Fattori di rischio per lo sviluppo del Disturbo Ossessivo-Compulsivo
L'assenza di chiare evidenze scientifiche circa l'eziopatogenesi del Disturbo Ossessivo-Compulsivo ci spinge a prediligere un approccio che vede la causa dello sviluppo del disturbo nella fitta interazione presente tra fattori predisponenti di natura genetica e fattori di stress di natura ambientale.
1. INTRODUZIONE
Allo stato attuale di ricerca empirica non si conoscono le cause alla base del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). Ciononostante, i diversi studi presenti in letteratura permettono di indentificare specifici fattori che, se presenti, possono incrementare o ridurre il rischio di sviluppo del disturbo.
2. FATTORI DI RISCHIO GENETICO-FAMILIARI
Benché incerte e non condivise da tutti ricercatori, le stime che finora sono state proposte attribuiscono a questi fattori presi nel loro insieme il 37-41% di responsabilità nell’eziologia del disturbo (Taylor et Lang, 2011).
2.1. GENETICA
Allo stato attuale di ricerca empirica, la complessità del disturbo impedisce di comprendere nel dettaglio quale peso specifico esercitino i fattori genetico-familiari nell’eziopatogenesi del disturbo. Un recente studio condotto su coppie di gemelli monozigoti e dizigoti ha stimato che il peso di tali fattori ammonti nell’ordine del 35%. Tuttavia, i dati in nostro possono sono ancora parziali e di scarsa qualità.
2.2. FAMILIARITA'
Dati a sostegno del ruolo dei fattori genetici nell’eziopatogenesi del disturbo provengono dagli studi sulla familiarità del DOC, che mostrano come la percentuale di pazienti con almeno un familiare di primo grado affetto da tale psicopatologia (1-11%) sia significativamente superiore rispetto alla percentuale di persone sane non aventi una simile familiarità per il disturbo (0-2,7%) (Fyer et al., 2005). Tale quota cresce significativamente tra i gemelli omozigoti, dove il tasso di concordanza del disturbo raggiunge quote del 47-55% (Browne et al., 2014). Nel complesso, i modelli previsionali che sono stati proposti in letteratura invitano a ritenere compresa tra lo 0-2,7% la probabilità di sviluppare il DOC in assenza di familiarità, e del 10% in presenza della stessa (Arumugham et al., 2014).
3. FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALI
Le stime che finora sono state proposte attribuiscono a questi fattori il 46% di responsabilità nell’eziologia del disturbo (Taylor et Lang, 2011).
3.1. COMPLICAZIONI MEDICHE
Uno studio ha mostrato che il campione di persone alle prese con il DOC che era stato analizzato presentava percentuli superiori di prevalenza di specifiche complicanze mediche (es., problemi perinatali, infezione da streptococco) rispetto al campione di controllo non affetto da tale patologia (Fontenelle et Hasler, 2008).
3.2. STILE DI ACCUDIMENTO GENITORIALE
I dati presenti nella letteratura scientifica invitano a riconoscere come uno stile genitoriale particolarmente critico, autoritario e perfezionistico (standard di prestazione elevati) possa incrementare la vulnerabilità dei figli nei confronti del DOC (Cavedo et Parker, 1994).
3.3. TRAUMI
Uno studio ha mostrato che le donne del campione analizzato, aventi una precedente storia di violenza sessuale, avevano un maggiore rischio di sviluppare il disturbo rispetto alle donne che non avevano riportato una medesima storia di abusi (Cath et al., 2008). Nel complesso, i dati presenti in letteratura invitano a ritenere che una storia di vita caratterizzata da una maggiore prevalenza di esperienze fortemente spiacevoli aumenti il rischio di andare incontro al disturbo (Fontenelle et Hasler, 2008).
4. FATTORI DI RISCHIO PSICO-BIOLOGICI
Uno dei pochi modelli previsionali finora proposti nel panorama scientifico ha riconosciuto come tali fattori spieghino circa il 18% dell’eziologia del disturbo (Taylor et Lang, 2011). Tali dati devono comunque essere letti con cautela, in quanto è un dato risaputo in letteratura che la struttura e funzionalità degli apparati neuro-cognitivi siano influenzati tanto da variabili di natura genetico-temperamentale, quanto da variabili di natura ambientale-familiare (Rector et al., 2009).
4.1. STRUTTURE COGNITIVE
Da alcuni studi è emerso che le persone alle prese con il DOC tendano più frequentemente delle persone che non manifestano la sintomatologia a presentare schemi di pensiero rigidi e disadattivi. Tali filtri interni che la mente utilizzarebbe per dare significati agli eventi porterebbero queste persone ad essere più vulnerabili allo sviluppo del disturbo. Nello specifico, tra gli schemi cognitivi che sono stati associati al DOC si trovano i seguenti (OCCWG, 2003; 2001):
- Eccessivo senso di responsabilità
- Sopravalutazione attribuita alla presenza di un pensiero
- Sopravalutazione attribuita al controllo di un pensiero
- Sovrastima del pericolo
- Intolleranza alla sensazione di incertezza
- Perfezionismo disadattivo
Un ulteriore studio ha trovato che la presenza di alcuni di questi schemi correli con lo stile di accudimento genitoriale. In particolare, sembra che uno stile educativo improntato a valorizzare nell'infanzia la responsabilità individuale e l’adozione di norme comportamentali rigide ed inflessibili possa portare allo strutturarsi nei figli degli schemi cognitivi di eccessivo senso di responsabilità e sovrastima del pericolo, aumentando di riflesso la vulnerabilità per il disturbo. La ricerca ha messo altresì in evidenza come gli schemi di perfezionismo disadattivo e di intolleranza alla sensazione di incertezza potrebbero essere acquisiti nella prima infanzia o nell’adolescenza.
Altri studi invece associano l’eccessivo senso di responsabilità ed il perfezionismo disadattivo alla presenza di tratti di personalità perfezionisti nei genitori, ad uno stile genitoriale ipercritico e iper-responsabilizzante (Frost et al., 1991), come pure alla presenza di codici di comportamento particolarmente rigidi e severi, che indurrebbero nei figli la convinzione di non avere le risorse per fronteggiare gli eventi (Salkovskis et al., 1999).
Tali dati sono in linea con i resoconti riportati dai pazienti, in cui emerge un eccessivo timore di poter essere rimproverati ed un corrispondente bisogno impellente di controllo sul proprio comportamento finalizzato all’evitamento della critica. Tuttavia, le osservazioni cliniche mostrano altresì come effetti analoghi possano essere il risultato di un atteggiamento genitoriale de-responsabilizzante e svalutante l’autonomia dei figli.
4.3. FUNZIONI COGNITIVE
Le principali alterazioni nelle funzioni del sistema cognitivo che sono state associate ad un maggior rischio di DOC sono a carico dei processi neuropsicologici deputati a:
- controllare ed inibire la messa in atto di un comportamento (Chamberlain et al., 2007);
- cambiare il proprio stato mentale, passando da una condizione psico-emotiva ad un'altra (Viswanath et al., 2009);
- tenere a mente le informazioni ed utilizzarle per pianificare qualcosa in modo strategico (Delorme et al. 2007);
- compiere decisioni (Viswanath et al. 2009).
4.4. FUNZIONI NEURO-BIOLOGICHE
Tra i fattori associati ad una maggiore vulnerabilità per il DOC, i dati più solidi sembrano le alterazioni a livello della Corteccia Orbitofrontale (Chamberlain et al., 2008), una porzione del cervello deputata al ragionamento e alla presa di decisioni.
5. FATTORI CORRELATI
5.1. CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE
I principali fattori socio-demografici che sono stati associati all’insorgenza del disturbo risultato i seguenti: età rientrante nella tarda adolescenza (Fontenelle et Hasler, 2008), basso status socio-economico familiare (Angst Gamma et al., 2004) e disoccupazione nelle donne (Fontenelle et Hasler, 2008).
5.2. COMPRESENZA DI ALTRE PROBLEMATICHE PSICOLOGICHE
Tra i disturbi più associati all’esordio del DOC si trovano il Disturbo Depressivo Maggiore, il Disturbo Bipolare, il Disturbo d'Ansia Sociale, la Fobia Specifica, l’ADHD, la presenza di Tic Nervosi o di Ansia da Separazione nell’infanzia (Fontenelle et Hasler, 2008). Dall’analisi dei resoconti dei pazienti emerge come molte di queste condizioni, associandosi alla pregressa assunzione di uno stile relazionale aggressivo o antisociale, vengano vissute con grande senso di colpa e pentimento una volta insorto il disturbo.
6. FATTORI PROTETTIVI
In letteratura scientifica sono stati identificati diversi fattori che potrebbero giocare un ruolo protettivo nello sviluppo del DOC. Un recente studio, ad esempio, mostra come la competenza personale e sociale, come pure la presenza di risorse e coesione familiare, si associ ad una minore prevalenza del disturbo nel contesto asiatico in cui era stata svolta la ricerca (Hjemdal et al., 2011). Più nello specifico, un ulteriore studio mostra come, ad esplicare una funzione protettiva, sia la presenza di buone disposizioni personali (es., motivazione verso obiettivi realistici, flessivilità, alti livelli di auto-stima) e di supporto sociale a scuola (Sun et al., 2014).
7. CONCLUSIONI
Benché molti dei fattori sopra indicati non appaiano direttamente modificabili attraverso le terapie farmacologiche e psicologiche a nostra disposizione, la ricostruzione della storia personale e familiare della persona alle prese con il DOC facilita la definizione di un piano di trattamento individualizzato che meglio risponde alle reali esigenze personali.
BIBLIOGRAFIA
Angst, J., Gamma, A., Endrass, J., Goodwin, R., Ajdacic, V., Eich, D. et Rössler, W. (2004). Obsessive-compulsive severity spectrum in the community: prevalence, comorbidity, and course. European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience, 254, 156-64.
Arumugham, S.S., Charian, A.V., Baruah, U., Viswanath, B., Narayanaswamy, J.C., Bada, Math, S. et Reddy, J. (2014). Comparison of clinical characteristics of familial and sporadic obsessive-compulsive disorder. Comprehensive Psychiatry, 55, 1520-1525.
Browne, H.A., Gair, S.L., Scharf, J.M. et Grice, D.E. (2014). Genetics of obsessive-compulsive disorder and related disorders. Psychiatric Clinicas of North American, 37, 319-335.
Cath, D.C., van Grootheest, D.S., Willemsen, G., van Oppen, P. et Boomsma, D.I. (2008). Environmental Factors in Obsessive-Compulsive Behavior: Evidence from Discordant and Concordant Monozygotic Twins. Behavior Genetics, 38, 108–120.
Cavedo, L.C. et Parker, G. (1994). Parental bonding instrument. Exploring for links between scores and obsessionality. Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology, 29, 78-82.
Chamberlain, S.R., Fineberg, N.A., Menzies, L.A., Blackwell, A.D., Bullmore, E.T., Robbins, T.W. et Sahakian, B.J. (2007). Impaired cognitive flexibility and motor inhibition in unaffected first-degree relatives of patients with obsessive-compulsive disorder. American Journal of Psychiatry, 164, 335-338.
Chamberlain, S.R., Menzies, L., Hampshire, A., Suckling, J., Fineberg, N.A., Del Campo, N., Aitken, M., Craig, K., Owen, A.M., Bullmore, E.T., Robbins, T.W. et Sahakina, B.J. (2008). Orbitofrontal dysfunction in patients with obsessive-compulsive disorder and their unaffected relatives. Science, 321, 421-422.
Delorme, R., Goussé, V., Roy, I., Trandafir, A., Mathieu, F., Mouren-Siméoni, M.C., Betancur, C. et Leboyer, M. (2007). Shared executive dysfunctions in unaffected relatives of patients with autism and obsessive-compulsive disorder. European Psychiatry, 22, 32-38.
Frost, R.O., Lahart, C.M. et Rosenblate, R. (1991). The development of perfectionism: A study of daughters and their parents. Cognitive Therapy and Research, 15, 469–489.
Fyer, A.J., Lipsitz, J.D., Mannuzza, S., Aronowitz, C. et Chapman, T.F. (2005). A direct interview family study of obsessive-compulsive disorder. Psychological Medicine, 35, 1611-1621.
Fontenelle, L.F. et Hasler, G. (2008). The analytical epidemiology of obsessive-compulsive disorder: Risk factors and correlates. Progress in Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry, 32, 1-15.
Hjemdal, O., Vogel, P.A., Solem, S., Hagen, K. et Stiles, T.C. (2011). The relationship between resilience and levels of anxiety, depression, and obsessive-compulsive symptoms in adolescents. Clinical Psychology & Psychotherapy, 18, 314-321.
Obsessive Compulsive Cognitions Working Group (2003). Psychometric validation of the Obsessive Beliefs Questionnaire and the Interpretation of Intrusions Inventory: Part I. Behaviour Research and Therapy, 41, 863-878.
Obsessive Compulsive Cognitions Working Group (2001). Development and initial validation of the obsessive beliefs questionnaire and the interpretation of intrusions inventory. Behaviour Research and Therapy, 39, 987-1006.
Rector, N.A., Cassin, S.E., Richter, M.A. et Burroughs, E. (2009). Obsessive beliefs in first-degree relatives of patients with OCD: a test of the cognitive vulnerability model. Journal of Anxiety Disorders, 23, 145-149.
Salkovskis, P., Shafran, R., Rachman, S. et Freeston, M.H. (1999). Multiple pathways to inflated responsibility beliefs in obsessional problems: possible origins and implications for therapy and research. Behaviour Research and Therapy , 37, 1055-1072.
Sun, J., Li, Z.J., Buys, N.J., Storch, E.A. et Wang, J. (2014). Obsessive-compulsive symptom and personal disposition, family coherence and school environment in Chinese adolescents: A resilience approach. Journal of Affective Disorders, 168, 459-465.
Taylor, S. et Lang, K.L. (2011). Biopsychosocial etiology of obsessions and compulsions: An integrated behavioral-genetic and cognitive-behavioral analysis. Journal of Abnormal Psychology, 120, 174-186.
Viswanath, B., Janardhan Reddy, Y.C., Kumar, K.J., Kandavel, T. et Chandrashekar, C.R. (2009). Cognitive endophenotypes in OCD: a study of unaffected siblings of probands with familial OCD. Progress in Neuro-Psychopharmacology & Biological Psychiatry, 33, 610-615.
Salkovskis, P., Shafran, R., Rachman, S. et Freeston, M.H. (1999). Multiple pathways to inflated responsibility beliefs in obsessional problems: possible origins and implications for therapy and research. Behaviour Research and Therapy , 37, 1055-1072.