L’RU486: un'alternativa all'interruzione di gravidanza praticata chirurgicamente
A partire dal 2009 anche in Italia è stato introdotto l'utilizzo dell'aborto farmacologico tramite la somministrazione dell'RU 486.
In Italia l’interruzione volontaria della gravidanza effettuata ai sensi della legge 194/78 si effettuava chirurgicamente con un breve ricovero ospedaliero fino al 2009, anno in cui venne introdotta la possibilità dell'aborto farmacologico tramite RU486.
I dati relativi all'aborto volontario in Italia
L'ultimo dato disponibile relativamente alle interruzioni di gravidanza in Italia dell'Istat riguarda il 2020. Secondo il rapporto gli aborti volontari per 1000 donne in età feconda (15-49) sono stati 5,4 in Italia (a fronte di 5,8 nel 2019 e 14,75 nel 1985), con differenze a livello regionale. Per esempio, al nord si registra un valore di 5,3 in Lombardia, di 7,4 in Liguria e di 5,5 in Veneto; al centro Italia 6,2 nel Lazio e 4,5 nelle Marche; al sud 6,4 in Puglia, 4,3 in Sicilia e 4,4 in Sardegna. Con una media nord di 5,6, al centro di 6,1, al sud di 5,1 e di 4,3 nelle isole [1].
L'obiezione di coscienza
L’interruzione della gravidanza non è però effettuata da tutti gli Ospedali a causa della grande percentuale di ginecologi che ha espresso l’obiezione di coscienza, prevista dalla legge. La scarsità di personale disponibile a eseguire l’intervento e anche la mancanza di situazioni logistiche fanno sì che spesso vi siano lunghe liste d’attesa.
Le donne che si presentano con un certificato per l’interruzione della gravidanza in una fase molto iniziale debbono in molti casi attendere alcune settimane, arrivando quindi a interrompere la gravidanza in una fase più avanzata, con un intervento più complesso e sicuramente più traumatico sia fisicamente che psicologicamente.
Secondo i dati ISTAT nel 2020 tra i ginecologi la quota di obiettori di coscienza è del 64,6% (rispetto al 67% dell'anno precedente) e il numero totale delle strutture fisiche con reparti di ginecologia/ostetricia nelle quali si effettuano le interruzioni di gravidanza sono 357, cioè il 63,8% del totale [1].
Che cosa è l’RU 486?
Il Mifepristone, meglio noto come RU 486, è uno dei farmaci che ha destato maggiore interesse nella stampa. Molta di questa attenzione ha sviato dagli aspetti scientifici che sono stati oscurati da motivazioni politiche, ideologiche e personali.
Credo che sia doveroso da parte degli operatori sanitari fornire un’informazione corretta al di là delle proprie convinzioni personali.
L’RU 486 induce l’interruzione della gravidanza bloccando i recettori per il progesterone che sono necessari per il mantenimento della gravidanza iniziale, la sua azione è efficace solo nelle prime settimane di gravidanza.
L'RU 486 non va confuso con la pillola del giorno dopo da cui si differenzia sia per i meccanismi di azione sia per i tempi di assunzione. La pillola del giorno dopo, infatti, deve essere somministrata entro 48-72 ore dal rapporto sessuale, e quindi non è assimilabile ad una pratica abortiva, ma bensì impedisce l’impianto di un ovocita eventualmente fecondato.
L’RU 486 invece è utilizzata come possibile alternativa all’aborto eseguito chirurgicamente, ed è stata introdotta per la prima volta in Francia dal 1988 e negli Stati Uniti dal 2000. È efficace solo se utilizzata per interrompere gravidanze non superiori ai 50 giorni (7 settimane).
Come si assume l’RU 486?
Per interrompere la gravidanza va assunta una dose di RU 486 seguita da un secondo farmaco, uno prostaglandina, che aiuta l’utero a contrarsi. La sua efficacia è valutata tra il 98 e il 95% dei casi. Dopo qualche giorno avviene quindi una perdita ematica, generalmente paragonabile ad una mestruazione abbondante accompagnata dalla sensazione delle contrazioni uterine che può essere soggettivamente diversa da donna a donna.
Benché il farmaco si possa assumere presso la propria abitazione è necessario che si seguano scrupolosamente le indicazioni mediche e che si eseguano i controlli necessari.
Complicanze
Uno dei possibili effetti collaterali è legato alla possibilità che rimangano “frustoli” e materiale che potrebbe infettarsi a dare luogo a complicanze gravi, così come è avvenuto ed è stato riportato nella letteratura scientifica; è quindi necessario fare un’ecografia dopo la perdita ematica per essere sicuri che nulla è rimasto in utero.
D’altronde nessun atto medico è completamente privo di rischio e complicanze gravi, anche mortali, sono state riportate anche nelle interruzioni di gravidanza ottenute chirurgicamente.
Si tratta, per entrambe le modalità di interruzione della gravidanza di eventi rari di incidenza inferiore a 1 su 100.000.
Impatto dell'introduzione dell'RU 486
Nei paesi in cui questa procedura è ormai in uso da molti anni, le statistiche non hanno mostrato variazioni significative in termini di aumento degli aborti volontari, ma soltanto la tendenza diffusa a ricorrere all'interruzione in epoca gestazionale più precoce, quindi con minori rischi di complicanze fisiche e psicologiche.
È sbagliato in quest’ottica pensare quindi che l’RU 486 rappresenti una strada per “l’aborto facile” ma è solamente una diversa modalità di interrompere la gravidanza e può essere indicata per alcune donne, meno per altre; è comunque un’alternativa che il medico può valutare insieme alla donna o alla coppia, nel rispetto della legge 194/78.