L'improbabile clonazione della psiche
La clonazione dell'uomo è una sfida impossibile per chiunque voglia sfidare i confini della scienza. L'uomo si costruisce attraverso una serie di esperienze che ne maturano la personalità
Non riusciamo a sapere se la comunicazione dell’avvenuta clonazione di una bambina corrisponda a verità o sia un’enorme bugia amplificata dalla complicità di alcuni media. Ma la notizia ha provocato nella maggior parte della gente un senso d’inquietudine e di paura. Possiamo supporre che, anche se questa notizia non fosse vera, in un prossimo futuro la clonazione dell’essere umano potrà avvenire, potrà essere realizzata.
Alle sensazioni sopra descritte si somma, a questo punto, un senso di sgomento e d’angoscia.
Questi stati d’animo sono dovuti soprattutto a due motivi: il primo è dato dalla consapevolezza che l’ignoto percorso della scienza possa creare e moltiplicare l’essere umano, con schiere di malfattori, di eroi o di santi. Il secondo è dato dalla prospettiva che il clone serva a scopi terapeutici, trapianti ed altro, ma con la paura che incomba il pericolo che questa situazione venga esasperata a tal punto da far sviluppare nell’uomo un senso d’onnipotenza che ci potrebbe proiettare verso un inconscio desiderio d’immortalità.
Rimandando molte considerazioni che non possiamo qui affrontare, ci chiediamo se la clonazione dell’essere umano può portare anche alla clonazione della psiche; se cioè il duplicato di un individuo non si limiti al corpo, ma sia anche possibile che il clone possa portare con sé anche un doppione della psiche del soggetto clonato. Questo è, forse, il vero pensiero che ci fa star male.
Davanti a me, ad esempio, ci sarebbe non solo un essere che è a me uguale in tutti i suoi elementi corporei ed organici, ma che è uguale anche nel pensiero, nei sentimenti, nelle emozioni, negli impulsi, negli istinti, negli affetti.
La psiche è stata considerata sempre una struttura invisibile, non organica, complessa, ma reale ed attiva. Di essa sappiamo che esiste
Una sfera o area cognitiva perché esistono le idee, il pensiero, il ragionamento, il concetto, le leggi, le teorie.
Esiste una sfera emotiva ed affettiva perché esistono i sentimenti e le emozioni.
Esiste una sfera sociale per il fatto che noi esseri umani siamo portati a relazionarci con gli altri formando gruppi più o meno grandi, per affrontare insieme e risolvere i numerosi problemi dell’esistenza.
Esiste infine una sfera psico-dinamica, inconscia e profonda perché tutti noi abbiamo irrazionali pulsioni, siamo preda di istinti, possediamo elementi estranei alla coscienza che provocano il nostro bene e il nostro male, che operano scelte positive e negative, influenze benefiche e malefiche: tutto questo complesso inconscio va a guidare e ad influire il comportamento dell’essere umano.
Lo studio dell’area cognitiva è quello che ha interessato scienziati, studiosi, ricercatori, in tutta la storia dell’umanità. Ma in termini più positivi e concreti, gli scienziati del secolo scorso, tra cui la Montessori, il Piaget, il Claparède, Wallon, e poi nel secondo dopo guerra Bruner, Gardner, Bateson e molti altri ancora, hanno sviluppato teorie diverse tra loro, in quanto sono partiti nelle loro esplorazioni e ricerche da punti di vista differenti, percorrendo strade metodologiche diverse, spinti da proprie idee iniziali e da proprie motivazioni.
Ma tutti sono concordi nell’affermare che l’intelligenza, e cioè quell’elemento psichico che produce il ragionamento, il pensiero, le idee, le leggi, l’intuizione, le connessioni concettuali, le regole, ha un’origine ed uno sviluppo sociale. L’intelligenza è un prodotto sociale. Essa cresce e si sviluppa unicamente attraverso una complessa ragnatela di relazioni umane che si instaurano sin dalla nascita.
Lo sviluppo dell’intelligenza è diverso, sia qualitativamente che quantitativamente, varia da soggetto a soggetto perché profondamente diversi sono i rapporti che l’individuo umano intesse con i propri simili e con il mondo esterno. Essa cresce e si sviluppa, in ogni soggetto, in un particolare tessuto sociale.
In un soggetto, che vive in ambienti lontani dagli uomini, lo sviluppo dell’intelligenza si blocca a fasi arcaiche simili a quelle degli animali (per intenderci, pensiamo al selvaggio dell’Aveyron di cui ci parla Itard).
Quanto più invece il soggetto umano viene a contatto con i suoi simili, tanto più l’intelligenza si sviluppa e si arricchisce di energia, di chiarezza, di forza e di potenza.
Lo sviluppo dell’emotività e dell’affettività è stato oggetto di studio e di ricerca soprattutto in tempi moderni: Rousseau ne fu un grande precursore. Dopo di lui molti scienziati, ricercatori e studiosi ne hanno studiato la genesi, lo sviluppo, le reciproche relazioni con l’intelligenza. Ma anche qui riscontriamo una condizione essenziale ed indispensabile: l’essere umano sente, sviluppa e moltiplica i suoi stati emozionali ed affettivi unicamente mediante un rapporto relazionale con gli altri esseri umani, rapporto che ha inizio ancor prima della nascita, durante la vita intra-uterina.
Quindi, lo stato bruto dell’essere si evolve e si sviluppa solo quando l’individuo interagisce con altri esseri umani. Il rapporto determina la genesi e lo sviluppo della sfera affettiva ed emotiva.
Per quanto riguarda la sfera sociale, va da sé che non potrebbe in alcun modo trovare una sua presenza in un soggetto irrelato. Solo con la comunicazione con gli altri si ottiene lo sviluppo della socialità dell’essere umano. Anche per questa sfera tutto ha inizio sin dalla nascita del soggetto umano, o forse a partire dalla gestazione.
La sfera dinamica istintuale e pulsionale, infine, di cui massimamente si sono occupati gli studiosi dell’inconscio, a partire da Platone, Agostino, Leibniz sino a giungere a Freud e a Jung, si sviluppa e si accresce attraverso due importanti operazioni: le rimozioni e l’eredità di alcuni stati inconsci.
Le rimozioni sono individuali. Ogni soggetto rimuove alcuni elementi psichici eliminandoli dalla coscienza e relegandoli in una parte oscura del suo essere. Le rimozioni, quindi, determinano e costruiscono un inconscio che è diverso per ogni soggetto umano. Anche la rimozione ha inizio a partire dai primi stadi dello sviluppo del bambino.
La parte che ipoteticamente viene trasmessa con i geni, e di cui si è interessato per primo Jung con la teoria degli archetipi e dell’inconscio collettivo, è quella che forse, in tutto questo dinamismo della psiche umana ci porta una nota di preoccupazione. Ma anche qui si può supporre che l’inconscio ereditato, al contatto con quello determinato dalla rimozione, si comporti in modo diverso e stabilisca delle connessioni del tutto particolari tra loro e gli aspetti coscienti.
Riassumendo, si parla di sfera cognitiva, di sfera emotiva, di socialità, e di sfera inconscia che si formano attraverso irripetibili e personalissime esperienze, in determinati momenti della nostra vita, e in determinate occasioni, a partire dalla gestazione o dalla nascita. Nessuno potrebbe fare o rifare un percorso fatto da altri, né ripetere le stesse esperienze. Due gemelli monozigoti, perfettamente uguali nel corpo e nei lineamenti del volto, perfettamente identici non sono affatto uguali nella psiche. Essi sentono e vivono esperienze diverse che li formano in modo diverso. Conobbi due gemelli maschi perfettamente identici quando avevano appena 10 anni: ebbene, non erano uguali dal punto di vista psicologico. Non lo furono in seguito ed uno ebbe un suo sviluppo diverso dall’altro, sotto ogni punto di vista. Recentemente ho conosciuto due donne di 40 anni, perfettamente identiche nelle sembianze, ma completamente diverse nella psiche. I loro caratteri sono completamente diversi, tanto che queste circostanze ci fanno pensare che nei gemelli monozigoti i caratteri a volte si formano in modo complementare, od opposto. Questa diversità sul piano psicologico la si deve, ripetendo ancora una volta il concetto, per le differenti esperienze fatte durante la crescita. Nei monozigoti la differenza può essere imputata anche a sentimenti di ostilità, oppositività, gelosia, rivalità che possono insorgere tra loro.
Del clone e della sua psiche non sappiamo ancora niente. Ma tutto ci fa supporre che il clone non sia affatto uguale al suo genitore-fratello.
Non facciamoci prendere dall’angoscia e dallo sgomento per dover convivere con un soggetto che abbia le nostre stesse sembianze.
Ma non facciamoci nemmeno prendere dal panico credendo di trovarci di fronte ad un soggetto che erroneamente riteniamo possa avere i nostri stessi pensieri e possa sentire le nostre stesse emozioni.
Ritengo che un clone sia un soggetto senza psiche o con una psiche arcaica e non sviluppata, un essere senza pensiero, senza emozioni, senza nulla di ciò che è appannaggio esclusivo dell’essere umano vero che è nato e cresciuto nel corpo e nella psiche alimentandosi, giorno dopo giorno, di felicità e di dolore, di saggezza e di errore, di piacere e di sofferenza.
Sicuramente il clone non avrà i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri sentimenti: il clone non avrà la nostra anima!