Fobia sociale: il palcoscenico della paura

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta

Il termine fobia deriva dal greco phóbos e significa timore, paura. Viene utilizzato per identificare una repulsione intensa verso oggetti, persone o situazioni ritenute dal soggetto pericolose, nauseanti, disgustose o comunque rischiose.

La fobia

Il termine fobia deriva dal greco phóbos e significa timore, paura. Viene utilizzato per identificare una repulsione intensa verso oggetti, persone o situazioni ritenute dal soggetto pericolose, nauseanti, disgustose o comunque rischiose.
Secondo il Dizionario della lingua italiana – Devoto Oli (2003) la fobia è una “paura angosciosa per lo più immotivata e quindi a carattere patologico”.

Le fobie rientrano nella classificazione dei Disturbi d’Ansia, in quanto molto spesso hanno come fine quello di allontanare o proteggere la persona da un pericolo soggettivo: come abbiamo visto nell’articolo https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html l’ansia è la reazione emotiva ad un pericolo percepito (e non sempre reale), non così ovvio alla maggior parte delle persone.

In questa prospettiva possiamo definire la fobia come la reazione d’ansia provocata da una situazione (oppure da un oggetto) presente nel qui ed ora, oppure dall’attesa di tale situazione: se il soggetto si aspetta da un momento all’altro la comparsa dell’oggetto fobico può reagire come se si trovasse già di fronte all’oggetto stesso.

Le fobie celebri

Le fobie più “famose”, o almeno quelle di cui sentite parlare più spesso sono:

  • claustrofobia (paura degli spazi chiusi, come ad esempio l’ascensore)
  • idrofobia (la paura dell’acqua)
  • aracnofobia (la paura dei ragni)
  • agorafobia (la paura degli spazi aperti o comunque affollati)
  • ofidiofobia (ovvero la paura dei serpenti)

La fobia necessita di un intervento terapeutico nel momento in cui costituisce un ostacolo significativo per chi ne soffre, al punto da rendere impossibile il normale svolgimento delle attività quotidiane (ad es. lavorare, studiare, uscire di casa, ecc.).

I fobici

Le persone che soffrono di fobie:

  • Sono sopraffatte dall’ansia ogni volta che si trovano di fronte (o che pensano) allo stimolo fobico
  • Reagiscono in modo irrazionale, a detta loro oppure dei parenti e amici
  • Tendono ad “anticipare” l’ansia (paura della paura)
  • Evitano il più possibile la situazione temuta
  • Per evitare di provare il panico sono sempre “in allerta”, e non riescono a rilassarsi
  • Non si sentono compresi, a volte derisi (soprattutto se l’oggetto fobico è comune, es. gatto)
  • La gente comune pensa che il fobico spesso esageri (o finga) e che dovrebbe “affrontare le proprie paure con coraggio”
  • La scarsa comprensione da parte degli altri porta il fobico a vergognarsi e a nascondere le proprie paure (soffre in silenzio per anni)
     

La fobia sociale

In questo articolo parleremo di una particolare fobia, che porta chi ne soffre a sentirsi estremamente a disagio quando si trova in mezzo alle persone: la fobia sociale.
Anche se la maggior parte delle persone prova un certo disagio in alcune situazioni sociali, la fobia sociale rappresenta una vera e propria patologia, da non confondersi con la timidezza o con l’imbarazzo.

Questo disturbo è più comune di quanto si pensi: il fobico sociale teme che le proprie prestazioni (parlare o fare qualcosa) lo esporranno inesorabilmente al giudizio negativo degli altri, al punto da sentirsi rifiutato dalla società. Per questo egli perde la stima di sé.

Di cosa si vergogna il fobico sociale

Quali sono le “prestazioni” che, secondo il fobico sociale, vengono valutate negativamente dagli altri? E soprattutto: qual è il pensiero predominante in queste situazioni? Vediamo alcuni esempi:

  • Mangiare in pubblico (“Potrei star male”)
  • Parlare in pubblico (“E se mi blocco?”)
  • Parlare ad una riunione di colleghi (“Potrei essere giudicato negativamente”)
  • Firmare un documento davanti a qualcuno (“Potrebbe tremarmi la mano”)
  • Parlare in classe (“Potrei sbagliarmi”)
  • Stringere la mano a qualcuno (“E se mi suda la mano?”)
  • Parlare con uno sconosciuto (“E se arrossisco?”)
  • Telefonare ad uno sconosciuto (“Potrebbe tremarmi la voce”)

Appare ovvio, in questa prospettiva, il perché i soggetti che soffrono di Fobia Sociale tendano ad evitare il più possibile queste situazioni.

Il dialogo interno del fobico sociale

Se dico/faccio questa cosa gli altri
sicuramente mi valuteranno in modo negativo

Quindi verrò rifiutato

Meglio non fare nulla allora

Io non valgo

Sembra evidente quanto l’iniziale valutazione pessimistica del fobico (sicuramente mi valuteranno in modo negativo) scaturisca nel soggetto un’ipotesi decisamente catastrofica (verrò rifiutato), e possiamo immaginarci le conseguenze: il fobico evita le situazioni temute (meglio non fare nulla allora) ma paga un prezzo molto caro, poiché col tempo perde buona parte della stima di sé.
Di solito chi soffre di fobia sociale ha la sensazione che gli altri lo giudicheranno strano, ansioso, debole oppure stupido.

Mi starà osservando?

I fobici sociali sono sensibili a tutte quelle situazioni in cui sono esposti all’osservazione altrui, e spesso riescono a fare alcune cose solo quando sono sicuri che nessuno li stia osservando. Basta un semplice sguardo per gettarli nel panico.

Fin dall’infanzia il piccolo dell’uomo è particolarmente attento al movimento oculare dell’adulto. Questo tipo di comportamento (= seguire lo sguardo degli altri) probabilmente ha permesso alla nostra specie di sopravvivere fino ad oggi. Ma l’ipersensibilità verso i movimenti oculari porta molti individui a sentirsi particolarmente a disagio quando osservati.

La paura ed il disagio accompagnano la sensazione di essere guardati, al punto da creare in certi individui una vera e propria fobia sociale. Molti politici o attori, a causa di questa ansia, parlano in pubblico (su un palcoscenico) con estrema difficoltà e disagio.

Alcune testimonianze

“Mi sembra sempre di attirare l’attenzione degli altri. Ho sempre paura di comportarmi in modo imbarazzante.”

“ Mi sento goffo quando vado al ristorante”

“Vorrei cambiare lavoro ma l’idea di affrontare un colloquio mi terrorizza”

“Ogni volta che parlo con qualcuno inizio a sudare, e penso che l’altro mi giudicherà timido e ansioso”

“ Mi vergogno quando conosco qualcuno perché si accorgerà che la mia mano è sudata”

“Quando firmo gli scontrini della carta di credito sento che la mia mano inizierà a tremare, e la commessa penserà che sono uno sfigato”

La cosa paradossale è che, sebbene il fobico sociale sia convinto che le mani o il capo inizieranno a tremare, l’esperienza insegna che è raro che tali persone tremino tanto da scrivere in modo illeggibile oppure da far rovesciare la tazzina del caffè.
Di solito non attirano l’attenzione più di altre persone. Probabilmente intorno a voi ci sono diverse persone che soffrono di Fobia Sociale, ma non ve ne siete mai accorti.

Gli effetti della fobia sociale

Le persone affette da fobia sociale tendono ad isolarsi poiché temono i contatti con le altre persone. Alcuni vanno incontro ad un vero e proprio isolamento sociale, favoriti da un lavoro anonimo e noioso, e passano la loro vita leggendo o guardando la tv.

Si può guarire dalla fobia sociale?

Nell’aprile 2007 il National Institute for Health and Clinical Excellence ha pubblicato le linee guida per la terapia dei disturbi d’ansia, cui la fobia sociale appartiene.
Come abbiamo visto, gli interventi terapeutici che hanno mostrato di ottenere maggiori risultati (in termini di migliori effetti a lungo termine) sono in ordine di importanza:

  1. La Terapia Cognitivo Comportamentale
  2. La terapia farmacologica
  3. L’auto-aiuto (biblioterapia basata sui principi della TCC)

Quindi, anche nella cura della fobia sociale, se si vogliono ottenere risultati duraturi in tempi brevi, si deve prendere in considerazione l’eventualità di iniziare una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale.

Se i vostri sintomi sono decisamente intensi si consiglia di associare alla terapia cognitivo-comportamentale il supporto farmacologico, e quindi la valutazione psichiatrica diventa essenziale.
Per capire come si affronta l’ansia nella terapia cognitivo-comportamentale potete fare riferimento a questo articolo https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html.

Data pubblicazione: 17 maggio 2010

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