E' meno aggressivo il carcinoma nell'età senile?
L’incidenza del carcinoma mammario cresce con l’aumentare dell’età e quello della popolazione senile rappresenta il 40% di tutti i carcinomi della mammella diagnosticati.
Poche malattie hanno polarizzato su di sé l’attenzione del mondo scientifico come è avvenuto per il carcinoma della mammella, sia perché è al primo posto tra i tumori del sesso femminile e sia perché la sua incidenza aumenta progressivamente c on il crescere dell’età.
I dati recenti demografici danno una crescita percentuale della popolazione senile, associata ad un allungamento dell’attesa di vita che all’inizio del 900 era di 49 anni, di 72 anni a metà del secolo scorso e di 75 anni attualmente.
Questo vuol dire che attualmente la popolazione senile, calcolata intorno al 13% della popolazione globale, raggiungerà il 18% nel 2030.
I dati epidemiologici evidenziano che l’incidenza del carcinoma mammario cresce con l’aumentare dell’età e quello della popolazione senile rappresenta il 40% di tutti i carcinomi della mammella diagnosticati.
Il tumore della mammella, si diagnostica in più del 50% dei casi nelle donne con età superiore ai 65 anni e i dati di mortalità tra anziani e giovani non mostrano grosse differenze se corretti per le patologie associate.
Quando si parla di popolazione senile ,in termini di età, negli Stati Uniti l’inizio della senilità viene convenzionalmente fissato a 65 anni, mentre in Europa c’è la tendenza a considerare i 70 anni come l’inizio convenzionale della senilità. Quando si parlerà di trattamenti a questa ultima età si tende a fare riferimento.
E’ sicuramente arduo formulare il quadro complessivo della senilità, poiché il decadimento delle funzioni vitali, che caratterizza la senilità, non si manifesta in maniera uniforme e in una epoca ben precisa, in tutti i soggetti, ma sempre in termini percentuali assai variabili.
Diagnosi
Dal punto di vista diagnostico la diagnosi è spesso clinica perché si osservano più frequentemente neoplasie avanzate e metastatizzate rispetto alla donna giovane a causa di una certa negligenza da parte della paziente anziana e a causa della esclusione dei soggetti con età maggiore di 70 anni dalle campagne di screening mammografico.
Molti tumori sono diagnosticati tardivamente a causa della scarsa informazione (“pensavo che alla mia età non potesse più venirmi“) e minore attenzione dei soggetti stessi e spesso dei medici curanti verso misure di prevenzione o diagnosi precoce.
In linea di massima ogni nodulo che compare in età senile è molto sospetto per cancro.
La diagnostica per immagini ha le stesse indicazioni della paziente più giovane. L'iter diagnostico non differisce sostanzialmente da quello della giovane ( esame clinico, mammografia, esame citologico).
In età senile, dove la componente adiposa (grasso) è prevalente nella mammella, la diagnosi mammografica è molto agevole per evidenziare tumori piccoli anche di pochi mm.
Trattamento chirurgico
Il trattamento del cancro della donna anziana deve tener conto non soltanto dello stadio della neoplasia ma anche dello stato generale e delle patologie associate.
Il 40% delle donne anziane con carcinoma mammario presenta al momento della diagnosi una patologia concomitante. Tuttavia la stragrande maggioranza delle donne sarebbe in grado di tollerare un trattamento definitivo adeguato.
La prima regola è: non guardare l'età sui documenti o sulla cartella clinica per prendere una decisione terapeutica.
C’è una categoria di anziane, cosiddette “giovani (buone condizioni generali, interessi sociali, sportivi e attenzione per la propria immagine) alle quali deve essere riservato un trattamento, chirurgico in particolare, non differente da quelle giovani, e che in caso contrario vivranno abbastanza per rinfacciare ai medici di essere state sottotrattate.
Ciò vale non solo per il tipo di trattamento chirurgico, ma anche per il tipo di anestesia.
Quando invece ci si trova di fronte alle donne anziane “anziane” (scadute condizioni generali e/o > 80 anni) è necessario, caso per caso, valutare con la collaborazione geriatrica ed il coinvolgimento dell’anestesista, quale sia lo spazio terapeutico idoneo tenendo conto del “primum non nocere” e delle terapie in corso (cardioaspirina, anticoagulanti orali….).
In questi ultimi casi nodulectomia+analisi definitiva del linfonodo sentinella in anestesia locale+sedazione assistita è attuabile in oltre il 75 % dei casi.
Radioterapia
La radioterapia, che limita significativamente il rischio di recidive dopo trattamento chirurgico, non andrebbe mai omessa nell’anziano, salvo casi valutati attentamente (esempio deficit funzionali con impossibilità a mantenere la posizione durante la RT…).
E i parametri di trattamento non si discostano da quelli usati per le giovani pazienti, pur con le dovute cautele (ad esempio particolare cura è richiesta nel disegnare i volumi nelle lesioni a sinistra per non irradiare grosse porzioni del cuore).
In particolari sottogruppi definiti a basso rischio dai parametri biologici ed in età > di 75 anni la RT può essere evitata.
Terapie sistemiche
L’ormonoterapia, poiché i recettori ormonali sono presenti in percentuale elevata in questa fascia di età, con antiestrogeni per 2-3 anni seguita dagli Inibitori dell’Aromatasi, è la terapia di scelta, ovviamente anche perché questo trattamento è meglio tollerato rispetto alla chemioterapia.
La chemioterapia trova minori indicazioni innanzitutto perché è diminuita nell’anziano la capacità di rigenerazione del midollo emopoietico e per un più elevato rischio di infezioni legate alla neutropenia.
L’argomento sulle indicazioni alla chemioterapia nell’anziano è ancora oggetto di discussioni e i maggiori oppositori sottolineano i limiti nella tolleranza di fronte a schemi aggressivi e pertanto queste indicazioni sono riservate alle pazienti inserite in studi clinici controllati.