il suo test Iset di Citopatologia sanguigna: un prelievo del sangue capace (secondo lei) di “predire” i tumori che verranno. Il test è venduto a quasi 500 E che, ma si è dimenticata di precisarlo, è stato sperimentato solo su pazienti che hanno GIA' avuto il tumore e non ci sono prove che sia capace di predire un cancro.
Fortunatamente ad Aprile ci sono state anche tantissime notizie confortanti.
- Gli Ordini dei medici in perenne letargo, hanno cominciato ad aprire fascicoli (10 casi in corso) su medici No-vax, su medici che diffondono “chemio naturali”, sui medici che hanno curato leucemie e melanomi con il metodo Hamer e che sono stati indagati o rinviati a giudizio.
- Il New York Times attacca il Movimento 5 Stelle e Grillo reagisce “è una fake news”, ma in rete circolano numerosi link e prove sulle incaute dichiarazioni contro i vaccini dell'ultimo decennio e che hanno contribuito allo scetticismo propagato dai no-vax.
- Introdotta negli Stati Uniti ed Inghilterra, ad aprile è arrivata in Italia portata da Google, la Fact Check che stabilisce degli standard ai quali attenersi alle testate accreditate. Una sorta di bollino che le testate (in Italia ha già aderito Repubblica) inseriscono negli articoli, ad esempio su un politico, che quella notizia è stata verificata e se corrisponde alla realtà oppure ad un falso (i bollini sono di colore diverso).
- Il 7 e 8 Aprile si è tenuto a Roma il 1° Congresso nazionale Medicina e Pseudoscienza
"Questo primo congresso nazionale su medicina e pseudoscienza rappresenta una grande occasione di formazione e di incontro tra scienziati", così era stato annunciato e ha mantenuto tutte le premesse e le promesse.
Promosso e organizzato dal Gruppo C1V a Roma il 7 e l’8 aprile 2017, nella sua prima edizione ha coinvolto 26 relatori e 3 moderatori (Edoardo Altomare, Armando De Vincentis, Silvano Fuso), sotto la responsabilità scientifica di Giorgio Dobrilla, in quattro sessioni inerenti tematiche sempre attuali e dibattute del cancerogeno, dei vaccini, degli psicofarmaci e del ruolo e dei media e del web nella divulgazione in tema di salute, oggetto sempre più di disinformazione e di correnti contrarie alla scienza. Tra le relazioni molto attesa quella di Roberto Burioni che ha ribadito nella sua relazione i contenuti del suo libro (Mondadori) “il vaccino non è una opinione”.
Condivido la posizione di Burioni che sul suo profilo “ci mette sempre la faccia”.
Dobbiamo tutti tener conto che i malati vivono il loro tempo, e che piaccia o meno è il tempo dei diritti individuali, delle crisi delle autorità, della sovranità della persona. Non sempre però sono tutti diritti sacrosanti e assoluti, come ad esempio accade per i vaccini, dove i diritti individuali possono calpestare i diritti collettivi.
Burioni è uno che si batte in prima persona contro l'ignoranza dilagante elogiata dagli antivaccinisti e da chi cavalca la paura e le bufale per mandare avanti la sua carretta politica .
È uno che nel suo tempo libero, sulla sua pagina, si impegna a spiegare come funzionano davvero i vaccini, a cosa servono e perché sono necessari. Per quanto mi riguarda tanto basta perché si possa permettere di inalberarsi con chi spara assurdità pseudoscientifiche e di cancellare dalla sua pagina i post che non gli comodano, tanto quanto farebbe chiunque altro sulla sua pagina. Del resto non è un politico e non è tenuto a essere politically correct per compiacere la gente.
Ho vissuto con grande interesse queste intensissime giornate del Congresso ospitato nel più moderno centro congressi di Roma (Palace Hotel ERGIFE), cadenzate impeccabilmente dall'abile regia di Cinzia Tocci.
Una grande occasione di formazione e di incontro con scienziati, divulgatori scientifici e professionisti della salute per fare chiarezza su questioni medico-scientifiche, in un'era questa dove i meccanismi della circolarità delle notizie espongono i non addetti ai lavori a falsi miti e credenze basate sul fai-da-te in cui si perde la fiducia nella scienza e nel vero progresso.
Non resta che attendere il prossimo congresso nazionale Medicina e Pseudoscienza, annunciato per il 2018, e che tratterà il tema dell'alimentazione, di cui pure girano incontrastate teorie pseudoscientifiche senza fondamento e pericolose per la salute del singolo e della collettività.