Lutto normale e lutto complicato
A volte le manifestazioni del lutto possono divenire patologiche.
Introduzione
Freud parlò del “lavoro del lutto” riferendosi al lavoro mentale che occorre per elaborare una grave perdita: la persona colpita passa dall’incredulità alla rabbia, alla tristezza e infine all’accettazione.
Di seguito mi riferirò alle conseguenze della morte di una persona cara, ma sono considerati lutti, ad esempio, anche la rottura di un matrimonio, la perdita del lavoro o l’amputazione di un arto.
L’elaborazione del lutto è diversa nelle varie culture, tra individuo e individuo e nella stessa persona in età e circostanze diverse.
Ormai si è persa la “cultura del lutto”, che scandiva il periodo di cordoglio in fasi ben distinte, rappresentate anche visivamente dall’abbigliamento: il vestito da lutto, da mezzo lutto, la fascia nera al braccio degli uomini, e così via. Il comportamento da tenere era rigidamente codificato, e la persona in lutto aveva uno “status” particolare.
Oggi la morte è considerata qualcosa di non normale, poco naturale, ed è spesso medicalizzata. Dopo il funerale, tutti tornano al più presto alla vita di tutti i giorni, non c’è tempo/non si ha tempo per l’ascolto, e spesso la persona in lutto viene lasciata sola, o si pretende che torni quella di prima in breve tempo.
Il cordoglio invece ha tempi lunghi, e non è possibile abbreviarli.
Lutto normale
La persona in lutto inizialmente può manifestare, oltre al pianto e alla tristezza, insonnia, inappetenza, sintomi organici come dolori gastrici, nausea, vomito, tachicardia e dolori simil-anginosi. L’ideazione è incentrata sulla perdita, c’è difficoltà di concentrazione, pianto, irritabilità. Sono comuni i sensi di colpa, il timore di non aver fatto abbastanza per il defunto. Alcune persone manifestano apatia, altri diventano iperattivi, c’è chi parla in continuazione e chi fissa il vuoto, ci può essere abuso di alcolici o di ansiolitici.
Allucinazioni, visive o uditive o anche tattili, si possono presentare nei primi tempi del lutto: la persona colpita può avere l’impressione di vedere il defunto, di sentirsi chiamare, di avvertire una carezza o una “presenza”. Questi fenomeni sono frequenti e non devono allarmare quando si verificano poco dopo la perdita.
Lentamente questa condizione di estremo dolore si modifica, e nell’arco di qualche mese la persona in lutto ritrova una “normalità”: non dimentica, ma riprende le consuete attività.
Durante i mesi del lutto “normale”, comunque, qualche accorgimento può essere utile: assumere integratori per la dieta, controllare pressione arteriosa e funzionalità cardiaca, se occorre utilizzare farmaci ipnotici e sedativi, oppure effettuare colloqui con uno psicoterapeuta: niente può restituire la perdita, ma la sofferenza inutile va evitata.
Lutto complicato
In alcuni casi invece il lutto si manifesta in modo eccessivo, come durata o con aspetti insoliti, oppure scatena in soggetti predisposti veri episodi psicotici: si parla di lutto complicato, anche se in realtà le manifestazioni patologiche non sono specifiche del lutto, che è soltanto l’elemento scatenante.
Se dopo all’incirca un anno le manifestazioni di cordoglio sono ancora presenti come nei primi tempi, e la persona in lutto non riesce a tornare alle consuete occupazioni, se il ricordo del defunto è dominante e impedisce qualunque forma di vita sociale, se l’umore è costantemente depresso, probabilmente la depressione si è cronicizzata e in questo caso è necessario consultare lo psichiatra.
In altri casi sono presenti attacchi di panico, o disturbi ipocondriaci che talvolta imitano la patologia che ha portato alla morte la persona cara, per esempio dolori cardiaci simil-anginosi o disturbi respiratori.
Altre volte il dolore può scatenare un episodio decisamente psicotico, con deliri e allucinazioni, soprattutto in persone predisposte o che presentano familiarità per disturbi psichici.
Anche la negazione del lutto può segnalare uno sviluppo patologico: la persona che riprende immediatamente le proprie attività e si mostra emotivamente distaccata, a distanza di mesi può manifestare crisi d’ansia, aggressività o depressione dell’umore; non è sempre facile risalire alla causa scatenante, mentre ricondurre queste manifestazioni ad un lutto che non è stato “vissuto” può essere utile, insieme all’uso dei farmaci, per circoscrivere e risolvere l’episodio.
Familiari e amici quindi dovrebbero porre attenzione ai comportamenti della persona in lutto e nel dubbio di sviluppi patologici convincere il paziente a farsi visitare, in primis dal medico di famiglia ed eventualmente dallo psichiatra.