Ozonoterapia: placebo, terapia palliativa o terapia curativa?
In assenza di deficit neurologici, iniziali o conclamati, prima di prendere in considerazione l’intervento chirurgico, può essere valido trattare il paziente con l’ozono terapia
La terapia con ozono (O3) da alcuni anni sembra avere molte applicazioni in diverse patologie, ma la sua efficacia come cura definitiva ha ancora punti discutibili anche se in alcuni casi promettenti.
E’ da premettere che il termine placebo viene considerato sinonimo di palliativo e a tal proposito bisogna distinguerne i significati.
Con il termine palliativo non deve intendersi un rimedio inefficace ed inutile, ma solo il momentaneo ed apparente beneficio che attenua i sintomi di una patologia lasciando intatta la causa. Quindi il farmaco palliativo ha una sua efficacia.
Il placebo invece è una sostanza farmacologica, o comunque una terapia, priva di principi attivi specifici, ma che viene somministrate come se avesse veramente proprietà curative o farmacologiche. Il miglioramento è soprattutto indotto dalle aspettative positive del paziente e tale risultato è detto effetto placebo.
L’uso del placebo è riservato a studi clinici controllati, nella sperimentazione clinica.
Pertanto la ozonoterapia - tra le due categorie ipotizzate - rientrerebbe nella terapia palliativa e non una terapia placebo.
In questo articolo le considerazioni sono limitate a valutare l’efficacia dell’ozono nel dolore muscolare e neuropatico, in particolare sulla sintomatologia dolorosa causata da patologie della colonna vertebrale.
Deve essere fondamentalmente chiaro che l’ozonoterapia non sostituisce altre forme terapeutiche come la riabilitazione, la fisioterapia, l’intervento chirurgico, ma può essere un criterio per valutare se e quando intraprendere le altre forme di terapia.
Sappiamo, per esempio nell’ernia del disco, che l’andamento clinico di tale situazione patologica è alquanto “altalenante” con periodi di acuzie e periodi di remissione, spesso spontanea.
Proprio per questa situazione è importante la scelta del paziente da trattare, controllando periodicamente con l’esame obiettivo eventuali segni di iniziale danno neurologico, in quanto spesso la remissione del dolore può non essere un buon segno, ma rappresentare la perdita della conduzione nervosa che non fa riconoscere al cervello il dolore.
Il meccanismo dell’ozono favorirebbe il microcircolo e la nutrizione dei tessuti con il miglioramento della ossigenazione e quindi favorendo la guarigione. La guarigione dei sintomi.
Le patologie più frequenti della colonna vertebrale che creano dolore sono l’ernia discale, il canale lombare stretto, sofferenza delle radici da artrosi ecc.
In assenza di deficit neurologici, iniziali o conclamati, prima di prendere in considerazione l’intervento chirurgico, può essere valido trattare il paziente con l’ozono e valutare, al termine del ciclo di 8-10 sedute, la sua efficacia nel ridurre o far regredire la contrattura muscolare che è dovuta come risposta antalgica, ovvero reazione al dolore causato dalla patologia.
In conclusione, dopo un accurato e approfondito studio clinico del paziente e della sua patologia, allorché si escludono incipienti o conclamati deficit funzionali, la terapia con Ozono può essere un valido criterio di selezione, ovvero un criterio ex adiuvantibus al fine, in caso di successo terapeutico, di controllarne l’efficacia nel tempo.
Qualora tale beneficio non si raggiunge dopo uno o due cicli, si dovrà provvedere alla scelta degli altri provvedimenti terapeutici.
La terapia con ozono è priva di rischi e complicanze, anche se ci sono delle situazioni cliniche che non hanno indicazione al suo utilizzo.
Ecco una recente intervista con gli aggiornamenti sulla ozonoterapia: