Allattamento
Ogni “cucciolo”, appena sguscia fuori dall’utero materno, cerca il capezzolo; vi si attacca avidamente e così conosce e monopolizza il “suo” rispetto agli altri cuccioli, memorizza l’odore della “sua” mamma e, nutrendosi, non solo stabilisce la sua prima relazione...
Il riflesso della suzione è quanto di più arcaico riguardi i mammiferi, tra i quali è annoverato anche l’essere umano. Ogni “cucciolo”, appena sguscia fuori dall’utero materno, cerca il capezzolo; vi si attacca avidamente e così conosce e monopolizza il “suo” rispetto agli altri cuccioli, memorizza l’odore della “sua” mamma e, nutrendosi, non solo stabilisce la sua prima relazione ma si garantisce la sopravvivenza.
Allo stesso tempo ciò è utile alla mamma perché la suzione dei capezzoli favorisce la contrazione dell’utero (il ritorno così alle sue dimensioni originarie ed anche la chiusura dei vasi, evitando emorragie post-parto) nonché la secrezione di latte.
Le prime goccioline (che ancora vero e proprio latte non è se non dopo qualche giorno e che si chiama colostro) sono un vero concentrato di energia, vita, difese immunitarie. Importante non perdere questa opportunità ed attaccare il neonato immediatamente al seno materno.
Certo i tempi sono cambiati e purtroppo molte donne si preoccupano maggiormente delle implicazioni estetiche sul seno, scegliendo esplicitamente di non allattare. In aggiunta a ciò, i medici svolgono un ruolo determinante (in negativo) perché il drammatico aumento degli interventi con taglio cesareo (ad esempio in Basilicata è ampiamente superata la media nazionale che comunque è preoccupante dappertutto) riduce drasticamente questa splendida possibilità che la natura ha generosamente elargito.
Il latte materno è infatti subito pronto all’uso, gratuito, “trasportabile” senza deteriorarsi, a richiesta per le dosi necessarie, prezioso per la qualità della relazione che s’instraura tra madre e figlio; il latte è già sterilizzato, alla temperatura giusta, pieno di anticorpi, vitamine, zuccheri, proteine, grassi, insomma tutte le componenti biologiche indispensabili al nutrimento e alla crescita. Non occorre dare alcun supplemento al piccolo nei primi giorni e meno che mai fornirgli latte artificiale.
Il colostro gli basterà; al massimo si può dare un po’ di acqua o, se i pediatri lo indicano, un po’ di soluzione glucosata. In qualche modo il neonato si deve applicare alla sua sopravvivenza dovrà succhiare per estrarre quel liquido prezioso e se subito gli si offre un facilissimo biberon, sarà immediatamente scoraggiato a “stancarsi” al seno e lo rifiuterà, scegliendo il primo.
Nessuna preoccupazione per il calo di peso dopo la nascita: ce l’hanno tutti i neonati ed è normale, viene monitorato accuratamente affinchè non superi certi parametri; non a caso è definito “calo fisiologico”.
Se qualcuno vi dirà mai (non credo e spero di no..) che è meglio il latte artificiale dell’allattamento materno, cominciate a pensare che abbia qualche interesse economico con case produttrici più che del vostro bambino.
Il seno
Nell’ultimo periodo della gravidanza il seno normalmente s’ingrossa ed anche i capezzoli diventano più grandi e più scuri; la natura provvede insomma a “segnalare” bene l’obiettivo al nascituro.
Si possono fare leggeri massaggi circolari partendo dai lati esterni del seno verso l’interno e dall’alto verso il basso, usando dell’olio di mandorle dolci o una crema-base senza profumi ed additivi, abbastanza grassa, per garantire anche l’elasticità della pelle evitando così dolorose ragadi o inestetiche smagliature.
Maggiore cura va posta al seno durante l’allattamento perché prima e dopo ogni poppata è necessario pulire bene i capezzoli con soluzione fisiologica e proteggerli con le coppette assorbilatte.
Se i capezzoli sono rientranti è necessario massaggiarli delicatamente per farli protrudere, ma non occorre preoccuparsi se ciò è difficile o impossibile per costituzione o fatti flogistici pregressi: ci sono in commercio molti tipi di capezzoli artificiali che si adagiano sul seno (naturalmente vanno sterilizzati per l’uso nonché ben lavati dopo lo stesso).
Il capezzolo va offerto al bambino, tenendolo delicatamente tra dito indice ed anulare, assicurandosi che le vie nasali del piccolo non siano ingombrate. Per le mammine inesperte occorre l’aiuto di figure parentali che abbiano già esperienza o delle puericultrici in reparto; occorre innanzitutto MOTIVAZIONE e CONVINCIMENTO ad allattare al seno e con queste premesse tutte le difficoltà, sempre possibili, saranno superate.
La prima esperienza può essere “strana” tanto quanto “scioccante”, “paurosa”, “fastidiosa” “emozionante”, “gratificante”. A vostro figlio state trasmettendo innanzitutto AMORE, DOLCEZZA, PAZIENZA, CALMA, prima ancora che semplice “latte”.
La mamma deve mettersi nell’ottica di chi dona qualcosa al figlio, piuttosto che in quella di essere depauperata di qualcosa.
Questo regalo al bambino dev’essere fatto sempre nella massima tranquillità, sempre in ambiente protetto e silenzioso oppure con musica dolce e luci soffuse. Nessun problema se occorrerà allattarlo in pubblico se non l’accortezza di proteggere seno e bambino con un fazzoletto di mussola di lino per evitare polvere.
Se perfino ciò non fosse possibile …in emergenza tutto è possibile e senza farne un dramma; è sempre bello vedere una mamma che allatta ed anche rassicura il piccolo al seno.
Ogni emozione viene trasmessa al bambino sia attraverso le sostanze che vengono secrete dalla mamma in caso di stress o di serenità, sia attraverso il tono di voce, il battito cardiaco, l’odore del corpo, il ritmo del respiro. Tenetene quindi conto.
Quanto latte? Quando il latte?
Ogni volta che il piccolo ne fa richiesta!
Ci si accorge, rinforzando il legame madre-figlio, quando il piccolo comincia ad agitarsi perché ha fame, quando piange perché ha dolore, ha fatto la cacca, vuole compagnia.
Mai farlo arrivare affamato alla poppata altrimenti succhierà avidamente ingoiando aria, avrà le colichette per l’aria nel pancino e rigurgiterà più facilmente.
Il rigurgito non è il vomito. E’ normale fino a 3-4 mesi e man mano che matura la muscolatura dello stomaco tenderà a diminuire. I controlli del peso non mostreranno alterazioni e crescerà ugualmente. Naturalmente sarà il pediatra a stabilire la regolarità della crescita, basta portarlo regolarmente a controllo.
Per quanto concerne la quantità di latte e quanto tempo tenerlo attaccato al seno c’è un po’ di variabilità in dipendenza dalla quantità di secrezione (che può variare durante la giornata o addirittura scarseggiare alcune volte), dalla qualità del latte secreto, dall’attività del bambino.
Se il piccolo è un po’ pigro, basta stimolargli un po’ le labbra, accarezzarlo, porgergli il capezzolo variando la posizione del corpo.
In genere la poppata si aggira intorno ai 10-15 minuti. Per quanto riguarda lo svuotamento totale o parziale del seno è una scelta individuale. Ci sono mamme che non sopportano il gonfiore dell’altro seno fino alla poppata successiva se uno solo è stato svuotato; in questo caso si svuotano parzialmente entrambi i seni tenendolo attaccato prima ad un seno per 5-7 minuti e poi all’altro per altrettanto tempo. Altre mamme preferiscono svuotare bene un seno per volta ad ogni poppata.
Cosa deve mangiare la mamma?
Attraverso l'allattamento, il piccolo fa i primi incontri con i vari cibi, ovvero con le loro molecole, opportunamente preparate e "presentate" dalla mamma in forma di latte. Ciò che mangia la mamma passa al bambino.
Mentre negli anni scorsi si tendeva a sconsigliare tutti i cibi che avessero un aroma forte e pungente (ad esempio aglio e cipolla), oggi si è orientati ad introdurre tutto con equilibrio e saggezza.
Ogni cibo naturalmente ripercuote sul bambino i suoi effetti di base, quindi bisogna evitare in linea di massima di esagerare con le quantità, evitare i cibi elaborati, gli intingoli, i sughi molto grassi, le fritture, gli scatolami e gli insaccati.
E' possibile usare una piccola quantità di aromi evitando però le spezie e i bulbi piccanti o piante amare (pepe, peperoncino, rafano e ravanello, lampascioni, rape selvatiche, cicoria selvatica, rucola selvatica). Da evitare assolutamente il caffè, l'alcool in tutte le forme (perchè sebbene si senta in giro che un bicchiere di vino a pasto non fa male e che la birra addirittura favorisca la lattazione, l'alcool resta sempre un veleno per le cellule. No al fumo di sigaretta non solo per i suoi effetti sulla mamma, sul bambino e sull’ambiente che diventa malsano ma anche perché viene alterato l’odore della mamma.
Preferibile il te verde o deteinato, una piccola quantità di orzo; si a tisane di malva, finocchio, tiglio, camomilla, ma molto leggere. La menta e il rosmarino sono tocnici del sistema nervoso e possono eccitare, così come la camomilla troppo forte.
Il brodo di gallina è troppo grasso e causa diarrea, mentre il brodo di pollo sgrassato va meglio.
I succhi di frutta e le sostanze troppo zuccherine, lo zucchero in abbondanza, i troppi dolci, la cioccolata, le creme ecc causano diarree fermentative nel neonato (e forse anche nella mamma se esagera!) ma una piccola quantità è innocua. La frutta e la verdura cotta ammorbidiscono le feci del neonato mentre la pasta, il pane, la carne le rendono più solide.
Preferire il pesce fresco e controllato evitando possibilmente i frutti di mare (sui quali c'è sempre qualche dubbio) e i crostacei (per possibili ripercussioni allergiche).
Evitare il pesce spada specialmente se di grossa taglia perchè pieno di piombo. Preferire merluzzo, platessa, sogliola, pesce azzurro. Calamari si ma con moderazione.
Le uova se sono fresche e controllate (uno alla volta) si possono consumare 2 volte la settimana alla coque, sode, crude, in camicia usando il limone o fatte a frittatina (o omelette morbida) ma senza friggerle, ungendo solo la padella.
Per quanto concerne la verdura, le rape e il cavolo causano aria nel pancino del piccolo e le rape, la scarola, la cicoria, il radicchio essendo amarognole possono rendere poco piacevole il gusto del latte; si può però provare perchè hanno delle ottime proprietà;
si alle carote, zucchine, fagiolini; si ai legumi tenendo presente che anche questi gonfiano d'aria il pancino (sia della mamma che del piccolo!) ma una piccola quantità può essere provata.
Peperoni, pomodori, melanzane e patate appartengono alla stessa famiglia delle solanacee, quindi eivtare di assumerle insieme (peccato perchè la peperonata è ottima!).
La carne è preferibile cuocerla alla griglia o al vapore evitando condimenti e scegliendo quella con meno grassi, da allevamenti biologici. L'agnello è la carne meno allergizzante ma va tolto il grasso di cui abbonda. Evitare salumi ed insaccati come già detto, perchè contengono nitriti, nitrati, polifosfati e a volte coloranti.
Per quanto concerne la frutta, le pere, le mele e le banane sono le più "tranquille". Possibile provare un arancio spremuto. Evitare le fragole (possibili allergie) e la frutta esotica perchè il nostro sistema immunitario le "conosce" poco. Preferire naturalmente frutta di stagione ed alimenti possibilmente biologici.
Non assumere troppo latte perchè non è vero che “latte fa latte”, anzi troppo latte assunto dalla madre può scatenare problemi gastro intestinali, intolleranze anche nel piccolo.
Si alle torte con alimenti naturali fatte in casa, crostate di frutta evitando però creme, farcie grasse e zuccherine, babà alcolici.
Si ai latticini ma con moderazione preferendo provola, parmigiano, ricotta, mozzarella. Evitare formaggi fermentati e spalmabili perché troppo grassi. I formaggini contengono comunque conservanti; le sottilette possono essere usate nei toast senza esagerare.
Per approfondire:Frenulo linguale corto e allattamento al seno
Il latte artificiale
Mammine non colpevolizzatevi se non avete latte a sufficienza.
In commercio esistono vari tipi di latte artificiale e sono tutti formulati secondo regole internazionali. Più o meno hanno la stessa costituzione, solo che a volte, piccolissime differenze di formulazione fanno grandissime differenze nell’accettazione di questo o quell’altro. Cambiare latte non costituisce un problema.
Ne esitono liquidi o in polvere. Questi ultimi vanno preparati seguendo attentamente le istruzioni. Il misurino di polvere dev’essere raso e se ne usa uno ogni trenta grammi di acqua.
Quale acqua? Non colpevolizzatevi se non potete consentirvi di usare sempre l’acqua minerale non gasata; a meno che non si viva in zone ad altro inquinamento, in grandi città, vicino a fabbriche e scarichi industriali, le acque degli acquedotti sono controllate e buone. Devono però essere bollite per prudenza ed aspettare che s’intiepidiscano per sciogliervi la polvere di latte.
Le quantità devono essere sempre preparate di 30 grammi in trenta grammi e per multipli di 30 grammi (30-60-90 eccetera) e non si possono usare misure intermedie e mezze dosi fai-da-te.
Preferibile usare le polveri in caso di aggiunta al latte materno, mentre il latte già pronto va meglio quando il consumo dello stesso è maggiore ed esclusivo.
Ottimo il latte d'asina.
Quanto latte deve assumere il neonato?
L’assunzione di latte dipende dal peso. E’ facile calcolare la quantità necessaria. Si prendono le prime tre cifre del peso espresso in grammi (ad esempio se il piccolo pesa kg 4,800 si prendono le prime tre cifre di 4800 grammi, ossia il numero 480) a questa cifra di tre numeri, si somma il numero fisso 250: otterremo la quantità di latte necessaria nelle 24 ore; nel nostro caso se il piccolo pesa kg 4,800 il latte necessario sarà dato dalla somma di 480+250 ossia il totale è di 730 grammi nelle 24 ore.
Ottenuto questo quantitativo si divide per il numero di poppate (ad esempio 6 o 7 o 8, dipende dal ritmo che ha scelto il piccolo per alimentarsi anche il relazione alla sua capacità digestiva, al suo transito intestinale, al suo metabolismo ecc) ed otterremo la quantità di latte approssimativa a poppata. Nessuna paura se ne vuole un po’ di più ma attenzione ai rischi di sovralimentarlo perché facilmente la mamma può male interpretare i tipi di “frignare” o di pianto e pensare che abbia fame.
Problemini eventuali
Il piccolo può avere le coliche per vari motivi. Spesso sono motivi legati all’alimentazione materna, ai ritmi dell’alimentazione e all’arrivo affamato alla poppata. Altre volte possono dipendere da alterazioni del transito intestinale, da intolleranze al latte o da carenza di enzimi digestivi del latte. In quest’ultimo caso, qualora diagnosticato, esiste la possibilità di aggiungere tali enzimi al latte artificiale per renderlo più digeribile.
In caso di colichette sporadiche, provate a tenere il bambino a pancia sotto, in braccio; a fargli delicati massaggi circolari da destra verso sinistra dell’addome.
Assicuratevi che faccia il ruttino dopo la pappa e se mangia avidamente, staccatelo, fategli fare un primo ruttino e riattaccatelo al seno o al biberon.
Non sdraiatelo subito dopo mangiato, ma tenetelo almeno 20-30 minuti semisdraiato. Potete rialzare il materasso dalla parte della testa, preferibilmente metterlo di fianco oppure chiedere al pediatra di mostrarvi la posizione di sicurezza antireflusso.
Se ad un certo punto doveste notare che il piccolo piange ogni volta che ingoia, si contorce, inarca il capo e il corpo, sgambetta, ha problemi respiratori con forme catarrali, tosse, rumori particolari respiratori, portatelo dal pediatra perché potrebbe trattarsi di reflusso gastro esofageo o anche di reflusso legato ad ernia jatale.
Anche in questo caso però non preoccupatevi perché ad ogni cosa c’è rimedio. Dipenderà dalla diagnosi ma se il reflusso dipende solo da una immaturità della muscolatura che congiunge l’esofago allo stomaco, si potranno usare degli addensanti del latte per diminuire il disagio, nell’attesa che la maturazione si compia in qualche mese.
Il vomito invece è qualcosa di diverso dal rigurgito e dal reflusso, è abbondante ed eclatante, piuttosto costante e non episodico, va ad influire sulla crescita, causa problemi di perdita di sali, debilita il piccolo. Anche in questo caso occorre andare dal pediatra il quale stabilirà se la causa del vomito dipende da un restringimento del tratto che va dallo stomaco al duodeno, se invece ha cause infettive, tossiche o di altra natura.
Anche in questo caso non perdete la calma! A tutto c’è rimedio. Importante non trasferire al piccolo le vostre (per quanto legittime e giustificate) ansie e paure perché peggiorate solo la situazione.
La cacca
Quella da considerare “normale” è giallo-dorata senza odore sgradevole, della consistenza di una crema pasticciera. Il colore può variare in relazione a ciò che mangia la mamma, ma se la consistenza è normale non preoccupatevi.
In genere il piccolo evacua ogni volta che mangia (c’è un riflesso che parte dallo stomaco quando questo si riempie e va a far contrarre il colon per svuotarlo). Se compare diarrea senza altri sintomi come febbre, pianti, gonfiori del pancino, irritabilità, la prima cosa da chiedersi è se la mamma ha mangiato qualcosa di particolare.
Se le feci vengono emesse a spruzzo, sono di odore acido, si tratta di diarrea fermentativa per eccessiva introduzione di zuccheri nell’alimentazione materna.
Se invece sono più scure, sempre liquide e maleodoranti, si tratta di diarrea putrefattiva ed anche in questo caso occorre fare l’esame di “coscienza” sull’alimentazione materna.
I piccoli possono anche andare incontro a diarree diverse da quelle di origine alimentare materna, essere la spia di patologie più serie, quindi mai sottovalutarle e consultare il pediatra specialmente se dovessero comparire tracce di muco o sangue nelle feci. In genere gli episodi “innocui” sono autolimitanti nelle 24 ore.
La mamma può in caso di diarrea assumere patate lesse, riso, te deteinato con limone, succo di carote crude, banana, fette biscottate; successivamente può reintrodurre piano piano la pasta, la carne ai ferri o al vapore, verdura cruda e in un giorno o due constatare che la diarrea del piccolo si risolve completamente.
Necessario reintegrare le perdite di sali con apposite formulazioni in polvere da sciolglere in determinate quantità di acqua, da somministrare tra una poppata e l’altra. Si possono anche dare i fermenti lattici in formulazione pediatrica in dosi di tre flaconcini il primo giorno, due il secondo e proseguire con uno al giorno fino a guarigione del sintomo. In caso di persistenza del sintomo, inutile ribadire che non bisogna fare da soli somministrando sciroppi, antibiotici o rimedi suggeriti dall’amica o dalla vicina…ma chiedere parere qualificato al proprio medico.
Credo di aver detto tutto o quasi, scusatemi se ho omesso qualcosa, e se ci sono imprecisioni. In caso di dubbi si può sempre chiedere un consulto on line.