Il disturbo post-traumatico da stress
Il disturbo post-traumatico da stress si presenta più grave e invalidante di una normale reazione a un evento stressante. Qualcosa dentro si è spezzato. Per uscirne è necessario intervenire con una psicoterapia che fornisca strumenti validi per superarlo.
Una mattina ti svegli e inizi tutte quelle operazioni che meccanicamente ormai compi da anni. Tutto è come sempre, ripetitivo, rassicurante, forse noioso. Poi, tutt’a un tratto la tua vita non è più la stessa.
Una calamità naturale, un disastro, una sciagura o un’aggressione subìta da te o da qualcuno che ami, e da quel momento inizi a sentire di non avere più il controllo sul mondo che ti circonda.
Ti senti disarmato, indifeso, vittima di un mondo ingiusto e cattivo. Qualcosa dentro di te si è spezzato e non tornerà mai più come prima. Tutti i giorni attraverso radio, tv, internet riceviamo tragiche notizie di catastrofi, violenze, incidenti mortali. E se il solo sentirne parlare ci spaventa, l’esserne coinvolti può restarci impresso nella mente come un marchio a fuoco. Ci si sente assediati da continui ricordi, sensazioni, flashback che ci scorrono davanti agli occhi come la proiezione di un film del terrore giorno e notte, disturbando sia il sonno che la veglia.
E’ il disturbo post-traumatico da stress, molto più grave e invalidante di una normale reazione a un evento stressante. Se infatti ciascuno di noi reagisce normalmente a stress estremi con momentaneo stordimento, apatia, spavento o depressione, la persona affetta da questo disturbo vive nel tormento di un passato che sommerge il presente come una diga che rompa gli argini rendendo impossibile incamminarsi verso il futuro.
E’ purtroppo un fenomeno diffuso anche se studiato solo nell’ultimo secolo, tanto da essere persino rappresentato dalla saggezza popolare con un proverbio: quando ti scotti con l'acqua calda poi hai paura anche di quella fredda. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.
Il trauma
La parola greca trauma significa ferita. Una spaccatura, un solco tra l’esistenza prima e dopo il grave evento. In effetti le vittime di esperienze particolarmente dolorose cessano di vivere il presente congelando la loro vita al momento dell’evento, sentendo di non riuscire più ad “essere”, a vivere come prima. Il trauma, utilizzando le parole di Sigmund Freud, ha subitaneità e imprevedibilità che non “permettono manovre difensive”. Gli esseri umani sono normalmente in grado di fronteggiare situazioni stressanti. Il limite di sopportazione varia da individuo a individuo e da momento a momento. Ma quando ci spingiamo oltre quella soglia rischiamo di rompere quell’equilibrio e scivolare nel trauma.
Lo stress
Il termine “stress” deriva dal latino “strictus” – serrato, compresso. Quando veniamo a trovarci in situazioni pericolose il campanello d’allarme dello stress ci pone in una condizione di allerta per un possibile combattimento. E’ indispensabile per sopravvivere: senza stress non si sarebbe in grado di reagire efficacemente ai pericoli. In una prima fase detta "di allarme" l’individuo riconosce il pericolo insito nello stimolo. Segue poi una fase detta "di resistenza", nella quale viene messo in atto un complesso programma sia biologico che comportamentale (sudorazione, tachicardia, ecc.) che sostiene la risposta al fattore stressante. Se particolarmente intensa o prolungata, questa fase può sconfinare in quella detta "di esaurimento" nella quale si verifica una critica riduzione delle capacità adattative dell’organismo, che predispone allo sviluppo di malattie.
Il disturbo post-traumatico da stress
I disturbi psicopatologici causati da avvenimenti esterni vengono distinti attraverso i criteri di:
- tipologia oggettiva di evento;
- significatività e gravità della risposta del soggetto;
- durata temporale delle conseguenze.
Sono stati individuati tre differenti tipi di disturbi:
- Disturbi dell’Adattamento - lievi disturbi connotati da sintomi depressivi e ansiosi come reazione a un evento emozionalmente significativo;
- Disturbo Acuto da Stress - una manifestazione acuta entro un breve lasso di tempo legata all’esposizione a un avvenimento molto grave;
- Il Disturbo Post-Traumatico da Stress - una manifestazione psicopatologica grave, spesso a lungo termine, legata a un evento traumatico. Può insorgere in seguito a eventi stressanti di gravità estrema con minaccia per la vita o l’integrità fisica propria o di altri. Facciamo un esempio: “da quando ho subìto un grave incidente, non ho più guidato, ho paura di salire su un’auto e soffro di crisi d’ansia quando la mia compagna o i miei figli prendono l’automobile”.
Gli eventi traumatici possono essere vissuti direttamente, si può esserne testimoni o venirne semplicemente a conoscenza. I principali sintomi sono: incubi, flashback, ottundimento, evitamento di pensieri o sentimenti riconducibili all’esperienza, ansia, insonnia, irritabilità, aggressività e tensione generalizzate.
Chi subisce traumi del genere spesso arriva all’abuso di droghe, alcool o farmaci. Frequentemente prova sensi di colpa spesso esagerati o immotivati in relazione ai fatti. Il trauma apre un vero e proprio squarcio nel senso di realtà e nell’equilibrio della persona colpita, che rimane prigioniera del passato e rivive costantemente l’esperienza traumatica nel presente.
Il tentativo di cancellare quel ricordo fallisce, e lascia l’individuo in preda a sentimenti di angoscia, paura, orrore, senso di impotenza o di colpa. In sostanza, ogni tentativo di uscire dal problema lo rinforza, in una causalità circolare.
L’intervento del terapeuta deve essere mirato ad aiutare il paziente a ricollocare il passato nel passato. La vita del paziente è come una strada ostruita da una frana che non permette di raggiungere la destinazione. I ricordi rappresentano, un ostacolo che non permette al presente di scorrere, e impediscono di progettare il futuro. In particolare l’ottica strategica mira a guidare la persona attraverso una esperienza che la condurrà a rappresentazioni della realtà diverse e a nuove modalità comportamentali permettendo così il riemergere delle risorse del paziente rimaste bloccate dal trauma.
Quindi le prime esperienze concrete produrranno un cambiamento nelle sensazioni e nelle percezioni del paziente, per poi dar luogo a reazioni e comportamenti differenti i quali porteranno, infine, a un cambiamento a livello delle cognizioni. Per ottenere questo è necessario applicare i protocolli di trattamento messi a punto per questo tipo di disturbi in anni di studi, calzando la terapia al problema come un vestito cucito su misura, attraverso specifiche manovre orientate ad ottenere il tipo di cambiamento migliore per la particolare situazione.
Tutto questo avverrà in un clima di forte compartecipazione emotiva affinché il paziente percepisca che il terapeuta “sente” e comprende il suo dolore, la sua paura, la sua rabbia sintonizzandosi sulle sue modalità percettive ed emotive. Chi trasporta un fardello così pesante e doloroso, ha bisogno di sentire un clima accogliente di paziente attesa e di ascolto attivo, per avere il tempo di tirare faticosamente fuori ciò che procura tanta sofferenza.
In sintesi: nessuno può cambiare il passato, ma tutti possiamo cambiare gli effetti del passato sul presente. Da vittime del nostro destino possiamo e dobbiamo divenirne artefici, da spettatori possiamo e dobbiamo (ri)diventare i protagonisti della nostra storia in questo grande teatro che è la vita.