Le manifestazioni neurologiche complicano il Covid-19
Lo scorso mese di Aprile, nella news Covid-19 e sue conseguenze sul cervello, ho riferito dello studio pubblicato su Lancet da Maxime Taquet, del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford, in cui si sottolineava che l’infezione da Covid-19 sul cervello è da considerarsi di entità severa e contestualmente si sosteneva l’importanza di elaborare un Registro multi-centrico sui problemi del neuro-Covid per poterne esplorare in modo sempre più definito le caratteristiche patogenetiche.
Sintomi neurologici del Covid-19 e complicanze
Sherry Chou, Professore Associato di Medicina Intensiva e Neurologia alla University of Pittsburgh School of Medicine, Pittsburgh, Pennsylvania, l’11 Maggio ha pubblicato su JAMA Network Open i risultati della ricerca focalizzata sugli esiti dell’infezione da Covid-19 quando vi siano associate manifestazioni neurologiche. [1]
Dai dati del Consorzio Globale sulle disfunzioni neurologiche da Covid-19, costituito da 28 Centri rappresentativi di 13 nazioni di quattro continenti, elaborati nel periodo dal 1 marzo al 30 Settembre 2020, emerge che su 3.744 pazienti ospedalizzati, sono state rilevate manifestazioni neurologiche in 3.055 pazienti (pari all’82%).
Fra questi soggetti, 1742 (57%) erano di sesso maschile, dell’età media di 59.9 anni (95% CI, 59.3-60.6), è stato riscontrato un rischio di morte in ospedale sei volte superiore rispetto agli altri soggetti affetti da Covid-19, ma indenni da complicanze neurologiche, considerando come co-fattori pertinenti età, sesso ed etnicità [2]. Secondo Sherry Chou, la preesistenza di una qualunque condizione di patologia neurologica rende estremamente attendibile che sia più del doppio la probabilità che si sviluppi una complicanza neurologica.
Le manifestazioni neurologiche più frequenti sono state rappresentate da cefalea (37%) e anosmia, ossia la perdita dell’olfatto, o ageusia (perdita del gusto) (26%). Le sindromi neurologiche più frequenti sono state rappresentate da encefalopatia (49%), coma (17%) e ictus (26%). Estremamente rare encefalite e/o meningite (0.5%). I pazienti ospedalizzati che hanno sviluppato complicanze neurologiche hanno avuto difficoltà di recupero e molti di essi, anche dopo lungo tempo dalla guarigione dal Covid-19, continuano a curarsi per la persistenza di sintomi e disabilità neurologiche.
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Impatto del Covid-19 nel futuro
Chou conclude la sua ricerca epidemiologica sostenendo che, anche allorquando la pandemia sia stata completamente eradicata, la medicina per anni dovrà affrontare le problematiche di milioni di sopravvissuti con postumi neurologici, per cui diventa di importanza notevole scoprire in fase acuta quali siano realmente i sintomi presentati dai pazienti colpiti dal Covid-19.
Il Neurologo Shaheen E. Lakhan Senior Vice-presidente del Click Therapeutics Inc, Boston ritiene la Covid-19 una malattia con spiccata tendenza all’invasione del cervello, sulla scorta degli studi sinora condotti che hanno eloquentemente evidenziato un’allarmante incidenza di manifestazioni cerebrali, che rendono i pazienti che ne sono affetti più esposti alla necessità di ricovero in terapia intensiva così come ad aumentato rischio di morte.
Lakhan, in particolare, ribadisce l’esigenza che si identifichi prontamente nei pazienti affetti da Covid-19 la presenza anche incipiente di un coinvolgimento neurologico, allo scopo di disporre una precoce ospedalizzazione, una terapia anche aggressiva e parallelamente un monitoraggio clinico intensivo in qualunque ambito di cura, incluso quello domiciliare.
Fonti: