Sull'efficacia della psicoterapia - Parte II
"Sa, dottore, ho fatto come mi ha detto lei, sono andato a parlare con uno psicologo, però..."
A volte gli utenti di Medicitalia, dopo essersi rivolti a uno psicologo/psicoterapeuta in seguito al suggerimento ricevuto da me o da un collega, esprimono dubbi: "Sa, dottore, ho fatto come mi ha detto lei, sono andato a parlare con uno psicologo, però...".
Dopo tanti ripensamenti, esitazioni e paure il poveretto si decide finalmente a parlare con un professionista e poco dopo... inizia già a pentirsene.
Quest'articolo è dedicato a tutti coloro che, pur avendo iniziato un percorso psicologico/psicoterapeutico, sono titubanti rispetto a ciò che ne stanno ricavando.
L'articolo è organizzato per punti.
1. Il professionista e il paziente/utente/cliente
Si deve tener presente che non sempre reperire un professionista che faccia al caso nostro può essere un processo facile e immediato. Tutti abbiamo avuto l'esperienza, ad esempio, di esserci rivolti a uno specialista medico, un avvocato o un geometra che ci erano stati enfaticamente suggeriti dal parente o dal conoscente, e di esserne rimasti meno che soddisfatti.
Quasi sempre ciò non dipende dalla competenza o dall'abilità del professionista, bensì dalla combinazione data da queste e il nostro particolare tipo di problema. Si deve tenere sempre a mente che il professionista oggi tende alla specializzazione, ossia ad essere più adatto a risolvere alcune classi di problemi rispetto ad altre. Per questo è opportuno spiegare subito il tipo di problema che il nostro professionista è chiamato a risolverci.
Nel caso dello psicologo o dello psicoterapeuta, dopo aver descritto la propria situazione si può domandare se egli è in grado di aiutarci e in che termini.
2. Gli orientamenti terapeutici
Esistono diversi tipi di orientamenti e modelli terapeutici diversi e ogni terapeuta è formato prevalentemente in uno di essi. I risultati prodotti dalla ricerca in questo campo tendono a confermare l'efficacia di tutti gli orientamenti per i vari disturbi che possono essere trattati. Tuttavia, vi sono indicazioni che per i problemi d'ansia e panico i trattamenti cosiddetti brevi offrano un'efficienza maggiore.
Differenza fra efficacia ed efficienza: un trattamento è efficace se risolve il problema, ed è più efficiente di un altro se riesce a raggiungere lo stesso risultato con meno risorse, tutto considerato.
Anche in questo caso, chiedere già in prima seduta informazioni al riguardo non potrà certo far male.
3. Date tempo al tempo
Alcuni cambiamenti avvengono gradualmente, altri improvvisamente, per effetto dell'accumularsi di piccoli, precedenti cambiamenti. Altri ancora avvengono all'istante, in forma dirompente. Ma è necessario non avere fretta né nutrire aspettative eccessive su quanto ci apprestiamo a fare, e portare pazienza.
Indipendentemente dall'orientamento cui appartiene il nostro terapeuta, è opportuno darsi un tempo minimo di almeno 4 o 5 sedute per decidere se egli, oppure il centro al quale ci siamo rivolti ci sta giovando oppure no. Se entro questo termine non avremo percepito alcun tipo di miglioramento oppure le cose sono addirittura peggiorate, si può prendere in considerazione l'idea di cambiare.
D'altra parte, cercate di non crearvi dei falsi alibi che vadano a confermare un pregiudizio negativo nei confronti di ciò che avete appena intrapreso. Certo, se foste stati trascinati in terapia contro la vostra volontà questo sarebbe comprensibile. Diversamente, valutate attentamente se è più probabile che il vostro scoraggiamento dipenda più dall'altro o più da voi stessi. In quest'ultimo caso si avrebbe ciò che tecnicamente è definito resistenza. E naturalmente, è compito del terapeuta far sì che le resistenze non ostacolino i progressi.
4. Riportate in seduta le vostre impressioni sul processo
Prima di decidere di cambiare, è necessario esprimere i propri dubbi al terapeuta riferendo ciò che sentiamo e i motivi di preoccupazione. Questo vale non solo riguardo alla decisione di rimanere o meno in terapia, ma più in generale su come ci si sente durante la giornata da quando si è iniziato. Parlatene con il terapeuta. Questi, basandosi sulle vostre informazioni, potrà essere in grado di effettuare gli aggiustamenti del caso.
5. Il contratto terapeutico
Già nelle primissime sedute o, meglio ancora, addirittura in prima seduta, è opportuno concordare con il terapeuta i punti principali ai quali ci si atterrà durante lo svolgimento della terapia: frequenza delle sedute, eventuale numero massimo di sedute giunti al quale considerare terminata la terapia, costi.
Un altro punto importantissimo è l'obiettivo terapeutico. È opportuno accordarsi dettagliatamente sull'obiettivo che la terapia dovrà raggiungere. In questo modo si avrà un metro con cui misurare la bontà del lavoro fatto e uno stimolo continuo per motivarsi ad andare avanti.
6. La prima impressione
Fermo restando tutto quanto detto, se già in prima seduta ricevete una pessima impressione per qualità del servizio, modi o altro sappiate che anche questa, purtroppo, è una cosa che può succedere. Viviamo in un mondo imperfetto e anche fra i professionisti può esserci chi offende con il proprio comportamento il buon nome di tutta la categoria. Altre volte, invece, si tratta di casi di abuso della professione. In entrambi i casi, rari per fortuna, può essere opportuna una segnalazione a uno degli Ordini regionali degli Psicologi, i cui siti possono essere reperiti facilmente nello web regione per regione.
Se ci siamo rivolti a una struttura pubblica è possibile anche scrivere una lettera attraverso lo sportello URP dell'Azienda Sanitaria, che raccoglierà il nostro reclamo.
7. Conclusioni
Riassumendo, se nutriamo perplessità sul percorso terapeutico o di consulenza psicologica che abbiamo appena intrapreso, è opportuno prima di tutto valutare dove risieda la probabile causa di ciò. È possibile, anzi assolutamente consigliabile riportare i propri dubbi allo stesso terapeuta e, prima di decidere di rivolgerci altrove, tener presente i punti esposti sopra.
È possibile anche richiedere un secondo parere sulla propria terapia mentre questa è ancora in corso, rivolgendoci a un altro professionista sia nel servizio pubblico che privato.