I sintomi del disturbo bipolare: le tre coordinate
Quali sono i meccanismi comuni alle varie fasi del bipolarismo? I sintomi del disturbo bipolare analizzati a partire dalle tre coordinate dell'instabilità dell'umore.
I disturbi bipolari sono classicamente descritti come una sequenza alternata di fasi eccitate/agitate e fasi depresse/inibite. Questa descrizione corrisponde a una ricostruzione di ciò che avviene nel tempo e racchiude i vari sintomi del disturbo bipolare in due gruppi, che sono l’uno il contrario dell’altro: quelli maniacali e quelli depressivi (per esempio rallentamento e agitazione psicomotoria, umore euforico o eccitato oppure depresso e spento, energie aumentate o ridotte, e così via).
I sintomi comuni alle varie fasi del bipolarismo
Non sono però solitamente descritti i sintomi “bipolari”, ovvero quei sintomi che permettono di riconoscere il disturbo bipolare indipendentemente dalla fase.
Che cosa hanno in comune una persona in fase maniacale e la stessa persona in fase depressiva?
Ci sono elementi che possono indicare un disturbo bipolare mentre è in una fase depressiva, per distinguerla da una depressione semplice (unipolare) o da una depressione in corso di altre malattie?
L'instabilità dell'umore e i suoi parametri dinamici
Il disturbo bipolare mantiene solitamente una caratteristica che è l’instabilità dell’umore e che si esprime attraverso tre parametri “dinamici”:
- switchity (tendenza al passaggio repentino o più graduale, da una fase all’altra)
- mixity (presenza contemporanea di elementi propri del quadro depressivo e del quadro maniacale)
- polarizzazione.
Tutte queste caratteristiche appartengono alla versione “temperamentale” o di “personalità” del disturbo bipolare, chiamata ciclotimia, e sono particolarmente utili nel descrivere la bipolarità minore, quella cioè in cui non ci sono fasi con sintomi esasperati (disturbo ciclotimico) o in cui soltanto la parte depressiva raggiunge un’intensità piena (disturbo bipolare di tipo 2).
Ciclotimia e variabilità dell'umore
Nelle personalità ciclotimiche, più che le singole “fasi” dell’umore sono appunto evidenti questi elementi di variabilità dell’umore, che possono essere illustrati nelle tre componenti indicate sopra che analizziamo nel dettaglio.
Polarizzazione
Umore “polarizzato” non è semplicemente l’umore collocato ad un livello maniacale o depressivo, è l’umore “magnetizzato” in un senso, verso un polo. In termini pratici significa che di solito la persona bipolare non ha semplicemente una posizione euforica o depressa, ma è sempre “eccitata” in senso maniacale o in senso depressivo, cioè è per così dire “lanciata”, “tesa”, verso la mania e la depressione.
Tipica è la cecità alla fase precedente o alla successiva che verrà, per cui l’umore del momento diventa l’unica chiave di lettura della realtà, diventa una specie di “illuminazione” (positiva o negativa) che colora la realtà con una serie di significati e dà una spiegazione totale, come una rivelazione o un punto di vista assoluto e definitivo.
La persona in fase umorale non vede la possibilità di cambiamento, anche se il suo umore è cambiato decine di volte prima: questo significa non avere speranza durante la depressione o non vedere il rischio, la superficialità o la mancanza di realismo in fase maniacale.
Un individuo “polarizzato” in senso maniacale, per esempio, non è “saturo” del suo buon umore, ma tende sempre a ricercare uno stimolo in più, per cui mentre la semplice allegria o contentezza è uno stato relativamente stabile, l’eccitamento maniacale (o ipomaniacale) tende verso un eccitamento ancora maggiore.
Per questa ragione le persone con temperamento euforico (ipertimico) e quelle con temperamento ciclotimico possono essere in una simile condizione di euforia (continua per i primi, intermittente per i secondi), ma i ciclotimici tendono ad una maggiore impulsività e al coinvolgimento in attività nuove e a rischio.
Parallelamente gli ipertimici (a parità d’umore) sono più costruttivi perché più costanti. Le persone che entrano in una fase umorale vivono spesso questa condizione come una rivelazione o conversione, attribuita alla situazione del momento e legata alle persone del momento: può trattarsi di una delusione/abbandono durante una depressione o di un’illuminazione/risveglio durante una fase maniacale, e perdono in quest’ottica la consapevolezza del fatto che è l’umore ad essersi mosso e non la realtà.
Graficamente renderebbe l’idea indicare un umore non bipolare con una tacchetta, collocata in alto o in basso, mentre l’umore bipolare con una freccia, che “punta” verso l’alto, il basso, o (secondo il concetto di mixity) anche in direzioni laterali. L’umore non bipolare può essere schematizzato su una scala, mentre quello bipolare richiede una sfera, in cui dal centro si tende verso la superficie.
La polarizzazione come dicevamo c’è nelle forme lievi come in quelle gravi, il che appunto aiuta a riconoscere la bipolarità all’interno di fasi depressive maggiori, o in uno stato di apparente buon equilibrio tra le fasi maggiori.
Switchity (viraggio)
La tendenza a cambiar d’umore si manifesta indipendentemente dalla fase. La mania, per esempio, è tipicamente instabile, l’umore può passare rapidamente da “euforico” a iracondo, l’atteggiamento amichevole a ostile.
L’umore cambia rapidamente in risposta a uno stimolo esterno, da euforico a disperato oppure da indifferente a euforico. Altrimenti, vi possono essere cambiamenti anche piccoli, ma che rompono la continuità di una fase depressiva o maniacale.
Una depressione può essere interrotta da fasi di ore, di solito serali, in cui la persona è improvvisamente in grado di uscire, incontrare persone, avere rapporti, per poi tornare nell’isolamento e nell’inattività totali il giorno dopo; oppure, possono esserci fasi “letargiche” interrotte da episodi in cui la persona scrive, parla da sola in maniera concitata come in una specie di dramma, concepisce idee importanti, mangia in maniera vorace o consuma sostanze.
Durante la mania, o nelle persone con temperamento “euforico” vi possono essere brevi interruzioni, anche di ore, in cui l’umore diviene malinconico, pessimistico, con ricordi tristi, demoralizzazione per torti ricevuti, e poi rientra infine sul suo binario principale. In altre parole, dei “viraggi” incompleti che fanno emergere l’altro “polo” dell’umore anche quando non è quello prevalente (la mania che fa capolino dalla depressione, o viceversa).
Mixity (stato misto)
Le fasi del disturbo bipolare per una certa quota sono “miste”, cioè comprendono sintomi depressivi e maniacali contemporaneamente, o in rapida e continua alternanza. Si dice che le fasi non sono “sincronizzate”, cioè non tutti i sintomi sono depressivi insieme o maniacali insieme.
Ad esempio: c’è agitazione motoria ma umore depresso, ci sono pensieri vorticosi ma non si ha iniziativa di agire, si ha un umore esaltato ma non si riesce a concepire pensieri o progetti.
Questi sono le classiche “fasi miste”, l’umore bipolare spesso è comunque “misto”: a uno stato di impulsività o attivazione dell’iniziativa si accompagna un umore negativo, preoccupato o furioso, che la persona descrive come “depressione”, ma è in realtà anche una depressione agitata. Oppure una persona può essere contemporaneamente malinconica e triste ma creativa, chiusa e isolata in un suo mondo ma contemporaneamente far progetti immaginari grandiosi per una vita diversa, e così via.
Nel temperamento ciclotimico questa co-presenza di elementi depressivi ed eccitati è esperienza frequente, essere tristi e eccitati allo stesso tempo, passare dal riso al pianto, avere attrazione o esaltarsi per aspetti negativi o distruttivi, trovare “la luce nel buio”, o al contrario sentirsi triste in mezzo ad una festa. Molte mode o filoni culturali e artistici si fondano appunto su questo tipo di sensibilità e di “gusto” umorale.
Come interpretare i sintomi del disturbo bipolare
In conclusione, quando si ragiona sul disturbo bipolare, specialmente nelle sue forme minori o di personalità, è utile leggerlo più in termini dinamici “come si muove l’umore” che non in termini di scomposizione (dove si colloca l’umore, quando iniziano e finiscono le fasi), perché non sempre la visione “a fasi” chiarisce le idee.
La maggior parte dei bipolari di tipo 2 non identificherà mai le proprie fasi ipomaniacali e si identificherà piuttosto con malattie di tipo ansioso o depressivo: in parte questo deriva proprio dal fatto che spesso vere e proprie fasi (periodi lunghi, con un umore tutto orientato in un senso, e in maniera piena e pesante) non ci sono, ma ci sono invece quegli elementi di instabilità, di magnetizzazione e quel tono “misto” che sono la costante del disturbo.