Prevenire l'Alzheimer quando c'è una predisposizione genetica
È ormai universalmente riconosciuto che il modo più efficace di combattere l’Alzheimer rimane, a tutt’oggi, la prevenzione fondata particolarmente su stile di vita e fattori dietetici. Ulteriori studi clinici controllati hanno riaffermato il ruolo primario rivestito in tal senso dalla dieta mediterranea, a base principalmente di cereali integrali, olio di oliva, verdura in foglie e frutta. A dare nuovo vigore a questo convincimento, si pone il recente trial condotto dai medici finlandesi Miia Kivipelto e Alina Solomon, denominato Finger e durato due anni [1].
I risultati della prevenzione
Nello studio sono stati arruolati 1.109 pazienti di età compresa fra 60 e 77 anni, cui era stato diagnosticato un disturbo della memoria. La popolazione è stata suddivisa in due gruppi:
- nel gruppo A sono stati inclusi i soggetti cui sono stati forniti consigli regolari (regular counseling) sullo stile di vita;
- nel gruppo B quegli stessi consigli sono stati particolarmente rinforzati da un programma più intenso di esercizi fisici e cognitivi (enhanced counseling), a cui si è aggiunta un'intensa sorveglianza per la prevenzione di rischi cardio-vascolari.
Dalle prime risultanze del trial Finger è emerso che i soggetti inclusi nel gruppo A hanno mostrato un incremento maggiore e statisticamente significativo del rischio di declino cognitivo e funzionale comparativamente ai soggetti che avevano ricevuto l’enhanced counseling, quindi con particolare attenzione ad alimentazione e attività sportiva.
Ciò che assume un valore particolarmente incoraggiante in questo studio è costituito dalla rilevazione che del gruppo B (enhanced counseling) facevano parte 362 persone che erano portatori del gene APOE4, fattore geneticamente predisponente alla malattia di Alzheimer. Per quanto ciò possa sembrare paradossale, proprio in questi soggetti sono stati registrati i risultati migliori.
Lo stile di vita può contrastare la predisposizione genetica all'Alzheimer
Ciò ha indotto i ricercatori a concludere che, seppure gli effetti benefici di un idoneo stile di vita potrebbero essere vanificati in quei soggetti contraddistinti da rischio genetico per la demenza, ciò tuttavia sarebbe efficacemente contrastato dalla adozione di interventi di maggiore intensità costituiti da attività fisica ed esercizio cognitivo non disgiunti da una rigorosa osservanza del regime dietetico enunciato prima.
Sulla scorta di questi risultati, questo modello di intervento verrà ora adottato e testato nell’iniziativa World Wide Finger allo scopo di verificare in differenti popolazioni, caratterizzate da una varietà di background geografici e culturali per consentirci di strutturare strategie globali di prevenzione della demenza.