Covid 19 e spermatozoi: avremo uno strascico di infertilità?
Un recentissimo articolo di Lancet sul Covid 19, a firma di P. Metha e altri, sottolinea la capacità del virus di aggredire non solo i polmoni ma tutti gli organi realizzando una sindrome fulminante.
Il meccanismo alla base della sindrome sembra essere una iperinfiammazione (Hyper Inflammation) che comporta una tempesta di citochine (Cytokine Storms).
Le citochine (interleukine) si formano nell’ambito della risposta immunitaria che risulterebbe evidentemente esagerata.
Gli autori suggeriscono pertanto l’uso di farmaci che possano regolare tale risposta attraverso la rimodulazione della sovra-produzione di interleukine.
Il ragionamento ha una sua logica condivisibile tanto è che alcuni farmaci che hanno la caratteristica cercata (antiartritici) sono oggetto di studio e sperimentazione e sembrano, sottolineo sembrano, avere la capacità di dare qualche vantaggio.
Con ogni probabilità la difficoltà principale è data dal fatto che non conosciamo il margine terapeutico, ovvero il rapporto tra i danni e i vantaggi che comporta l’uso di farmaci, quali che siano.
Al momento non è dato sapere se i testicoli degli affetti dal Covid 19 sono coinvolti, anche se non è difficile ipotizzare che l’iperpiressia, frequente causa di blocco della spermatogenesi a prescindere di quello che la provoca, possa giocare un ruolo nella questione. Sappiamo però che nella maggioranza dei casi la spermatogenesi riprende dopo qualche mese dalla fine della febbre.
A livello di spermatozoi, un articolo su Andrologia di quattro settimane precedente a quello di Lancet, rivela che gli spermatozoi hanno recettori per le interleukine situati nel mid-piece, ovvero il collo dello spermatozoo.
Rivela anche che una tempesta citochinica ad arte creata in condizioni sperimentali ha un suo effetto negativo sulla motilità degli spermatozoi esaminati.
I ricercatori concludono affermando che nei soggetti sub fertili l’espressione delle interleukine è alterata in aumento.
Non appare perciò del tutto fuori luogo ipotizzare che il Covid 19 possa avere un ruolo negativo sulla fertilità maschile anche oltre il meccanismo della semplice iperpiressia, comune peraltro ad altre patologie.
La scommessa per il post-pandemia sarà definire, con studi seri e controllati, se avremo uno strascico di infertilità o meno, se quanto e per quanti e per quanto tempo.
Staremo a vedere.
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