Occhi secchi: a che punto siamo?
La sindrome dell'occhio secco è notevolmente diffusa nella popolazione generale. La conoscenza approfondita della malattia ed una precisa diagnosi possono aiutare ad approntare il giusto piano terapeutico, specifico per ogni paziente
La sindrome da occhio secco è una delle patologie più comuni riscontrate fra i nostri pazienti. Si tratta di una malattia multifattoriale che riguarda le lacrime e la superficie oculare e che provoca sia sintomi di disconfort sia disturbi visivi, legati all'instabilità del film lacrimale. Le alterazioni del film lacrimale, a loro volta, possono determinare danni alla superficie oculare.
La malattia si accompagna quasi sempre ad un aumento dell'osmolarità del film lacrimale ed all'infiammazione della superficie oculare [1].
I sintomi dell'occhio secco aumentano con l'età, fino ad interessare l'80% della popolazione di età superiore agli 80 anni [2].
I pazienti di solito lamentano la sensazione di avere gli occhi "pastosi", come se vi fosse entrata la sabbia (sensazione di corpo estraneo) e visione sfocata, che spesso migliora ammiccando un po' di più gli occhi.
Tecniche non invasive convenzionali per la diagnosi di occhio secco includono la valutazione quantitativa del volume lacrimale (test di Schirmer), la misura della stabilità del film lacrimale (Break-Up Time, BUT), la valutazione della dinamica delle lacrime e dell'integrità dell'epitelio della superficie oculare (test alla fluoresceina sodica e test al verde lissamina).
Break-up (= rottura) del film lacrimale, colorato con fluoresceina.
L'evoluzione delle attuali conoscenze sui diversi quadri di occhio secco sarà certamente in grado di migliorare le future capacità diagnostiche, consentendo più efficaci opzioni terapeutiche. Già oggi vengono utilizzati test diagnostici più sensibili per il riconoscimento dell'occhio secco [3]: in tempi relativamente recenti, la "video-meibografia" e la "meibometria" sono state utilizzate per lo screening della disfunzione delle ghiandole di Meibomio, migliorando le nostre nozioni sulla fisiopatologia dell'occhio secco [4].
Anche se vi è un crescente interesse per affinare la diagnosi di occhio secco, è fondamentale continuare a sostenere la ricerca per la realizzazione di nuovi strumenti, atti a quantificare gli effetti della secchezza oculare sulla qualità della vita. Le alterazioni della funzionalità visiva legate all'occhio secco possono essere quantificate misurando le aberrazioni ottiche o mediante l'analisi topografica / videocheratografica seriale della cornea [5,6].
Una migliore comprensione della sindrome dell'occhio secco ha fatto sì che anche noi medici ci rendessimo meglio conto del disagio che provano i pazienti affetti da questa malattia, costretti a vivere in una condizione di significativa riduzione della qualità della vita [7,8].
Infatti, anche se non è una malattia che minaccia di compromettere seriamente la vista, i sintomi dell'occhio secco risultano via via più fastidiosi, fino ad esercitare un carico difficile da sostenere per i nostri pazienti [9].
Alcuni studi hanno dimostrato un impatto significativo dell'occhio secco sulle attività quotidiane in cui la vista è maggiormente impegnata, come durante la lettura, nel guardare la televisione o guidando [7,10]. Tra queste, la difficoltà nella lettura è il disturbo più comune di questi pazienti, con un notevole impatto sulla qualità della vita [7,10].
Per ragioni diverse e non sempre note, i nostri occhi possono seccarsi e, col tempo,
ritrovarsi in una condizione di secchezza cronica. In tali casi gli occhi sono spesso arrossati
e creano un disagio tale da compromettere sensibilmente la qualità della vita.
Per approfondire:Occhio secco nei bambini: impatto della pandemia
Il Salisbury Eye Evaluation è uno studio realizzato per valutare l'impatto delle malattie degli occhi e le menomazioni fisiche sulle attività quotidiane [11,12].
Nello studio di Landingham [13] sono stati valutati sia i sintomi propri dell'occhio secco, con un questionario rivolto ai pazienti comprendente sei diversi punti di domanda, sia la capacità complessiva di lettura, che comprendeva la difficoltà di lettura auto-riferita, le abitudini di lettura e la velocità di lettura. In questo studio, l'occhio secco non è stato associato ad una ridotta velocità di lettura, ma è stata comunque dimostrata una maggiore difficoltà nella lettura dei giornali e, dal questionario, è emerso che in pratica tutti i pazienti soffrivano per le difficoltà nella lettura.
Con tale pubblicazione, quindi, abbiamo ora un'obiettiva valutazione dei disagi che provoca questa comune malattia. Come conseguenza, è stato anche dimostrato che il trattamento dell'occhio secco è associato a miglioramenti della superficie oculare ed al miglioramento della capacità dei pazienti di svolgere le attività quotidiane [14].
Gli strumenti oggettivi di valutazione sono importanti sia per valutare la qualità della vita correlata alla capacità visiva, sia per dimostrare che l'efficacia del trattamento migliora effettivamente la qualità della vita, con tutti i vantaggi sociali ed economici che ne derivano [15].
Lo studio di Landingham [13] , quindi, fornisce nuove conoscenze che servono da ulteriore stimolo per sostenere la ricerca, affinché si sviluppino terapie sempre più efficaci e, possibilmente, risolutive.
Per approfondire:Occhio secco: i rischi del clima e della vita sedentaria
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