È stato evidenziato che il Covid-19 invade il cervello
Una ricerca su animali suggerisce che il SARS-CoV-2 può invadere il cervello ed esercitare un’azione diretta sui neuroni.
William A. Banks della University of Washington School of Medicine, Seattle, Washington e il suo team di ricercatori hanno iniettato nel gatto la proteina spike 1 (S1), che si estrae dal groviglio delle punte del virus, rilevandone poi la presenza nei polmoni, nella milza, nel fegato, nei reni ed anche nel cervello, evento reso possibile solo se viene attraversata la barriera emato-encefalica (BEE).
Gli effetti del Covid-19 sul Sistema Nervoso Centrale
L'articolo The S1 protein of SARS-CoV-2 crosses the blood–brain barrier in mice, che illustra i risultati della ricerca, è stato di recente pubblicato su Nature Neuroscience, volume 24, 368–378 (2021).
La BEE è una unità funzionale costituita da una particolare struttura delle cellule dell’endotelio dei vasi sanguigni del sistema nervoso centrale ed è preposta a proteggere il tessuto cerebrale, nel senso che impedisce il passaggio degli elementi nocivi presenti nel sangue mentre lo permette alle sostanze necessarie alle funzioni metaboliche del cervello.
I ricercatori hanno marcato la subunità S1 della spike, che il virus adopera per penetrare nelle cellule, con Iodio radioisotopico (I-S1) e l’hanno introdotta per via endovenosa, rilevando che rapidamente attraversa la BEE, penetra negli spazi parenchimali ed è captata dalle regioni cerebrali, dove causa un subbuglio biochimico con rilascio di citochine infiammatorie con conseguente neuro-tossicità.
Gli effetti tossici del Covid-19 sul Sistema Nervoso Centrale possono essere espressi da una varietà di eventi neurologici:
- compromissione dei sensi del gusto e dell’olfatto,
- cefalea incoercibile,
- ottundimento della coscienza,
- ictus, emorragia cerebrale
- disturbi respiratori, questi ultimi causati non solo dall’invasione dei polmoni da parte del virus ma anche per azione nociva diretta sui centri cerebrali di controllo del respiro.
I ricercatori hanno studiato l’entità della captazione della I-S1 nei diversi organi, rilevando che essa risulta più elevata a livello del fegato che nei polmoni, ove è ben noto che si evidenziano i maggiori effetti del virus, mentre a livello cerebrale, dopo 30 minuti dall’iniezione, ben oltre la metà di I-S1 che ha attraversato la BEE e che non è stata degradata viene rinvenuta negli spazi del parenchima e del liquido interstiziale.
A questo punto, hanno indotto uno stato infiammatorio nell’animale da esperimento mediante la somministrazione di lipopolisaccaridi derivati dalla Salmonella typhimurium e hanno riscontrato che l’infiammazione ha provocato un aumento del 101% della captazione di I-S1 sia a livello del cervello che dei polmoni.
Questo risultato dimostra che l’incremento della captazione della S1 dovuta all’infiammazione provoca un’aumentata tossicità a carico del tessuto polmonare così come un maggior attraversamento della BEE, verosimilmente danneggiata dallo stato flogistico.
Banks ha studiato inoltre la diffusione del virus nel cervello attraverso l’iniezione di 1-µl di soluzione contenente la I-S1 per via intra-nasale, che è quella seguita dal virus lungo le terminazioni nervose del nervo olfattorio nella lamina cribriforme dell’etmoide, e ha riscontrato che la captazione era 10 volte inferiore a quella indotta da somministrazione endovenosa.
Come fa il Covid a invadere il cervello?
Ciò autorizza la conclusione che il Covid utilizzi un numero incredibile di stratagemmi per facilitare la sua invasione del cervello, probabilmente inducendo uno stato infiammatorio che facilita l’attraversamento della BEE attraverso il rilascio di citochine, sia in altre sedi corporee che stimolando i neuroni stessi a produrle.
Le implicazioni cliniche della ricerca indicherebbero che gli anticorpi prodotti dalla Covid-19 agendo contro la S1, così come i vaccini, possano bloccarne l’attraversamento della BEE proteggendo il cervello.
Howard E. Gendelman del Department of Pharmacology and Experimental Neuroscience, University of Nebraska Medical Center, Omaha, Nebraska, ritiene che questo studio ribadisca il concetto oramai acquisito che la Covid-19 sia una malattia complessa a carattere sistemico, come in questa ricerca è stato evidenziato dalla reazione del cervello.