La funzione psicoterapeutica della fiaba
La fiaba è un racconto mitico che proietta il bambino in un mondo fatato, pieno di immaginie e personaggi archetipici. La fiaba assolve anche ad una funzione psicoterapeutica.
Fiaba e fantasia -
1 - Inconscio personale e collettivo
Quando un autore scrive una fiaba, una favola, un racconto per bambini, inserisce nel suo lavoro il suo stato d’animo, le sue aspirazioni, ma anche le sue angosce, le sue ansie, i suoi problemi. Mette cioè nella storia che racconta sia tutto quello che è noto alla sua coscienza, sia quei sentimenti e quelle note affettive che giacciono dentro di sé ma di cui non ha un’immediata percezione.
In altri termini diciamo che l‘autore introduce nella fiaba, sia gli elementi provenienti dalla sua sfera cosciente, siaquelli provenienti dal suo Inconscio.
Il materiale inconscio è quello che giace ed agisce al di fuori dagli stati di coscienza. La nozione la ricaviamo dalla psicoanalisi ed è ampiamente conosciuta e condivisa sia dagli psicologi, sia dagli autori e dagli studiosi di letteratura dell’infanzia dopo gli studi condotti da Freud.
C.G. Jung, allievo e poi emulo di Freud, unitamente all’"inconscio personale" dovuto al rimosso quotidiano e sede dei "cornplessi‘ intesi come "nuclei a forte tonalità affettiva" (Freud, Jung, Janet), ipotizza l’esistenza di un "inconscio trans-personale, o collettivo" cioè comune a tutti gli uomini.
L’"inconscio collettivo" è costituito dagli ‘archetipi’ che sono forme di funzionamento della psiche profonda: essi hanno una vita pressoché eterna, o lungamente immutabile nel tempo, vengono ereditati geneticamente ed influenzano notevolmente il concreto operare dell’uomo.
Se essi invadono la coscienza senza "filtri" e senza "controlli" possono essere "numinosi", cioè possono far vivere alla psiche umana esperienze intense, luminose, estatiche: ovvero possono dar luogo, al contrario, a fenomeni dissociativi e distruttivi per la persona.
Quando invece essi vengono mediati dai complessi dell’inconscio personale, o quando vengono utilizzati dall’attività simbolica espressa dall’Io cosciente, essi sono rivelatori di grandi e nuove idee e riversano nel soggetto la loro immensa energia psichica.
Gli archetipi costituiscono una forza impetuosa e dominante per la psiche umana e possono portare l’UOMO a grandi risultati personali o collettivi.
Nella fiaba, sia che essa venga scritta da un determinato autore, ma soprattutto, quando è frutto di un sapere popolare che esprime e riporta la tradizione di un popolo, vengono proiettati gli elementi dell’inconscio personale e gli archetipi dell’ inconscio collettivo.
Proprio nella fiaba, come nel sogno, gli archetipi assumono forma e si manifestano in immagini e in rappresentazioni.
2 . Fantasia e storia della psiche
Ma la storia raccontata in una fiaba è ancora qualcosa di più importante: è la storia della psiche che, attraverso una serie di eventi, a volti pieni di rischi e pericoli, raggiunge una meta, un traguardo, un obiettivo.
La fiaba diventa la metafora della storia della vita della psiche: narra le vicende, le peripezie, i tormenti, i dolori attraverso i quali la psiche giunge infine alla sua piena maturazione, liberandosi dai complessi che l’avvolgono e la mettono a dura prova, e nutrendosi della forza degli archetipi che, invece di distruggerla, finiscono con il fortificarla, riportandola a vita autentica.
3 - Struttura della fiaba
Nella fiaba gli eventi sì snodano in quattro fasi, similmente ai quattro tempi di una sinfonia, di un sogno o di un dramma.
La prima parte della fiaba riporta il luogo, il tempo, i personaggi principali, l’inizio dell’azione: un secondo tempo è dedicato allo svolgimento dell’azione, con intrecci, avventure, episodi, fatti di ogni genere.
La terza parte è quella della crisi, momento culminante in cui il soggetto si trova di fronte ad eventi catastrofici ed apocalittici che possono distruggerlo, e l’ultima parte è la ‘‘lisis" durante la quale il protagonista viene fuori da vincitore e risanato.
Il bambino che legge la fiaba, o che l’ascolta, partecipa con tutto se stesso alla storia (Bettelheim), perché avverte anche se in modo non chiaro e consapevole, che è una storia che lo riguarda, che è la storia del suo mondo interno, con tutti i conflitti interni di cui spesso egli è in balia, conflitti che non riesce a razionalizzare, a capire, a comprendere, che coinvolgono il protagonista e gli altri personaggi.
Cosicché attraverso l’"identificazione" con i personaggi della fiaba riesce a vivere tutte le situazioni conflittuali, angoscianti, ansiose, e alla fine, si libera da tutti quei sentimenti ed affetti negativi che lo avvolgono come in una spirale di nebbia e che vorrebbero trascinarlo verso abissi profondi e sconosciuti.
Nella fiaba appare sin dall’inizio l’elemento della "trasgressione" cioè il deviare da un sentiero che, il più delle volte, viene invano mostrato da istanze super-egoiche, non ancora completamente assorbite dalle figure parentali.
Il Super Io, infatti, ancora debole, viene aggredito dalle pulsioni dell’"ES", diventandone preda. Pinocchio trasgredisce alle raccomandazioni del Madre, Cappuccetto Rosso a quelle della Madre. Padre e Madre stanno ad indicare la personificazione di istanze superegoiche non sufficientemente interiorizzate e quindi ancora incapaci di guidare il bambino.
Ma anche questo primo passaggio è importante per far sì che l’Io possa conseguire uno stadio superiore di organizzazione della personalità.
Nella trasgressione appare già il "rimorso" dell’ IO e l’angoscia dell’ES, con una nascosta tensione ed un inconfessato desiderio di tornare a nuova vita.
La trasgressione trascina il Soggetto in sventurate vicende.
Da un punto di vista della psicologia del profondo, la trasgressione comporta l’inizio di una specie di "immersione" prima nell’inconscio personale, durante il quale il soggetto percepisce le forze contrastanti dei propri conflitti interni, mentre appaiono delle figure che sono rappresentazioni di elementi psichici che provocano al nostro protagonista "paura "e "panico".
Successivamente l’immersione va verso gli elementi dell’inconscio collettivo: l’immersione è una regressione verso l’inconscio trans- personale, negli Archetipi del collettivo.
Qui il soggetto sperimenta la potenza distruttiva o l’energia creativa degli archetipi.
Questo regredire è anche reso concreto, in molte fiabe o in molti racconti, dagli eventi che il soggetto vive.
Pinocchio passa attraverso varie fasi e il suo discendere verso stadi inconsci è progressivo:
- prima l’incontro con Mangiafuoco, poi il viaggio nel Paese dei Balocchi, infine l’essere inghiottito, il venire incorporato, l’essere immerso nel ventre della balena.
Cappuccetto Rosso sarà ingoiata dal lupo.
L’immersione nell’inconscio personale porta il soggetto verso situazioni d’animo ansiose mentre l’immersione nell’inconscio collettivo lo porta fasi disperate, angosciose ed a stati depressivi.
Nelle fiabe, infatti, si avverte l’ansia vissuta dal protagonista, stato d’animo che non ha origine negli eventuali nemici, ma dalle situazioni che vengono vissute come negative per sé e per il proprio IO.
L’ansia è, d’altronde, la paura senza oggetto, la paura della paura, come viene descritta in psicoanalisi. E’ quel sentimento ineffabile e intraducibile che afferra Pinocchio (pieno di strani presentimenti), prima di partire per il paese dei balocchi, o quella che prende il burattino mentre aspetta sotto l’albero il Gatto e la Volpe, o quella che afferra Cenerentola quando sta per scoccare mezzanotte.
Anche l’ angoscia è presente nelle fiabe. Ad esempio in Pinocchio, dopo l’episodio delle gambe bruciate dal fuoco, e poi, quando egli si accorge della sua progressiva trasformazione in asino.
L’angoscia è uno stato d’animo costante che appare in quasi tutte le fiabe famose.
Essa porta a stati di depressione psichica che nella fiaba vengono descritti con molta abilità ed efficacia.
L’immersione è, quindi, fenomeno psichico accompagnato da ambivalenti stati d’animo come quelli descritti, ed è presente in quasi tutti i racconti per l’infanzia.
Ma l’immersione è un evento che va al di là della fiaba.
La troviamo nella mitologia greca: Achille che viene immerso nelle acque dello Stige e in tal modo diventa immortale; in quella persiana, acquisita poi dai Romani: il mito di Mitra durante il quale il neofita o l’iniziato, viene immerso nel sangue del toro sacrificato; nel Solstizio d’inverno, quando il Sole sta quasi per morire sull’orizzonte e poi ritorna pian piano alto nel cielo; nel seme che viene sepolto nella terra per morirvi e per rinascere a nuova vita.
Durante questa immersione, i protagonisti incontrano figure fantastiche, che sono espressioni e rappresentazioni di elementi endo-psichici, i complessi dell’inconscio personale e gli archetipi dell’inconscio collettivo.
In Pinocchio, il Grillo Parlante è una rappresentazione oggettiva del super io, mentre il Gatto e la Volpe sono due immagini archetipiche che rappresentano l’ipocrisia più velenosa e l’astuzia mista a cattiveria.
La volpe, peraltro, è un animale nelle cui sembianze si nasconde frequentemente una strega (Von Franz).
In Hansel e Gretel i genitori vengono vissuti come divoratori; è il complesso di castrazione (Freud) o l’archetipo della strega divoratrice e la figura negativa della madre che ingoia e distrugge (Jung).
In Cenerentola, le sorellastre rappresentano elementi endo-psichici proiettati, aspetti dell’ombra (Jung), che vengono espulsi dalla sfera inconscia del soggetto, assumendo sembianze di personaggi negativi, pieni di cattiveria, invidia e gelosia.
In Cappuccetto Rosso il lupo rappresenta l’archetipo del maligno che cerca di distruggere la personalità del soggetto.
La Baba Jaga russa è un triplice elemento archetipo che può essere negativo e divoratore, o può assumere al contrario l’aspetto di elemento positivo che aiuta e porta beneficio.
I fantasmi e le creazioni fantasmatiche sono rappresentate anche nei Maghi, Fate, Gnomi, Animali soccorritori.
Tutte le apparizioni, siano esse negative o positive per il soggetto, sono immagini proiettate.
L’immersione nell’inconscio porta a queste molteplici visioni che si susseguono spesso, senza una sequenza temporale, o senza alcun rapporto spaziale, né alcun collegamento tra causa ed effetto.
L’immersione può iniziare nel soggetto su un piano di negatività e distruttività per poi invece mutarsi in un evento buono, tonificante, salutare. Dopo l’immersione, arriva il momento della crisi durante il quale il soggetto sta per soccombere e per essere sopraffatto dalle forze negative inconsce: a questo punto appare l’elemento salvifico che porta fuori il protagonista dalla situazione disperata.
Quest’ultima fase, che è quella della "lisis", è caratterizzata anche dalla trasformazione del protagonista.
4 - La funzione terapeutica -
La trasformazione avviene come effetto visibile esterno: il brutto anatroccolo che si trasforma in cigno, Pinocchio che si trasforma in bambino, Cenerentola in principessa.
La vera trasformazione, tuttavia, è quella psicologica interna del soggetto che assume consapevolezza di sé e rinasce " a nuova vita".
La fiaba è simile alla storia di una nevrosi in cui tutto ciò che è interno al soggetto viene sperimentato attraverso l’immersione nell’inconscio personale e in quello collettivo, e quindi alla storia di una terapia psicoanalitica.
E nei sogni o nelle fantasie, nei ricordi del soggetto prendono corpo gli incontri con le figure archetipiche, alcune distruttive, altre numinose ed inebrianti, benefiche e soccorritrici.
La soluzione della fiaba è la storia di una guarigione psichica che si attua sino alla rinascita, alla trasformazione del soggetto che può tornare a governare i moti della sua psiche e di conseguenza gli eventi della sua vita, pieno di nuova energia, capace ora di affrontare il mondo con serenità, con forza, con coraggio e determinazione.
Gli effetti benefici della fiaba sono incalcolabili.
I bambini sono attratti dal racconto e passano da una fase all’altra rivivendo nel protagonista gli eventi psicologici, indistinti ed ancora ignori, ma già costellati dalle situazioni della vita quotidiana che essi vivono spesso in modo drammatico e con grande timore. In tal modo esorcizzano il male, allontanano gli elementi nefasti e pericolosi, ponendo le basi necessarie, per realizzare la maturazione della propria personalità.
Gli effetti catartici e liberatori dovuti alla fiaba costituiscono la più valida forma di psicoterapia infantile.
Ma le figure archetipiche che si incontrano nei racconti dei bambini sono tali da costituire elementi benefici e risolutivi per tutti, anche per gli adulti, se essi si avvicinano alle fiabe con semplicità, con sentimento e con candore che sono, d’altronde, gli atteggiamenti e i presupposti indispensabili per ogni autentica trasformazione dell’anima.
Nota bibliografica:
Bettlheim B., Il mondo incantato, Feltrinelli ed. Milano 1978
Freud A., L’io e i meccanismi di difesa, Martinelli ed. Firenze, 1967.
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Jung – Kereny, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Boringhieri Torino 1972.
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