Cos'è l'attacco di panico?
Palpitazioni, tremori, difficoltà a respirare, paura di impazzire, di perdere il controllo… Molte persone che soffrono di attacchi di panico dicono che durante il primo attacco erano convinte di morire, di impazzire, di avere un ictus o un infarto.
Palpitazioni, tremori, difficoltà a respirare, paura di impazzire, di perdere il controllo: molte persone che soffrono di attacchi di panico dicono che durante il primo attacco erano convinte di morire, di impazzire, di avere un ictus o un infarto.
Indice
L’attacco di panico iniziale
Gli attacchi di panico possono avvenire quando una persona ha avuto situazioni di stress elevato: possono essere problemi di lavoro, di studio o familiari; alcuni riferiscono di aver avuto una crisi dopo operazioni chirurgiche, uso di sostanze stupefacenti, malattie o la nascita di un figlio. Quando una persona è sotto stress per un periodo prolungato, rischia di avere un attacco di panico.
Le ricerche evidenziano che di solito le persone tendono ad avere il loro primo attacco dopo sei, otto mesi di stress. L'evento o gli eventi stressanti hanno generalmente a che fare con il tema della perdita, non esclusivamente di tipo negativo, come la morte di una persona cara, una separazione o un traferimento, ma anche situazioni apparentemete positive, come la nascita di un figlio, una promozione o il matrimonio. Questo perché ognuno di questi eventi può venire "letto" dalla persona che lo vive come una perdita della propria libertà oppure della propria autonomia o della capacità di controllare la propria vita.
I sintomi degli attacchi di panico
I principali sintomi presenti nell’attacco di panico possono essere di natura fisica o psicologica.
Sintomi fisici:
- Fiato corto – Senso di soffocamento
- Tremore – Formicolio ed insensibilità alle mani
- Senso di oppressione – Dolore al petto
- Battito cardiaco accelerato – Palpitazioni
- Vampate di caldo e freddo
- Vertigini, capogiri, nausea – Testa leggera.
Sintomi psicologici:
- Preoccupazione
- Paura di perdere il controllo
- Paura di morire
- Paura di impazzire
- Sensazione di distacco dalla realtà – Depersonalizzazione.
Guarda il video: 3 domande sul panico
Durata e caratteristiche dell'attacco di panico
La durata di una crisi di panico dura pochi minuti e i sintomi si attenuano progressivamente in un’ora circa. Successivamente la persona si sente spossata, come avesse fatto uno sforzo intenso, molti confondono la crisi di panico con un momento di nervosismo. Chi ha avuto un attacco di panico sa che in quel periodo poteva non avere disagio, ma i sintomi che ha avvertito sono così intensi da avergli creato la convinzione di morire o di impazzire o di pedere il controllo.
Quando un attacco di panico continua a ripresentarsi si soffre di Disturbo da Attacchi di Panico (DAP) e, in questo caso, i sintomi psicologici diventano costantemente presenti: la persona inizia ad avere paura della paura.
La caratteristica della crisi di essere così improvvisa e intensa è il motivo che debilita la persona. Infatti, dopo la prima crisi, la maggior parte delle persone teme di avere un altro attacco di panico ed evita le situazioni nelle quali crede sia più probabile che ciò possa accadere.
Questa paura (chiamata ansia anticipatoria o paura della paura) può interferire seriamente con la vita quotidiana delle persone, anche quando non hanno un attacco di panico. Per esempio, chi ha avuto un attacco di panico mentre guidava, può essere spaventato di trovarsi nuovamente al volante, anche solo per recarsi al lavoro.
L'agorafobia
Quando il disturbo raggiunge uno stadio avanzato nel quale si ha paura di trovarsi nelle situazioni o nei luoghi da cui potrebbe essere difficile fuggire o ricevere aiuto in caso di attacco di panico, si parla della condizione di agorafobia.
Gli agorafobici spesso temono di trovarsi in mezzo alla folla, di rimanere in coda, di entrare nei supermercati e di viaggiare in macchina o sui mezzi pubblici. Il più delle volte queste persone rimangono all’interno di "zone di sicurezza", che possono comprendere solo la casa o le immediate vicinanze. Qualsiasi spostamento oltre i confini della "zona di sicurezza" crea un aumento d’ansia e necessitano della compagnia di una persona fidata per potersi muovere.
I pensieri che ha chi soffre di agorafobia sono del tipo:
- "Sono stato male in quella situazione, è meglio che la eviti"
- "È bene che mi faccia accompagnare da una persona fidata che mi possa aiutare quando sono fuori".
- "Se sto male, come posso fuggire dalla situazione?".
- "Speriamo che non mi venga un'altra crisi di panico."
- "C'è troppa gente al supermercato, devo andare in un momento più tranquillo".
- "Sono stato male in quella situazione, è meglio che la eviti."
Questi pensieri creano un elevato disagio, si sviluppa ansia anticipatoria. I comportamenti che emette chi soffre di agorafobia sono due: fuga ed evitamento.
Il comportamento di fuga si ha quando in una situazione si prova panico o si iniziano ad avvertire i primi sintomi. In questo caso la persona vuole allontanarsi dalla situazione temuta il più velocemente possibile. La fuga riduce rapidamente l'ansia, ma sensibilizza la persona alla situazione, cioè la persona tenderà in futuro ad evitare quella situazione.
Con l'evitamento si emettono comportamenti volti a ridurre l'ansia quando ci si trova in una situazione ritenuta pericolosa. Gli agorafobici possono temere le piazze e i luoghi affollati, ma anche ascensori, ponti, supermercati, treni, autobus e molte altre situazioni nelle quali risulterebbe difficile allontanarsi o ricevere aiuto, qualora si verificasse un attacco di panico.
Il circolo vizioso degli attacchi di panico
La persona che soffre di attacchi di panico è spaventata dai sintomi che avverte. Tende a catastrofizzare, pensa cioè alla conseguenze peggiori: “e se …?” “E se fosse un attacco di cuore?”, “E se soffro fino a morire?”.
I pensieri catastrofici aggravano i sintomi fisici, che a loro volta rafforzano i pensieri catastrofici in un circolo vizioso che può mantenere il panico per ore, facendo vivere la persona nella paura che qualcosa di terribile possa capitare.
Inoltre, una volta che l’attacco di panico è avvenuto, la persona presta attenzione in modo “selettivo” al proprio corpo al fine di cogliere i primi segnali di ansia e tende a preoccuparsi continuamente riguardo la possibilità di stare di nuovo male, sui propri sentimenti e sensazioni.
Queste persone possono essere convinte che tale atteggiamento sia utile al fine di mettere in atto strategie che possono evitare il panico. Per esempio: ci si concentra sulla respirazione per verificare se si respira bene e se si ha abbastanza aria e si può perciò interpretare l’affanno e la mancanza di aria come segni di soffocamento.
Per evitare di morire soffocati respirano profondamente e controllano il proprio respiro per prevenire le conseguenze temute. In realtà, facilitano così i sintomi dell’iperventilazione, quali capogiri, fenomeni dissociativi, aumento della sensazione di mancanza di respiro.
Se l’idea era quella di prevenire un attacco di panico, in realtà attivano essi stessi i sintomi fisici dell’ansia.
Infatti, la tendenza a concentrare l’attenzione sui sintomi corporei mantiene l’ansia. Il problema di questa tendenza è che la concentrazione su di sé intensifica lo stato emotivo e può aumentare la difficoltà a pensare. Il fatto di concentrarsi sui sintomi e di essere eccessivamente consapevoli del proprio corpo può far sembrare allarmanti e pericolose le sensazioni provate.
Come combattere gli attacchi di panico
Una strategia efficace per superare questo problema consiste nel ridurre i livelli elevati di concentrazione su di sé. A questo scopo ci si può esercitare, per esempio, con una tecnica chiamata training attentivo o apprendendo tecniche di meditazione di consapevolezza (mindfulness).
Da un punto di vista psicoterapeutico, per chi soffre di attacchi di panico non è fondamentale occuparsi in modo diretto del panico, quanto piuttosto del proprio modo di reagire al panico (credenze, pensieri e comportamenti in relazione al panico). Analizzando e modificando la loro relazione con il panico, impareranno a padroneggiarlo. La chiave per controllare gli attacchi di panico è smettere di fuggirli e imparare, al contrario, ad affrontarli e a gestirli.