Il cibo nella spazzatura: lo spreco alimentare
Da alcuni anni la sensibilità nei confronti del tema dello spreco alimentare è andata costantemente aumentando. Ogni anno nel mondo viene sprecato 1/3 del cibo prodotto (1,3 miliardi di tonnellate) cioè quattro volte la quantità di cibo necessaria per sfamare gli 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite e soffrono la fame.
Da alcuni anni la sensibilità nei confronti del tema dello spreco alimentare è andata costantemente aumentando, ma ogni anno nel mondo viene ancora sprecato un terzo del cibo prodotto (1,3 miliardi di tonnellate), cioè quattro volte la quantità di cibo necessaria per sfamare gli 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite e soffrono la fame.
Il solo cibo buttato in Europa sfamerebbe 200 milioni di persone!
Questi dati allarmanti e sbalorditivi indicano come la prima strada da percorrere nella lotta alla malnutrizione e alla fame sia proprio quella della lotta allo spreco.
Lo spreco alimentare nel mondo
Esistono grandi differenze fra i vari paesi del mondo nello spreco di cibo: il triste primato spetta all'Arabia Saudita con 427 kg per persona l'anno, seguita dall'Indonesia e dagli Emirati Arabi.
Male anche gli Stati Uniti dove si registrano risultati pessimi per quanto riguarda lo spreco casalingo (ogni americano spreca 277 kg di cibo l'anno).
In Italia si buttano via 49 kg di cibo commestibile ogni anno ed è soprattutto spreco casalingo, un 25% in più che nella grande distribuzione. Un vera montagna se si aggiungono i prodotti lasciati nel campo (1,4 milioni di tonnellate), lo spreco nella trasformazione industriale (due milioni di tonnellate), e quello nella distribuzione commerciale (300mila tonnellate).
Ci sono paesi che nella lotta allo spreco alimentare hanno raggiunto dei risultati importanti, come l'Australia, il Sudafrica e, in Europa, la Francia; in quest'ultimo paese esiste una legge che sostanzialmente istituisce il reato di spreco alimentare che si rivolge a uno dei nodi della filiera alimentare, quello della distribuzione organizzata, però non l'unico a creare spreco.
In Italia è entrata in vigore dal settembre 2016 una legge contro gli sprechi alimentari, che a differenza di quella francese non prevede sanzioni, ma ha come primo intento la valorizzazione delle buone pratiche. Tra gli interventi più importanti della legge, che riguarda chi vende generi alimentari, c'è la sburocratizzazione e la semplificazione delle procedure per chi vuole donare; si punta a incentivare le aziende e i produttori che donano cibo ai più bisognosi.
Esistono organizzazioni come la Fondazione del Banco Alimentare che si occupano della raccolta e del recupero di eccedenze della produzione agricola e industriale e della loro redistribuzione a strutture che svolgono attività assistenziali, o il Last Minute Market iniziativa sociale nata nella facoltà di Agraria dell'università di Bologna, ideata dal prof. Andrea Segrè professore di agronomia, che ha come obiettivo di fotografare e quantificare lo sperpero alimentare casalingo e delle grandi distribuzioni e di promuoverne il riutilizzo presso chi ne ha bisogno.
Per approfondire:Gli insetti commestibili sono il cibo del futuro?
Perché buttiamo via gli alimenti?
Come rilevano le indagini, perché compriamo troppo e senza programmazione, per questo è importante l'educazione alimentare a partire dai primi anni fino alle università, mirando a cambiare i comportamenti.
È importante la sensibilizzazione dei cittadini per diminuire la quantità di rifiuti domestici che sono complici di oltre la metà dei volumi di cibo sprecati.
Secondo gli ultimi dati diffusi da Coldiretti, dei 12,5 miliardi che vengono sprecati ogni anno, il 54% è legato al consumo domestico, il 21% al settore della ristorazione, il 15% nellea grande distribuzione e l'8% nel settore agricolo.
La cultura e l'informazione sono indispensabili per non distruggere il pianeta, dove ogni anno si gettano via mille miliardi di cibo: si sprecano un 30% di cereali, un 45% di frutta e verdura, un 20% di prodotti latteo-caseari, un 30% di pesce e un 20% di carne.
Produrre tutto quello che buttiamo costa una cifra stimata in circa un trilione di dollari ogni anno. Sprecare il cibo significa anche sprecare quelle risorse non rinnovabili che sono necessarie alla sua produzione, come l'acqua, il suolo fertile e l'energia.
Un 30% della superficie agricola mondiale viene impiegata per produrre cibo sprecato; viene prodotto inquinamento attraverso una quantità di anidride carbonica, che se lo spreco alimentare fosse un Paese sarebbe il terzo più inquinante del mondo dopo Usa e Cina.
Una parte consistente degli scompensi ambientali è attribuibile proprio all'attività di produzione del cibo in agricoltura, ad esempio viene utilizzata più del 70% dell'acqua del pianeta. Lo spreco del cibo è solo l'aspetto più tangibile di un modo di produrre, distribuire, vendere e consumare il cibo che non funziona; è importante far luce sui paradossi del sistema alimentare, comprendere con chiarezza le cause, chiedere a tutti gli attori coinvolti, le istituzioni, i produttori, i distributori e i cittadini di impegnarsi per cambiare gli schemi esistenti, e per combattere la coesistenza di fame e obesità.
Bisogna imparare il valore del cibo, e l'educazione alimentare deve entrare nei programmi scolastici; si deve insegnare fin dalla più tenera età che il cibo va rispettato, e che sprecarlo reca un danno economico e ambientale.
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