Degenerazione maculare: l'Avastin è efficace quanto il Lucentis
Non c'è fine alla querelle Avastin vs Lucentis e stavolta, a decretare un'apparente definitiva parità fra i due farmaci, è intervenuta la blasonata rivista internazionale Lancet, che sembra porre un punto definitivo sulla questione.
Dallo studio, realizzato per confrontare l'efficacia dei due farmaci nella Degenerazione Maculare Senile, sono da mettere in evidenza i seguenti punti:
- La somministrazione mensile di questo tipo di farmaci può offrire alcuni vantaggi rispetto al trattamento "al bisogno".
- Il trattamento intravitreale con ranibizumab (Lucentis), anticorpo contro il fattore di crescita vascolare endoteliale (anti-VEGF), ha dimostrato di essere efficace nella degenerazione maculare senile neovascolare.
- Il bevacizumab (Avastin), anticorpo anti-VEGF che è autorizzato per il trattamento dei tumori intestinali, è la molecola genitrice da cui è stato sviluppato il ranibizumab, ed è molto meno costoso.
- Dal raffronto sull'efficacia terapeutica e sugli effetti indesiderati, eseguito per due anni, il bevacizumab ha dimostrato di non essere né superiore né inferiore al ranibizumab.
La notizia appare particolarmente significativa, data la grande diffusione della malattia fra gli anziani e dato che i farmaci anti-VEGF sembrano destinati a rimanere il trattamento cardine per la degenerazione maculare senile neovascolare anche nel prossimo futuro, nonostante la prospettiva di nuove, potenziali opportunità terapeutiche.
Anche studi precedenti avevano dimostrato che il ranibizumab ed il bevacizumab hanno efficacia simile nel trattamento della forma umida della degenerazione maculare legata all'età, nonostante sia stato approvato per questo specifico uso solo il ranibizumab. Il bevacizumab invece, che è un farmaco approvato per il trattamento di vari tipi di cancro, è stato utilizzato moltissimo in modo "off-label", avendo un costo decisamente inferiore.
Il trattamento continuo, dimostratosi più efficace del trattamento "al bisogno", evita anche la necessità di monitorare l'attività della malattia ad ogni visita mediante l'esame OCT, e questa appare una considerazione importante, così come sono importanti da considerare i costi: l'alto costo del ranibizumab, può non essere sostenibile per i sistemi sanitari finanziati con i fondi pubblici e l'uso di questo farmaco appare poco sensato se, come in questo caso, viene dimostrata l'equivalenza, in termini di sicurezza ed efficacia, di un farmaco molto meno costoso.
Fonte principale: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(13)61501-9/fulltext