Le malattie della prostata: stili di vita, prevenzione e nuove indagini diagnostiche
Le patologie più frequenti che colpiscono la prostata sono le prostatiti, l'ipertrofia prostatica e il tumore: quali sono le loro caratteristiche, come si possono prevenire e quali sono gli esami da fare per una diagnosi precoce.
La prostata è nel giovane uomo una ghiandola poco più grande di una castagna, si trova sotto e davanti alla vescica e a questa posizione deve il suo nome (sta davanti). È una ghiandola che riveste un ruolo molto importante nella produzione del liquido seminale e in tutti i meccanismi di difesa di tipo immunitario a livello delle vie uro-seminali.
Le patologie della prostata
La prostata può essere purtroppo il bersaglio di diverse patologie in grado di incidere seriamente sulla qualità della vita di chi ne soffre e questo può capitare purtroppo a tutte le età: vediamo quali sono le principali malattie della prostata.
Prostatite
Le prostatiti sono le infiammazioni che interessano la prostata e che possono manifestarsi con diversi sintomi, come:
- la necessità di urinare spesso
- dolori, bruciori alla minzione
- disturbi della risposta sessuale.
Lo specialista può fare una corretta diagnosi con un esame clinico diretto, analizzando attentamente tutta la storia clinica del paziente e gli esiti di tutti gli esami di laboratorio eseguiti (valutazioni colturali, ecografia delle vie uro-seminali).
Le infiammazioni della prostata possono essere curate con farmaci (antibiotici e antinfiammatori), ma anche cambiando e adottando stili di vita migliori, associati a una dieta sana e bilanciata.
Per approfondire:Prostatite: tipologie e cause
Quando sono presenti queste problematiche urologiche possono essere utili alcune indicazioni di tipo dietetico–comportamentale quali:
- vita sessuale regolare, non lunghi periodi di astinenza;
- limitare l'assunzione di alcuni alimenti tipo cioccolato, uova, frutta secca, formaggi stagionati;
- lo stesso vale per le bevande come il caffé, il tè, le bibite gassate o alcoliche;
- altra cosa importante è bere con intelligenza: durante tutto l'arco della giornata sono consigliati almeno 2–3 litri di liquidi, soprattutto acqua (se non esistono naturalmente altre controindicazioni di ordine generale), smettendo però di bere almeno tre-quattro ore prima di andare a letto;
- combattere la stitichezza e quindi fare una dieta ricca di fibre e praticare una regolare attività fisica;
- smettere di fumare perché la nicotina ha un'azione irritante sulla vescica;
- tenere d'occhio la bilancia infatti, se obesi, spesso perdere peso migliora il quadro clinico: il grasso accumulato sul giro vita può aumentare la "pressione" sulle vie urinarie e peggiorare i sintomi;
- infine ultimo consiglio, ma non meno importante, quello di ascoltare sempre attentamente il proprio medico di famiglia e lo specialista urologo che stanno seguendo in diretta la complessa patologia infiammatoria.
Ipertrofia prostatica
L'ipertrofia prostatica benigna (IPB) consiste in un ingrossamento della prostata e generalmente si manifesta con una sensazione di una difficoltà a svuotare la vescica, un getto ridotto e un suo non completo svuotamento.
I primi sintomi si possono manifestare anche già dopo i 30 anni. Lo specialista può effettuare una diagnosi precisa, attraverso una visita ed alcuni esami clinici mirati e suggerire, a seconda delle varie situazioni cliniche, una terapia farmacologica o chirurgica.
L'ipertrofia prostatica benigna non deve essere confusa con il tumore alla prostata in quanto si tratta di due malattie differenti.
Tumore della prostata
Il tumore della prostata è una patologia a volte più complicata da individuare perché spesso è senza sintomi e l'uomo può non avere disturbi o fastidi particolari.
Anche nella prevenzione di questa malattia è importante seguire uno stile di vita sano e una dieta orientata al consumo di frutta, olio di oliva, vegetali (pomodoro, peperoni, carote, ortaggi gialli).
In un discorso mirato poi a una diagnosi precoce di un tumore si consiglia, dopo i 45 anni, di sottoporsi a controlli urologici periodici e questo sembra essere uno dei fattori più importanti nel prevenire le gravi complicanze che possono presentarsi quando questo tipo di patologia non è stato precocemente diagnosticato.
Insieme alla visita urologica è fondamentale, ad una certa età, anche il dosaggio ematico annuale del PSA.
Per approfondire:Tumore alla prostata: 3 passi per una diagnosi precoce
PSA è la sigla inglese di una sostanza proteica prodotta dalla prostata, cioè l'Antigene Prostatico Specifico, che serve a facilitare la fluidificazione del liquido seminale dopo che questo è stato eiaculato. La maggior parte del PSA viene eliminato con lo sperma, ma una piccola quantità si riversa nel sangue, dove è possibile dosarlo. Quindi il PSA, bisogna sempre ricordarlo, è presente anche nel sangue delle persone senza un tumore alla prostata.
Il PSA tende ad aumentare nel sangue con l'età per cui è normale che, dopo i 60 anni, il tasso nel sangue di questa sostanza sia più alto rispetto a quello di un giovane. Questo dipende generalmente dal fatto che la prostata nella terza età ha un volume più importante e quindi è più grossa e ha un numero maggiore di strutture ghiandolari che producono questa proteina.
Il PSA nel sangue aumenta anche quando le ghiandole prostatiche hanno un'attività più importante del solito o ci sono delle condizioni chiaramente patologiche, per esempio una infiammazione.
Il PSA aumenta di poco, anche dopo un rapporto sessuale oppure dopo una visita urologica, seguita da una esplorazione rettale. Quindi il suo aumento non significa automaticamente che è presente un tumore: al contrario molti aumenti del PSA si verificano frequentemente anche in assenza di una malattia tumorale.
Come già ricordato, siccome il tumore della prostata è più frequente nella terza età, si raccomanda di eseguire un dosaggio annuale del PSA dopo i 45 - 50 anni. Se il PSA è aumentato in modo significativo lo specialista poi consiglierà gli esami più mirati ed opportuni per precisare la diagnosi e quindi stabilire le eventuali e più corrette strategie terapeutiche.
Indagini diagnostiche per il tumore alla prostata
L’importanza di arrivare ad una diagnosi di tumore prostatico il più precocemente possibile e in modo più semplice, sensibile ed economico ha portato ultimamente a proporre altri test, oltre al PSA.
Un gruppo di Ricercatori dell’Università del Michigan ha presentato un test sulle urine che indica la presenza di un fattore biologico, la Sarcosina, che è presente nelle urine di uomini con un tumore della prostata e che sembra aumentare la propria concentrazione se il tumore è più aggressivo.
I ricercatori hanno anche osservato che, se la Sarcosina viene “eliminata”, le cellule malate perdono la propria capacità di invadere i tessuti e quest’ultima osservazione potrebbe essere considerata utile anche in un futuro ambito terapeutico.
Un altro marcatore urinario è il PCA3, un gene specifico per la prostata e che si trova più rappresentato in presenza di un tumore. Questo test quantifica e misura il livello di RNA messaggero che corrisponde al gene PCA3 presente in un campione di urina: maggiore è la quantità di PCA3 presente e più alte sono le probabilità della presenza di un tumore.
Il test, in uso in alcuni laboratori italiani ed europei, al momento viene indicato soprattutto quando una o più biopsie della prostata sono risultate negative per un tumore, ma il PSA tende comunque a mantenersi alto o a “lievitare”.