ADHD: una questione di numeri. Epidemiologia del Disturbo da Deficit dell'Attenzione e Iperattività
L’ADHD (dall'inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività) è il disturbo neuro-comportamentale più diffuso tra i bambini di tutto il mondo. Oggi tutti gli scienziati sono concordi nel considerarlo lifelong, ovvero un disturbo che può durare (seppur con diverse manifestazioni) per tutto il ciclo di vita: quindi un problema importante anche per molti adulti.
Introduzione
L’ADHD (dall'inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività) è il disturbo neuro-comportamentale più diffuso tra i bambini di tutto il mondo. Oggi tutti gli scienziati sono concordi nel considerarlo lifelong, ovvero un disturbo che può durare (seppur con diverse manifestazioni) per tutto il ciclo di vita: quindi un problema importante anche per molti adulti.
La sensazione di molti ricercatori è che l'ADHD sia un disturbo sottostimato: i professionisti della salute (mentale e non) tendono a considerarlo un problema relativo solo ad alcune fasce dell'età evolutiva, di solito tra i bambini più piccoli.
Un altro problema diagnostico è legato alla presenza di 3 "sottotipi", in base alla prevalenza o meno di alcuni sintomi. Approfondirò in altro articolo tutta la parte diagnostica relativa all'ADHD, soprattutto in riferimento ai cambiamenti presenti nel nuovo manuale dei disturbi mentali, il DSM 5, di prossima pubblicazione. Per ora ci basti sapere che esistono questi sottotipi diagnostici:
a) ADHD "Combined Type", ovvero quando il soggetto presenta sia sintomi da disattenzione sia sintomi da iperattività-impulsività
b) ADHD "Predominantly Inattentive Type", con prevalenza di sintomi da disattenzione
c) ADHD "Predominantly Hyperactive-Impulsive Type", con prevalenza di sintomi da iperattività-impulsività.
Il sottotipo C tende ad essere diagnosticato con maggiore facilità: è il classico bambino che tutti ci immaginiamo quando usiamo il termine "iperattivo", che non riesce a stare seduto in modo tranquillo, sempre agitato, sempre in movimento, ecc. Al contrario, i bambini del sottotipo B (con prevalenza di sintomi da disattenzione ma non di iperattività-impulsività) tendono ad essere più spesso confusi nel processo diagnostico con i Disturbi dell'Apprendimento, per via della loro marcata difficoltà a mantenere l'attenzione sul compito e quindi per la loro tendenza ad accumulare performance scolastiche negative. Non essendo particolarmente iperattivi, i bimbi appartenenti al sottotipo B attirano meno l'attenzione di insegnanti e familiari, se non appunto per quanto riguarda lo scarso rendimento scolastico.
Lo scopo del presente articolo è quello di analizzare la prevalenza stimata dell'ADHD sia a livello mondiale che italiano. Mi rendo conto che parlare di dati possa risultare un po’ antipatico: cercherò di essere il più chiaro e riassuntivo possibile.
I dati mondiali sulla diffusione dell'ADHD
Il Centers for Disease Control and Prevention (www.cdc.gov) di Atlanta, USA, ha pubblicato un report molto dettagliato sulla diffusione dell’ADHD negli Stati Uniti, dal titolo “Increasing Prevalence of Parent-Reported Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder Among Children --- United States, 2003 and 2007”. Un altro articolo di riferimento (Am J Psychiatry, 2007; 164(6); 942-948) riporta sempre i dati USA, correlandoli alle stime mondiali. La maggior parte dei dati che ho analizzato, per quanto riguarda le stime extra-italiane, fa riferimento a questi due lavori.
Vediamo nel dettaglio le percentuali.
Diagnosi fascia 4-17 anni | Nella fascia d’età 4-17 anni hanno ricevuto diagnosi di ADHD 5,4 milioni di soggetti, pari al 9,5%; nell’altro report di riferimento (Am J Psychiatry, 2007; 164(6); 942-948) viene riportata una percentuale di 8,7% di diagnosi ADHD nella fascia d’età 8-15 anni |
Popolazione Mondiale | La prevalenza dell’ADHD a livello mondiale segna un 5% nella popolazione |
Europa | In Europa le stime parlano di un 4% |
| Sempre a livello mondiale, tale percentuale è suddivisa tra bambini (8%) e adolescenti (4%) |
Differenze di Genere | Nel mondo i maschi diagnosticati ADHD sono il doppio (10%) rispetto alle femmine |
| Negli USA il dato relativo alla percentuale dei maschi doppia rispetto a quella delle femmine con diagnosi di ADHD è confermato |
Andamento | La percentuale di diagnosi di ADHD è cresciuta con una media del + 5,5% per anno tra il 2003 ed il 2007 |
| Nello studio del CDC, e nelle tabelle ad esso correlate, si sottolinea un incremento sostanziale (pari al 22%) delle diagnosi di ADHD nei bambini (parent-reported) dal 2003 al 2007 negli USA: |
| Negli USA gli adulti con sintomi ADHD vengono stimati in percentuale al 4,4%. |
Trattamento | Sempre negli USA, negli ultimi 12 mesi la percentuale di bambini con ADHD che ha ricevuto un trattamento (farmacologico, psicologico o combinato) è del 32%. Quindi solo un terzo dei bambini statunitensi con diagnosi di ADHD ha avuto accesso ad una cura. Questo dato (relativo alla percentuale dei diagnosticati che ha ricevuto un trattamento nell’ultimo anno) si abbassa all’11% nel caso degli adulti con ADHD (Am J Psychiatry, 2007) |
| Nell’altro studio (CDC) viene riportato un dato diverso: 2,7 milioni (66,3%) di pazienti nella fascia d’età 4-17 anni con diagnosi di ADHD avrebbero, secondo quanto dichiarato dai genitori, ricevuto un trattamento farmacologico |
| Il trattamento farmacologico ricevuto varia in base al sesso: i maschi hanno ricevuto un trattamento 2,8 volte più spesso rispetto alle femmine |
ADHD e Disturbi dell’Apprendimento (DA) | Negli USA il 5% dei bambini ha ADHD senza DA; il 4% presenta entrambe le condizioni |
Il dato italiano sul Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività
In Italia i dati epidemiologici ufficiali sono pubblicati nella pagina dedicata all’ADHD dell’Istituto Superiore di Sanità (http://www.iss.it/adhd/cosa/index.php?anno=2011&lang=1&tipo=1). Vediamoli nel dettaglio:
Gallucci F, Bird HR, Berardi C, Gallai V, Pfanner P, Weinberg A. Symptoms of attention-deficit hyperactivity disorder in an Italian school sample: findings of a pilot study. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 1993; 32:1051-1058. | Campione: 232 bambini Luogo: Firenze e Perugia Prevalenza di ADHD: 3,6% |
Studio del 1998 (non viene citata la fonte) | Campione: 47781 bambini Luogo: Torino Prevalenza di ADHD: 2,52% |
Besoli G, Venier D. Il disturbo di attenzione con iperattività: indagine conoscitiva tra i pediatri di famiglia in Friuli-Venezia Giulia. Quaderni acp 2003; X: 8-9. | Campione: 64800 bambini Luogo: Friuli Venezia Giulia Prevalenza di ADHD: 0,43% |
Corbo S, Marolla F, Sarno V, Torrioli MG, Vernacotola S. Prevalenza dell’ADHD in bambini seguiti dal Pediatra di Famiglia. Medico e Bambino 2003;1:22-25. | Campione: 2511 bambini Luogo: Roma Prevalenza di ADHD: 0,91% |
Ciotti F. La sindrome ipercinetica "pura" fra gli alunni nel territorio cesenate. Quaderni acp 2003;X:18-20. | Campione: 11980 bambini Luogo: Cesena Prevalenza di ADHD: 1,1% |
Come si può notare i dati riportati sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità appaiono piuttosto controversi e a mio avviso poco rappresentativi del quadro attuale, in quanto basati su studi effettuati in anni diversi (e) in realtà locali/regionali. Per questo trovo la conclusione pubblicata (“Basandosi su questi studi, si può estrapolare per la popolazione italiana nella fascia d’età 6-18 anni una prevalenza intorno all’1%”) poco verosimile: possiamo ragionevolmente parlare di "estrapolazione" ma non di quadro epidemiologico rappresentativo.
In conclusione
In base ai dati visti nel presente articolo, appare necessario ed attuale implementare uno studio statistico nazionale di ampio respiro, al fine di inquadrare meglio il dato epidemiologico italiano relativo alla prevalenza dell'ADHD. L'unico dato a nostra disposizione (pari all'1% della popolazione italiana di fascia d'età 6-18 anni) è ancora piuttosto lontano dal 5% di prevalenza mondiale e dal 4% europeo, e questo potrebbe essere dovuto a ricerche tuttora parziali e/o a difficoltà nell'approntare la diagnosi corretta di ADHD.
A prima vista potrebbe sembrare una buona notizia.
E' chiaro che la speranza sarebbe quella di confermare quell'1%, ma se la prevalenza reale fosse sottostimata, come credo, dovremmo prendere atto che un 3% della popolazione italiana ad oggi non riceve il supporto adeguato (psicologico, farmacologico, scolastico, ecc.) e affronta in salita tutta una serie di difficoltà quotidiane, dalla scuola all'inserimento professionale.